Pesticidi: consultazione su linee guida uccelli e mammiferi

logo-efsaL’EFSA ha in detto una pubblica consultazione su una guida alla valutazione dei rischi da pesticidi per uccelli e mammiferi. I contributi ricevuti aiuteranno l’EFSA a individuare le sezioni della guida bisognose di revisione e/o correzione.

Il termine ultimo per trasmettere commenti è fissato al 18 dicembre 2017.

Public consultation on the Guidance of EFSA on Risk Assessment for Birds and Mammals




Consultazione pubblica sulla valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare

La Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica sulla trasparenza e sulla sostenibilità  della valbandiera_unione_europeautazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare, diretta a tutte le parti interessate (i cd “stakeholder”) e i cittadini.

La consultazione, che nasce per dar seguito seguito agli impegni assunti dalla Commissione in risposta all’iniziativa dei cittadini europei sul glifosato  verte sui seguenti aspetti:

•la trasparenza e l’indipendenza del sistema di valutazione del rischio dell’UE rispetto agli studi e alle informazioni forniti dall’industria su cui si basano la valutazione dei rischi e i pareri scientifici dell’EFSA
•la comunicazione del rischio
•la governance dell’EFSA, in particolare il coinvolgimento degli Stati membri dell’UE nel sistema di valutazione del rischio dell’UE.

Il questionario è disponibile anche in italiano e fornirà delle indicazioni per la proposta legislativa che la Commissione presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio entro il maggio 2018.

C’è tempo fino al 20 marzo 2018 per partecipare.

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A cura della segreteria SIMeVeP




Domande e risposte: il nuovo regolamento sui nuovi alimenti

Il nuovo regolamento (UE) 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti si applica a decorrere dal 1° gennaio 2018. La sua finalità è migliorare le condizioni per consentire alle imprese di immettere più facilmente sul mercato dell’UE alimenti nuovi e innovativi, mantenendo al contempo un elevato livello di sicurezza alimentare per i consumatori europei.

Un “nuovo alimento” è definito come un alimento non consumato in misura significativa nell’UE prima del maggio 1997 (data in cui è entrata in vigore la prima normativa sui nuovi prodotti alimentari). Può trattarsi di un alimento nuovo e innovativo o di un alimento prodotto utilizzando nuove tecnologie e nuovi processi di produzione oppure di un alimento tradizionalmente consumato al di fuori dell’UE. Questa definizione è rimasta invariata nel nuovo regolamento relativo ai nuovi alimenti.

Ma quali sono i principali cambiamenti introdotti dal regolamento? Gli insetti sono nuovi alimenti? E i nanomateriali?

A  queste e altre domande sui processi di autorizzazione risponde un documento della commissione europea, disponibile anche in italiano.

Il nuovo regolamento abroga e sostituisce il Regolamento (CE) n 258/97 “Nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari” e il Regolamento (CE) 1852/2001 “Norme per rendere talune informazioni accessibili al pubblico e per la tutela delle informazioni” che erano in vigore fino al 31 dicembre 2017.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Selvatici e Buoni: verso la filiera tracciata

Bergamo fa da apripista a livello nazionale per la creazione di una filiera tracciata della carne di selvaggina. Il progetto si chiama Selvatici e Buoni, è curato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, è realizzato con il sostegno della Fondazione Una Onlus e raccoglie l’adesione di numerose realtà del territorio.

 

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Scarica il Pieghevole “Selvatici e Buoni a Tavola”




Batteriocine, un’alternativa agli antibiotici per contrastare il Campylobacter negli allevamenti avicoli?

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha realizzato un progetto di ricerca finalizzata, finanziato dal Ministero della Salute (RF 2009 – 1504288), con l’obiettivo di isolare le batteriocine prodotte da batteri lattici commensali e valutare la loro efficacia nell’inibizione di Salmonella spp e Campylobater jejuni.

I risultati raggiunti sono promettenti e suggeriscono di eseguire ulteriori prove in vitro a partire da batteriocine ottenute dal ceppo di Enterococcus identificato. L’obiettivo è verificare se l’effetto positivo sulla colonizzazione da parte di Campylobactyer nei polli permanga anche in condizioni di allevamento commerciale. Dopo aver valutato questa ipotesi sarà possibile confermare se l’impiego di batteriocine può trovare applicazione nell’ambito del controllo di Campylobacter nella filiera avicola.

