Il CTS chiude i battenti, cui prodest?
Quella del 31 Marzo 2022 rappresenta per il nostro Paese un’altra data destinata a passare alla Storia.
Insieme alla fine dello stato di emergenza legato alla pandemia da SARS-CoV-2, che ha sin qui mietuto 6.200.000 di vittime su scala globale (160.000 delle quali in Italia), chiude infatti i battenti il “Comitato Tecnico-Scientifico”, popolarmente noto con l’acronimo “CTS”, a soli due anni dalla sua istituzione!
Da medico veterinario e da docente universitario che ha dedicato 35 anni della sua vita professionale allo studio delle malattie infettive animali ed umane, ritengo che questa sia una decisione tutt’altro che razionale e lungimirante.
Infatti, mentre il virus responsabile della Covid-19 continua a diffondersi nel mondo tramite le sue contagiosissime varianti “omicron” (si consideri, a titolo puramente esemplificativo, quanto sta avvenendo in Cina e a Hong Kong con la variante “omicron 2”, alias “BA.2”), andrebbe sottolineato a chiare lettere che le “malattie infettive emergenti” originerebbero, nel 70% e più dei casi, da uno o piu’ serbatoi animali. E numerosi sarebbero, altresi’, gli elementi indiziari a supporto di un’origine naturale dello stesso betacoronavirus SARS-CoV-2.
Per non dire, poi, dei numerosi “salti di specie” che tale virus ha compiuto dall’uomo agli animali (cd “spillover”), per ritornare successivamente all’uomo stesso (cd “spillback”), magari in forma mutata, come avvenuto più di un anno fa con la variante “cluster 5” negli allevamenti intensivi di visoni olandesi e danesi e, assai di recente, con un’infezione sostenuta da un ceppo di SARS-CoV-2 “altamente divergente”, acquisita in Canada da un individuo a seguito del contatto e/o della manipolazione di un esemplare di cervo a coda bianca (Odocoileus virginianus) infetto.
Come la drammatica pandemia da SARS-CoV-2 – tuttora in corso – testimonia in maniera quantomai chiara ed eloquente, la salute di uomo, animali ed ambiente compone una triade i cui elementi appaiono reciprocamente e indissolubilmente interconnessi fra loro, un concetto efficacemente riassunto, quest’ultimo, dall’espressione “One Health”.
Ne deriva che, in un siffatto contesto, non soltanto sarebbe stato opportuno assicurare la necessaria continuità operativa al CTS, ma sarebbe stata ulteriore “cosa buona e giusta” dotarlo di adeguate competenze medico-veterinarie, cosa a tutt’oggi non ancora avvenuta.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!
Giovanni Di Guardo
Gia’ Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo