Covid-19, ancora una volta la Cina insidia il mondo
Alle misure draconiane finalizzate al contenimento della diffusione di SARS-CoV-2 – il famigerato betacoronavirus responsabile della Covid-19 – ha fatto seguito l’adozione, da parte della Cina, di una politica diametralmente opposta.
Ciò si è tradotto in una drammatica escalation dei casi d’infezione, molti dei quali gravi e ad esito fatale soprattutto negli anziani, complice il ridotto tasso di immunizzazione della popolazione ottenuto mediante l’utilizzo di vaccini non particolarmente efficaci.
In questi tre anni di pandemia abbiamo acquisito molte conoscenze sul virus e sui suoi rapporti con noi umani e con gli animali. Sappiamo, infatti, che più il virus replica nelle nostre cellule, più è facile attendersi la comparsa di varianti altamente diffusive quali la omicron o patogene quali la delta. Almeno 30 sarebbero, altresì, le specie domestiche e selvatiche suscettibili all’infezione, alcune delle quali – visone e cervo a coda bianca – sarebbero parimenti capaci di “restituire” il virus all’uomo in forma mutata. Come accade per almeno il 70% degli agenti responsabili delle malattie infettive emergenti, anche SARS-CoV-2 trarrebbe la propria origine dal mondo animale.
Se ne deduce pertanto che la corretta gestione di questa delicata fase della pandemia, ancora una volta di matrice cinese, richiederebbe un approccio olistico e multidisciplinare, ispirato al principio della One Health, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.
Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria
presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo