Così l’influenza aviaria ha cominciato a dilagare in Occidente
Finché si tratta di esseri umani o di animali da allevamento, la sfida può anche essere vinta. Ma quando l’epidemia spicca il volo, letteralmente, la circolazione del virus diventa ufficialmente fuori controllo. È quello che è accaduto con l’influenza aviaria causata da un sottotipo del virus H5N1 che dal 2020 sta facendo strage di volatili in tutto il mondo.
Il nuovo ceppo che è in circolazione da qualche anno è estremamente contagioso ed estremamente mortale. Prima lo era meno, molto meno.
Tanto per cominciare, il ceppo iniziale si diffondeva solamente tra i polli degli allevamenti. Poi nel 1996 ha cominciato a infettare anche gli uccelli (i primi casi in Cina), ma le epidemie erano stagionali legate alle migrazioni. Nel 2020, il tasso di diffusione dell’H5N1 tra gli uccelli selvatici è stato tre volte più veloce di quello osservato nel pollame d’allevamento, a causa di mutazioni che hanno permesso al virus di adattarsi a specie diverse. Dal novembre 2021, i contagi sono diventati permanenti, completamente slegati dal periodo dell’anno e sono stati registrati in tutto il mondo. Nel 2022, il virus ha ucciso milioni di uccelli nei cinque continenti e ha causato epidemie tra i visoni d’allevamento e vari mammiferi marini.
Insomma, c’è stata una escalation di “aggressività” che ha catturato l’attenzione degli epidemiologi.
Fonte: healthdesk.it