Il World One Health Congress rinviato a ottobre

One health congressoA causa della pandemia COVID-19, il Comitato Organizzatore del 6° Congresso Mondiale della Salute Unica ha deciso di rinviare il Congresso che si sarebbe dovuto tenere a Edimburgo, in Scozia dal  14 al 18 giugno 2020

L’evento si terrà dal 30 ottobre al 3 novembre 2020 nella stessa sede e  si concluderà dunque in coincidenza con la giornata mondiale “One Health” che si celebra ogni anno il 3 novembre.

Anche il programma subirà delle varioni che vedranno l’introduzione di una sessione extra su SARS-CoV-2/COVID-19 con particolare attenzione a: patogenesi e manifestazioni cliniche, virologia ed epidemiologia, strategie di intervento, gestione clinica e epidemica.

Tutte le registrazioni pervenute saranno tenute in considerazione per le nuove date così come rimangono in programmazione tutti gli abstract  accettati per la presentazioni, a meno che gli autori non desiderino diversamente.

Tutte le informazioni sul sito ufficiale del Congresso




Giovanni Di Guardo: Quello che so sul Coronavirus cinese

Proponiamo la lettura della lettera del Prof. Giovanni Di Guardo, docente della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, pubblicata sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera il 27 gennaio 2020

Caro BSev, sono professore di patologia generale e fisiopatologia veterinaria all’Università di Teramo e, poiché nutro uno sconfinato interesse nei confronti delle malattie infettive, soprattutto nei riguardi di quelle causate da agenti “zoonosici” – cioè in grado di effettuare il “salto di specie da animale a uomo” -, mi fa piacere e ritengo opportuno condividere insieme a voi alcune riflessioni sul coronavirus recentemente identificato in Cina, che sta generando preoccupazione e allarme non soltanto in quel Paese, ma un pò ovunque. Qual’è l’origine di questo nuovo patogeno, imparentato col virus della SARS e provvisoriamente denominato “2019-nCoV”? Un recentissimo lavoro avrebbe ascritto la fonte primaria dell’infezione umana ai serpenti (abitualmente consumati in Cina a scopo alimentare), nel cui organismo un coronavirus proveniente dai pipistrelli si sarebbe “ricombinato” con quello già presente negli stessi, dando in tal modo origine al “2019-nCoV”; altri autorevoli studiosi avrebbero tuttavia espresso dubbi in merito alla sopra citata “dinamica” di trasferimento del coronavirus in questione dagli animali all’uomo. Infatti, sebbene i due temibili predecessori del “2019-nCoV”, rappresentati dai coronavirus della SARS e della MERS, avrebbero compiuto il famigerato “salto di specie” passando rispettivamente all’uomo dai pipistrelli e dai dromedari, i rettili non rientrerebbero, a differenza di mammiferi e volatili, fra gli ospiti suscettibili ai coronavirus. In un Paese come la Cina, che ha peraltro adottato una serie di misure “draconiane” per il contenimento del nuovo coronavirus, l’eccessiva densità demografica umana e animale, l’elevata promiscuità uomini-animali e certe abitudini alimentari rappresenterebbero poi condizioni “ideali” per l’insorgenza e la diffusione di epidemie quali SARS, influenza aviaria e quella emergente da “2019-nCoV”, agendo come fattori letteralmente capaci di “metter le ali” a tali virus.

 




ACE-inibitori e sartani (ARBs) in pazienti affetti da CoViD-19: un Giano bifronte?

E’ stata pubblicata sul BMJ – British Medical Journal – la rapid reponse a firma di Adriana Albini  – Polo scientifico e tecnologico dell’IRCCS Multimedica di Milano-, Giovanni Di Guardo – Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo –  e Michele Lombardo – Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale San Giuseppe – MultiMedica di Milano “Inhibitors of the renin-angiotensin-aldosterone system and CoViD-19-affected patients: A two-faced Janus?”, in risposta all’articolo “Clinical characteristics of 113 deceased patients with coronavirus disease 2019: Retrospective study“.

