ECM Api e Ambiente Cortona

apicolturaSi terrà il 14 dicembre a Cortona (AR) il corso ECM organizzato dalla SIMeVeP dal titolo “Api e Ambiente”. Il corso è aperto a 60 partecipanti ed è gratuito per gli iscritti della Regione Toscana.

Il corso vuole fornire un quadro organico delle problematiche legate all’allevamento apistico nel contesto ambientale attuale; fornire strumenti di valutazione dello stato di salute dell’ambiente, dell’uomo e degli animali attraverso le api e i prodotti dell’alveare.

Programma

Scheda di iscrizione




One health. Convegno SIMeVeP al Forum Risk Management

Si terrà ad Arezzo dal 21 al 24 novembre, con il patrocinio di SIMeVeP e SIVeMP, la 18ª edizione del Forum Risk Management “La sfida della sanità pubblica. Cambiamento – Sostenibilità – Prossimità.

Nell’ambito dell’articolato programma, il 22 novembre si terrà il convegno “ONE HEALTH. SANITÀ ANIMALE E UMANA E SICUREZZA ALIMENTARE”, organizzato in partnership con SIMeVeP, i cui lavori saranno coordinati dal Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, e  dalla Presidente Commissione Ambiente Regione Toscana, Lucia De Robertis.

Il coordinamento della tavola rotonda conclusiva è affidato a Maria Caramelli, Esperto nel settore della sanità animale e della sicurezza alimentare del Ministro della Salute e
Aldo Grasselli, Presidente Federazione Veterinari e Medici – FVM.

 




ECM PSA di Bergamo: pubblicati gli atti

Sono online i documenti relativi al corso ECM dal titolo “Peste Suina Africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento e di eradicazione” che si è tenuto a Bergamo il 2 settembre.

Alla luce dell’attuale emergenza relativa alla Peste suina africana (PSA), l’obiettivo del convegno è stato quello di  migliorare le conoscenze degli operatori nell’ambito del monitoraggio e della sorveglianza della malattia nella fauna selvatica e favorire una più efficace gestione dell’allevamento, in linea con le indicazioni delle più recenti normative.

Scarica gli atti




Convegno PSA. Tutti uniti per combattere la malattia

Domani, 5 settembre, arriverà in Conferenza Stato Regioni “Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione nelle Zone di Restrizione da Peste Suina Africana (PSA)” già approvato dalla Commissione Agricoltura della Conferenza.

Lo ha annunciato il Commissario straordinario alla Peste Suina Africana, Vincenzo Caputo, nel corso del Convegno “Peste Suina Africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento e di eradicazione” organizzato da Coldiretti con il patrocinio di ATS Bergamo e accreditato ECm dalla SIMeVeP che si è tenuto in 2 settembre nell’ambito della Fiera di Sant’Alessandro a Bergamo.

Le misure si pongono l’obiettivo di uscire entro tre anni dall’emergenza che è arrivata in Lombardia, regione dove si allevano la metà dei suini italiani e dove la Psa è ha già colpito con 5 focolai in allevamenti suinicoli in provincia di Pavia.

«Occorre mettere in campo una biosicurezza rafforzata con comportamenti consapevoli da parte dell’uomo – ha affermato Caputo – Si parte dalla disinfezione di mani e scarpe, i boschi vanno frequentati in sicurezza e sarà sempre più importante il coinvolgimento di sindaci e regioni. Dobbiamo salvare il comparto suinicolo, particolarmente importate per l’economia».

Francesco Feliziani, responsabile del laboratorio nazionale di riferimento per le pesti suine dell’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria e Marche, ha aggiunto che «il vaccino allo studio è uno strumento importante, ma non per l’Europa, dove esiste una filiera suinicola avanzata. Puntiamo sulla prevenzione, partendo dalla segnalazione tempestiva dei casi sospetti, tenuto conto che abbiamo un sistema diagnostico molto efficace».

Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha concluso l’incontro, ribadendo che bisogna « fare tutto il possibile per non compromettere una delle filiere più importanti dell’agroalimentare italiano, apprezzato in tutto il mondo. Prestiamo la massima attenzione e ogni allevatore coinvolto verrà indennizzato. Non possiamo perdere la capacità produttiva di un comparto che muove più di 20 miliardi di euro e che rischierebbe di perdere mercati importanti. Uniamo le forze per uscirne il prima possibile in modo da garantire una prospettiva futura alle nuove generazioni».

Al Convegno sono intervenuti anche Mario Chiari, Ats Brescia – Referente PSA UO Veterinaria Regione Lombardia, il sottosegretario del Ministero dell’agricoltura, Patrizio La Pietra, Gabriele Borella, presidente di Coldiretti Bergamo, l’Assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi, il consigliere regionale Davide Casati. Il Sottosegretario e l’Assessore hanno assicurato la massima attenzione da parte del Governo e della Regione lombardia e lo stanziamento di risorse per il settore suinicolo.

A coordinare i lavori della giornata il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice che ha sottolineato come siano isndispensabili azioni coordinate e sinergiche per contenere la diffusione della Peste Suina Africana nel nostro Paese ed evitare danni ingenti all’economia, compreso l’export dei prodotti agroalimentari italiani.

 

 

 




PSA: Intervista al Presidente Sorice

Il Presidente della SIMeVeP, dott. Antonio Sorice è stato intervistato in merito agli ultimi sviluppi relativi alla Peste Suina Africana.

Negli ultimi giorni le notizie sul tema corrono. L’arrivo del virus anche in Lombardia, in particolare nella zona del pavese, ha messo tutto il comparto di allevatori, addetti sanitari in stato di massima allerta: la situazione è grave se anche la Lombardia viene colpita, giacché come l’Emilia-Romagna e altre regioni limitrofe rappresenta lo zoccolo duro della produzione italiana di carne e prodotti trasformati (salami, prosciutto crudo, pancette, coppa, etc) esportati anche all’estero come eccellenze del Made in Italy.

Esistono misure di biosicurezza obbligatorie che vengono adottate da allevatori di suini domestici, la questione si fa più intrigata quando si tratta di cinghiali selvatici che escono fuori dall’area del controllo umano.

Cosa ne sarà, dunque, del comparto se la piaga della peste suina africana non si arginerà? Abbiamo parlato con Antonio Sorice, Presidente della SIMeVeP, Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, che ci ha chiarito le idee sulla questione spiegando cosa sta succedendo, quali sono le conseguenze.

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Fonte : www.gamberorosso.it




Covid-19: origine naturale o di laboratorio?

Pubblichiamo il contributo del dott. Maurizio Ferri relativo sulla richiesta fatta da Biosafety Now alla rivista Nature Medicine di ritirare l’articolo The proximal origin of SARS-CoV-2 pubblicato nel 2020.

Biosafety, un’organizzazione non governativa, ha lanciato 6 febbraio 2023,una petizione per richiedere alla rivista Nature Medicine di ritirare l’articolo The proximal origin of SARS-CoV-2 pubblicato nel 2020. Nella petizione si stabilisce che l’articolo era, ed è, il prodotto di frodi scientifiche e cattiva condotta scientifica e se ne propone la rimozione dalla letteratura scientifica. Contestualmente, tra le diverse attività lancia un’altra petizione con la quale chiede di proibire la ricerca “gain-of-function’ che crea potenziali agenti patogeni pandemici, di ridurre il numero di laboratori di bio-contenimento di alto livello, il rafforzamento della biosicurezza e della gestione del rischio biologico per la ricerca sui patogeni. Lo scopo è dunque di prevenire le future pandemie causate da esperimenti di laboratorio e sensibilizzare la comunità scientifica e la società sui rischi legati alle accresciute potenzialità e costi in rapida diminuzione della biotecnologia avanzata. Gli esperimenti ‘gain of function’ che servono per aumentare la capacità patogena dei virus, possono rendere le pandemie generate dal laboratorio una minaccia per la sopravvivenza della specie umana e necessitano di una più stretto controllo regolatorio nazionale ed internazionale.

