Elezioni e cinghiali. Ma quale vuoto legislativo!

Accade spesso in Italia, che quando si affrontano problematiche su cui dovrebbero intervenire, ognuna per le proprie competenze, diverse istituzioni, ci si appelli a competenze non chiare o ambiguità di ruolo, invocando come rimedio un “vuoto normativo da colmare”.

L’argomento è affrontato dal Vice Presidente SIMeVeP Vitantonio Perrone, con particolare riferimento alla presenza di cinghiali nella città di Roma, in un contributo pubblicato da La Settimana Veterinaria




Cinghiali abbattuti a Roma: una levata di scudi infondata

cinghialeHa avuto una forte eco mediatica l’intervento messo in atto da parte dei medici veterinari del servizio dell’Az.USL Roma 1, sulla base del potrocollo d’intesa per “La gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale”, in un parco cittadino vicino alla Città del Vaticano alla
presenza, inevitabile in un quartiere centrale densamente abitato, di centinaia di persone che hanno tentato di impedire quanto deciso dagli organi comunali preposti.

I colleghi del servizio dell’Az.USL Roma 1 sono riusciti ad eseguire il protocollo come previsto (preparazione del farmaco per la teleanestesia ed eutanasia) e a ritornare nella sede di servizio scortati da Polizia di Stato e Municipale, ancora inseguiti da una folla minacciosa.

Si parla tanto e con poca convinzione della Medicina Unica, ma in questo caso una parte della Veterinaria ha dato prova di non ricordare che essa è al servizio non soltanto degli animali, ma anche degli uomini” afferma il Vice Presidente SIMeVeP, Vitantonio Perrone, in un contributo pubblicato da “La Settimana Veterinaria”




Selvatici, la statistica ASAPS degli incidenti sulle strade

cinghialiL’osservatorio Asaps sugli incidenti con animali pubblica i dati relativi ai primi 7 mesi del 2020: sono stati registrati  86  incidenti stradali gravi (vengono considerati solo quelli con persone ferite o decedute) dovuti ad animali selvatici che hanno causato 5 morti e 111 feriti (nonostante i due mesi di lockdown).

83 incidenti sono avvenuti lungo la rete ordinaria (statali e provinciali) e 3 nelle autostrade e extraurbane principali.

72 impatti sono avvenuto con un animale selvatico e 14 con uno domestico. ù

62 incidenti sono avvenuti di giorno e 24 di notte.
In questi primi 7 mesi il maggior numero di incidenti gravi con animali si è verificato in Piemonte con 10 sinistri, l’Emilia Romagna con 9, Abruzzo 8, Liguria, Marche e Sardegna con 7, Lombardia 5.

Nel 2019 l’Osservatorio ASAPS ha registrato 164 incidenti significativi col coinvolgimento di animali, (148 gli eventi nel 2018 +11%) nei quali 15 persone sono morte (11 nel 2018 +36%) e 221 sono rimaste seriamente ferite (189 nel 2018 +17%).

In 141 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico e in 23 con un animale domestico. 131 incidenti sono avvenuti di giorno e 33 di notte. 162 incidenti sono avvenuti sulla rete ordinaria e 2 nelle autostrade e extraurbane principali.
In 131 casi il veicolo impattante contro l’animale è stato una autovettura, in 41 casi un motociclo, in 3 incidenti l’impatto è avvenuto contro autocarri o pullman e in 6 incidenti convolti dei velocipedi.

Il totale è superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.

Al primo posto negli incidenti gravi con investimenti di animali la Lombardia con 20 sinistri, seguono la Campania con 17, l’Abruzzo con 16, il Lazio con 14, le Marche con 12, la Toscana con 10, il Veneto e la Sardegna con 9, l’Emilia Romagna e il Piemonte con 8, Liguria, Puglia e Sicilia con 7, Calabria con 6, Friuli Venezia Giulia con 5.

Ultimamente si è parlato molto di incidenti stradali che vedono coinvolti i cighiali, a tal proposito proponiamo la lettura dell’articolo Cinghiali, problema europeo. La statistica degli incidenti sulle strade dell’associazione ASAPS




Trichinella britovi in carni di cinghiali. Nel Lazio le prime segnalazioni in Italia nel 2019

cinghialiL’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana informa su due casi di ritrovamento di larve di Trichinella in cinghiali abbattuti a caccia nei territori delle province di Frosinone e di Latina.