Infine il progetto ha permesso di identificare le metodiche analitiche per isolare e caratterizzare ceppi batterici potenzialmente produttori di batteriocine, e per testarne l’effetto inibitorio nei confronti di isolati di Salmonella e Campylobacter. Questo rappresenta un punto di partenza importante per incrementare la collezione di ceppi produttori di batteriocine e per caratterizzare le molecole che producono.

Tutte le info sul sito IZS delle Venezie

 




Zoonosi e tossinfezioni alimentari, il focus sulla situazione in Italia

approfondimentoAlcuni ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise propongono un approfondimento che mira ad aggiungere alcuni dettagli ai dati già pubblicati nel report Efsa-Ecdc sulle zoonosi e le tossinfezioni alimentari 2016. 

Il  report infatti non analizza gli aspetti specifici dei singoli Paesi che, per vari motivi (legati sia alle caratteristiche epidemiologiche, ecologiche e sociali, sia alle capacità dei sistemi di sorveglianza nazionali), richiedono alcuni approfondimenti.

Questo breve commento mira ad aggiungere alcuni dettagli ai dati già pubblicati nel report Efsa-Ecdc in modo da favorire la lettura della situazione italiana riguardo alle zoonosi trasmesse da alimenti.

Nelle conclusioni gli autori osservano che il quadro nazionale relativo alle zoonosi e malattie a trasmissione alimentare tracciato dal report Efsa/Ecdc risente degli aspetti critici che i sistemi di sorveglianza sui casi umani presentano, in particolare riguardo alla rappresentatività e la tempestività delle raccolte dati, che non facilitano la lettura della reale situazione epidemiologica e possono limitare le capacità di intervento per il controllo e la prevenzione delle infezioni.

I dati Enter-net ed Enter-vet indicano, per i casi di salmonellosi nell’uomo in Italia, il suino quale serbatoio animale più rilevante, mentre l’importanza del serbatoio avicolo è in continua diminuzione, anche se il ritorno di S. Enteritidis richiede attenzione.

La situazione per Listeria sostanzialmente riflette il quadro epidemiologico osservato nel contesto internazionale, mentre per STEC la situazione è più complessa riflettendo la natura variegata dell’epidemiologia delle infezioni. Il rilievo di L. monocytogenes in alimenti di categorie considerate non a rischio è un’indicazione per la definizione dei futuri piani di campionamento degli alimenti.

Riguardo alla campylobatteriosi, la prima zoonosi a trasmissione alimentare in Europa per numero di casi, il sistema attuale non è in grado di fornire indicazioni specifiche per il nostro Paese, per cui rimangono le indicazioni generali di una malattia in costante ascesa.

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Efsa: infezioni da Listeria in aumento, rispettare le modalità di conservazione dei cibi

logo-efsaI casi di listeriosi sono aumentati tra due gruppi della popolazione: individui sopra i 75 anni di età e donne tra i 25 e i 44 anni (si presume per lo più in relazione allo stato gravidico).

E’ questa una delle principali conclusioni di un parere scientifico dell’EFSA su Listeria monocytogenes e sui rischi per la salute pubblica derivanti dal consumo di alimenti pronti contaminati. Il parere riguarda il periodo 2008-2015.

Gli esperti hanno iniziato a lavorare sul parere scientifico dopo che il rapporto di sintesi dell’UE del 2015 sulle malattie zoonotiche di origine alimentare aveva messo in luce una crescente tendenza alla listeriosi nel periodo 2009-2013.

Gli esperti dell’EFSA hanno concluso che la maggior incidenza di listeriosi tra gli anziani era probabilmente legata all’aumento della percentuale di persone di età superiore a 45 anni già sofferenti di malattie come cancro e diabete.

Anche l’aumento del consumo di alimenti pronti e il miglioramento dei sistemi di monitoraggio in alcuni Stati membri potrebbero aver contribuito a questa tendenza.

La maggior parte delle persone viene infettata tramite il consumo di cibi pronti come pesce affumicato e stagionato, carne sottoposta a trattamento termico e formaggi molli e semi-molli. Tuttavia anche altri alimenti, come le insalate pronte, possono causare le infezioni.

Gli esperti hanno stimato che un terzo dei casi di listeriosi sono dovuti alla crescita di Listeria monocytogenes negli alimenti preparati e conservati a casa in frigo. Ciò mette in luce l’importanza di seguire le buone pratiche igieniche, come il rispetto delle temperature e dei tempi di conservazione raccomandati. Organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano di refrigerare gli alimenti a temperature inferiori ai 5° C.

L’elaborazione del parere scientifico è stata portata a termine dopo aver vagliato oltre 200 commenti ricevuti durante una consultazione pubblica.

