ECDC/EFSA sul focolaio persistente di Salmonella strathcona
Il 12 novembre 2024, l’ECDC ed EFSA congiuntamente, hanno pubblicato un Rapid Outbreak Assessment (ROA) sul focolaio transfrontaliero di Salmonella strathcona ST2559 che vede coinvolti 16 paesi nell’Unione Europea (UE), nello Spazio Economico Europeo (SEE) e nel Regno Unito (UK).
Nel ROA vengono riportate la situazione epidemiologica e i risultati delle analisi condotte sui campioni, per ciascun paese, le misure di controllo in atto e le raccomandazioni per il prossimo futuro.
Dal 1° gennaio 2023 al 5 novembre 2024 sono stati identificati 232 casi confermati (secondo la definizione europea di caso) di S. strathcona ST2559 nei seguenti paesi dell’UE/SEE: Austria (33), Croazia (3), Repubblica Ceca (10), Danimarca (9), Estonia (1), Germania (62), Finlandia (3), Francia (23), Irlanda (1), Italia (67), Lussemburgo (2), Paesi Bassi (2), Norvegia (3), Slovacchia (5), Slovenia (2) e Svezia (6). Nel Regno Unito i casi sono stati 29. Tra i casi associati a viaggi, il paese più frequentemente visitato è risultato essere l’Italia.
Le indagini epidemiologiche avviate in diversi paesi, in risposta al focolaio, hanno identificato i pomodori come veicolo di infezione. In particolare, quelle condotte per il focolaio del 2023 in Austria e quello italiano del 2024, hanno confermato che i pomodorini provenienti dalla regione Sicilia, in Italia, sono stati il veicolo di infezione in entrambi i casi. La stessa conclusione era già stata raggiunta per un focolaio di S. strathcona ST2559 in Danimarca, risalente al 2011.
Fonte: IZS Teramo
Virus e batteri, alcuni pericolosi per la salute umana e per l’ambiente, sarebbero in grado di sopravvivere al trattamento delle acque reflue “nascondendosi” nelle microplastiche. Soprattutto quelle legate alla catena alimentare. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori della Norwegian University of Life Sciences e pubblicato sulla rivista
Gli anni dal 2016 al 2025 sono stati designati dall’ONU come Decennio della Nutrizione, contro le minacce multiple a sistemi, forniture e sicurezza alimentari e, quindi, alla salute umana e alla biosfera; può rientrare nell’iniziativa cercare di capire quali alimenti contribuiscano alla salute e al benessere e quali siano malsani. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno elaborato il cibo per renderlo sicuro, gradevole al palato e conservabile a lungo; questa propensione ha toccato il culmine, nel mezzo secolo trascorso, con l’avvento dei cibi ultraprocessati (UPF).
Da qualche tempo gli insetti sono stati proposti come il cibo proteico del futuro. Per noi occidentali la proposta è difficile da accettare, anche se c’è chi ci assicura che il sapore è ottimo. D’altra parte, in molti Paesi del sud est asiatico insetti e aracnidi vengono consumati da sempre, senza alcun tipo di problema, per cui, tutto è possibile.
Gli PFAS (Sostanze perfluoro alchiliche), cioè le migliaia di sostanze impermeabilizzanti utilizzate per innumerevoli prodotti, sono presenti quasi in tutte le acque potabili del pianeta, e si ritrovano anche nei pesci, e non solo in quelli che vivono nelle immediate vicinanze di scarichi che ne contengono elevate quantità. Si arricchisce di due nuovi tasselli lo studio della diffusione dei “contaminanti perenni”: due nuove ricerche che confermano quanto la contaminazione sia ormai ubiquitaria, e perché sia urgente adottare provvedimenti.
Una collaborazione, tra esperti del settore, che nel quotidiano svolgono attività analitica e di ricerca applicata alla valutazione e comunicazione del rischio, ha dato vita ad un volume con finalità didattiche e divulgative – edito dalla Milano University Press – e rivolto agli studenti universitari dei corsi di laurea in Agraria, Medicina Veterinaria e Biotecnologie.
Che cosa è stato richiesto all’EFSA?
La Commissione Ue ha adottato
Uno studio condotto dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) di Rende (Cosenza) ha determinato, per la prima volta, la “firma” dell’inquinamento antropogenico da mercurio -in termini di settori di emissione e regioni geografiche di provenienza- sul consumo di pesce proveniente dalle diverse zone di pesca dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).