L’EFSA: consultazione su rischi per la salute connessi agli eteri di difenile polibromurati negli alimenti

I PBDE, una classe di ritardanti di fiamma bromurati (BFR), sono sostanze chimiche prodotte dall’uomo e utilizzate in un’ampia varietà di prodotti come plastiche, tessuti e apparecchiature elettriche/elettroniche per ridurne l’infiammabilità. I PBDE possono penetrare nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti e nei mangimi.

Questi contaminanti sono presenti soprattutto negli alimenti di origine animale come pesce, carne e latte. Dai risultati di ricerche su animali di laboratorio, di cui si è tenuto conto nel parere scientifico,  gli esperti hanno concluso che i PBDE possono avere un effetto nocivo sull’apparato riproduttivo e sul sistema nervoso.

Il gruppo scientifico CONTAM ha raccomandato di continuare a monitorare la presenza di PBDE negli alimenti. Nello specifico gli esperti hanno sollecitato maggiori dati sulla presenza di PBDE nel latte artificiale e sulle modalità di trasferimento di queste sostanze dalla madre al bambino durante la gravidanza e l’allattamento.

L’EFSA aveva condotto già una valutazione dei PBDE nel 2011, allorquando valutò il rischio dai singoli PBDE individuando timori solo per la salute di soggetti in giovane età. La bozza di parere odierna tiene conto delle evidenze scientifiche resesi disponibili dopo il 2011 valutando i rischi associati all’esposizione congiunta ad alcuni dei PBDE riscontrati più di frequente.

È questo il secondo parere scientifico di una serie di sei pareri sui rischi posti dai BFR. Il primo è stato pubblicato nel 2021 e conteneva un’aggiornata valutazione del rischio da esabromociclododecani (HBCDD) negli alimenti.

L’UE ha intrapreso misure per ridurre i rischi derivanti dall’uso dei BFR. L’uso di alcuni BFR è già vietato o limitato; tuttavia, a causa della loro persistenza nell’ambiente, tali sostanze chimiche continuano a destare timori per i rischi per la salute pubblica.

L’ECHA ha recentemente pubblicato la sua Strategia di regolamentazione per i ritardanti di fiamma che evidenzia come i ritardanti di fiamma bromurati aromatici  andrebbero soggetti a restrizione a livello europeo, onde ridurre al minimo l’esposizione dell’uomo a questa classe di composti.

Fonte: EFSA




Sicurezza alimentare: la FAO lancia un kit di strumenti pratico e completo

FAOL’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha lanciato un kit di strumenti pratico, completo e accessibile pensato per aiutare tutti gli operatori del settore alimentare a uniformarsi agli standard internazionali di igiene alimentare.

Il kit, che sarà lanciato il 7 giugno, in concomitanza con la Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023, trae ispirazione dal Codex Alimentarius (dal latino “codice alimentare”), una raccolta di norme, linee guida e codici di buone pratiche gestita dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per proteggere la salute dei consumatori e promuovere l’uso di pratiche eque nel commercio alimentare.

Il kit traduce l’ampio corpus di linee guida e norme che disciplina le buone prassi igieniche (GHP) e il sistema dell’analisi dei pericoli e punti critici di controllo (sistema HACCP) in informazioni facilmente comprensibili, disponibili su un sito web della FAO. Si è voluto tener conto, in particolare, delle difficoltà affrontate dai piccoli operatori e produttori del settore alimentare nei paesi a basso e medio reddito. Per esempio, il sito web è stato progettato in modo da funzionare in maniera ottimale su dispositivi di telefonia mobile, che in alcuni paesi in via di sviluppo sono molto più diffusi dei computer.

L’obiettivo generale è dare a tutti gli operatori del settore alimentare, sia nelle aziende agricole che ad altri livelli della filiera alimentare, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal luogo in cui operano, uno strumento che consenta loro di dialogare meglio con le autorità locali competenti in materia di sicurezza alimentare, in modo da produrre, trasformare e distribuire alimenti sicuri. Il kit risponde anche alle esigenze di coloro che ricoprono un ruolo istituzionale, come i funzionari di governo, i rappresentanti del mondo accademico e le organizzazioni impegnate nel rafforzamento delle capacità.

“Il kit è un importante punto di riferimento per la sicurezza alimentare di tutta la comunità internazionale,” ha dichiarato Corinna Hawkes, Direttrice della Divisione sistemi alimentari e sicurezza degli alimenti presso la FAO. “Esso non solo comprende i principi di sicurezza alimentare concordati a livello internazionale, ma stabilisce un linguaggio comune che, a sua volta, offre un quadro di riferimento entro cui i paesi possono negoziare e le aziende alimentari possono comunicare tra loro in materia di sicurezza alimentare.”

Rafforzare la sicurezza alimentare

Quando il cibo scarseggia, le persone fanno qualsiasi cosa pur di sfamare se stesse e la propria famiglia. Esiste un legame diretto tra situazioni di scarsità alimentare e minacce crescenti per la sicurezza alimentare. In un mondo in cui, ogni anno, 600 milioni di persone sono afflitte da malattie di origine alimentare, una delle priorità della FAO è aiutare a garantire a tutti cibo sicuro.

La FAO assiste i suoi membri a realizzare interventi per migliorare la sicurezza degli alimenti attraverso una varietà di attività. Assieme all’OMS, fornisce un servizio di consulenza che costituisce il fondamento scientifico delle norme del Codex Alimentarius. Offre, inoltre, sostegno nell’attuazione delle norme e nell’elaborazione di quadri normativi, nonché nel rafforzamento delle capacità per garantire la sicurezza alimentare.

Il kit, che sarà inizialmente disponibile in tre lingue (inglese, francese e spagnolo), è tra le risorse concepite per favorire tali iniziative.

I contenuti tecnici del kit sono stati sviluppati e rivisti da esperti in materia di sicurezza alimentare della FAO, in collaborazione con un’equipe del Dipartimento di Scienze alimentari dell’Università di Guelph, in Canada. Questo strumento nasce dall’esigenza, sentita dai paesi membri, di rendere più accessibili le disposizioni del Codex.

Tra i suoi contenuti, si annovera un vademecum per l’igiene personale, tra cui indicazioni sul comportamento da adottare da parte di ospiti in visita presso un sito di produzione, la corretta procedura e frequenza per l’igiene delle mani, e suggerimenti sugli indumenti più appropriati da indossare.

In una prospettiva futura, si sta pensando di raccogliere commenti e possibilmente espandere il kit, in modo da fornire linee guida più dettagliate per gli altri settori del sistema agroalimentare, come quello della pesca. Il mondo accademico ha già manifestato il proprio interesse a utilizzare il kit come base per elaborare corsi dedicati in materia di sicurezza degli alimenti.

In occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023 è previsto un evento ibrido di alto livello con la partecipazione congiunta di QU Dongyu, il Direttore della FAO, e di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Direttore dell’OMS. L’evento di quest’anno cade nel giorno del 60° anniversario della costituzione della commissione del Codex Alimentarius.

 Fonte: FAO



EUChooseSafeFood: al via la campagna sulla sicurezza alimentare promossa dall’EFSA e dal Ministero della Salute

Tre i focus di questa edizione 2023: salute delle api, malattie di origine alimentare e contaminanti

In occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, l’EFSA – European Food Safety Authority con il Ministero della Salute lanciano la terza edizione della campagna di comunicazione #EUChooseSafeFood, nell’ambito del convegno sulla Sicurezza Alimentare, organizzato dal Ministero della Salute.

L’obiettivo è, da un lato, informare e sensibilizzare i cittadini italiani a prendere nel quotidiano decisioni informate relative alle scelte alimentari, in ogni fase della catena alimentare, dall’altro evidenziare il ruolo fondamentale della scienza e le direttive formulate dagli esperti dell’EFSA, grazie a cui il cibo sulle nostre tavole è controllato e sicuro.

Nel 2023 la campagna #EUChooseSafeFood, che quest’anno vede coinvolti ben 16 Paesi dell’UE (9 nel 2021 e 12 nel 2022), fornisce informazioni pratiche e facilmente accessibili ai consumatori e, in Italia, quest’anno verte su tre temi: la salute delle api e la stretta correlazione con le colture che dipendono dall’impollinazione, le malattie di origine alimentare provocate da batteri provenienti da alimenti crudi, in particolare l’echinococcosi cistica, e i contaminanti nei prodotti alimentari, quali nello specifico il mercurio e il metilmercurio.

“La nostra campagna #EUChooseSafeFood quest’anno coinvolge un numero sempre più elevato di Paesi e di esperti europei, impegnati ormai da vent’anni al nostro fianco nell’analisi dei rischi in tutte le fasi della catena alimentare. L’intento di questa terza edizione della campagna è proprio quello di far comprendere ai cittadini quanto importante sia il lavoro degli esperti scientifici, per rendere sicuro il cibo sulle nostre tavole e al tempo stesso di aiutarli a sviluppare consapevolezza e senso critico rispetto alle scelte che compiono quotidianamente in materia di alimentazione” dichiara il Dottor Alberto Spagnolli, Senior Policy Advisor dell’EFSA, che aggiunge “I consumatori europei sono tra i meglio protetti e informati al mondo in fatto di rischio alimentare, grazie al lavoro sinergico fra EFSA e le istituzioni nazionali di riferimento, in primis, par quanto riguarda l’Italia, il Ministero della Salute, che è nostro partner in questa campagna”.

A seguito delle prime due edizioni della campagna #EUChooseSafeFood si è riscontrata una maggiore consapevolezza e comprensione da parte dei consumatori nell’UE in merito alla sicurezza alimentare.

Secondo un’indagine svolta dall’EFSA, sono aumentati anche i livelli di fiducia nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE: nel 2022, infatti, il 70% dei cittadini ha dichiarato di fidarsi dell’UE e dei governi nazionali in tema di sicurezza alimentare, percentuale che è aumentata del 10% rispetto al 2021.

La campagna, che durerà fino a settembre, si rivolge in particolare ai cittadini tra i 25 e i 45 anni, alle donne e ai giovani genitori, utilizzando un linguaggio semplice, intuitivo e accattivante.

Hub della comunicazione è il sito web disponibile nelle varie lingue, da cui è possibile scaricare il toolkit #EUChooseSafeFood che include immagini, brevi video e contenuti per post sui social media, ideati per un ampio coinvolgimento anche di associazioni e stakeholder del settore.

Fonte: EFSA/Ministero della salute




L’Osservatorio PFAS di Fosan

lente_ingrandimentoI PFAS sono un gruppo numeroso di sostanze, anche se non tutte hanno o hanno avuto un utilizzo diffuso: molte di loro entrano nella nostra vita quotidiana, dai tessuti alle stoviglie.

Purtroppo, almeno alcuni di loro sono molto persistenti, “viaggiano” nell’ambiente senza degradarsi ed infine si depositano negli organismi viventi, compresi quelli, piante e soprattutto animali, di cui ci cibiamo.

La tossicità di tanti PFAS non è ancora nota; tuttavia nel 2020 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha valutando i quattro PFAS più noti e più frequentemente misurati negli alimenti, riscontrando effetti tossici anche a dosi molto basse, ad esempio sulla immunità, nonché una presenza diffusa negli alimenti consumati in Europa, soprattutto pesce, uova, acqua potabile. Senza dimenticare che in alcune zone del mondo, come in un’ampia area della provincia di Vicenza, la contaminazione da PFAS raggiunge picchi dovuti a prolungati e non controllati scarichi di rifiuti industriali. La valutazione di EFSA ha indicato la necessità di ridurre l’assunzione di PFAS con gli alimenti; in risposta a ciò la Commissione Europea ha fissato dei Limiti Massimi Residuali in diversi alimenti di origine animale.

I PFAS, pertanto, sono un problema che coinvolge competenze e sensibilità disparate, dalla chimica industriale all’ ecologia all’agricoltura e alla zootecnia, sino all’epidemiologia umana e veterinaria e alla legislazione alimentare.

In sintesi, valutare e ridurre i rischi da PFAS richiede la visione integrata e transdisciplinare della “One Health”, come è chiaramente scaturito dal Convegno dedicato ai PFAS e organizzato da FOSAN nell’ottobre 2022 .

La comprensione del problema PFAS e dei metodi per contenerlo e ridurlo è in pieno sviluppo, grazie all’apporto di nuovi dati e nuove conoscenze, importantissimi per tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti nella sicurezza degli alimenti e dell’ambiente.

L’osservatorio PFAS di FOSAN ha proprio l’obiettivo di fornire aggiornamenti, basati su evidenze scientifiche e valutati dal Comitato Scientifico su

  • la situazione italiana dell’inquinamento degli alimenti da PFAS
  • l’analisi del rischio per le filiere agroalimentari
  • aspetti emergenti meritevoli di maggiore attenzione (es. MOCA, mangimi)
  • i metodi analitici
  • le azioni possibili di recupero o contenimento

L’Osservatorio ambisce a fornire corrette informazioni ai cittadini, supportare il lavoro di tutti gli Enti interessati e favorirne il dialogo. Si rivolge, pertanto, a consumatori, associazioni di cittadini, agricoltori e allevatori, imprese, nonché alle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ambiente, della sicurezza alimentare e della sanità pubblica.

Fonte: FOSAN.org




I numeri dell’inquinamento da plastica negli oceani

Vi siete mai chiesti quanto inquinamento da plastica si sia accumulato sulla superficie degli oceani di tutto il mondo? Un nuovo studio, in parte sostenuto dal progetto MINKE finanziato dall’UE, parla di un crescente «smog» pari a oltre 170 trilioni di particelle di plastica galleggianti negli oceani di tutto il mondo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista a libero accesso «PLOS One». Per valutare i rischi attuali e potenziali futuri che il pianeta deve affrontare, e se le politiche attuate oggi sono efficaci, serve una migliore comprensione della progressione globale dell’inquinamento da plastica nel tempo. Lo studio, sostenuto dall’UE, si è esteso oltre gli oceani dell’emisfero settentrionale e i brevi periodi di tempo su cui si erano concentrati i ricercatori precedenti, coprendo l’inquinamento da plastica a livello superficiale raccolto da oltre 11 700 stazioni in sei regioni marine di tutto il mondo tra il 1979 e il 2019. Le regioni marine incluse nello studio erano l’Atlantico settentrionale, l’Atlantico meridionale, il Pacifico settentrionale, il Pacifico meridionale, l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo.

Milioni di tonnellate di particelle di plastica

I ricercatori hanno stimato che il livello di inquinamento superficiale odierno è compreso tra 82 e 358 trilioni di particelle di plastica (una media di 171 trilioni di particelle, per lo più microplastiche) per un peso compreso tra 1,1 e 4,9 milioni (o una media di 2,3 milioni) di tonnellate. Non hanno individuato una tendenza chiaramente rilevabile tra il 1979 e il 1990 a causa di una relativa mancanza di dati, seguita da quella che lo studio descrive come «una tendenza fluttuante ma stagnante» fino al 2005, per poi registrare un rapido aumento fino al 2019. «Abbiamo riscontrato una tendenza allarmante di crescita esponenziale delle microplastiche nell’oceano a partire dal nuovo millennio, raggiungendo oltre 170 trilioni di particelle di plastica. Si tratta di un monito forte che ci impone di agire subito su scala globale. Serve un trattato globale delle Nazioni Unite sull’inquinamento da plastica forte e legalmente vincolante, che fermi il problema alla fonte», osserva il primo autore dello studio, il dottor Marcus Eriksen del «5 Gyres Institute» negli Stati Uniti, in un comunicato stampa su «EurekAlert!». Secondo il dottor Eriksen e i suoi coautori, il rapido aumento dell’inquinamento da plastica negli oceani a partire dal 2005 potrebbe essere attribuito all’aumento esponenziale della produzione di plastica a livello globale e ai cambiamenti nella produzione e gestione dei rifiuti. Si ritiene che questi due fattori abbiano sopraffatto non solo i meccanismi naturali di esportazione che trasportano la plastica fuori dallo strato superficiale dell’oceano, ma anche qualsiasi impatto positivo prodotto da interventi politici tempestivi e vincolanti. Gli autori avvertono: «Senza sostanziali cambiamenti politici su scala globale, il tasso di ingresso della plastica negli ambienti acquatici aumenterà di circa 2,6 volte dal 2016 al 2040.» Gli autori dello studio sostenuto dal progetto MINKE (Metrology for Integrated Marine Management and Knowledge-Transfer Network) concludono che «è necessario un urgente intervento politico internazionale per ridurre al minimo i danni ecologici, sociali ed economici».

Fonte: Commissione Europea




Dal Cnr-Ismn un biosensore ottico per la sicurezza alimentare

La contaminazione di prodotti alimentari ha un impatto nefasto sulla loro qualità e pone seri rischi per la salute dei consumatori.

La presenza di contaminanti microbiologici e chimici nei prodotti alimentari può essere correlata a molteplici cause quali la contaminazione ambientale, i metodi di produzione agricola e di processo delle materie prime, il conseguente immagazzinamento, confezionamento e trasporto dei prodotti finito, fino a pratiche di adulterazione fraudolenta.

Inoltre, prodotti alimentari contaminati devono essere ritirati dal mercato e smaltiti in quanto non rispondenti ai criteri normativi europei o agli standard di qualità, con conseguente spreco di cibo ed ingente perdita economica.

Di conseguenza in questi ultimi anni si è di molto intensificato lo sforzo per realizzare nuove tecnologie per una sensoristica che sia non solo veloce, accurata, quantitativa e a basso costo ma che possa anche essere facilmente trasferita dai laboratori di analisi agli ambienti di lavoro reali (come le aziende agricole, i siti di depurazione delle acque, gli ambulatori territoriali solo per fare alcuni esempi) per realizzare una rilevazione di tipo point-of-need (PON).

Ad oggi rimane aperta la sfida per integrare in un singolo sistema miniaturizzato, robusto e user-friendly le molteplici tecnologie necessarie per abilitare una sensoristica selettiva, multiplexing e altamente sensibile.

“L’attività di ricerca sviluppata da Cnr-Ismn di Bologna e recentemente pubblica sulla rivista Advanced Materials riporta l’innovativo approccio di utilizzare dispositivi optoelettronici organici per realizzare una nuova architettura di biosensore ottico proprio in virtù delle peculiari caratteristiche di questi dispositivi come OLED (diodi organici ad emissione di luce) e OPD (fotodiodi organici) di essere integrabili, modulari, planari e con spessore di qualche centinaio di nanometri mostrando performance ottiche ormai comparabili con le tecnologie competitive basate su semiconduttori inorganici”, conferma Stefano Toffanin dirigente di ricerca presso Cnr-Ismn e coordinatore dei progetti europei H2020 MOLOKO e h-ALO. “Nel nuovo sensore, il meccanismo di bio-riconoscimento molecolare selettivo, sensibile e multiplexing tipico di superfici nanostrutturate che sfruttano il fenomeno della risonanza plasmonica di superficie (SPR) viene abilitato in un chip di circa 1 pollice quadrato proprio grazie all’optoelettronica organica che ha sostituito le usuali componenti ottiche ingombranti e dispendiose che finora avevano impedito l’utilizzo della tecnologia SPR al di fuori dei laboratori di analisi specializzati”.

“La vasta applicabilità del sensore in ambienti industrialmente rilevanti è stata dimostrata nella rilevazione di composti sia ad alto che a basso peso molecolare di interesse per la sicurezza e la qualità nella catena di produzione del latte: in particolare, la lattoferrina che è una proteina presente nel latte vaccino indicatrice di mastini ed infezioni delle mammelle nelle vacche e la streptomicina, un antibiotico tipicamente utilizzati negli allevamenti di bestiame e che può essere facilmente trasferito alla carne, al latte ed altri prodotti caseari contribuendo così al pericoloso problema di salute pubblica dell’antibiotico resistenza”, aggiunge Margherita Bolognesi, ricercatrice del Cnr-Ismn.

In tempistiche dell’ordine di 15 minuti a misurazione è stato possibile ottenere le curve dose-risposta in soluzioni buffer per tali analiti andando ad identificare un limite di rilevabilità (LOD) comparabile con la strumentazione analitica da banco SPR utilizzata come standard in laboratorio (BIACORE 3000).

“In futuro – svela Toffanin – il prototipo del sensore consentirà di effettuare le misurazioni direttamente sul campo e in tutti i punti della filiera del latte senza dover inviare i campioni presso laboratori attrezzati: ad esempio, in sala di mungitura mediante diretta integrazione nell’impianto di mungitura, o presso i diversi siti di interesse della filiera del latte (centri di raccolta latte, caseifici, ecc..) ed è disegnato per essere utilizzato come strumento portabile da operatori specializzati e non”.

L’attività di ricerca e sviluppo su questo tematica è stata sostenuta dai progetti Europei ICT MOLOKO (Grant Agreement n. 780839) e h-ALO (Grant Agreement n. 101016706) all’interno del progamma quadro Horizon 2020 dei quali Cnr-Ismn è coordinatore.

Fonte: CNR




Api e pesticidi: aggiornata la guida EFSA alla valutazione dei rischi

apeL’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha revisionato la propria guida sulle modalità per valutare i rischi derivanti dai prodotti fitosanitari per api da miele, bombi e api solitarie. La guida riveduta tiene conto delle più recenti acquisizioni scientifiche e adotta le metodologie più aggiornate per eseguire valutazioni del rischio in questo ambito.

Quali sono le caratteristiche principali della guida aggiornata?

Il documento descrive come valutare il rischio per le api da miele esposte a prodotti fitosanitari in aree agricole. Lo fa seguendo un approccio progressivo per valutare sia l’esposizione delle api ai pesticidi (per contatto o per via alimentare) sia gli effetti che ne derivano. La guida descrive anche gli studi che i richiedenti devono produrre quando non sia possibile escludere un elevato rischio in fase di valutazione iniziale.

Contempla quindi vari scenari e aspetti pertinenti alla valutazione del rischio. Tra questi: le diverse tempistiche degli effetti (acuti e cronici) e le diverse fasi di vita delle api (adulti e larve). Per le api da miele esamina i possibili effetti a lungo termine delle basse dosi e le preoccupazioni potenziali dovute agli effetti subletali. Il documento esprime inoltre raccomandazioni in merito ai rischi da metaboliti e miscele di prodotti fitosanitari.

Che cos’è un approccio progressivo?

Sia la stima dell’esposizione che la valutazione degli effetti possono essere eseguite seguendo un approccio per gradi, passando da valutazioni prudenziali a valutazioni più realistiche. Il concetto di approccio progressivo consiste nel partire con una valutazione semplice, come ad esempio uno screening basato su dati standard, per poi aggiungere complessità, se necessario, onde affinare il rischio. Ciò avviene quando un rischio elevato non può essere escluso al gradino inferiore, e può implicare l’uso di dati desunti da studi di campo o semi-campo.

Per quale ragione e in che modo è stata condotta la revisione?

Ai sensi della legislazione europea, i prodotti fitosanitari possono essere approvati solo se una valutazione del rischio dimostri che essi non hanno effetti inaccettabili sull’ambiente, comprese le specie non bersaglio come le api. Nel 2013 l’EFSA ha pubblicato la sua prima guida alla valutazione del rischio da prodotti fitosanitari per le api (Apis melliferaBombus spp. e api solitarie), che la Commissione europea ci ha chiesto di rivedere nel 2019.

In risposta alla richiesta abbiamo istituito un gruppo di lavoro composto da personale dell’EFSA ed esperti esterni e, in linea con il mandato ricevuto, abbiamo effettuato una revisione basata sulle evidenze scientifiche tenendo conto delle ultime conoscenze scientifiche emerse dal 2013. Abbiamo raccolto dati sulla mortalità delle api, rivisto i requisiti per gli studi su campo e aggiornato le metodologie di valutazione del rischio.

Per documentare in modo trasparente lo studio scientifico che è alla base della revisione, la guida con le sue appendici e gli allegati sono stati corredati da un documento supplementare che racchiude tutte le informazioni di base nonché su raccolte dati e analisi.

In che modo sono stati coinvolti gli Stati membri e i portatori di interesse?

Durante il processo di revisione l’EFSA ha consultato gli Stati membri tramite la Rete di indirizzo sui pesticidi  (Pesticide Steering Network) e una serie di soggetti interessati tramite un apposito gruppo di portatori di interesse. L’EFSA ha poi preso parte a una serie di seminari e sessioni informative rivolte a rappresentanti degli Stati membri e parti interessate, organizzati dalla Commissione europea (CE).

Inoltre l’EFSA ha mantenuto stretti contatti con la CE e ha collaborato con l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) per armonizzare gli approcci alla valutazione dei rischi per le api nell’ambito dei regolamenti su prodotti fitosanitari e biocidi.

Tra luglio e ottobre del 2022 l’EFSA ha tenuto una consultazione pubblica sulla versione in bozza della guida. I contributi pervenuti sono stati elaborati in un workshop apposito rivolto a rappresentati di Stati membri e parti interessate, confluendo poi nel documento finale.

Ci sono state criticità particolari?

Poiché la legislazione europea in materia non definisce quantitativamente gli “effetti inaccettabili”, questo obiettivo di protezione generico doveva essere tradotto in obiettivi di protezione specifici (SPG), che potessero essere collegati in modo trasparente agli schemi di valutazione del rischio descritti nella guida. Sebbene la definizione degli SPG non rientri nelle competenze dell’EFSA, che ha il mero ruolo di valutatore del rischio, tuttavia abbiamo assistito i gestori del rischio – la Commissione europea e gli Stati membri – in questo compito organizzando diverse consultazioni.

A seguito di questo mutuo scambio e sulla base dei  dati scientifici forniti dall’EFSA, i gestori del rischio hanno concordato un GSP per le api mellifere del 10%. Si tratta del livello massimo consentito di riduzione delle dimensioni delle colonie dopo l’esposizione ai pesticidi. Per i bombi e le api solitarie non è stato definito un SPG quantitativo per mancanza di dati. È emerso tuttavia un generale consenso sulla necessità di richiedere più frequentemente studi di grado superiore per ottenere dati più solidi per il futuro.

Quali sono ora i prossimi passi?

Ora che la guida dell’EFSA è stata pubblicata, la Commissione europea inizierà a lavorare con gli Stati membri per l’approvazione del documento in seno al Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi.

Chi fosse interessato a saperne di più sulla guida EFSA alla valutazione del rischio da prodotti fitosanitari per le api può partecipare alla nostra sessione informativa pubblica del 13 giugno 2023.

Fonte: EFSA




Artico: studio dimostra legame tra riscaldamento globale e aumento mercurio nel mare

Il mercurio, inquinante globale estremamente tossico per salute e ambiente, è al centro di un nuovo studio a guida italiana appena pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Geoscience”. Scienziate e scienziati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), Il mercurio, inquinante globale estremamente tossico per salute e ambiente, è al centro di un nuovo studio a guida italiana appena pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Geoscience”. Scienziate e scienziati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con altri partner internazionali hanno esaminato la relazione tra le variazioni climatiche del passato con i livelli di mercurio in Artico per capire quali sono i fattori naturali che influenzano il ciclo biogeochimico di questo elemento.

Nel contesto del progetto EastGRIP (East GReenland Ice core Project) coordinato dal Centre for Ice and Climate di Copenaghen, il team di ricerca ha condotto l’analisi di una carota di ghiaccio proveniente dalla calotta groenlandese, osservando la dinamica del mercurio tra 9.000 e 16.000 anni fa, durante la transizione tra l’ultimo periodo glaciale e l’attuale periodo climatico, l’Olocene.

I risultati hanno evidenziato che i livelli di mercurio durante questa transizione sono stati fortemente influenzati dalla riduzione della copertura di ghiaccio marino.

“Il nostro studio mostra che la deposizione di mercurio in Artico è triplicata all’inizio dell’Olocene rispetto all’Ultimo Periodo Glaciale”, spiega Delia Segato, dottoranda in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici dell’Università Ca’ Foscari Venezia. “Grazie all’analisi e l’interpretazione di archivi paleoclimatici e lo sviluppo di un modello di chimica atmosferica del mercurio”, continua Segato, “lo studio ha concluso che la perdita di ghiaccio marino, specialmente quello perenne, nell’oceano Atlantico sub-polare a causa del riscaldamento climatico avvenuto 11.700 anni fa, è stata la maggior responsabile dell’aumento di deposizione di mercurio in Artico”.

Le emissioni di mercurio, attentamente monitorate a livello internazionale, non sono solamente di origine antropica. Il ciclo biogeochimico del mercurio è controllato anche da diverse fonti naturali, come le attività vulcaniche, nonché da una moltitudine di processi fisici, chimici e biologici che si verificano nel suolo, nell’oceano e nell’atmosfera.

“Nelle regioni polari, il ghiaccio marino svolge un ruolo fondamentale nel controllo di questi processi”, spiega Andrea Spolaor, ricercatore presso del Cnr-Isp di Venezia e coautore dello studio. “Infatti, è stato dimostrato che il ghiaccio marino perenne, spesso di diverse decine di metri di spessore, impedisce il trasferimento del mercurio dall’oceano all’atmosfera, che altrimenti avverrebbe a causa della volatilità di questo metallo”.

“Al contrario, il ghiaccio marino stagionale, essendo più sottile, permeabile e salino, consente il trasferimento del mercurio e favorisce complesse reazioni atmosferiche che coinvolgono il bromo e aumentano la frequenza di eventi di depauperamento atmosferico del mercurio, causando una più rapida deposizione nell’ambiente artico”, conclude Spolaor. “A causa del riscaldamento climatico attuale, l’estensione del ghiaccio marino perenne nell’Artico è diminuita di oltre il 50% rispetto all’inizio delle misurazioni satellitari negli anni ’70. Studi futuri ci aiuteranno a stimare come questo fenomeno influirà sui livelli di mercurio e quali sono i rischi associati per le popolazioni e gli ecosistemi artici”.

Fonte: sanitainformazione.it




Nutri-score, appello all’UE di 300 scienziati a favore dell’etichetta

Etichettatura alimentiNel 2021, nel quadro della strategia ‘Farm to Fork‘, la Commissione europea si è impegnata a proporre una nuova etichetta nutrizionale da adottare in tutti i Paesi entro il 2023. Dopo l’annuncio, alcune lobby alimentari si sono mobilitate per impedire che la scelta ricadesse sul modello di etichetta a semaforo francese Nutri-Score, o quanto meno per ritardarne l’adozione.

All’origine delle pressioni ci sono grandi aziende alimentari, e settori agricoli come quelli del formaggio e dei salumi, oltre a diversi partiti politici ed europarlamentari vicini al mondo agroalimentare. Anche il governo italiano (in particolare dopo le ultime elezioni) ritiene l’adozione dell’etichetta a semaforo Nutri-Score una sorta di complotto dell’Europa contro i prodotti “Made in Italy”.

A ostacolare la decisione della Commissione europea di adottare il Nutri-Score in tutta Europa contribuisce la violenta opposizione dell’Italia.

Nonostante queste pressioni siano basate su argomentazioni prive di fondamento e su fake news, il risultato è che la Commissione europea non ha mantenuto i suoi impegni lasciando intendere che potrebbe scartare l’ipotesi di adozione del Nutri-Score a causa di una situazione ‘complessa’ e troppo ‘polarizzante’.

Per queste ragioni 316 scienziati e professionisti della sanità pubblica si sono mobilitati e hanno diffuso un rapporto scientifico di 61 pagine (con 105 referenze bibliografiche che su può trovare qui) che riassume le argomentazioni a favore dell’adozione del Nutri-Score. Il documento focalizza l’attenzione su sei punti.

  • La presenza di un centinaio di studi scientifici realizzati nel corso degli anni in venti Paesi validano il Nutri-Score e dimostrano la sua efficacia;
  • Il recente aggiornamento dell’algoritmo ha permesso di correggere alcuni “limiti” dell’etichetta su prodotti come l’olio extravergine di oliva e le bibite con edulcoranti artificiali;
  • Le conclusioni del rapporto del Centro comune di ricerca europeo (della Commissione europea (Jrc) secondo cui i consumatori preferiscono loghi semplici, colorati come il Nutri-Score;
  • I risultati della consultazione pubblica lanciata dalla Commissione che hanno mostrato come la maggioranza delle organizzazioni dei consumatori, delle Ong, dei cittadini, delle istituzioni di ricerca e delle autorità sanitarie sostengono un‘etichetta a semaforo come il Nutri-Score in grado di fornire informazioni sulla qualità nutrizionale globale degli alimenti;
  • Il sostegno da parte di numerose associazioni scientifiche europee, delle associazioni dei consumatori e delle Ong;
  • L’adozione e l‘implementazione delle etichette a semaforo in: Francia, Belgio, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo e Svizzera.

Gli scienziati hanno redatto un rapporto di 61 pagine che riassume le argomentazioni a favore del Nutri-Score

Il rapporto fornisce anche risposte a domande legittime, spesso utilizzate in maniera scorretta per screditare il Nutri-Score, come “Perché è calcolato su 100 g/100 ml e non per porzione?”.

Lo scopo del documento è ricordare alle autorità europee che la decisione sull’etichetta a semaforo deve essere basata sulle evidenze scientifiche e nell’interesse della salute pubblica senza cedere alle pressioni delle lobby. Per questo i firmatari (fra cui sette italiani, con in testa Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri) chiedono alla Commissione di proporre al più presto una legislazione (vedi lista completa dei firmatari). Il semaforo aiuterà i consumatori a fare scelte più favorevoli sul piano nutrizionale e a ridurre il rischio di patologie legate all’alimentazione, come l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e i tumori, che hanno un importante costo umano ed economico in tutta Europa.

La presenza di un logo nutrizionale sulle confezioni non risolverà i problemi legati all’alimentazione, ma si tratta di tassello importante che aiuterà i consumatori a fare scelte migliori nel momento dell’acquisto, e indurrà le aziende a migliorare la qualità nutrizionale dei prodotti.

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ISS pubblicate le linee guida al Regolamento (CE) 2023/2006

issNell’ambito del Progetto CAST (Contatto Alimentare Sicurezza e Tecnologia) sono state sviluppate linee guida per l’applicazione del Regolamento (CE) 2023/2006 sulle buone pratiche di fabbricazione nella filiera di produzione dei materiali e oggetti destinati a venire in contatto con gli alimenti.

Le linee guida sono strutturate in una parte di applicazione generale e in una parte di applicazione specifica, distinta per le filiere dei materiali e oggetti in alluminio, carta e cartone, imballaggi flessibili, legno, materie plastiche, metalli e leghe metalliche rivestiti e non rivestiti, sughero, vetro, prodotti verniciati su metalli (coating), adesivi sigillanti, inchiostri da stampa.

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Fonte: Istituto Superiore di Sanità