Listeria monocytogenes contamination of ready-to-eat foods and the risk for human health in the EU

Fonte: Efsa




Tutti i dati sul mercato del miele in Europa in un infografica

L’Unione europea è il secondo produttore di miele al mondo dopo la Cina. Ogni anno circa 600.000 apicoltori producono 250.000 tonnellate di miele usando 17 milioni di arnie.

Tuttavia la produzione non riesce a soddisfare la domanda interna di miele. L’UE ha importato circa 200.000 tonnellate di miele nel 2016, soprattutto dalla Cina.

Rispetto ai concorrenti, gli apicoltori dell’UE affrontano costi di produzione molto alti e quindi le -limitate- esportazioni di miele sono più care di quando costino le importazioni. Nel 2016, ad esempio, in media un chilo di miele importato costava €2,23 mentre un chilo di miele europeo esportato verso paesi terzi costava €5,69.

(Clicca qui per l’immagine ingrandita)

La salute delle api, una sfida per tutto il settore
Anche se il settore dell’apicoltura ha dimensioni ridotte nell’UE ha comunque un’importanza estrema per l’agricoltura e la biodiversità, perché la api impollinano le piante.

Malattie, agricoltura intensiva, esposizione a sostanze chimiche nocive, perdita degli habitat naturali e condizioni climatiche avverse minacciano seriamente la capacità produttiva delle arnie.

Proteggere le api e i produttori di miele
Il Parlamento europeo chiede alla Commissione europea e agli stati membri nuove azioni per proteggere le api e aiutare gli apicoltori. Gli eurodeputati chiedono che ci sia una migliore protezione delle varietà di api, un maggiore sostegno finanziario agli apicoltori, un divieto di usare pesticidi e azioni concrete contro le importazioni di miele contraffatto.

La relazione del deputato ungherese Norbert Erdos (Partito popolare europeo) viene dibattuta il 28 febbraio, la plenaria vota sull’argomento il 1° marzo.

Fonte: Parlamento Europeo

I dati per l’infografica sono stati tratti dal documento della Commissione Europea Honey Market Presentation




Superare gli ostacoli culturali legati al consumo di insetti come fonte alimentare

Un’abbondante fonte alimentare in tempi di insicurezza alimentare, con un solo intoppo – come possiamo infrangere la barriera dello “schifo” e servire gli insetti sui nostri piatti?

 Gli insetti contengono molte proteine, possono essere allevati producendo un minore impatto sulle risorse naturali rispetto agli allevamenti tradizionali e in enormi quantità. Non esistono tuttavia regolamenti chiari per introdurli nella nostra catena alimentare e persistono gli ostacoli alla loro diffusione – i risultati di un progetto dell’UE stanno aiutando a costruire un quadro generale.

Il lavoro svolto durante il progetto PROTEINSECT (Enabling the exploitation of Insects as a Sustainable Source of Protein for Animal Feed and Human Nutrition), finanziato dall’UE, ha aiutato a informare il riesame della sfida di incrementare il fascino, la sicurezza e la sostenibilità degli insetti come cibo.

Gli autori della relazione recentemente pubblicata nella rivista “Nutritional Bulletin” sostengono che gli insetti hanno generalmente livelli elevati di proteine animali e importanti micronutrienti, con una minore impronta ambientale rispetto alle alternative tradizionali, e che possono essere allevati con gli avanzi. Persistono tuttavia gli ostacoli culturali, sociali ed economici.

La relazione istituisce l’importanza storica dell’entomofagia da parte degli umani e le principali opportunità e barriere identificate dalla ricerca fino ad oggi, come quella condotta dal progetto PROTEINSECT, prestando particolare attenzione alle lacune di ricerca.

La relazione, descritta come revisione narrativa, sottolinea che ci sono domande riguardanti l’impatto dell’alimentazione degli insetti e come questa potrebbe influenzare la loro sicurezza come risorsa alimentare. Riflette su come conservare i benefici per l’ambiente dell’allevamento di insetti, anche incrementandone la produzione. Mette inoltre in evidenza la necessità della futura ricerca di istituire una metodologia chiara per la trasformazione e l’immagazzinamento, definire pratiche di allevamento e attuare regolamenti in materia di sicurezza degli alimenti e dei mangimi. Delinea gli ostacoli all’attuazione diffusa dell’entomofagia e i passi necessari per superarli.

La lunga storia di mangiare insetti

L’entomofagia non è una cosa nuova – esistono prove archeologiche che dimostrano che l’essere umano si è evoluto come specie entomofaga. La relazione spiega che in parti dell’Africa centrale, a volte, fino al 50 % delle proteine alimentari derivano dagli insetti e che il loro valore di mercato è più alto di quello di molte fonti di proteine animali alternative. Si stima che l’entomofagia è praticata in almeno 113 paesi, con oltre 2 000 specie commestibili documentate, e le Nazioni Unite ha raccomandato la pratica come possibile soluzione per garantire la fornitura alimentare mondiale.

Viene citato l’esempio della Tailandia dove, nel 1978, un’infestazione da locuste (Patanga succincta) si è trasformata in una campagna governativa per promuovere la commestibilità della locusta, che ha avuto un tale successo, che la locusta da parassita delle coltivazioni si è trasformata in uno snack popolare. In un’interessante inversione, il suo valore di mercato è ora tale che alcuni agricoltori coltivano colture specifiche per alimentarle. Ma mentre gli insetti vengono consumati come parte della dieta giornaliera in molti paesi del mondo, la relazione segnala che gli studi sulla consumazione umana di insetti sono ancora carenti nella ricerca e che attualmente non è possibile fornire raccomandazioni definitive riguardanti l’idoneità degli insetti per nutrire gli umani.

L’utilizzo come mangimi

Gli insetti sono ricchi di nutrienti, hanno un impatto ambientale ridotto, richiedono meno spazio e fanno già parte della dieta naturale di maiali, polli e pesci. La ricerca dimostra che incorporare gli insetti nel mangime dei polli da carne non sembra produrre una riduzione nei tassi di crescita e in alcuni casi ha incrementato i tassi di crescita dei pulcini. La sostituzione dell’olio di soia con larve di mosca Hermetia illucens si è dimostrata non avere un impatto sulla crescita o sulle prestazioni dei polli da carne, indicando che si tratta di un’alternativa possibile.

Un vantaggio sarebbe, tuttavia, di sostituire la farina e l’olio di pesce usati attualmente per i mangimi con farina di insetti, diminuendo così la pressione esercitata sulle riserve ittiche minacciate dalla pesca eccessiva per fornire mangime.

PROTEINSECT (Enabling the exploitation of Insects as a Sustainable Source of Protein for Animal Feed and Human Nutrition) si è concluso nel 2016. L’obiettivo del consorzio era di agevolare la valorizzazione degli insetti come fonte proteica alternativa per l’alimentazione umana e animale. L’articolo apparso in “Nutritional Bulletin”, con il titolo “Opportunities and hurdles of edible insects for food and feed”, è basato sulla scoperta di PROTEINSECT che il 66 % dei consumatori intervistati ritengono le larve di mosca un mangime adatto, oltre l’80 % vorrebbe saperne di più sugli insetti come mangime e il 75 % era d’accordo sul consumo di animali alimentati con insetti.

Fonte: CORDIS

 




Scoperta vulnerabilità del parassita Toxoplasma gondii

E’ un organello lisosomiale il “punto debole” del temuto Toxoplasma gondii, il protozoo presente in pratica in tutto il pianeta e in grado di parassitare l’uomo e moltissimi animali.

E’ il risultato della ricerca condotta dal prof. Manlio Di Cristina e dalla prof.Carla Emiliani, del dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia, in collaborazione con il gruppo del professore Vern Carruthers dell’University of Michigan, pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista Nature Microbiology.

Lo studio è stato possibile grazie a finanziamenti americani da parte del National Institutes of Health (NIH) e dello Stanley Medical Research Institute, un’associazione americana no-profit per lo studio della schizofrenia, di cui da anni è destinatario il Gruppo di Ricerca. Negli ultimi anni, infatti, sarebbe stata ipotizzata una correlazione tra infezione da Toxoplasma e una maggior propensione a sviluppare la schizofrenia, le malattie bipolari e altri disturbi della personalità.

I ricercatori hanno identificato una vulnerabilita’ finora sconosciuta del parassita, ovvero la vitalita’ dello stadio cronico del parassita dipende dalla corretta funzionalita’ di un organello lisosomiale, che rappresenta una sorta di stomaco del parassita: dei composti in grado di interferire con la funzione di questo organello, causando l’impossibilita’ a digerire i nutrienti, conducono alla morte dei parassiti nelle cisti cerebrali.

A questo punto si aprono nuove prospettive per lo sviluppo di farmaci in grado attaccare il parassita allo stadio cistico e quindi debellare la patologia cronica. Infatti, mentre lo stadio acuto del parassita risulta sensibile ad alcuni farmaci, ad oggi non esistono terapie in grado di eliminare le cisti e quindi l’infezione cronica.

A cura della segreteria SIMeVeP