I cambiamenti climatici e l’impatto sulla diffusione delle zoonosi
Le piogge copiose, le alluvioni e il caldo torrido e prolungato sono gli effetti del riscaldamento terrestre con cui gran parte dell’umanità sta facendo i conti. Fra le conseguenze, c’è anche la crescita dei casi di zoonosi. Se in passato, infatti, si poteva ritenere la sola stagione estiva il periodo a cui fare maggiore attenzione per la diffusione di zecche, zanzare, pulci o flebotomi, oggi non è più così. Le temperature miti, anche nei mesi autunnali e invernali, hanno allungato il ciclo di vita dei possibili vettori che proliferano in diversi ambienti e agevolato l’introduzione di specie considerate prima aliene. Di fronte a questo nuovo scenario, devono cambiare le strategie di prevenzione e intervento. Al nesso tra i mutamenti climatici e le zoonosi è dedicato il secondo appuntamento della rubrica “Salute e Zoonosi: prevenire e proteggersi”, curata dalla redazione di Aboutpharma, in collaborazione con Boehringer Ingelheim.
Le conseguenze sulla salute
Con il caldo, gli insetti e i parassiti si riproducono in maniera più veloce e più efficace. Anche nei mesi invernali, sono ormai divenuti frequenti, ad esempio, i casi di proliferazione di pulci e zecche che attaccano persone e animali e che in generale resistono alle temperature rigide. Le evidenze mostrano il diretto impatto che i cambiamenti hanno su tutte le forme di zoonosi e l’insorgenza di nuove infezioni anche con potenziale pandemico. Nel Vecchio continente, per esempio, si assiste all’aumento della diffusione della zanzara tigre, vettore di Dengue, febbre da Chikungunya, febbre West Nile, dei pappataci vettori della Leishmaniosi e delle zecche capaci di trasmettere la malattia di Lyme.
Fonte: aboutpharma.com