Le buone pratiche in allevamento: primo incontro ASL Salerno e SIMeVeP

muccaIl 28 giugno 2024, nella Sede CReMoPAR in Loc. Cioffi (Eboli), si è svolto il primo incontro con gli allevatori organizzato dall’Unità Operativa Veterinaria 4 di Eboli della ASL Salerno, in collaborazione con la Società Italiana Medicina Veterinaria Preventiva.

Questo incontro con gli allevatori nasce per iniziare un percorso comune di informazione e aggiornamento destinato agli operatori del settore utile per la conduzione di un allevamento secondo buone pratiche, come richiesto per altro dalle specifiche normative di riferimento.

Questo incontro è stato dedicato alla produzione primaria e a nozioni sulla qualità del latte crudo aziendale. Seguiranno altri incontri dedicati ancora alla qualità del latte crudo, e poi una parte dedicata al settore della trasformazione lattiero-casearia finalizzata a fornire strumenti pratici per la gestione delle produzioni più semplice e corretta possibile.

Gli allevatori, in quanto “operatori del settore alimentare”, sono chiamati ad esercitare la loro attività tenendo presenti gli obiettivi di un elevato livello di tutela della salute umana, considerando anche la salute ed il benessere animale e la salvaguardia dell’ambiente.

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Fonte: ruminantia.it




Implicazioni di Sanità Pubblica del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) H5N1

Il 14-15 giugno 2024 il Dott. Maurizio Ferri ha partecipato presso la sede EFSA a Parma al consueto meeting semestrale del Gruppo di discussione degli stakeholders sui rischi emergenti ed ho relazionato sul tema ‘Implicazioni di sanità pubblica del virus di influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1’.

Riassunto

  • Il virus di influenza aviaria A H5N1 clade 2.3.4.4b con la loro ampia portata geografica e la gamma diversificata di ospiti rappresenta una sfida multiforme per la sanità pubblica e animale
  • il clade 2.3.4.4b mostra un elevato potenziale di deriva antigenica e data la circolazione e la distribuzione globali dei virus di influenza aviaria sono altamente probabili ulteriori eventi di riassortimento
  • la capacità di adattamento del virus ai mammiferi segnala l’importanza di una collaborazione intersettoriale proattiva e un approccio multidisciplinare per mitigarne l’impatto e salvaguardare la salute tra le specie
  • il clade 2.3.4.4b H5N1 richiede vigilanza continua, ricerca,  cooperazione internazionale, essenziali per preparare e rispondere efficacemente alle future epidemie animali e umane.

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Maurizio Ferri
Coordinatore scientifico SIMeVeP




Biosicurezza degli Allevamenti, pubblicati gli atti del corso ECM

Sono online i documenti relativi al corso ECM dal titolo “Biosicurezza degli Allevamenti: attuazione delle disposizioni normative, criticità applicative e modalità di controllo” che si è tenuto a Cortona il 10 maggio.

A quasi due anni dall’emanazione del Decreto sui requisiti di biosicurezza negli allevamenti suinicoli, e ad un anno da quello sulle modalità applicative delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, si propone un confronto tra Ministero della Salute, Servizi Veterinari del territorio e II. ZZ. SS. per discutere le principali criticità riscontrate nelle realtà produttive regionali e proporre un approccio integrato al controllo in allevamento in un’ottica di filiera.

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Animali selvatici e One Health: il caso del cervo

Il cervo è un ungulato selvatico diffuso su tutta la penisola italiana, con una popolazione in crescita favorita dalla carenza di predatori e dal progressivo abbandono delle aree marginali da parte dell’uomo. L’aumento della sua presenza comporta un parallelo aumento delle interazioni con l’uomo e con gli animali domestici sia in modo diretto che indiretto; ne sono un esempio la condivisione dei pascoli montani con il bestiame domestico e l’uso della sua carne nell’alimentazione umana. Questo animale è sospettato di diffondere e mantenere la tubercolosi bovina, malattia per la quale alcuni Paesi europei non riescono ad ottenere lo status di indennità nonostante i notevoli sforzi e investimenti.

Il rapporto tra Mycobacterium e cervo
La rilevazione del patogeno in popolazioni selvatiche ha generato il ragionevole dubbio di un mantenimento della patologia grazie a un sistema multi-ospite (piccoli ruminanti, mustelidi, cinghiale, cervo, suino rurale e bovino). L’esistenza di tale sistema di mantenimento va però dimostrata attraverso dati consistenti e robusti, considerando che ogni situazione andrebbe indagata  singolarmente e l’inferenza da situazioni apparentemente simili potrebbe dimostrarsi fallimentare. Esistono situazioni particolarmente favorevoli al fenomeno dello spillover di micobatteri alle popolazioni di cervi selvatici: in Nuova Zelanda alcuni studi riportano prevalenze del 47% in sottopopolazioni di cervi simpatrici con specie di marsupiali riconosciuti come reservoir. Nel
2021 è stata stimata una prevalenza media di tubercolosi nel cervo del 13,71% posizionandolo al secondo posto mondiale nella classifica degli animali selvatici più colpiti da questa patologia. Uno studio condotto su cervi in area alpina ha evidenziato, in Austria, casi di lesioni tubercolari da cui è stato isolato Mycobacterium caprae con alte prevalenze; tra i 514 campioni provenienti da altrettanti cervi dell’area alpina italiana lo stesso micobatterio è stato isolato da un solo campione.
Il monitoraggio in queste zone continua ad essere condotto grazie alla collaborazione tra servizi veterinari, gestori delle aree protette e referenti dell’attività venatoria.