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ECM PSA a Bergamo – Iscrizioni aperte

cinghialiIl 2 settembre si terrà il corso ECM dal titolo “Peste Suina Africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento e di eradicazione” presso la Fiera di Bergamo.

Alla luce dell’attuale emergenza relativa alla Peste suina africana (PSA), il convegno ha l’obiettivo di migliorare le conoscenze degli operatori nell’ambito del monitoraggio e della sorveglianza della malattia nella fauna selvatica e favorire una più efficace gestione dell’allevamento, in linea con le indicazioni delle più recenti normative.

Il corso è organizzato per Medici Veterinari, è aperto a 50 partecipanti ed è gratuito.

Al corso sono stati assegnati 3 crediti ECM.

Programma scientifico

Scheda di iscrizione




Aviaria, Sieroconversione nei domestici. Sorice: l’attività di sorveglianza dei servizi veterinari funziona

Anticorpi al virus H5N1 in 5 cani e un gatto in un allevamento del Bresciano. Per gli esperti, più che una sorpresa è la conferma che il virus ad alta patogenicità, responsabile della grande epidemia di aviaria diffusa a livello globale, può essere trasmesso dai volatili ai mammiferi e, quindi, all’uomo.

La notizia ha iniziato a circolare soprattutto negli ambienti veterinari quando, il 4 luglio scorso, il Ministero della Salute ha trasmesso una nota a diversi enti (tra cui le Regioni) per informare che “è stata recentemente accertata la sieroconversione (ovvero gli animali in questione hanno sviluppato gli anticorpi, segno che sono entrati in contatto col virus, ndr) di cinque cani e un gatto presenti in un allevamento avicolo rurale in provincia di Brescia sede di un focolaio di H5N1″.

Le analisi genetiche del virus hanno identificato il genotipo “responsabile dei casi riportati in nord Italia nei gabbiani. Tale virus presenta anche una mutazione considerata un marker di adattamento dei virus ai mammiferi (T271A nella proteina PB2) con un possibile aumento del suo potenziale zoonotico (ovvero della sua capacità di creare una zoonosi, cioè di dar vita a una malattia che si trasferisce dall’animale all’uomondr)”.

Cosa significa? “Riscontrare la sieroconversione – spiega Antonio Sorice, presidente Società italiana di medicina veterinaria preventiva (SIMeVeP) – non significa che quegli animali si siano ammalati o contagiati, ma è la certezza che sono entrati in contatto col virus e hanno avuto una risposta anticorpale”.

Fonte: ilgiorno.it

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Aviaria – Intervista al Presidente Sorice su cani e gatti contagiati a Brescia

Antonio SoriceChe l’influenza aviaria potesse infettare anche i mammiferi era già chiaro, dopo i casi accertati prima nel Regno Unito, poi in Galizia. Ora, un’ulteriore conferma arriva anche dal Ministero della Salute italiano che, nei giorni scorsi, ha accertato la “sieroconversione” del virus H5N1 in cinque cani e un gatto, contagiati all’interno di un allevamento avicolo rurale in provincia di Brescia. «Riscontrare una “sieroconversione” significa avere la certezza  che quegli animali (i cinque cani e il gatto, ndr) siano effettivamente entrati in contatto con il virus H5N1 e che, di conseguenza, abbiano avuto una reazione anticorpale. Un riscontro – spiega Antonio Sorice, presidente SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), in un’intervista a Sanità Informazione – che non sorprende, vista la presenza di un focolaio di aviaria in quello stesso allevamento».

