COVID-19, ci stiamo avviando oltre Omicron?

coronavirusPer chi segue la continua evoluzione di SARS-CoV-2, è stato un Ferragosto di lavoro e scambio frenetico di informazioni. A provocare tanto scompiglio è stata la comparsa di una nuova variante molto mutata rispetto a quelle che coesistono da mesi. Dopo l’enorme ondata di Omicron che provocò un numero record di casi a cavallo tra il 2021 e il 2022, nessun altro virus mutante o ricombinante è finora riuscito a spazzare via tutti gli altri. Con alti e bassi, convivono decine di versioni diverse del coronavirus pandemico, in quella che è stata chiamata una “zuppa di varianti”. Ora però qualcuno sembra pronto a scommettere che siamo di fronte a una nuova svolta nella storia della pandemia.

Pochi casi hanno fatto scattare l’allerta
Tutto è cominciato con l’isolamento, in Israele, a fine luglio, di un coronavirus con una sequenza genetica molto diversa dalle altre, caricata il 13 agosto su una piattaforma accessibile agli esperti di tutto il mondo, senza che però nessuno ci facesse troppo caso. Ogni giorno, d’altra parte, se ne registrano migliaia. Poi ne sono arrivate altre due quasi uguali, provenienti da due pazienti danesi, in due località distanti tra loro. Sebbene si trattasse di pochissimi casi, molti esperti rizzarono le antenne: la mancanza di una chiara catena di contagio tra i tre riscontri presupponeva una significativa diffusione sotto traccia del virus, forse facilitata dal gran numero di mutazioni che la distinguono dalle varianti precedenti.

 Eppure si trattava inizialmente di soli tre infetti, seguiti dopo pochi giorni da un paziente ricoverato in ospedale a Londra, e poi ancora da altri due negli Stati Uniti, uno dei quali asintomatico, sottoposto a un controllo casuale al ritorno da Tokyo. La segnalazione di altri casi in Cina invece, non è stata confermata, mentre ulteriori sequenze provenienti dal Sudafrica portano a quattro, con Asia, Europa e America, il numero di continenti che ospitano il nuovo virus.

Nel frattempo anche l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), a pochi giorni dalla prima segnalazione, la dichiarava variant under monitoring (VuM), da monitorare, raccomandando ai governi di proseguire e potenziare le attività di isolamento e sequenziamento dei virus, per le quali, dopo la fine dell’emergenza, è calato quasi ovunque l’impegno economico, organizzativo e di personale.

Fonte: lescienze.it

Continua a leggere