Secondo il data base dell’ European Union Reference Laboratory for Parasit  si tratterebbe delle prime segnalazioni in Italia nel 2019.

I cacciatori devono conferire ai laboratori accreditati, tramite il cacciatore formato o i Servizi Veterinari delle UUSSLL, campioni di muscolo diaframmatico o linguale o dell’arto anteriore per la ricerca delle Larve di Trichinella (Reg. UE 2015/1375).

Proprio nel corso di questa attività sono stati identificati i primi due casi nel Lazio. Nel primo caso le larve sono state rinvenute in un cinghiale abbattuto il 10/11/2019 in località Monte altitudine 600 m nel territorio del comune di Atina (FR) in un giovane maschio del peso di appena 30 kg. Nel secondo caso il cinghiale è un maschio adulto, età circa 7 anni del peso di 95 kg, abbattuto il 20/11/2019 nel Comune di Monte San Biagio (LT) in località Pozzo Farignoli Chivi , altitudine 150 m . coordinate geografiche latitudine 41° 33’ – longitudine 13 °30’ .
Le larve rinvenute erano tutte vive e vitali, molto mobili.

Tutte le informazioni sul sito dell’IZS

 




3° caso di Trichinella nel Lazio in carne di cinghiale

cinghialeE’ il terzo isolamento nel Lazio di larve di Trichinella nelle carni di cinghiali abbattuti a caccia nella stagione venatoria 2019 – 2020.
Il ritrovamento è stato effettuato presso il Laboratorio Alimenti dell’Unità Operativa Territoriale Lazio Sud diretto dalla Dott.ssa Tiziana Zottola.
Il soggetto riscontrato positivo è un esemplare adulto, femmina, non gravido, del peso di circa 80 kg, abbattuto il 20/01/2020 nel comune di Colle San Magno località Serrone in provincia di Frosinone.

In questa provincia è il secondo ritrovamento di soggetti parassitati.

Già nel mese di novembre 2019 è stata segnalata l’infestazione da Trichinella britovi in un giovane maschio del peso di circa 30 kg cacciato in data 10/11/2019 nel territorio del comune di Atina (FR) in località Monte.

I territori dei due comuni di Atina e Colle San Magno non sono distanti,  potrebbero pertanto, insistere nel territorio altri cinghiale positivi.
Trichinella britovi è stata riscontrata anche in un maschio adulto, età circa 7 anni, peso 95 kg, abbattuto il 20/11/2019 nel Comune di Monte San Biagio (LT) in località Pozzo Farignoli Chivi.(Trichinella britovi in carni di cinghiali. Due casi nel Sud del Lazio).

Le larve di Trichinella rinvenute, tutte vive e vitali, sono state conferite all’ European Union Reference Laboratory for Parasites presso l’Istituto Superiore di Sanità per l’identificazione di specie mediante Multiplex PCR.

Per diagnosticare l’infestazione, viene simulata, in laboratorio, l’ attività dello stomaco dei vertebrati, attraverso una digestione artificiale dei tessuti muscolari , in particolar modo del muscolo diaframmatico, muscolo elettivo per la ricerca delle Larve di Trichinella. Il metodo è descritto nel Reg. UE 2015/1375.

Raccomandazioni
Si raccomanda di cuocere a cuore la carne di cinghiale ed evitare il consumo di preparazioni di carne essiccate, affumicate, salate in quanto i trattamenti di macinatura, essiccatura, salagione, affumicamento, aggiunta di spezie, antiossidanti, conservanti, stagionatura non inattivano le larve.
Solo il freddo ed il calore ne assicurano la devitalità. SONO NECESSARI almeno 2 mesi di congelamento a temperatura di –20 °C ed una buona cottura delle carni a temperature non inferiori a +70°C.

Fonte: IZS Lazio e Toscana




Cinghiali, il 7,8% affetti dal virus Epatite E nell’area Chietino-Lancianese. Studio presentato a Chicago dal Servizio di Sanità animale della Asl

cinghialiL’Abruzzo, con il 22,2% rispetto al totale dei casi registrati a livello nazionale, è la regione maggiormente colpita dall’Epatite E, malattia dei suidi sostenuta da un virus (HEV) in grado di trasmettersi da animale ad animale e che può passare all’uomo per via alimentare: in Abruzzo è infatti assai frequente il consumo di carne suina cruda o poco cotta (salsicce di carne e di fegato, anche di cinghiale).