Ne parlano Stefano Giacomelli e Nicola Martinelli   in un articolo pubblicato su La Settimana Veterinaria




One Health: una salute unica e una sola scienza

Il Presidente della SIMeVeP, dott. Antonio Sorice, parteciperà come relatore  al convegno “One Health: una salute unica e una sola scienza” che si terrà a Milano il 6 maggio p.v..

Durante il convegno si approfondirà  la tematica delle malattie zoonotiche trasmesse da vettori e  si parlerà della situazione epidemiologica in Lombardia di alcune malattie vettoriali, dei fattori che hanno contribuito alla loro espansione e delle attività messe in atto per il loro controllo e prevenzione.

Le malattie da vettore sono l’esempio paradigmatico dello stretto rapporto esistente tra uomo, animale e ambiente e rappresentano un serio problema di sanità animale e salute pubblica.

Programma e info




Rischio Dengue: no agli allarmismi, rafforziamo la prevenzione

Nelle ultime settimane, la sanità italiana (e mondiale) monitora la diffusione della dengue, una malattia endemica in alcuni Paesi del mondo e che sta colpendo soprattutto il Brasile, dove è in corso una vera e propria emergenza sanitaria, con un numero di casi che, in questi giorni, ha superato quota 2 milioni e mezzo.

Uniche responsabili della diffusione nell’uomo dell’omonimo virus sono le zanzare: per contrarre la dengue, un soggetto deve essere punto da una zanzara infetta, che funge da vettore.«Per la precisione, le due specie di zanzare-vettori sono Aedes Aegypti e, in misura minore, Aedes Albopictus, meglio nota come “zanzara tigre”», chiarisce il dottor Maurizio Ferri, medico veterinario all’ASL di Pescara e – tra gli altri ruoli – coordinatore scientifico SIMeVeP (Società Italiana di medicina veterinaria preventiva).

Ferri spiega inoltre che il virus – appartenente alla famiglia degli Arbovirus, come altri diffusi soprattutto da zecche e zanzare – si può manifestare in uno dei quattro sierotipi o varianti finora conosciute. Per quanto il tasso di mortalità sia abbastanza basso, i soggetti che si ammalano una seconda volta possono presentare complicazioni se il soggetto contrae di nuovo il virus ma con un sierotipo diverso rispetto alla prima infezione. «La gravità della malattia dipende molto anche dalla salute del soggetto», prosegue l’esperto, che precisa: «La forma più tipica  con cui si manifesta è nota come “sindrome spacca-ossa” e comporta febbre e sintomi simil-influenzali. Esistono anche una “sindrome emorragica” e una “sindrome da shock”, in cui la mortalità si alza fino al 20%. Meno diffusi i casi di trasmissione per trasfusione di sangue o trapianto di organi».

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Fonte: magzine.it




Zoonosi, fauna selvatica e One Health

Antropocene è il nome proposto per l’attuale epoca geologica, epoca nella quale l’essere umano con le sue attività è riuscito a incidere sui processi naturali e modificare ambiente ed ecosistemi.
La modernizzazione delle pratiche agricole e zootecniche (in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo), la distruzione degli habitat e i cambiamenti climatici sono alcuni dei fattori condizionanti questo fenomeno. L’ambiente al quale i vari potenziali patogeni e i loro ospiti sono connessi è quindi in continuo cambiamento e la velocità di questo cambiamento è in aumento.
L’interfaccia uomo/fauna selvatica è stata profondamente modificata nel corso della storia.
L’alterata tipologia e frequenza di contatti tra uomini e animali selvatici ha moltiplicato le interazioni, causando una pressione selettiva, favorendo l’adattamento e l’efficacia dei patogeni.

Ne parlano Stefano Giacomelli, Giulia Quadri e Nicola Martinelli  in un articolo pubblicato su La Settimana Veterinaria




La carne coltivata: stato dell’arte e criticità

“La carne coltivata: stato dell’arte e criticità” è il titolo di un articolo frutto della collaborazione tra Maurizion Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP, Maria Grazia Cofelice – Servizio Veterinario, ASL Pescara, Francesca Lombardo- Servizio Veterinario, ASL Pescara e la biotecnologa ricercatrice Nike Schiavo, Co-fondatrice e membro direttivo di Cellular Agriculture Italy, in cui si affrontanto opportunità e criticitàdella  carne a base cellulare

La carne coltivata come opportunità di sostenibilità e non minaccia per l’agricoltura tradizionale

* 🐂la carne coltivata si propone come alternativa alla carne convenzionale in quanto non necessita della macellazione degli animali, riduce l’utilizzo degli antibiotici e la diffusione delle zoonosi, è meno impattante sull’ambiente ed assicura per il futuro una fonte sostenibile di proteine.