Secondo gli scienziati italiani sono assolutamente necessari e urgenti studi  adeguatamente finanziati che forniscano dati solidi, basati su evidenze scientifiche, finalizzati a valutare l’eventuale impatto degli ACE-inibitori e dei sartani (farmaci bloccanti il recettore dell’angiotensina II; ARBs) – considerati i farmaci di prima scelta per la cura dell’ipertensione-  sull’evoluzione in ambito clinico-patologico dell’infezione da SARS-CoV-2. Ciò al fine di fornire una risposta “non equivoca” alla domanda cruciale secondo cui le due  sopracitate classi di farmaci possano essere utilizzate in sicurezza oppure debbano, in alternativa, sostituite da altri farmaci antipertensivi nella gestione terapeutica di pazienti SARS-CoV-2-infetti  e contestualmente affetti da comorbidità quali ipertensione, malattie cardiovascolari e/o diabete.

Non meno importanti, al fine di poter fornire risposte adeguate ed “evidence based” alle numerose questioni aperte riguardanti  la patogenesi dell’infezione da SARS-CoV-2, saranno le indagini post mortem che andranno eseguite sui pazienti con CoViD-19 deceduti.

A cura della segreteria SIMeVeP




Coronavirus in Cina. L’ISS dedicata una sezione per rispondere alle domande

Cosa sono i coronavirus e come si diffondono? Come fare a prevenire l’infezione? Per rispondere a queste domande e venire incontro a cittadini e operatori EpiCentro pubblica una nuova sezione dedicata ai coronavirus e fa il punto della situazione sul focolaio di infezione da un nuovo coronavirus (2019-nCoV). Al 20 gennaio 2020, secondo il risk assessment pubblicato il 22 gennaio dall’ECDC, sono stati notificati complessivamente 295 casi confermati di infezione da 2019-nCoV e 4 decessi.

 

 




Covid19: dalla suola delle scarpe alle zampe degli animali. Le indicazioni dell’ISS

issL’Istituto superiore di sanità fa chiarezza su alcune domande frequenti legate al Sars Cov 2:

Il pane fresco o le verdure crude possono essere contaminate da nuovo coronavirus e trasmettere l’infezione a chi li mangia?

Allo stato attuale non vi sono informazioni sulla sopravvivenza del virus sulla superficie degli alimenti, ma la possibilità di trasmissione del virus attraverso il pane fresco, o altri tipi di alimenti è poco probabile, visto che la modalità di trasmissione è principalmente attraverso le goccioline che contengono secrezioni respiratorie (droplets) o per contatto, purché manipolando il pane, come altri alimenti, sia rispettata l’igiene delle mani, che consiste nel lavaggio accurato con acqua e sapone per almeno 20 secondi, e in caso di tosse o starnuti si usi un fazzoletto usa e getta per coprire le vie respiratorie e poi si lavino subito le mani prima di toccare il pane o le verdure.

La suola delle scarpe può portare il virus in casa contaminando le superfici e esponendo al contagio?

Il tempo di sopravvivenza del virus in luoghi aperti non è attualmente noto. Teoricamente se si passa con la suola delle scarpe su una superficie in cui una persona infetta ha espulso secrezioni respiratorie come catarro, ecc. è possibile che il virus sia presente sulla suola e possa essere portato in casa. Tuttavia, il pavimento non è una delle superfici che normalmente tocchiamo, quindi il rischio è trascurabile. In presenza di bambini si può mantenere un atteggiamento prudente nel rispetto delle normali norme igieniche, togliendosi le scarpe all’ingresso in casa e pulendo i pavimenti con prodotti a base di cloro all’0.1% (semplice candeggina o varechina diluita)

Se torno da una passeggiata con il mio cane devo pulirgli le zampe?

La sopravvivenza del nuovo Coronavirus negli ambienti esterni non è al momento nota con certezza. Se il cane viene a contatto con le zampe con secrezioni respiratorie espulse a terra da persone infette è teoricamente possibile che possa trasportare il virus anche se non vi sono al momento evidenze di contagi avvenuti in questo modo. Quindi, si tratta di osservare l’igiene accurata delle superfici e delle mani lavando i pavimenti con soluzioni a base di cloro all’0.1% (la comune candeggina o varechina), le altre superfici con soluzioni a base di cloro allo 0,5% e le mani con acqua e sapone per oltre 20 secondi o con soluzioni/gel a base alcolica, per uccidere i virus. E’ possibile al rientro a casa lavare le zampe del cane con acqua e sapone, analogamente a quanto facciamo con le nostre mani, avendo cura di asciugarle bene e comunque è opportuno evitare di farlo salire con le zampe su superfici con le quali veniamo a contatto (ad esempio su letti o divani)

Se si è dovuti uscire per lavoro o emergenze, al rientro in casa bisogna lavare i capelli e gli indumenti indossati? Il virus sopravvive su capelli e indumenti?