Il Servizio veterinario di Sanità animale della Asl Lanciano Vasto Chieti, diretto da Giovanni Di Paolo, ha sviluppato uno studio sperimentale sui cinghiali cacciati al fine di determinare in tale popolazione (circa 6.000 esemplari) non tanto la positività sierologica di tali animali, segno di un contatto con il virus, ma la reale presenza del virus stesso dell’epatite E attraverso specifiche tecniche di isolamento.

I risultati dello studio sono stati giudicati molto interessanti dalla comunità scientifica internazionale e sono stati presentati alla “100^ Conferenza mondiale dei ricercatori delle malattie infettive animali” che si è appena tenuta a Chicago (Illinois), negli Stati Uniti. Allo studio, insieme a Giovanni Di Paolo e ad Angelo Giammarino del Servizio veterinario di Sanità animale della Asl hanno collaborato Fabrizio De Massis, Giuseppe Aprea, Silvia Scattolini, Daniela D’Angelantonio, Arianna Boni, Francesco Pomilio e Giacomo Migliorati dell’Istituto zooprofilattico di Teramo e il tecnico della prevenzione Chiara Morgani.

In particolare, il virus è stato ricercato nel fegato e nella cistifellea di 102 cinghiali provenienti dai Comuni ricadenti nell’Ambito territoriale di caccia (Atc) Chietino Lancianese. I risultati delle analisi hanno evidenziato la presenza del virus nelle matrici di otto cinghiali, evidenziando una percentuale di infezione del 7,8% (numero di soggetti infetti sul totale dei capi testati).

L’indagine ha voluto inoltre determinare l’eventuale sieropositività al virus dell’epatite E dei cacciatori che hanno avuto contatto con i capi infetti; in questo caso, nessuno dei cacciatori è risultato infetto.

In situazioni di “stretto” contatto, il virus dell’Epatite E può infatti passare dai suidi infetti all’uomo attraverso il consumo di carne o fegato senza un adeguato trattamento termico, determinando l’insorgenza della malattia che, seppur asintomatica nella maggior parte dei casi, può a volte manifestarsi con i sintomi classici di un’epatite acuta (febbre alta, dolore addominale, ittero).

Molta importanza nella trasmissione della malattia è data al cinghiale, che è in grado di ospitare il virus fungendo da fonte di infezione per l’uomo (reservoir).

L’epatite E è oggi considerata una zoonosi (malattia trasmessa dall’animale all’uomo) emergente e i casi accertati in Europa e in Italia hanno visto un aumento esponenziale negli ultimi anni.

Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) considera questa malattia molto importante dal punto di vista della salute pubblica. Sono infatti in corso numerosi progetti per determinare la reale incidenza della malattia nella popolazione italiana così come comunicato nei più recenti studi presentati al workshop “Epatite E: un problema emergente in sicurezza alimentare”, svoltosi a Roma nella primavera scorsa proprio presso la sede dell’Iss, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Fonte: ASL Lanciano Vasto Chieti




Immunocontraccezione nei cinghiali: positivi i primi risultati di un progetto Spagnolo

Il Grupo de Investigación sobre Infertilidad (GRI-BCN) della facoltà di veterinaria dell’Universitat Autonòma de Barcelona (UAB) ha presentato i risultati preliminari di un progetto quadriennale per l’immunocontraccezione dei cinghiali avviato ad aprile 2017, che prevede l’intervento su un totale di 300 cinghiali.

Il progetto, il primo a livello mondiale che riguarda esemplari urbani e periurbani, permetterà di studiare la fattibilità e l’efficacia dell’applicaizone di un vaccino immunocontraccetivo in una popolazione di cinghiali liberi per inibirne la riproduzione.

Il vaccino è già stato utilizzato con buoni risultati in progetti che hanno coinvolto i cervi negli Stati Uniti e cinghiali in cattività nel Regno Unito.

I risultati preliminari riguardano la sperimentazione effettuata negli ultimi 9 mesi del 2017 su un centinaio di esemplari: 60 sottoposti al trattamento e 40 di controllo.

I primi risultati sono confortanti poiché è stato possibile ricatturare il 40% degli esemplari nei quali è stata osservata una buona efficacia del trattamento immunocontraccettivo.

La sperimentazione prosegue anche nel 2018 vaccinando nuovi soggetti e cercando di ricatturare quelli già trattati nel 2017 per ottenere ulteriori informazioni sull’effetto dell’immunoconcentrazione in un più lungo periodo.

Maggiori dettagli nel comunicato originale (in spagnolo)

A cura della segreteria SIMeVeP