* 👩‍🔬la produzione di carne coltivata si avvale di procedure impiegate da decenni nell’industria farmaceutica per la produzione di biotessuti e biofarmaci ma è ancora nelle sue fasi iniziali con costi elevati e tecnologia inefficiente e richiede lo sviluppo di tecnologie molto complesse per ottenere enormi biomasse (migliaia di tonnellate) in modalità extra-corporea.

* 🔬occorrono ulteriori studi sulla #sicurezzaalimentare, efficienza energetica, sostenibilità, impatto ambientale, penetrabilità nei mercati e accettazione da parte dei consumatori.

*⚠️I pericoli potenziali individuati fino ad oggi necessitano della valutazione dei rischi per poter consentire la corretta applicazione dei protocolli standard di controllo e garantire la sicurezza dei consumatori.

Poiché la domanda globale di carne è destinata a crescere, è chiaro che le pratiche agricole dovranno cambiare se vogliamo nutrire tutti e affrontare le emergenze  climatiche e di biodiversità che affliggono il mondo.

La carne coltivata si pone l’obiettivo di offrire alla stragrande maggioranza di consumatori di carne convenzionale (ottenuta attraverso il sacrificio degli animali e lo sfruttamento delle risorse) un’alternativa più sostenibile che non aggiunge pressione su ambiente e benessere animale.

Difatti potrebbe essere prodotta in modo efficiente (es. con input a basso costo e attentamente misurati per evitare sprechi e utilizzo di energia rinnovabile) con basse emissioni di carbonio e con meno animali mantenuti in condizioni migliori.

Una convinzione abbastanza diffusa vede la carne coltivata come la fine dell’allevamento tradizionale. Ma le cose non stanno esattamente così.

Da un lato possiamo immaginare l’industria della carne coltivata come una integrazione più sostenibile dell’allevamento intensivo con vantaggi finanziari e ambientali.

Dall’altro, con una logica non dissolutiva ma evolutiva, il passaggio dall’allevamento intensivo ad aziende più piccole consente agli allevatori di garantire standard più elevati di benessere animale.

In questo nuovo contesto agro-zootecnico e di agricoltura rigenerativa gli animali verrebbero allevati per produrre meno carne ma di alta qualità, come ad esempio i tagli di bistecche o filetto con una consistenza tecnicamente difficile da realizzare con le attuali tecniche di coltura cellulare. Mentre i volumi elevati di carne, ad esempio carne macinata, verrebbero assicurati da una percentuale minima di animali mantenuti come donatori di cellule per i laboratori di carne coltivata.

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Dengue: un problema di sanità globale

La dengue è una malattia virale acuta causata dal virus dengue (DENV), un virus a RNA del genere Flavivirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, e spesso viene trasmessa all’uomo attraverso
la puntura delle zanzare Aedes, prevalentemente Aedes aegypti o Ae. albopictus.

Ad oggi è considerata forse la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all’uomo e ha un impatto economico significativo, per i conseguenti costi sanitari globali, stimati in oltre 8,9 miliardi di dollari all’anno.

Nel contesto della prevenzione della dengue, una prospettiva One Health consentirebbe di affrontare le complesse relazioni tra la malattia, i  suoi vettori (zanzare Aedes) e i loro
habitat ecologici.

Ne parlano Ivan Corti e Maurizio Ferri in un articolo pubblicato su La Settimana Veterinaria




Ugo Della Marta nominato Capo dei Servizi Veterinari

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha conferito al Direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (DGISAN) del Ministero della Salute, Ugo Della Marta, le funzioni di Capo dei Servizi Veterinari italiani (Chief Veterinary Officer – CVO).

Al CVO spetta il compito di assicurare il coordinamento delle attività in ambito nazionale in materia di sicurezza alimentare, sanità animale e salute pubblica e di garantire il coordinamento dei rapporti internazionali con l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (World Organization for Animal Health – WOAH), con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Food and Agricolture Organization – FAO), con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization – WHO), con la Commissione europea e il Consiglio europeo.

Laureato in medicina veterinaria presso l’Università degli Studi di Perugia nel 1988, Della Marta vanta una vasta esperienza nel settore della sanità pubblica. Dagli anni ’90 ha ricoperto ruoli dirigenziali nell’Area di sanità veterinaria del sistema sanitario della Regione Lazio. Dal 2016 al 2022 è stato Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT). Da settembre 2022 è Direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione presso il Ministero della salute.

Svolge le funzioni di CVO dal 5 gennaio 2024.

A Ugo della Marta i complimenti per l’incarico e gli auguri di buon lavoro del Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice.