Meeting Nazionale dei laboratori di produzione vaccini stabulogeni degli Zooprofilattici

Il  05 giugno Si è svolto 2023 il “I Meeting nazionale dei Laboratori di Produzione Vaccini Stabulogeni IIZZSS”. L’incontro ha visto la partecipazione dei laboratori di produzione nazionali insieme a rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Occasione dell’incontro è stata la pubblicazione del Position Paper, steso dagli IIZZSS, in accoglimento del Regolamento (UE) 2019/6 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, relativo ai medicinali veterinari e che abroga la direttiva 2001/82/CE.

Il Regolamento reca nuove disposizioni in materia di medicinali veterinari relativamente alle autorizzazioni, alla prescrizione, alla fabbricazione, all’immissione in commercio, alla distribuzione e al loro impiego e ne definisce parametri di elevata qualità, sicurezza ed efficacia quali strumento importante per garantire la tutela della salute pubblica, della salute degli animali e dell’ambiente.

Anche i vaccini autogeni inattivati dovrebbero essere fabbricati, così come i medicinali veterinari commerciali, conformemente ai principi delle buone pratiche di fabbricazione; ciò consentirebbe di preservare la loro qualità. Ai vaccini autogeni si applicano solo gli articoli 94, 105, 108, 117, 120, 123 e 134 del regolamento (UE) 2019/6.

In Italia, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali sono gli unici enti autorizzati dal Ministero della Salute alla produzione di vaccini veterinari autogeni, ai sensi del DM 287/94 recante norme per la produzione, l’impiego ed il controllo dei medicinali veterinari immunologici inattivati.

Il Position Paper, elaborato dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, definisce regole che garantiscono un prodotto sicuro e di qualità preservandone le peculiarità quali la necessità di tempi rapidi di allestimento, l’estemporaneità della produzione, la necessità di lavorazioni simultanee di un elevato numero di lotti, la variabilità e specificità della formulazione antigenica effettuata sulla base di test diagnostici altamente specializzati e la necessità di mantenere bassi i costi nei prodotti destinati ai piccoli produttori.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




L’Antibiotico Resistenza in Ue i dati del 2021

AntibioticoresistenzaIl quadro sulla diffusione europea dell’antibiotico-resistenza viene fornito annualmente dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) che raccoglie i dati attraverso due reti di sorveglianza: la European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) e la Central Asian and European Surveillance of Antimicrobial Resistance (CAESAR).

La rete CAESAR nel 2021 ha raccolto i dati provenienti da 16 Paesi. La rete EARS-Net nel 2021 ha raccolto i dati da 29 Paesi (gli Stati dell’UE più Islanda e Norvegia, appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE).

Gli ultimi dati raccolti sono riassunti nel documento “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe, 2021 data”, pubblicato ad aprile 2023 e contenente i dati relativi al 2021.

Sebbene entrambe queste reti utilizzino metodi comparabili per la raccolta e l’analisi dei dati, i risultati presentati nel documento, e in questa pagina, provengono da sistemi di sorveglianza nazionali distinti, per questo si consiglia cautela quando si confrontano i Paesi in termini di AMR, poiché i dati sono intrinsecamente influenzati da protocolli e pratiche diversi.

La resistenza antimicrobica nelle specie batteriche segnalate alle reti di sorveglianza varia ampiamente a seconda delle specie batteriche, del gruppo di antimicrobico e della regione geografica. Come già osservato nei precedenti rapporti regionali, esiste un gradiente di resistenza da Nord a Sud e da Ovest a Est, con tassi più elevati osservati nelle parti meridionali e orientali della regione europea.

Klebsiella pneumoniae

Carbapenemi: 14 (31%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali di K. pneumoniae resistente ai carbapenemi inferiori all’1%, 15 Paesi (33%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 25%, 8 dei quali (18% su 45 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Cefalosporine di III generazione: il 16% dei 45 Paesi (7 Paesi) ha mostrato percentuali di K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di III generazione inferiori al 10%, mentre 19 (42%), in particolare nelle parti meridionali e orientali della Regione, hanno riportato percentuali di resistenza maggiori o uguali al 50%.

Escherichia coli

E. Coli mantiene una rara resistenza ai carbapenemi e più bassa alle cefalosporine di III generazione rispetto a K. pneumoniae. Infatti solo 8 (18%) dei 44 Paesi hanno segnalato una percentuale di E. Coli resistente ai carbapenemi pari o superiori del 1%. Mentre per la resistenza alle cefalosporine di terza generazione in E. coli, 12 (27%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali inferiori al 10%, mentre percentuali di resistenza pari o superiori al 50% sono state osservate in 4 Paesi (9%).

La resistenza ai fluorochinoloni è risultata invece generalmente più alta (soprattutto nei Paesi della parte meridionale della regione europea dell’OMS). Infatti una percentuale di resistenza inferiore al 10% è stata osservata in due (4%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo. Una percentuale di resistenza del 25% o superiore è stata riportata in 17 (38%) Paesi. Una percentuale di resistenza del 50% o superiore è stata osservata in quattro (9%) Paesi.

Pseudomonas aeruginosa

Sono state osservate percentuali di P. aeruginosa resistente ai carbapenemi inferiori al 5% in due (5%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre sei (14%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 50%.

Acinetobacter spp

Nel 2021 le percentuali di Acinetobacter spp. resistenti ai carbapenemi. variava ampiamente all’interno della regione, da meno dell’1% in tre (7%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo al 50% o più in 25 (56%) Paesi, principalmente nell’Europa meridionale e orientale.

Staphylococcusaureus

Undici (25%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su S. aureus avevano percentuali di S. aureus meticillino-resistente (MRSA) inferiori al 5%, in tredici (30%) di 44 Paesi percentuali pari o superiori al 25%.

Streptococcus pneumoniae

Grandi differenze sono state osservate in tutta la Regione nella percentuale S. pneumoniae resistente alla penicillina. Due (5%) dei 43 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo avevano percentuali inferiori al 5%, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in cinque (12%) Paesi.

Enterococcus faecium

La resistenza alla vancomicina variava notevolmente tra i Paesi della Regione. Percentuali di resistenza inferiori all’1% sono state segnalate da sei (14%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in 17 (39%), cinque dei quali (11% dei 44 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Le informazioni specifiche per Paese per ciascuna specie batterica, sono disponibili sul sito web della Regione europea dell’OMS e sull’Atlante delle Malattie Infettive dell’ECDC.

Fonte: ISS




Premio per addetti alla ricerca nella cura degli animali e finanziamento della formazione per giovani ricercatori nei metodi alternativi

Premio per addetti alla ricerca nella cura degli animali e finanziamento della formazione per giovani ricercatori nei metodi alternativi

L’EPAA ha pubblicato il bando per “3Rs Student grants 2023″. Lo scopo è quello di sponsorizzare gli studenti affinché partecipino ai principali eventi 3R nel 2023. Verrà assegnata un super contributo (2500 EUR) per il 12° Congresso mondiale sulle metodiche alternative e l’uso degli animali nella ricerca e due contributi completi (500 EUR) per EUROTOX 2023. La call è rivolta agli studenti/giovani ricercatori interessati a questi eventi. Maggiori informazioni qui: https://lnkd.in/dvE-u6KY

La scadenza per entrambi gli eventi è lunedì 5 giugno 2023 alle 12:00 (mezzogiorno).

E’ stato anche aperto il bando per le candidature per il Refinement Prize 2023 dell’EPAA. Il premio di € 6000 sarà assegnato a un tecnico di laboratorio, custode di animali o tecnologo che ha dimostrato risultati eccezionali in nuovi approcci innovativi per promuovere l’implementazione e/o la sensibilizzazione al perfezionamento della sperimentazione animale.

Il bando è disponibile online sul sito dell’EPAA ed è accessibile tramite il link: https://single-market-economy.ec.europa.eu/calls-expression-interest/refinement-prize-2023-call-submissions_en  Le domande devono essere inviate a grow-epaa@ec.europa.eu entro lunedì 18 settembre 2023 alle 12:00 (mezzogiorno).

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




Mycoplasma gallisepticum: macrolidi, tiamulina e lincomicina sembrano tornati efficaci per il controllo dell’infezione

Farmaci veterinariNegli ultimi dieci anni Mycoplasma gallisepticum ha cambiato la sua sensibilità verso molti dei farmaci più comunemente prescritti per il suo contenimento. Lo afferma uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto

Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), che hanno analizzato i livelli di minima concentrazione inibente (MIC) per alcuni dei principi attivi più utilizzati per il trattamento del patogeno. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Antibiotics.

Mycoplasma gallisepticum è un patogeno importante in campo veterinario, perché altamente contagioso e responsabile di perdite economiche significative soprattutto nel settore avicolo. Oltre alle misure di prevenzione e alla vaccinazione, la terapia farmacologica degli animali infetti è una delle possibili strategie per contenere la diffusione della malattia.

Ricercatori dell’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe hanno analizzato i valori di minima concentrazione inibente (MIC) nei confronti delle principali molecole ad azione antibatterica (tetracicline, fluorochinoloni, macrolidi, lincosamidi) dei ceppi di Mycoplasma gallisepticum disponibili nella biobanca dell’IZSVe, isolati tra il 2010 e il 2020. Per eritromicina, tilmicosina, tilosina, spiramicina, tiamulina e lincomicina è stata osservata una variazione statisticamente significativa nel tempo delle frequenze di MIC: i valori di MIC ottenuti indicano un ritorno alla sensibilità di Mycoplasma gallisepticum verso questi farmaci.

La gamma di antimicrobici disponibili per il trattamento delle infezioni da Mycoplasma gallisepticum è però limitata a causa della resistenza intrinseca dei Mollicutes (classe batterica a cui appartengono i micoplasmi) a diverse classi e molecole di antibiotici (beta-lattamici, antibiotici glicopeptidici, sulfamidici, bacitracina, trimetoprim e rifampicina) in ragione della loro struttura cellulare e del loro metabolismo. Per contenere possibili fenomeni di antibiotico-resistenzaè fondamentale basare la scelta terapeutica per Mycoplasma gallisepticum in ragione dei livelli di MIC, scegliendo cioè il farmaco capace di impedire od ostacolare la crescita del patogeno con la più bassa concentrazione di sostanza.

I ricercatori dell’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe hanno utilizzato i ceppi di Mycoplasma gallisepticum – non vaccinali, isolati in Italia tra il 2010 e il 2020 – disponibili presso la ceppoteca dell’IZSVe  per raccogliere i valori di MIC nei confronti delle principali molecole ad azione antibatterica (tetracicline, fluorochinoloni, macrolidi, lincosamidi) e analizzarli in prospettiva storica per individuare variazioni significative e trend di sensibilità.

Sebbene il 79,1% degli isolati di Mycoplasma gallisepticum abbia mostrato valori di MIC per enrofloxacina pari a 8 g/mL, per eritromicina, tilmicosina, tilosina, spiramicina, tiamulina e lincomicina è stata osservata una variazione statisticamente significativa nel tempo delle frequenze di MIC. I valori di MIC ottenuti indicano un ritorno alla sensibilità di Mycoplasma gallisepticum verso questi farmaci, che possono essere quindi considerati come una valevole strategia terapeutica in caso di infezione.

I ricercatori IZSVe ipotizzano che questa inversione di tendenza possa essere il risultato di una riduzione della pressione selettiva antimicrobica sul campo, a cui hanno probabilmente contribuito anche i piani nazionali di contrasto all’antibiotico-resistenza recentemente implementati dal Ministero della Salute per ridurre l’uso di antimicrobici nella produzione avicola e l’azione di sensibilizzazione, svolta anche dai veterinari IZSVe verso il comparto avicolo, all’utilizzo del farmaco in ragione proprio dei valori di MIC.

A livello europeo, i dati sulle MIC per Mycoplasma gallisepticum sono ancora limitati: l’evidenza supportata da questo studio, come da altri simili condotti dall’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe, ribadisce l’importanza di procedere all’isolamento dei micoplasmi e alla determinazione dei valori di MIC adottando un metodo standardizzato, fondamentale per ottenere dati riproducibili che consentano di confrontare le osservazioni di diversi laboratori.

Fonte: IZS Venezie




Approvato il nuovo Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza

AntibioticoresistenzaApprovato in Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 30 novembre 2022, il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025.

Il documento fa seguito al precedente PNCAR 2017-2020, prorogato fino al dicembre 2021, e nasce con l’obiettivo di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza (ABR) nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione One Health, promuovendo un costante confronto in ambito internazionale e facendo al contempo tesoro dei successi e delle criticità del precedente piano nazionale.

La resistenza agli antimicrobici (AMR), di cui l’antibiotico-resistenza rappresenta certamente il fattore di maggiore rilevanza, è un fenomeno che avviene naturalmente nei microrganismi, come forma di adattamento all’ambiente, ed è dovuto alla capacità di questi ultimi di mutare e acquisire la capacità di resistere a molecole potenzialmente in grado di ucciderli o arrestarne la crescita. A causa dell’enorme pressione selettiva esercitata da un uso eccessivo e spesso improprio degli antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico, nel tempo questo fenomeno ha assunto i caratteri di una delle principali emergenze sanitarie globali.

L’ECDC ha stimato che il numero di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici nell’UE/SEE è stato

  • 685.433 nel 2016
  • 865.767 nel 2019
  • 801.517 nel 2020.

Queste infezioni hanno determinato un numero annuo stimato di decessi attribuibili, che è aumentato da 30.730 nel 2016 a 38.710 nel 2019, con una lieve diminuzione nel 2020 (35.813 decessi).

Ma l’impatto dell’ABR non si limita alla sola mortalità, includendo anche ricoveri prolungati, ritardi nella somministrazione di terapie o nell’effettuazione di interventi, un aumento delle infezioni postchirurgiche e/o post-chemioterapia, a causa dell’inefficacia dei protocolli di profilassi comunemente impiegati.

Inoltre nel settore veterinario, l’ABR, oltre a comportare un aumento del potenziale rischio sanitario per i professionisti e proprietari degli animali, può essere responsabile della riduzione sia dell’efficienza degli allevamenti sia delle produzioni.

Per preservare il valore degli antibiotici e tutelare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, è fondamentale che, non solo gli operatori sanitari e le istituzioni, ma anche i cittadini prendano piena coscienza della portata di questo fenomeno: solo collaborando si può sperare di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici.

Fonte: Ministero della salute




L’impatto dell’antibiotico-resistenza in Europa e nel mondo

AntibioticoresistenzaLe malattie infettive sono da lungo tempo considerate una priorità di salute pubblica globale a causa del loro forte impatto in termini di salute sulla popolazione. Prima i vaccini e poi gli antibiotici ne hanno modificato la storia, riducendo notevolmente la circolazione dei patogeni e la mortalità per malattie infettive trasmissibili.

Ad oggi, quasi un secolo dopo la scoperta del primo antibiotico, l’antibiotico-resistenza rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica, e, secondo le stime, potrebbe causare la morte di 10 milioni di persone all’anno entro il 2050. Per questo la sua diffusione è un problema urgente che richiede un intervento globale e un piano d’azione coordinato.

Alcuni studi hanno evidenziato che le infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici hanno un notevole impatto per la salute pubblica, espresso come decessi attribuibili e anni di vita aggiustati per la disabilità (Disability Adjusted Life Years -DALY). Questi studi sono utili perché una delle principali sfide per contrastare l’antibiotico-resistenza è comprendere il vero impatto del fenomeno, in particolare nelle regioni del mondo dove la sorveglianza è limitata e i dati sono scarsi.

Avere delle stime sul numero di decessi dovuti alle infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici e sulle loro cause è importante perché permette di programmare interventi di prevenzione e controllo, di definire le priorità per vaccini e farmaci in fase di sviluppo, e conseguentemente di ridurre i decessi associati o attribuibili a queste infezioni.

Queste stime non sono sempre disponibili per tutti i patogeni, a volte sono incomplete (es. per S. pneumoniae le stime sono per lo più ristrette ai bambini di età inferiore a 5 anni e alle infezioni causa di polmonite o meningite) e non coprono tutti i paesi o tutte le combinazioni patogeno-antibiotico.

Ad oggi gli studi sulle cause di mortalità dovuta a patogeni batterici comuni sono limitati, mentre esistono studi che riportano stime per agenti patogeni come Mycobacterium tubercolosisPlasmodium spp e HIV.

Un recente studio pubblicato nel 2022 ha stimato la mortalità globale associata a 33 specie batteriche considerando 11 sindromi infettive. Questo studio stima che nel 2019 si sono verificati 13,7 milioni di decessi per infezioni a livello globale, dei quali 7,7 milioni associati alle33 specie batteriche sia sensibili che resistenti agli antibiotici. I risultati mostrano che più della metà dei decessi sono stati causati da cinque principali batteri patogeni quali Staphylococcus aureusEscherichia coliStreptococcus pneumoniaeKlebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa. Questi batteri erano associati al 13,6% di tutti i decessi a livello globale e al 56,2% di tutte le morti per sepsi nel 2019. In particolare, lo S. aureus è stato associato a più di 1 milione di morti.

Un altro studio, anch’esso pubblicato recentemente (gennaio 2022), descrive un’approfondita analisi dell’impatto sanitario dell’antibiotico-resistenza per 23 patogeni e 88 combinazioni patogeno-antibiotico in 204 paesi, utilizzando specifici modelli statistici anche per le regioni del mondo per le quali non ci sono dati disponibili. È stato stimato che nel 2019, 4,95 milioni di decessi sono stati associati all’AMR, di cui 1,27 milioni di decessi direttamente attribuibili alla resistenza, cioè all’incirca la mortalità per malaria e HIV messi insieme.

Considerando tutte le età, il tasso più elevato di mortalità attribuibile alla resistenza è stato riportato nell’Africa subsahariana occidentale (27,3 decessi per 100.000 abitanti) e il più basso in Australasia (6,5 decessi per 100.000 abitanti). Le infezioni delle vie respiratorie inferiori hanno causato 1,5 milioni di decessi associati alla resistenza nel 2019, rappresentando una delle sindromi infettive più gravi.

Secondo questo studio, sei principali batteri patogeni (E. coliS. aureusK. pneumoniaeS. pneumoniaeP. aeruginosa e A. baumannii) hanno provocato 929.000 decessi attribuibili alla resistenza agli antibiotici e 3,57 milioni di decessi associati alla resistenzavagli antibiotici. In particolare, la combinazione patogeno-antibiotico, S. aureus con resistenza alla meticillina, ha causato più di 100.000 decessi.

I risultati di questo studio indicano che la resistenza dei batteri agli antibiotici è un problema di salute pubblica la cui dimensione è importante almeno quanto le principali malattie infettive, come HIV e malaria, e potenzialmente maggiore.

A livello europeo anche l’ECDC ha pubblicato un rapporto con le stime del numero annuale di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, del numero di decessi attribuibili, del numero e del tasso di anni di vita aggiustati per disabilità (DALY) e i tassi DALY specifici per gruppo di età.

È stato stimato che tra il 2016 e il 2020, il numero annuo di casi di infezioni da batteri resistenti a determinate classi antibiotiche (dati EARS-Net) nei Paesi dell’UE/SEE variava da 685.433 nel 2016 a 865.767 nel 2019 e 801.517 nel 2020, con un numero annuo di decessi attribuibili che va da 30.730 nel 2016 a 38.710 nel 2019 e 35.813 nel 2020. Se analizzate come DALY, le infezioni hanno portato a un impatto sanitario annuale che va da 909.488 nel 2016 a 1.101.288 nel 2019 e 1.014.799 nel 2020. È stato stimato che il 70,9% dei casi di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici erano infezioni correlate all’assistenza.

Questo dimostra che dal 2016 al 2020 sono state osservate tendenze significativamente in aumento nel numero stimato di infezioni, decessi attribuibili e DALY per 100.000 abitanti a causa dell’antibiotico-resistenza, sebbene i numeri siano leggermente diminuiti dal 2019 al 2020. Il carico maggiore di malattia è stato causato da E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione, seguito da S. aureus resistente alla meticillina e K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di terza generazione. Il peso totale specifico per gruppo di età era più alto nei neonati e negli anziani (oltre 65 anni).

Aggiustato per la numerosità della popolazione, il carico complessivo di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è stato stimato essere il più alto in Grecia, Italia e Romania, ognuna con in totale più di 2000 DALY, stimati per 100.000 abitanti, nel periodo 2016-2020.

I cambiamenti nelle stime annuali dell’impatto, riporta l’ECDC, possono essere stati influenzati da cambiamenti nella sorveglianza o da cambiamenti nelle pratiche sanitarie, come nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 ha messo sotto pressione tutti i servizi sanitari nei Paesi dell’UE/SEE. Parte della diminuzione nel 2020 può anche essere spiegata dalle misure adottate per controllare la diffusione di COVID-19, compresi i cambiamenti nella prevenzione e nel controllo delle infezioni, e i cambiamenti nella gestione dei pazienti negli ospedali a causa delle diverse pratiche di ricovero durante la pandemia.

Fonte: ISS




Antibiotici veterinari, vendite in calo del 41% in Italia dal 2016

Meno antibiotici veterinari nel 2021, in calo del 41,1% rispetto al 2016. “Una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 58,8% rispetto ai dati del 2010” e che riguarda “tutte le classi di antimicrobici”. A dirlo sono i dati pubblicati dal ministero della Salute nella quarta “Relazione sulle vendite di medicinali veterinari contenenti antibiotici in Italia”, che permette di monitorare gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza 2017-2020 e segue la pubblicazione del dodicesimo rapporto annuale sulla sorveglianza europea delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici (The Twelfth ESVAC report ), predisposto dall’Ema.

Sorveglianza sul consumo di antibiotici

In accordo con l’approccio One health è stato dato forte impulso alla sorveglianza del consumo degli antibiotici, poiché un loro uso non appropriato o eccessivo può “accelerare la comparsa e la diffusione di microrganismi resistenti, compromettendone l’efficacia”. Nel 2021 sono state vendute 669 tonnellate di principio attivo, con un calo del 45,3% rispetto al 2016 e del 4% rispetto al 2020. La riduzione delle vendite totali è stata del 41,1% rispetto al 2016 e del 4,6% rispetto al 2020.

Le classi più monitorate

L’attenzione è alta soprattutto per quelle classi di antibiotici considerate di importanza critica e incluse nella categoria B, che sono da limitare per il possibile sviluppo di resistenza dovuto al loro utilizzo negli animali. La contrazione delle vendite è maggiore per la classe delle polimixine (95,7%) rispetto al 2016, in linea con la raccomandazione dell’Ema sulla limitazione nell’uso di colistina di almeno il 65% nell’arco di 3-4 anni. Altri cali significativi nel 2021 riguardano gli altri chinoloni (meno 71,5%), le cefalosporine di terza e quarta generazione (meno 66%) e i fuorochinoloni (meno 49,5%). Nel 2021 le principali classi vendute rimangono le penicilline (33,4%), le tetracicline (23,2%) e i sulfamidici (13,8%) che, insieme, rappresentano oltre il 70% del totale.

Fonte: AboutPharma




Ema, in Italia antibiotici in allevamento -51% in 10 anni

Le vendite annuali di antibiotici negli allevamenti italiani si sono più che dimezzate in dieci anni, ma restano tra le più alte in Europa.

Sono i dati del rapporto dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) sul consumo di antimicrobici veterinari nell’Ue/See. Dal 2011 al 2020 le vendite sono calate del 43% nei 31 Paesi coperti dal rapporto, in Italia è stata osservata una diminuzione del 51%.

Se si considerano le tonnellate di principio attivo, nel 2020 l’Italia era il terzo Paese per vendite dopo Spagna e Polonia. In rapporto alla popolazione animale negli allevamenti, la Penisola era seconda dopo la Polonia.

Nel 2019, l’Italia si è dotata di un sistema di tracciabilità digitale dei medicinali veterinari con dati anche a livello di allevamenti, che è un “passo importante verso lo sviluppo di un adeguato programma di gestione antimicrobica”, scrive Ema. I dati, sottolinea l’agenzia Ue, “mostrano progressi verso il raggiungimento degli obiettivi” del Piano nazionale contro la resistenza agli antibiotici, adottato nel 2017.

Fonte: Ansa




Ridurre la diffusione della resistenza agli antimicrobici durante il trasporto di animali: l’EFSA descrive misure attenuative

Ridurre al minimo la durata del trasporto e pulire accuratamente i veicoli, le attrezzature e gli spazi in cui gli animali vengono caricati e scaricati sono alcune delle misure considerate efficaci per ridurre la trasmissione di batteri resistenti durante il trasporto di animali.

Sono queste le risultanze di un parere scientifico dell’EFSA che valuta il rischio di diffusione di  resistenza agli antimicrobici (AMR) tra pollame, suini e bovini durante i trasferimenti tra allevamenti o ai mattatoi.

“Nonostante i dati disponibili evidenzino una riduzione del consumo di antibiotici negli ultimi anni, la resistenza agli antimicrobici rimane un’emergenza di salute pubblica che deve essere affrontata a livello mondiale e in tutti i settori”, ha dichiarato Frank Verdonck, responsabile dell’unità EFSA “Rischi biologici e salute e benessere degli animali”.

“Individuando i principali fattori di rischio, le misure di attenuazione e le esigenze di ricerca in relazione al trasporto di animali, la valutazione dell’EFSA segna un altro passo avanti nella lotta alla resistenza agli antimicrobici in base al principio di salute unica globale ‘One Health’, che integra la valutazione del rischio per l’animale e quello per l’uomo”.

Il parere sottolinea poi quanto sia essenziale un’adeguata organizzazione dei trasporti. Inoltre è molto probabile che qualsiasi misura che migliori la salute, il benessere e la biosicurezza degli animali immediatamente prima e durante il trasporto riduca il rischio di trasmissione di AMR. Le risultanze del parere vanno a integrare le indicazioni dell’EFSA recentemente pubblicate nell’insieme di raccomandazioni per migliorare il benessere degli animali durante il trasporto.

Principali fattori di rischio

La valutazione individua nella presenza di batteri resistenti negli animali prima del trasporto uno dei principali fattori di rischio che contribuiscono alla trasmissione di resistenza agli antimicrobici. Altri fattori di rischio che quasi certamente contribuiscono alla trasmissione sono l’aumento del rilascio di batteri resistenti attraverso le feci, l’esposizione ad altri animali portatori di più o diversi tipi di batteri resistenti, la scarsa igiene dei veicoli e delle attrezzature nonché la durata del trasporto.

Viaggi lunghi che richiedano soste nei centri di raccolta e nei posti di controllo sono associati a rischi più elevati, a causa di fattori specifici come lo stretto contatto con animali provenienti da allevamenti diversi, la contaminazione ambientale e lo stress.

Il quadro generale: le implicazioni per la salute pubblica

L’impatto della valutazione dell’EFSA va oltre la salute e il benessere degli animali, perché molti batteri possono essere trasmessi dagli animali all’uomo. Quando tali batteri diventano resistenti agli antimicrobici, l’efficacia della cura delle malattie infettive nell’uomo può essere compromessa.

Necessaria ulteriore ricerca

Mancano studi scientifici specifici sulla diffusione della resistenza agli antimicrobici tra gli animali durante il trasporto. Il parere evidenzia varie lacune nei dati e raccomanda di focalizzare la ricerca su determinati aspetti.

La valutazione è stata richiesta dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo (ENVI) nel settembre 2021, a seguito di discussioni sull’argomento tra Parlamento europeo, Commissione europea ed EFSA.

Fonte: EFSA




One Health: un uso più intelligente degli antimicrobici per combattere la resistenza antimicrobica

La Commissione e gli Stati membri continuano a compiere passi avanti nella lotta contro la resistenza antimicrobica. Gli Stati membri hanno recentemente votato a favore di una proposta della Commissione che chiede di limitare notevolmente l’uso degli antimicrobici. Eva Zamora Escribano, capo dell’unità Alimentazione animale e medicinali veterinari, ne spiega l’importanza per la lotta contro la “pandemia silenziosa” rappresentata dalla resistenza antimicrobica.

L’elenco degli antimicrobici da utilizzare esclusivamente nella medicina umana è stato pubblicato il 20 luglio. In che modo la limitazione del loro uso contribuirà a ridurre la resistenza antimicrobica? 

La Commissione segue l’approccio olistico “One Health” che affronta l’uso degli antimicrobici sia negli esseri umani che negli animali, tenendo conto allo stesso tempo anche dell’ambiente.

È fondamentale utilizzare gli antimicrobici in modo più intelligente. Con questa misura l’UE contribuisce in modo significativo a preservare l’efficacia degli antimicrobici che sono fondamentali per la medicina umana. Lo facciamo mantenendo gli antimicrobici designati nell’elenco per uso umano, il che significa che non saranno utilizzati a fini veterinari nell’UE.

Quali sono i risultati conseguiti negli ultimi anni nella lotta contro la resistenza antimicrobica nel settore veterinario? 

Nell’ultimo decennio le vendite di antimicrobici veterinari sono già state ridotte di oltre il 40%. Questo è un risultato già molto incoraggiante, ma possiamo fare di più. Il nuovo regolamento dell’UE sui medicinali veterinari, entrato in vigore nel gennaio di quest’anno, modernizza il quadro giuridico e garantisce che i medicinali veterinari siano utilizzati in modi migliori, più sicuri e più responsabili.

Ciò comprende un’ampia serie di misure concrete per combattere la resistenza antimicrobica, in particolare: il divieto dell’uso preventivo di antibiotici in gruppi di animali, un divieto esteso degli antimicrobici utilizzati per promuovere la crescita o aumentare la resa, condizioni rigorose per le prescrizioni antimicrobiche e l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere dati sulle vendite di antimicrobici e sul loro uso per specie animale. Tali misure contribuiranno a raggiungere l’obiettivo della strategia “Dal produttore al consumatore” di dimezzare le vendite complessive di antimicrobici per gli animali d’allevamento e per l’acquacoltura nell’UE entro il 2030.

La resistenza antimicrobica non conosce confini, motivo per cui gli animali e i prodotti di origine animale destinati al consumo umano importati nell’UE dovranno rispettare le prescrizioni di non essere stati trattati con antimicrobici che promuovono la crescita o aumentano la resa, né con antimicrobici che l’UE ha designato come riservati alla medicina umana.

Quali sono le prossime tappe per l’attuazione del nuovo regolamento dell’UE sui medicinali veterinari sulla resistenza antimicrobica?  

La Commissione sta lavorando incessantemente per mettere in atto una legislazione supplementare che consenta un’attuazione efficiente del nuovo regolamento al fine di ridurre la resistenza antimicrobica. Attualmente sta elaborando norme dettagliate sull’uso degli antimicrobici che i paesi terzi dovranno rispettare per esportare nell’UE animali e prodotti di origine animale destinati al consumo umano.

La Commissione sta inoltre lavorando a una nuova proposta che elenca gli antimicrobici che non possono essere utilizzati al di fuori dei termini della loro autorizzazione all’immissione in commercio o che possono essere utilizzati solo a determinate condizioni. Il nuovo obbligo per gli Stati membri di raccogliere dati sulle vendite e sull’uso degli antimicrobici consentirà alla Commissione e agli Stati membri di adottare misure più mirate per combattere la resistenza antimicrobica. Per sostenere gli Stati membri nella raccolta dei dati, la Commissione ha riservato 32,4 milioni di euro per il periodo 2022-2027.

Lei ha affermato che la resistenza antimicrobica è chiamata “la pandemia silenziosa”: che cosa intende fare la Commissione per affrontarla? 

La resistenza antimicrobica è responsabile di circa 33 000 decessi all’anno nell’UE. Si tratta di una grave minaccia per la salute a livello mondiale, in continua crescita. La Commissione sta adottando numerose iniziative al riguardo.

Nella revisione della legislazione farmaceutica saranno inoltre incluse diverse nuove misure. Una nuova azione comune sulla resistenza antimicrobica sarà dotata di 50 milioni di euro nell’ambito del programma di lavoro EU4Health 2022, per sostenere gli Stati membri nello sviluppo e nell’aggiornamento dei loro piani d’azione nazionali sulla resistenza antimicrobica. La Commissione sta inoltre lavorando a una proposta di raccomandazioni del Consiglio sulla resistenza antimicrobica che suggerisce attività di impatto a livello nazionale e dell’UE.

Infine, a livello internazionale, la Commissione sostiene la revisione del piano d’azione globale dell’OMS sulla resistenza antimicrobica del 2015 e l’inclusione della resistenza antimicrobica in un accordo globale sulla preparazione e la risposta alle pandemie.

Fonte: Commissione Europea