Echinococcosi cistica, dall’ISS il più grande studio epidemiologico al mondo

E’ pubblicata sulla rivista scientifica internazionale The Lancet Infectious Diseases, la più grande indagine ecografica al mondo sull’echinococcosi cistica coordinata dal Centro di Collaborazione OMS per l’echinococcosi dell’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del progetto HERACLES (Human Cystic Echinococcosis ReseArch in CentraL and Eastern Societies).

Lo scopo della ricerca è stato in particolare  quello di stimare la vera portata dell’echinococcosi cistica in Est Europa, mentre il progetto HERACLES è un progetto collaborativo di Sanità Pubblica Internazionale finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in un partenariato di 9 centri operanti in paesi endemici come Italia, Spagna, Romania, Bulgaria e Turchia. Il partenariato è inoltre supportato da un network di 60 centri presenti in Europa ed in Asia e coadiuvato da un comitato consultivo rappresentato dall’OMS e dall’ ECDC.

L’echinococcosi cistica è una malattia infettiva negletta diffusa in tutto il mondo e causata da un parassita (Echinococcus granulosus) simile ad una piccola tenia nella sua forma adulta ed una cisti nella sua forma larvale. L’echinococcosi cistica è una malattia zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) presente in ambienti rurali dove è praticata la pastorizia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima essere presenti almeno un milione di persone infette nelle aree endemiche rurali del mondo con un costo associato annuo di circa 3 miliardi di dollari americani per la gestione clinica umana e per le perdite di produzione nel bestiame. In Europa tra le aree di maggiore endemia vi sono i paesi dell’Est e del bacino del Mediterraneo, dove tuttavia poche informazioni sono disponibili. In Italia è possibile stimare in maniera solo parziale la portata del problema data la sola disponibilità dei dati derivanti dalle schede di dimissione ospedaliera che riportano un totale di circa 21000 dimissioni nel periodo 2001-2014 e circa 900 nuovi pazienti ricoverati per anno.

Maggiori informazioni nell’articolo pubblicato su ALLISS – Newsletter mensile dell’ISS

A cura della segreteria SIMeVeP




Veneto. Piano regionale di sorveglianza per la West Nile Disease 2018

Si riporta la Nota Regione Veneto prot. n. 224016 del 13 Giugno 2018 a trasmissione del Piano di sorveglianza Regione Veneto West Nile Disease – anno 2018

Di seguito, la scheda di prelievo campioni al macello 2018, scaricabile in due diversi formati:

In riferimento al suddetto Piano, nonostante in esso sia indicato (come ogni anno) l’inizio dei controlli nel mese di luglio, in considerazione del fatto che in data 15 giugno u.s. è già stata confermata una positività entomologica in provincia di Verona (Comune di Villa Bartolomea), si evidenzia la necessità che i prelievi negli equidi – di cui al Piano allegato- comincino fin da subito.

Infine, come ogni anno, si chiarisce che gli allevamenti di equidi sentinella da testare mensilmente PREFERIILMENTE non devono essere sempre gli stessi; lo stesso dicasi per gli animali da testare/allevamento.

Fonte: SIVeMP Veneto




L’Ue verso il divieto per tre neonicotinoidi killer delle api

Il Comitato permanente dell’Ue su piante, animali, cibi e mangimi (Paff) ha approvato il 27 aprile la proposta della Commissione europea di estendere il campo d’applicazione del divieto parziale di tre pesticidi della classe dei “neonicotinoidi” (Imidacloprid, Clothianidin e Thiamethoxam) dannosi per le api, proibendone ogni uso esterno nel territorio dell’Unione.

I tre pesticidi, indicati in molte ricerche scientifiche come i principali responsabili del fenomeno della moria delle api e degli altri insetti impollinatori, erano già stati proibiti nel 2013 per gli usi esterni su determinate colture e in determinati periodi dell’anno. Ora sarà possibile continuare a usarli solo nelle serre.

A favore della proposta della Commissione hanno votato 16 Stati membri: Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria, Svezia, Slovenia, Portogallo e Regno Unito. Solo quattro i paesi contrari: Repubblica ceca, Danimarca, Ungheria e Romania, mentre si sono astenuti i restanti otti Stati membri: Bulgaria, Belgio, Croazia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacca, Finlandia.

