L’annosa diatriba tra latte fresco e microfiltrato

Di recente, il mondo produttivo, dovendo adattarsi all’emergenza pandemica che ha comportato la chusura del canale HoReCa, è tornato a sottilineare come grande sia  lo spreco di latte con scadenza a sei giorni,. Anche i consumatori, fortemente limitati nella possibilità
di spostamenti hanno privilegiato l’acquisto delle confezioni di latte microfiltrato che, a parità di qualità, ha consentito acquisti più razionali grazie alla durata più lunga.

Torniamo dunque sull’argomento, con un contributo di Vitantonio Perrone, Vice Presidente SIMeVeP per “La Settimana Veterinaria”,  prendendo in esame la normativa nazionale e quella unionale.




Latte fresco, una battaglia anti-spreco contro la scadenza a 6 giorni. Sorice: spero in tavolo interministeriale

scadenza latte frescoOggi i trattamenti termici sono più evoluti e non ci sarebbero problemi ad estendere la scadenza anche a 8 giorni. Due giorni in più sugli scaffali non sono un’inezia: quelle 48 ore eviterebbero di sprecare moltissimo latte. La mia speranza è che possa partire un tavolo tra tutti i ministeri competenti per superare questa legge”. E’ il parere del Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, a proposito della scadenza del latte fresco ascoltato da repubblica.it sul tema riaperto ai primi di luglio da Granarolo nel corso di un convegno sulle politiche di sostenibilità al quale è intervenuto anche il Ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio.

La durata del latte fresco è definita da una normativa di 30 anni fa che è diventata obsoleta perché non tiene conto dei miglioramenti in stalla e nella trasformazione. Prima delle vacanze voglio incontrare al Mipaaft interlocutori competenti per ragionare sulla shelf-life degli alimenti, a partire da quello del latte, nell’ambito delle politiche contro lo spreco alimentare e a favore della competitività delle imprese e del Made in Italy. Obiettivo è aprire una finestra per aumentare lo shelf-life dei prodotti alimentari e far sì che il cibo non venga buttato via” ha detto Centinaio nell’occasione.

 

 

 

 




Latte, perchè sprecarlo?

latteQuando il cibo viene perso o sprecato, vengono sprecate anche le risorse naturali utilizzate per la catena di approvvigionamento: terreni, nutrienti, fertilizzanti, energia e acqua. Ogni successivo passaggio della catena aggiunge risorse ed emissioni, per cui il cibo sprecato a livello di somministrazione e consumo produce il più elevato impatto ambientale influendo sui cambiamenti climatici.

Il Vice Presidente SIMeVeP affronta la questione con riferimento al latte, con un contributo pubblicato su “La Settimana Veterinaria”.




Il latte dei non mammiferi è latte? Il commento di Sorice

latteAlcuni studi sono giunti alle stesse conclusioni: anche alcuni non mammiferi, coma la mosca tse tse, un ragno saltatore originario del Sud-Est asiatico, il Toxeus magnus e scarafaggio del Pacifico, la Diploptera Puntata, producono un liquido molto simile al latte, con il quale nutrono la prole.

Seppure il “latte” di insetti potrebbe essere annoverato tra i novel food in futuro, non si tratta di vero latte, come ha spiegato il Presidente SIMeVeP a Il Giornale: la corretta definizione di latte dal punto di vista biologico è «prodotto dalla secrezione della ghiandola mammaria delle femmine di mammifero». La definizione di latte alimentare, secondo la legge italiana è il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa della mammella d’animali in buono stato di salute e d’alimentazione. Per legge con il termine «latte» deve intendersi solo il latte vaccino proveniente da allevamenti di specie bovina. Se il latte proviene da animali di specie diversa deve essere indicato in etichetta: latte d’asina, latte di capra, latte di pecora, latte di bufala.

 

 




Anche il latte è un novel food?

Recentemente è stata pubblicizzata dai media la notizia dell’ammissione al consumo umano di latte trattato con raggi ultravioletti ricco di vitamina D3, definito “novel food”.

Massimo Meazza, Coordinatore del Gruppo di lavoro “World food” SIMeVeP approfondisce l’argomento su La Settimana Veterinaria.