Granchio blu, da minaccia a risorsa alimentare

Il granchio blu atlantico (Callinectes sapidus) è una specie cosiddetta “aliena” per il territorio europeo, introdotta al di fuori del suo areale naturale di distribuzione (la costa occidentale dell’oceano Atlantico). La sua capacità di adattamento all’ambiente, l’elevata fecondità e capacità di dispersione, le grandi dimensioni e il comportamento aggressivo lo rendono una specie ad alto potenziale invasivo. Sebbene la sua presenza sia stata riportata nel Mediterraneo a partire dalla seconda metà del secolo scorso, questa specie ha provocato recentemente importanti impatti negativi ai settori della pesca e dell’acquacoltura italiana.

A partire dall’estate del 2023 le attività di venericoltura delle zone del Delta del Po sono state compromesse dall’aumento consistente di questo crostaceo e dalla sua attività di predazione nei confronti di molluschi bivalvi fossori, causando ingenti perdite nell’allevamento delle vongole veraci filippine (Ruditapes philippinarum) e il quasi totale blocco di un settore in cui l’Italia vanta il primato europeo. In questo contesto il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), ha deciso di avviare delle attività di studio per la valutazione di strategie di contenimento, raccolta e immissione sul mercato del granchio blu.

Infatti, se da un lato la presenza di questo crostaceo rappresenta una grave minaccia per la molluschicoltura italiana, dall’altra, almeno fino a quando non verrà ripristinato un equilibrio tra popolazione di molluschi e granchio blu, è una potenziale risorsa proteica da poter sfruttare ai fini alimentari, sia per consumo umano che come materia prima per la produzione di farine ad uso zootecnico, per l’industria del pet food o per l’estrazione di chitina/chitosano.

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Fonte: IZS Venezie