Sulla dibattuta origine di SARS-CoV-2
Nel dibattito sull’origine di SARS-CoV-2, recentemente riacceso dall’ipotesi che l’agente della CoViD-19 abbia avuto origine nei laboratori dell’Istituto di Virologia di Wuhan in Cina, l’ipotesi dell’origine “artificiale” si interseca con quella dell’origine “naturale” di SARS-CoV-2.
Secondo Giovanni Di Guardo – già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo – l’origine naturale risulterebbe però avvalorata da una serie di dati, sia storici che attuali.
Fra gli elementi storici a supporto dell’origine naturale va ricordato, prima di tutto, che gli agenti responsabili delle cosiddette “malattie infettive emergenti” nel 70% dei casi (almeno) avrebbero una comprovata o sospetta origine animale e che, più nello specifico, i due betacoronavirus della SARS e della MERS sono originati da un serbatoio animale “primario” (pipistrelli) e da un ospite “intermedio” (zibetto e dromedario, rispettivamente).
I dati attuali portano a considerare l’elevata similitudine genetica (oltre il 96%) che SARS-CoV-2 condivide con un altro coronavirus isolato in Cina dai pipistrelli (RA-TG13), il che renderebbe oltremodo plausibile la sua origine naturale.
Non senza aver sottolineato anche il lungo viaggio che in poco più di un anno avrebbe portato SARS-CoV-2 ad infettare, in condizioni assolutamente naturali, un elevato numero di specie animali domestiche (gatto, cane) e selvatiche (visone, tigre, leone, puma, leopardo delle nevi), nonché ad evolvere in una serie di temibili varianti.
Leggi la lettera integrale pubblicata da Il Fatto Quotidiano del 5 giugno