Da anni l’uso massiccio in agricoltura dei pesticidi, e in particolare di quelli “sistemici” come i neonicotinoidi, che penetrano all’interno dell’organismo delle piante, è sotto accusa per il fenomeno della morìa delle api, che ha assunto dimensioni estremamente preoccupanti in tutti i continenti. Con questa misura, l’Ue si pone all’avanguardia nel mondo nella protezione delle api e degli altri insetti impollinatori, che è essenziale, oltre che per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche per la produzione alimentare, visto il ruolo nell’impollinazione delle piante coltivate dall’uomo, oltre che nella maggior parte delle piante selvatiche.

Il regolamento che vieta i tre neonicotinoidi, basato su una rigorosa valutazione dei rischi dell’Efsa, l’Autorità europea di sicurezza alimentare di Parma, sarà ora adottato formalmente dalla Commissione nelle prossime settimane, per entrare in vigore entro la fine dell’anno.




Identificati per la prima volta in Italia due nuovi genotipi virali di influenza suina

L’attività di sorveglianza delle sindromi respiratorie avviata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in Veneto e Friuli Venezia Giulia ha evidenziato dal 2013 ad oggi la circolazione di 33 virus, di cui 24 in Veneto e 9 in Friuli Venezia Giulia.

In totale sono stati identificati 8 virus H1N1, 23 H1N2 e 2 H3N2, appartenenti a 8 differenti genotipi, di cui 6 precedentemente descritti in Europa (A, B, D, F, P e T) più i nuovi X e Y (entrambi del sottotipo H1N2), non ancora descritti nella recente classificazione europea. I nuovi genotipi sono stati identificati solo nella provincia di Treviso.

I ricercatori hanno confermato che la genesi dei genotipi X e Y è dovuta a eventi di riassortimento con virus di lineaggio pandemico H1N1pdm, indicando per questi virus riassortanti un possibile potenziale zoonosico (trasmissibilità all’uomo).

Infatti i virus influenzali suini mutano nel tempo e possono essere soggetti a ricombinazioni genetiche anche con virus influenzali umani; pertanto, studiare e classificare questi virus è importante per capire come si stanno evolvendo e se hanno acquisito un potenziale epidemico o pandemico.

Maggiori informazioni sul sito dell’IZSVe

 




Piano nazionale di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi

È stata pubblicata l’8 giugno 2018 la nuova circolare del Ministero della Salute sul Piano nazionale di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi.

La malattia

L’encefalite virale da zecche (tick-borne encephalitis – TBE) è una malattia infettiva virale che colpisce il sistema nervoso centrale e può causare sintomi neurologici prolungati e, in alcuni casi, la morte. Le zecche, e in particolar modo Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus, possono trasmettere l’infezione. Anche le zecche del genere Dermacentor ed Haemaphysalis possono trasmetterla.

Le zecche vivono in habitat forestali, soprattutto nei boschi decidui, nel sottobosco, nelle radure e nelle zone di transizione fra foresta e prati, ed attendono l’arrivo dell’ospite sui fili d’erba o sui cespugli. Quando una zecca è infetta, può trasmettere il virus durante tutta la vita. Il virus trasmesso dalle zecche infetta diversi animali, selvatici o domestici, fra cui roditori, caprioli, ovini, caprini, che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione. I cani sono considerati altamente suscettibili all’infezione, anche se le manifestazioni cliniche sono rare.

La situazione in Italia e in Europa

Gli ultimi dati pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) indicano che le aree endemiche sono in via di espansione. Con l’aumento della mobilità e dei viaggi. Nel 2014 i paesi che riportano il maggior numero di casi di TBE comprendono: Austria, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Sono stati segnalati in totale nel 2014 2.057 casi di TBE, di cui 1.986 confermati. Si tratta generalmente di casi autocnoni, infatti solo l’1,3% è d’importazioneIn Italia questa infezione è stata identificati per la prima volta nel 1978 in Toscana. Dal 2000 al 2016 in Italia sono state raccolte le segnalazioni relative a 456 casi di TBE confermati in laboratorio.