Con il rispetto della distanza di almeno un metro dalle altre persone è poco plausibile che i nostri vestiti, o noi stessi, possano essere contaminati da virus in una quantità rilevante. Tuttavia, sempre nel rispetto delle buone norme igieniche, quando si torna a casa è opportuno riporre correttamente la giacca o il soprabito senza, ad esempio, poggiarli sul divano, sul tavolo o sul letto.




COVID-19. Dichiarazione congiunta OIE-WVA: attività veterinarie essenziali

Nel quadro della pandemia COVID-19, l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e la World Veterinary Association (WVA) hanno fatto una dichiarazione congiunta perrichiamare l’attenzione sul ruolo e le responsabilità della professione veterinaria per la salute pubblica, mettemdo in evidenza le attività veterinarie specifiche fondamentali per garantire continuità nella sicurezza alimentare, nella prevenzione delle malattie e nella gestione delle emergenze.

Per affrontare efficacemente le sfide poste dalla pandemia di COVID-19, molti governi di tutto il mondo hanno adottato misure restrittive per chiudere le attività non essenziali. Queste decisioni sollevano interrogativi sui potenziali adattamenti che devono essere attuati dalla professione veterinaria. In questo contesto, l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e la World Veterinary Association (WVA) sostengono che le attività specifiche dei servizi veterinari vengano considerate attività essenziali.

Mantenere le attività cruciali per la salute pubblica
I veterinari sono parte integrante della comunità sanitaria globale. Oltre alle attività legate alla salute e al benessere degli animali, hanno un ruolo chiave nella prevenzione e nella gestione delle malattie, comprese quelle trasmissibili all’uomo, e nel garantire la sicurezza alimentare alle popolazioni.

Nella situazione attuale è fondamentale che, tra le loro numerose attività, possano garantire quelle necessarie affinché:

  • i servizi di regolamentazione e ispezione veterinari nazionali e regionali possano controllare l’integrità della salute pubblica
  • solo gli animali sani e i loro sottoprodotti entrino nell’approvvigionamento alimentare per assicurare la sicurezza alimentare alle popolazioni,
  • le situazioni di emergenza possano essere affrontate,
  • vengano mantenute misure preventive, come la vaccinazione contro malattie con un significativo impatto sulla salute pubblica o economica,
  • proseguano le attività di ricerca prioritarie.

Sostegno alle attività veterinarie nel contesto attuale
Nello svolgimento del proprio lavoro, i veterinari hanno la responsabilità di salvaguardare la propria salute, la salute di coloro con cui lavorano e la salute dei propri clienti. Pertanto, devono garantire che vengano attuati livelli adeguati di biosicurezza, che il loro personale sia protetto con le attrezzature necessarie e che i proprietari di animali siano informati delle misure precauzionali in atto. È responsabilità di ciascun individuo garantire che i comportamenti appropriati siano rispettati nel quadro di tali attività, al fine di evitare un’ulteriore diffusione di COVID-19.

Il testo originale comunicato del 18 marzo 2020




David Quammen: «Questo virus è più pericoloso di Ebola e Sars»

spilloverIl quotidiano Il Manifesto ha intervistato David Quammen, il divulgatore scientifico autore nel 2014 di «Spillover» che risponde a queste domande:

  • Come avviene lo «spillover»?
  • Una delle sezioni del suo libro si chiama «Tutto ha un’origine», in che modo la distruzione della biodiversità da parte dell’uomo e l’interferenza dell’uomo nell’ambiente creano le condizioni per la comparsa di nuovi virus come il coronavirus?
  • La distinzione tra zoonosi e non zoonosi aiuta in qualche modo a spiegare perché l’uomo ha sconfitto certe malattie e non altre? In altre parole, è più difficile “curare” le zoonosi? E se sì, perché?
  • Quindi, se un virus ci arriva dai pipistrelli, qual è la soluzione? Dovremmo uccidere tutti i pipistrelli?
  • Riguardo ai pipistrelli, il fatto che siano mammiferi come gli esseri umani rende più facile la trasmissione del virus da loro a noi? È proprio perché siamo entrambi mammiferi che lo «spillover» è più probabile?
  • Da quanto ho capito le epidemie della storia non sono indipendenti l’una dall’altra ma, in qualche modo, sono collegate e ricorrenti per i motivi di cui abbiamo parlato prima, quindi dove vanno a finire i virus quando non presentano una minaccia diretta agli esseri umani?
  • C’è una correlazione tra l’aumento del tasso di inquinamento in alcune zone e un impatto più forte del virus sulla popolazione di quella zona?
  • Un altro aspetto è che i sintomi arrivano più tardi del contagio. Quindi non c’è nessun allarme da parte dell’organismo che dice: «Sei infetto». Questo può rendere il Covid-19 più pericolosa di altre malattie che mostrano i sintomi prima?
  • Ho notato che la disinformazione scientifica che riguarda il coronavirus ha molti punti di contatto con le dinamiche della disinformazione climatica. Qual è la sua opinione al riguardo? E quanto è importante affrontare la disinformazione scientifica?
  • Dov’è la soglia limite tra l’offerta di notizie accurate, credibili, trasparenti e accessibili a tutti e il bombardamento continuo di “notizie” sul virus?
  • Che ruolo ha il sentimento di paura nelle dinamiche di comportamento collettivo durante una pandemia?
  • Cosa possiamo imparare da questa pandemia?
  • Ovviamente nessuno conosce davvero la risposta a questa domanda, ma come vede il mondo dopo il coronavirus? Cosa pensa che cambierà per le società e per la vita delle persone?
  • Leggi l’intervisa completa



Di Guardo: necessari approfondimenti diagnostici post mortem per acquisire informazioni di cruciale rilevanza sul SARS COV 2

coronavirusPer acquisire informazioni rilevanti su Sars Cov 2 sarebbero necessari approfondimenti diagnostici post mortem che permetterebbero  di comprendere come l’agente virale colonizza l’apparato respiratorio e gli altri distretti dell’organismo umano, le dinamiche della risposta immunitaria e la presenza di eventuali fattori di suscettibilita’/resistenza dell’ospite nei confronti dell’infezione.

Ne parla diffusamente il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, in un intervento pubblicato su “La Città del 19 marzo 2020 e sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera del 21 marzo.

CoViD-19 e hic est locus… ‘Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae’, ‘questo e’ il luogo dove la morte si compiace di esser d’aiuto alla vita’: questa la frase che campeggia sulla facciata dello storico Ospedale degli Incurabili a Napoli. Frase opera di Luciano Armanni, il celebre patologo partenopeo che nel diciannovesimo secolo descrisse con Wilhelm Ebstein la nefropatia diabetica, altrimenti nota come nefropatia di Armanni-Ebstein.

Nella mia veste di patologo veterinario e professore di patologia generale e fisiopatologia veterinaria, ritengo doverosa la premessa di cui sopra, specialmente in questi drammatici tempi di coronavirus. Sarebbe auspicabile, in proposito, che sui pazienti in cui l’infezione da virus SARS-CoV-2 abbia conosciuto un’evoluzione in senso letale venissero effettuati, quanto più possibile, approfonditi esami diagnostici post mortem. Nonostante l’enorme carico di dolore e sofferenza derivanti dalla perdita di un familiare o di una persona cara, tanto piu’ se connessa ad un nuovo virus pandemico, e’ proprio attraverso lo studio di pazienti “non piu’ tra noi” che possiamo acquisire informazioni di cruciale rilevanza sull’interazione virus-ospite.

Mi riferisco, in particolare, alle modalita’ attraverso cui l’agente virale colonizza l’apparato respiratorio e gli altri distretti dell’organismo umano, alle dinamiche della risposta immunitaria e alla presenza di eventuali fattori di suscettibilita’/resistenza dell’ospite nei confronti dell’infezione.

Il maggior tasso di letalita’ della CoViD-19 in Italia sarebbe da ricondurre all’ingente numero di pazienti geriatrici nel nostro Paese, fra i piu’ longevi al mondo. In questo segmento di popolazione, altresi’ affetto da una serie di pregresse patologie croniche, si concentrerebbero infatti i casi di CoViD-19 ad esito fatale.

Non si trascuri, tuttavia, il ruolo delle infezioni batteriche secondarie. L’Italia e’ anche il primo Paese, in Europa, per decessi causati da batteri antibiotico-resistenti.




Covid-19. ISS: in media 8 giorni tra sintomi e decesso, terapia antibiotica la più utilizzata

issNelle persone decedute positive al Covid-19 la terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). Lo afferma il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi pubblicato sul sito Epicentro, a aggiornato al 17 marzo. Il documento mostra anche i tempi mediani, in giorni, che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 1 giorno più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (5 giorni contro 4 giorni).

“Il comune utilizzo di terapia antibiotica – si legge nel documento – può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 25 casi (14,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie”.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei deceduti, il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7. Complessivamente, 3 pazienti, e non 12 come era stato indicato in precedenza per un refuso, presentavano 0 patologie (0,8% del campione), 89 (25,1%) presentavano 1 patologia, 91 presentavano 2 patologie (25.6%) e 172 (48,5%) presentavano 3 o più patologie.

Sempre su Epicentro è stato pubblicato anche l’aggiornamento epidemiologico sui dati raccolti attraverso la piattaforma web dedicata. La degenza in un reparto di ricovero è riportata per 3.281 casi (13,1% dei casi totali); di questi 397 (12%) risultano ricoverati in terapia intensiva. Al 16 marzo 2020, 106 province italiane su 107 (tutte ad eccezione di Isernia) hanno segnalato almeno un caso di COVID-19. I casi si concentrano soprattutto nel nord Italia, in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, e nelle Marche dove sono stati segnalati al sistema di sorveglianza oltre 1.000 casi.

Guarda anche l’infografica

Fonte: ISS




SARS-CoV-2 sulle superfici, il commento di Giovanni Di Guardo

coronavirusE’ stato a pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine” lo studio “Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1”.

Secondo tale studio il virus puo’ rimanere attivo per ore in aerosol nell’aria e per giorni su alcune superfici. Sulla plastica o l’acciaio inox SARS-CoV-2 sarebbe rilevabile tre giorni dopo la contaminazione, mentre sul cartone il virus diverrebbe inattivo dopo 24 ore e sul rame dopo 4 ore. In termini di emivita il virus perderebbe metà della sua carica dopo 66 minuti nell’aria, dopo 5 ore e 38 minuti sull’acciaio e dopo 6 ore e 49 minuti sulla plastica.

Abbiamo chiesto un commento al Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, che tanto ci ha comunicato:

I dati che questo lavoro ci fornisce sono oltremodo interessanti, anche se non va dimenticato che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 é, analogamente ai suoi “illustri predecessori” della SARS e della MERS, un virus con “involucro” (“envelope”) e, come tale,  dotato già di suo di  una resistenza non particolarmente elevata nell’ambiente esterno, a differenza dei cosiddetti virus “nudi” (cioè sprovvisti di “envelope“)”.

“Vi sarebbe un altro elemento, non meno rilevante, da tenere bene a mente: trovare il virus (e, in senso lato, qualsivoglia agente, virale e non) su una o più “matrici ambientali” non equivale a dire che l’agente abbia una “capacità infettante” adeguata ad innescare un processo infettivo negli individui che dovessero a vario titolo risultare esposti alla matrice contaminata ad opera dello stesso.

Infatti, i due “pre-requisiti” fondamentali affinchè ciò possa avvenire sono rappresentati:

1) dalla dose infettante;
2) dallo “status” immunitario dell’ospite.

Ovviamente, anche (e soprattutto) in questo caso (essendo la problematica in esame assolutamente nuova!!!), deve scendere prepotentemente in campo il sempiterno nonché salvifico “Principio di Precauzione”, che nella fattispecie e’ bene che faccia il paio con il c.d. “Worst Case Scenario“, concetto quest’ultimo assai caro agli Epidemiologi”.