Un virus ad alta patogenicità

Questi ultimi casi confermano la necessità di mantenere alta l’attenzione: ««È ormai acclarato che l’H5N1 sia un virus ad alta patogenicità che dai volateli può essere trasmesso ai mammiferi e all’uomo. Per questo, i servizi veterinari, così come previsto dal piano di monitoraggio emanato dal Ministero della Salute nei mesi scorsi, sono impegnati in controlli costanti per intercettare la presenza di eventuali focolai, soprattutto causati dal passaggio di selvatici infetti». Anche se facilmente trasmissibile, negli esseri umani continua a manifestarsi attraverso sintomi piuttosto lievi, «come congiuntivite e piccoli problemi respiratori – dice Sorice – . Soprattutto, non sono stati finora mai accertati contagi inter-umani».

Allerta per le categorie a rischio

Massima attenzione anche tra le categorie a rischio, come allevatori e addetti alla macellazione. «A chiunque possa potenzialmente entrare in contatto con animali infetti – aggiunge il presidente della SIMeVeP – è consigliato sottoporsi alla vaccinazione stagionale che, pur non avendo efficacia contro l’avaria, facilita la diagnosi differenziale (tra influenza stagionale e aviaria in caso di comparsa di sintomi influenzali) ed evita che il soggetto possa debilitarsi in caso di duplice contagio (da aviaria e da influenza stagionale).  La mutazione attuale del virus, dunque, indica un adattamento ai mammiferi «che – sottolinea Sorice – non esclude la possibilità che, continuando a modificarsi, possa assumere quelle caratteristiche necessarie a renderlo trasmissibile da un uomo all’altro». Nonostante il livello di rischio generale, per il momento, sia considerato “basso”, il Ministero consiglia a tutti di evitare contatti con gli animali morti.

Fonte: Sanità informazione

 




Il rischio zoonotico dei sarbecovirus

Il rischio zoonotico dei coronavirus trasmessi dai pipistrelli, incluso SARS-CoV-2 agente della pandemia COVID19, è oggetto di programmi di sorveglianza epidemiologica in Cina e nel sud-est asiatico, dove i pipistrelli selvatici sono ritenuti serbatoi dei parenti più stretti noti di SARS-CoV-2.

In Europa, l‘attività di sorveglianza è limitata a pochi studi che hanno esaminato e caratterizzato il coronavirus nei pipistrelli. In un recente lavoro, ricercatori britannici hanno applicato il sequenziamento dell’RNA per lo screening dei coronavirus in 48 campioni fecali di 16 specie di pipistrelli ed in sei specie di pipistrelli hanno recuperato nove genomi completi di quattro sarbecovirus strettamente correlati. Per testare la capacità di quest’ultimi coronavirus circolanti bel Regno Unito di infettare le cellule umane che esprimono come recettore l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (hACE2), hanno incorporato le loro proteine S-spike in pseudovirus basati su lentivirus (versioni sicure di questi virus) e ne hanno trovato uno in grado di legarsi, anche se in modo non ottimale, ed utilizzare le cellule umane ma con livelli innaturalmente elevati di recettore ACE2.

Sebbene ciò renda improbabile che il virus possa fare un salto zoonotico, diffondersi ed evolversi senza adattamenti chiave, in particolare nelle loro proteine S, l’alta prevalenza di ricombinazione genetica tra i sarbecovirus potrebbe facilitare il superamento della barriera genetica. Cioè: altri sarbecovirus che circolano nei pipistrelli britannici potrebbero essere in grado di legare l’ACE2 umano in modo più efficiente.

Questi risultati evidenziano che il rischio zoonotico dei sarbecovirus può estendersi oltre i confini asiatici ed interessare l’Europa, dove la sorveglianza genomica nella fauna selvatica è ancora limitata. Per evitare di essere colti di sorpresa nel caso in cui un prossimo sarbecovirus si riversi sugli esseri umani da una posizione o un ramo senza precedenti dell’albero genealogico, è prioritario realizzare programmi di sorveglianza virale più estesi a livello globale per comprendere le dinamiche di condivisione virale negli ospiti dei mammiferi, compresi i pipistrelli e fornire informazioni chiave sui determinanti molecolari ed ecologici degli eventi zoonotici.

Maurizio Ferri

Leggi l’articolo: “Genomic screening of 16 UK native bat species through conservationist networks uncovers coronaviruses with zoonotic potential”