La tracciabilità per la Valorizzazione della selvaggina cacciata
Si è concluso con successo e partecipazione il corso ECM “Valorizzazione della selvaggina cacciata. Una scelta buona, sana e sostenibile: da problema a opportunità” organizzato dalla SIMeVeP dal 3 al 5 dicembre a Bagno Vignoni San Quirico d’Orcia (SI) per approfondire le conoscenze e competenze necessarie a delineare una rete di operatività nella quale i medici veterinari attivino strategie per la gestione sanitaria della fauna selvatica e per la sicurezza delle carni di selvaggina cacciata attraverso tutti gli strumenti del Controllo Ufficiale, così da trasformare un problema – la sovrappopolazione di ungulati– in una risorsa economica del settore agroalimentare.
L’evento è stato occasione di confronto fra le varie istituzioni e attori della filiera.
“I veterinari pubblici sono molto coinvolti nella gestione della fauna selvatica anche per motivazioni sanitarie e per tutelare la salute umana è indispensabile garantire un equilibrio delle popolazioni animali selvatiche e contrastare la sovrappopolazione e la migrazione in areali sub urbani di animali in cerca di cibo. Inoltre è indispensabile consentire ai cacciatori di introdurre nel circuito della ristorazione delle carni provenienti dai prelievi venatori garantendo una corretta gestione dei processi e la più elevata sicurezza alimentare dei consumatori.
L’emersione e la regolazione di questa filiera, grazie alle politiche di medicina veterinaria preventiva e sanità pubblica, potrà dare più opportunità di valorizzazione e commercializzazione delle carni degli animali cacciati generando anche un indotto nelle economie locali e, soprattutto, più elementi di informazione per una conoscenza epidemiologica della fauna per favorire la tutela della salute e la conservazione delle popolazioni animali e degli ecosistemi” ha affermato il Presidente Onorario SIMeVeP nel suo intervento.
“L’attività di formazione che proponiamo a cacciatori, macellatori e ristoratori intende incentivare la creazione di Centri di Lavorazione della Selvaggina, strutture autorizzate che prevedono l’obbligo del controllo sanitario da parte dei veterinari pubblici e consentono, proprio per questo, da un lato il monitoraggio delle patologie della fauna selvatica come la trichinellosi e la temibile Peste Suina Africana, dall’altra la commercializzazione di un prodotto tracciato e salubre”. Ha detto il presidente Sorice sottolineando il ruolo del medico veterinario anche nel campo della fauna selvatica.
Il progetto “Selvatici e Buoni”, a cui partecipa attivamente la Società Scientifica, è un esempio virtuoso che potrebbe essere applicato anche in Toscana a vantaggio dell’economia del territorio. “Attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, è possibile far giungere al consumatore finale un prodotto di eccellenza, ottimo sotto il profilo nutrizionale, sano e sicuro e affermare al tempo stesso un modello di sviluppo in grado di coniugare esigenze ambientali e socio-economiche” ha concluso Sorice