Obiettivi del Piano

Gli obiettivi del piano di sorveglianza e risposta sono:

  1. individuare precocemente i casi umani per adeguare le misure di sanità pubblica (attività di prevenzione e risposta)
  2. garantire il trattamento corretto dei casi
  3. prevenire e controllare eventuali focolai epidemici precocemente.

Consulta la Circolare 8 giugno 2018 Piano nazionale di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi e hantavirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta e allegati:

Per approfondire

Fonte: Ministero della Salute




Ue: individuato fungo delle salamandre

Un fungo patogeno emergente, il Batrachochytrium salamandrivorans (Bsal in breve), è stato rilevato in diverse specie di salamandre di tutta l’UE, sia in quelle tenute come animali da compagnia sia in quelle selvatiche.

Casi sono stati segnalati in Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Regno Unito. In alcune specie di salamandre il Bsal può provocare un’elevata mortalità.

Nel parere scientifico pubblicato quest’oggi gli esperti dell’EFSA hanno valutato il rischio di insediamento e diffusione di questo fungo.

Risk of survival, establishment and spread of Batrachochytrium salamandrivorans (Bsal) in the EU

Fonte: Efsa




OIE – Presentato il Rapporto annuale 2017

Si è svolta a Parigi dal 20 al 25 maggio 2018 la 6ª Sessione Generale dell ‘OIE– Organizzazione mondiale della salute animale.
Per raggiungere l’obiettivo di proteggere gli animali e preservare così il nostro futuro, l’ OIE ha lavorato nel 2017 con i 181 paesi membri per controllare i rischi per la salute degli animali, assicurare trasparenza nelle comunicazioni e rafforzare la resilienza dei sistemi di salute degli animali: questi i 3 obiettivi principali del suo sesto piano strategico. La presente relazione annuale esamina i progressi compiuti nell’ultimo anno.
Consulta il sito dedicato in inglese



Ue: orientamenti per l’utilizzo come mangimi di alimenti non più destinati al consumo umano

Nell’ambito della azioni Ue contro lo spreco alimentare, la Commissione europea ha pubblicato le linee guida per facilitare la valorizzazione del cibo (contenente o meno prodotti di origine animale) che – per motivi commerciali, problemi di lavorazione o per la presenza di determinati difetti – non è più destinato al consumo umano e può invece essere utilizzato come mangime senza compromettere la salute pubblica e degli animali, evitando in questo modo che sia compostato, trasformato in biogas o smaltito mediante incenerimento o in discarica.

In tal senso è molto importante la distinzione tra alimenti, sottoprodotti di origine animale, mangimi e rifiuti.

Le linee guida vanno a far parte integrante del Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare,  hanno lo scopo di aiutare le autorità competenti e gli operatori del settore alimentare nella comprensione e applicazione della legislazione Ue e si applicano ai prodotti derivati dal processo di lavorazione degli alimenti (forniti da produttori del settore alimentare) agli alimenti immessi sul mercato, confezionati o sfusi (forniti da grossisti e rivenditori al dettaglio di alimenti).

Vengono presentati alcuni esempi di pratiche migliori, conformi al quadro normativo, che permettono anche di evitare inutili oneri amministrativi, come richiesto dagli operatori del settore alimentare.

Il documento è stato elaborato in cooperazione con la piattaforma UE sulle perdite e gli sprechi alimentari

Consulta le linee guida

A cura della segreteria SIMeVeP




Incremento di positività per cimurro nelle volpi

Dai primi mesi del 2018 tramite la sorveglianza passiva (animali morti consegnati alle autorità sanitarie competenti) si sta registrando un incremento di positività per cimurro nelle volpi . Particolarmente interessato è il Friuli Venezia Giulia (39 casi su 85 volpi analizzate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) soprattutto nella provincia di Udine, da Tarvisio fino a Udine, con il maggior numero di casi nel Comune di Gemona e limitrofi, e per alcuni casi anche la provincia Gorizia e Trieste. Inoltre, anche in altre aree del Triveneto, come il Bellunese, l’Alto Adige ed il Trentino, si stanno osservando i primi casi di questa ondata epidemica.

Il cimurro è una malattia che colpisce carnivori selvatici, tra cui appunto le volpi, e che può essere trasmessa ad altri animali, soprattutto canidi (tra cui quindi i cani domestici) e mustelidi. Il virus del cimurro non resiste nell’ambiente esterno, ma si trasmette per contatto diretto. Cani domestici che circolano in ambienti aperti, come boschi e montagne, potrebbero quindi infettarsi a causa di un incontro ravvicinato con una volpe infetta. Per contro, il cimurro non è una malattia che si trasmette all’uomo (zoonosi).

Per i cani di proprietà, la misura di protezione più efficace contro il cimurro è la vaccinazione

Maggiori informazioni sul sito IZS delle Venezie




ISS identifica nuova malattia da prioni nei dromedari in Algeria

Una nuova malattia da prioni è stata scoperta nei dromedari nella regione di Ouargla, in Algeria. Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale condotta da un’equipe di ricercatori del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Università di Tlemcen e di Ouargla. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Disease.

Le malattie da prioni sono malattie neurodegenerative a decorso fatale che colpiscono sia l’uomo che gli animali. La malattia di Creutzfeldt-Jakob dell’uomo e la scrapie delle pecore e delle capre sono le patologie conosciute da più tempo. A queste si è aggiunta negli anni ’80 l’enefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta “mucca pazza” che, nel 2001 – in seguito alla dimostrazione della sua trasmissibilità all’uomo – ha causato una delle crisi alimentari più gravi che siano mai state registrate a livello globale.

I sintomi neurologici osservati nei dromedari, che ricordavano quelli della “mucca pazza”, hanno fatto sospettare i ricercatori Algerini che potesse trattarsi di una malattia da prioni. Le indagini di laboratorio, condotte dal gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno confermato il sospetto. La nuova malattia è stata denominata Camel Prion Disease. La frequenza relativamente elevata della malattia ed il coinvolgimento del sistema linforeticolare suggeriscono che si tratti di una malattia trasmissibile fra gli animali e diffusa nella regione. Ulteriori indagini saranno necessarie per verificare l’eventuale diffusione di questa malattia in altre aree dell’Algeria e in altri Paesi.

La scoperta di una nuova malattia da prioni in una specie animale di interesse economico e alimentare in ampie aree del pianeta – dice Gabriele Vaccari, responsabile dell’Unità Operativa Zoonosi Emergenti dell’ISS – pone importanti interrogativi di sanità pubblica e sicurezza alimentare. L’allevamento dei dromedari infatti è diffuso in tutto il nord e centro Africa, oltre che in Medioriente, Asia e Australia, e rappresenta una componente importante nell’economia di molte popolazioni. In molte aree i dromedari vengono utilizzati per la produzione di latte e carne per il consumo umano”.

I risultati delle indagini condotte sinora suggeriscono che la malattia dei dromedari sia diversa dalla encefalopatia spongiforme bovina, l’unica malattia da prioni degli animali dimostratasi fino ad oggi trasmissibile all’uomo, con oltre 200 decessi in varie parti del Mondo. Tuttavia il rischio per l’uomo è al momento ignoto e sono necessarie ulteriori indagini per avere chiarezza sul suo potenziale zoonotico.

Il recente aggiornamento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della lista delle malattie infettive a rischio epidemico ha compreso numerose malattie di origine zoonotica, a dimostrazione dell’importanza di tali patologie e dell’attenzione che deve essere rivolta, anche rispetto al potenziale rischio per l’uomo, alla scoperta di una nuova malattia degli animali.

Al di là delle implicazioni di sanità animale e di sanità pubblica, la scoperta di una nuova malattia da prioni riveste un indiscutibile interesse scientifico per la peculiarità degli agenti responsabili di questo gruppo di patologie e perchè il modello patogenetico proprio delle malattie da prioni ha recentemente trovato ampi e promettenti spazi di applicazione a patologie umane di enorme interesse quali la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson.

Fonte: ISS