Aviaria, allarme in Italia: intervista al Presidente Sorice

Sorice (SIMeVeP): «La vaccinazione destinata agli animali è già pronta all’uso. Non escluso che, presto, per evitare il diffondersi di altri focolai, le autorità competenti decideranno di mettere a disposizioni le dosi necessarie per vaccinare gli animali presenti nei nostri allevamenti»

Oltre sessanta volatili selvatici in 47 focolai: è questo il bilancio del monitoraggio dei casi di Aviaria in Italia relativo al mese di febbraio (ultimo aggiornamento 28 febbraio). Da settembre 2022, i casi confermati tra gli uccelli non domestici sono 79, di cui 19 gabbiani, 13 alzavole e 10 germani. Le altre infezioni sono state rilevate tra rapaci e anatidi. Ulteriori casi sospetti nei gabbiani sono in corso di conferma presso l’IZSVe.

I focolai di Aviaria sul Garda

«Più della metà di tutti i casi rilevati da settembre ad oggi si sono verificati nel solo mese di febbraio – commenta  Antonio Sorice, presidente della SIMeVeP, la Società Italiana di medicina veterinaria preventiva -. Quasi tutti i focolai, compresi quelle rilevati negli ultimi giorni, si concentrano nel aree limitrofe al lago di Garda, in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Non è escluso che nei prossimi giorni saranno rinvenute altre carcasse di volatili selvatici infetti dal virus dell’aviaria. Per questo – sottolinea il presidente Sorice – è doveroso ricordare a tutti i cittadini di non toccare animali morti e, in caso di ritrovamenti, di allertare immediatamente le autorità competenti».

L’intensificazione di prevenzione e monitoraggio

Osservando la mappa dei focolai emerge con chiarezza che anche quelli riscontrati negli allevamenti, sia di grandi che di piccole dimensioni, sono concentrati nella stessa zona, nelle aree limitrofe al lago di Garda. «Dopo l’ondata epidemica dell’inverno 2021-2022, con 317 focolai negli allevamenti, i sistemi di prevenzione e monitoraggio sono stati intensificati – spiega il veterinario -. All’identificazione di un focolaio, gli animali infetti vengono immediatamente abbattuti, la vendita delle carni e dei prodotti derivati sospesa, la mobilità degli allevamenti interrotta e i controlli in tutte le zone circostanti rafforzati. Questo intenso lavoro ha portato ad ottimi risultati: l’ultimo focolaio nel pollame risale, infatti, al 23 dicembre 2022 e le infezioni confermate da settembre 2022 sono 30 in totale. I casi negli allevamenti, come quelli tra i selvatici, sono stati riscontrati principalmente in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Questo perché sono proprio i volatili selvatici, soprattutto attraverso escrementi infetti, a contaminare gli allevamenti».

L’aviaria nel mondo

I casi nei selvatici riscontrati sul territorio italiano sono in linea con quanto sta avvenendo in altri Paesi: «Anche se, in Europa e nei Paesi extraeuropei  è stato riscontrato un aumento di casi di aviaria pure tra il pollame e tra i mammiferi selvatici, con sporadiche segnalazioni anche tra i mammiferi domestici», racconta Sorice. Nelle scorse settimane, proprio per un aumentato riscontro di casi tra i mammiferi, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva esortato tutte le Nazioni alla massima allerta. «Anche in Italia è attivo il monitoraggio dei mammiferi selvatici rinvenuti sul territorio. Stando ai dati raccolti finora (aggiornati al 28/02/23) non sono stati rilevati casi di aviaria tra questa classe animali», assicura il veterinario

Un vaccino contro l’aviaria per gli animali

Tuttavia, il passaggio del virus dalle specie avicole ai mammiferi in diversi Paesi del mondo fa temere un salto di specie. «Finora non è mai stato rilevato un contagio inter-umano. In Italia i casi registrati tra gli uomini, tutti asintomatici o di lieve entità, hanno riguardato individui che vivono o lavorano a stretto contatto con le specie avicole», sottolinea il presidente SIMeVep. Intanto, mentre i servizi veterinari d’Italia, e di tutto il mondo, sono a lavoro per monitorare la situazione e per rilevare tempestivamente eventuali ulteriori variazioni del virus, gli scienziati si concentrano sulla messa a punto di un vaccino contro l’aviaria. «La vaccinazione destinata agli animali è già pronta all’uso. E non escluso – conclude Sorice – che, presto, per evitare il diffondersi di altri focolai, le autorità competenti decideranno di mettere a disposizioni le dosi necessarie per vaccinare gli animali presenti nei nostri allevamenti».

Fonte: Sanità Informazione




Gli insetti come novel food, tra disgusto, rischi e benefici

Farina di insettiParlare di insetti come fonte alimentare umana (entomofagia) può suscitare un disgusto che risente di fattori psicologici strutturati all’interno della nostra cultura alimentare e dietetica e che associa gli insetti a esseri infestanti, portatori di malattie e indicatori di scarsa igiene. Il più grande ostacolo da superare è, dunque quello del pregiudizio culturale, legato alle abitudini, usi e tradizioni gastronomiche.

Nonostante i vantaggi economici, ecologici e nutrizionali degli insetti allevati per consumo umano, il successo della loro introduzione nella catena alimentare dipende dal superamento delle nostre limitazioni psico-culturali e ciò rappresenta una grande sfida.

Accanto ai vantaggi è necessario analizzare e valutare i rischi potenziali per il consumatore rappresentati da pericoli microbiologici (batteri e virus) e chimici (contaminanti ambientali) presenti negli insetti interi e prodotti derivati nei diversi passaggi dell’intero ciclo produttivo.

Ne parlano diffusamente il Vice Presidente SIMeVeP, Renato Giunta e il Coordinatore scientifico SIMeVeP, Maurizio Ferri, nell’articolo “Gli insetti come novel food, tra disgusto, rischi e benefici”




Benessere animale, macellazione ed etichettatura: un passo oltre

E’ pubblicato su Quotidiano Sanità un contributo di Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP, Nicola Martinelli Consigliere SIMeVeP e Maria Grazia Cofelice, Veterinario Ufficiale sull’introduzione di un sistema di etichettatura che certifichi la macellazione religiosa senza stordimento.

Sul tema, la Commissione Europea nel 2021 ha avviato un iter di revisione della normativa sul benessere animale in allevamento per tutte le specie, durante il trasporto e al macello da concludersi entro il 2023 con le proposte di regolamento da inviare al Parlamento europeo ed al Consiglio per la loro approvazione.

Leggi l’articolo integrale




Intervista al Presidente SIMeVeP sull’ influenza aviaria nei mammiferi

Presidente Sorice, in Gran Bretagna è allarme aviaria: qual è la situazione in Italia?

«Attualmente, in Italia, i focolai di influenza aviaria sono limitati ad alcune Regioni, come il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia. Questa tipologia di influenza può colpire sia gli animali selvatici, che quelli di allevamento. Ma è tra i primi che, in questo momento, i sistemi di sorveglianza, disposti dai servizi veterinari di tutta Italia, riscontrano il maggior numero di positività».

C’è chi teme un salto di specie, che l’aviaria possa essere trasmessa da uomo a uomo come accaduto per il Sars-CoV-2. È una paura legittima?

«È piuttosto normale che ci si ponga questa domanda dopo quanto accaduto con il virus Sars- CoV2, che ci si interroghi sulla possibilità che le patologie che si originano nel mondo animale possano avere un impatto sanitario sull’uomo. Il virus dell’influenza aviaria rilevato nel corso degli ultimi due anni è definito ad alta patogenicità. E per questo specifico virus è già avvenuto un primo salto di specie: sono diversi i casi riscontrati tra gli esseri umani. Ma in nessuna parte del mondo è stata mai segnalata una trasmissione da uomo a uomo, ovvero quel passaggio che nel caso del Covid-19 ha scatenato la pandemia globale. Ma, nonostante l’aviaria venga attualmente trasmessa solo dall’animale all’uomo e non da un uomo all’altro, è necessario mantenere alto il livello di sorveglianza, così da poter intercettare precocemente eventuali mutazioni del virus».

Quali sono le strategie adottate in Italia per monitorare la diffusione dell’aviaria?

«Attualmente il virus dell’aviaria è diffuso sia in Italia che in Europa, con una presenza più marcata in Francia, Germania e nei Paesi dell’Est. Nel nostro Paese giunge tendenzialmente attraverso le rotte migratorie degli animali selvatici che scendono dalla Russia e dal Nord Europa verso l’Italia e i paesi più caldi. Questi volatili possono trasportare il virus senza ammalarsi. Di conseguenza, particolari attività di sorveglianza vengono svolte in prossimità di tali rotte migratorie e monitoraggi più generali, invece, sono attuati negli allevamenti dal nord al sud della Penisola».

In che modo si monitora e sorveglia?

«Le azioni svolte sono molteplici: si va dalla raccolta e l’analisi dei selvatici rinvenuti morti, ai tamponi sugli animali presenti negli allevamenti. Questi esami consentono di intercettare il prima possibile l’eventuale presenza del virus, sia negli animali selvatici che allevati, adottando in modo altrettanto tempestivo misure di messa in sicurezza e contenimento della diffusione del virus in ambito veterinario».

Quali misure vengono adottate in presenza di un focolaio di aviaria

«Esistono in tutte le regioni d’Italia, sulla base di indicazioni dettate dal Ministero della Salute, dei piani specifici di contrasto alle emergenze epidemiche in ambito veterinario. Le misure che possono essere messe in atto sono di vario grado, adottate in base alla gravità della singola situazione. È possibile disporre il divieto di movimentazione degli animali, quello di trasferimento degli stessi presso impianti di macellazione, così come viene proibita la commercializzazione dei sottoprodotti, le uova ne sono un esempio, che derivano dalle zone focolaio. Tutti gli animali contagiati vengono isolati e abbattuti per evitare il propagarsi del virus».

Sono previste anche delle azioni di prevenzione?

«Certo. Oltre alle già citate azioni di sorveglianza effettuata dai veterinari dalle Asl italiane, tutte le filiere produttive adottano delle specifiche misure di bio-sicurezza, la cui validità è dimostrata dai dati raccolti negli ultimi anni sul calo d’incidenza di casi di aviaria negli allevamenti italiani. Oltre a mettere in atto tutte le misure di sorveglianza necessarie ad intercettare il virus tempestivamente, è fondamentale pure vaccinarsi contro l’influenza stagionale. Il vaccino antinfluenzale allena il nostro sistema immunitario a reagire anche nei confronti di virus influenzali diversi da quelli per cui ci si è vaccinati, compresa l’aviaria. Pur non evitando il contagio consente di tenere sotto controllo la patologia che, di solito, si manista con sintomi di minore gravità».

Quanto è elevato il rischio per un essere umano di contrarre l’aviaria?

«Le persone che lavorano a contatto diretto con le specie avicole corrono, ovviamente, un maggiore rischio di contrarre l’aviaria, in presenza di focolaio. Proprio per questo, il Ministero della Salute, già da alcuni anni, consiglia fortemente alla categoria di sottoporsi, ogni anni, alla vaccinazione contro l’influenza stagionale. Per le persone che non frequentano questi ambienti, invece, la possibilità di contrarre l’avaria è molto molto remota»

Leggi l’articolo

Fonte: Sanità Informazione




L’OMS abbandona i piani per la seconda fase di indagine sulle origini del Covid-19

covid-19Secondo un articolo pubblicato ieri su “Nature”, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha abbandonato i piani per la seconda fase cruciale dell’indagine sulle origini del Covid-19 che prevedevano anche studi sensibili in Cina per individuare la fonte del virus pandemico.

A febbraio 2021 il team di esperti WHO si è recata in Cina per una indagine sulle origini della pandemia Covid-19. Il rapporto di marzo di quell’anno delinea quattro possibili scenari, il più probabile dei quali è che SARS-CoV-2 si sia diffuso dai pipistrelli alle persone, forse attraverso una specie intermedia e che è estremamente improbabile che il virus sia sfuggito accidentalmente da un laboratorio. Quest’ultimo scenario è stato un punto chiave di contesa tra i ricercatori e funzionari cinesi.

Questa prima fase di indagini in sostanza doveva gettare le basi per una seconda fase di studi più approfonditi che comunque erano già iniziati con gli studi sulla sequenza temporale della diffusione iniziale del virus, la cattura di pipistrelli nelle regioni al confine con la Cina alla ricerca di virus strettamente correlati alla SARS-CoV-2; studi sperimentali per aiutare a restringere il campo degli animali sensibili al virus e che potrebbero essere ospiti; test su acque reflue archiviati e campioni di sangue raccolti in tutto il mondo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.

Nell’agosto 2021, i membri del team della missione originale pubblicano un commento su Nature in cui sollecitano un’azione rapida sugli studi proposti per tracciare le origini del virus.

La reazione del ministero degli affari esteri cinese è stata di non risposta alle richieste di Nature di commentare il motivo per cui gli studi della fase due erano stati bloccati.

C’è generale sintonia e delusione dei ricercatori, sul dato secondo cui l’indagine sulle origini sia stata mal gestita dalla comunità globale, dalla Cina e WHO. Capire come le prime persone si sono infettate dal coronavirus SARS-CoV-2 è importante per prevenire le future epidemie. Tra le motivazioni dello stallo le sfide in corso sui tentativi di condurre studi cruciali in Cina.
È pur vero che è trascorso troppo tempo per raccogliere i dati necessari per individuare l’origine del virus. Inoltre se all’inizio c’era una maggiore probabilità di collaborazione con i funzionari cinesi, con il passare del tempo, fattore cruciale per l’efficacia delle indagini, questa volontà è andata scemando, complici alcuni fattori geopolitici.

E dunque il WHO ha accantonato la seconda fase della attesa indagine scientifica sulle origini della pandemia di COVID-19.

Maurizio Ferri
Coordinatore scientifico SIMeVeP




Per un diritto penale (alimentare) minimo

“E’ considerazione ormai pacificamente condivisa che non sia possibile processare e reprimere tutti i fatti illeciti.

L’esperienza dell’ultimo mezzo secolo dimostra infatti come l’incremento dei fatti puniti da norme penali non abbia comportato un minor numero di illeciti commessi da parte dei consociati.

Anzi, in qualche modo si è avuto un paradossale effetto opposto, chiaramente non immaginato né tanto meno voluto dal legislatore.

Questo dato di fatto dimostra che in molti casi le norme incriminatrici non raggiungono l’obbiettivo per le quali sono state create, fallendo in tal modo l’opera di prevenzione generale che devono perseguire.

In poche parole, la sola presenza di norme incriminatrici non ha l’effetto di dissuadere le persone ad astenersi dal violare le leggi.”

Proponiamo la lettura integrale dell’articolo “Per un diritto penale (alimentare) minimo” di Lino Vicini, Dottore di ricerca in disciplina nazionale ed europea sulla produzione e controllo degli alimenti.




Aperte le iscrizioni per VetNeve 2023 – La prevenzione nel mondo che cambia

Sono aperte le iscrizioni ai corsi ECM di Folgaria!

Vetneve 2023 – La prevenzione nel mondo che cambia vi aspetta come sempre a Folgaria (TN) dal 13 al 18 marzo.

I corsi saranno 2 e si svolgeranno i giorni 13/14 marzo e 16/17 marzo. Ad ogni evento sono stati attribuiti 7 crediti ECM.

Sono rivolti a Medici Veterinari e  Dirigenti Medici (igiene degli alimenti e della nutrizione; igiene, epidemiologia e sanità pubblica).

 

Schede iscrizione ai corsi e programmi

Scheda prenotazione alberghiera




Pubblicati gli atti ECM Vercelli

 

Sono online gli atti del corso dal titolo: “Il percorso degli alimenti: dalla produzione al recupero e ancora una nuova vita. Gli strumenti a disposizione” svoltosi a Vercelli il 13 dicembre u.s..

Durante il corso è stato descritto come gli alimenti diventano strumenti essenziali per la vita: come possano essere messi a disposizione di tutti attraverso il recupero delle eccedenze e come possano anche gli scarti essere utilizzati nell’alimentazione animale.

Scarica gli atti




Monitoraggio dell’approvvigionamento e disponibilità alimentare in tempo di crisi, nuovo incontro EFSCM

Si è riunito recentemente il gruppo tecnico European Food Security Crisis Preparedness and Response Mechanism – EFSCM, il Meccanismo europeo di preparazione e risposta alle crisi in materia di approvvigionamento alimentare costituito a seguito della crisi COVID-19 nell’ambito della strategia Farm to Fork.

Il meccaniscmo è stato reso necessario a causa dal crescente impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, nonché dai rischi legati alla salute pubblica (come ad esempio proprio la pandemia Covid-19), dalle minacce informatiche o dai cambiamenti geopolitici, come la guerra in Ucraina, che impattano sulla produzione alimentare e possono generare crisi alimentari.

All’incontro ha partecipato Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP.

Leggi il resoconto




Progetti SIMeVeP. Risk based meat safety assurance system. An introduction to key concepts for future training of official veterinarians

È stato pubblicato sulla rivista Food Control l’articolo dal titolo ‘ Risk based meat safety assurance system – An introduction to key concepts for future training of official veterinarians’ elaborato da uno dei 5 gruppi di lavoro (gruppo di lavoro “formazione, comunicazione e monitoraggio del sistema di assicurazione della sicurezza delle carni”), del quale è componente per la SIMeVeP Maurizio Ferri, nell’ambito della rete RIBMINS (“Risk-based meat inspection and integrated meat safety assurance)” di COST Action 18105.

L’iniziativa COST  European Cooperation in Science and Technology è un programma intergovernativo di cooperazione europea nella ricerca scientifica e tecnologica nato nel 1971 di cui l’Italia è paese fondatore.

Questi gli highlights:

– Il sistema convenzionale di sicurezza della carne in Europa si sta attualmente spostando verso un approccio più basato sul rischio e sulla scienza.

– È stato proposto un sistema di garanzia della sicurezza della carne basato sul rischio e integrato (RB-MSAS) per affrontare i pericoli più rilevanti identificati da EFSA.

– I veterinari ufficiali (VU) svolgono un ruolo essenziale come gestori del rischio in questo nuovo quadro.

– Le sfide future sono legate a nuovi strumenti di formazione avanzata per i VU.

Leggi l’articolo