Covid-19. Efsa: non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione

coronavirusL’EFSA osserva con attenzione la situazione relativa all’epidemia di coronavirus (COVID-19) che sta interessando un gran numero di Paesi in tutto il mondo. Attualmente non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione probabile del virus.

Ha commentato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA: “Le esperienze fatte con precedenti focolai epidemici riconducibili ai coronavirus, come il coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV) e il coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), evidenziano che non si è verificata trasmissione tramite il consumo di cibi. Al momento non ci sono prove che il coronavirus sia diverso in nessun modo”.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha affermato che, mentre in Cina sono stati gli animali la probabile fonte dell’infezione iniziale, il virus si sta diffondendo da persona a persona, principalmente tramite goccioline respiratorie che le persone emanano quando starnutiscono, tossiscono o espirano. Maggiori informazioni su coronavirus e alimenti sono reperibili su queste domande frequenti del BfR, l’organismo tedesco preposto alla valutazione del rischio.

Scienziati ed Enti di tutto il mondo stanno monitorando la diffusione del virus e non si registrano segnalazioni di trasmissione tramite il cibo. Per tale motivo l’EFSA non è attualmente coinvolta nella risposta ai focolai epidemici di COVID-19. Sta tuttavia controllando la letteratura scientifica per eventuali nuove e pertinenti informazioni.

Per quanto concerne la sicurezza alimentare l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha emanato una serie di raccomandazioni precauzionali tra cui consigli di buone pratiche igieniche durante la manipolazione e la preparazione dei cibi, come ad esempio lavarsi le mani, cucinare a fondo la carne ed evitare potenziali contaminazioni crociate tra cibi cotti e non. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito web dell’OMS.

Riduzione delle possibilità di contagio: misure in atto nella sede EFSA
L’EFSA ha sede a Parma, nel nord Italia, una delle aree attualmente soggette a restrizioni urgenti degli spostamenti imposte dal governo italiano. A partire dall’ultima settimana di febbraio abbiamo adottato una serie di misure in linea con le raccomandazioni delle autorità italiane.

Abbiamo introdotto telelavoro per la maggior parte del personale e teleriunioni per i nostri esperti e partner; mentre eventi, viaggi d’affari del personale e visite del pubblico all’edificio sono stati sospesi fino all’8 aprile salvo proroghe. Tali misure sono soggette a costante aggiornamento alla luce delle informazioni che pervengono via via.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) aggiorna continuamente le informazioni sull’epidemia e sulle valutazioni del rischio utilizzate dagli Stati membri dell’UE e dalla Commissione europea nelle loro attività di reazione. A livello mondiale le misure sono coordinate dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Per ulteriori informazioni vedi il sito web della Commissione europea.

Fonte: EFSA




Report zoonosi. La Salmonella è la causa più comune dei focolai di origine alimentare nell’Ue

efsa ecdcNel 2018 quasi un focolaio su tre di origine alimentare nell’UE è stato causato da Salmonella. È questa una delle principali risultanze del rapporto sulle tendenze e fonti di zoonosi pubblicato oggi congiuntamente dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Nel 2018 gli Stati membri dell’UE hanno segnalato 5 146 focolai di origine alimentare che hanno colpito 48 365 persone. Un focolaio di malattia di origine alimentare si verifica quando almeno due persone contraggono la stessa malattia consumando lo stesso alimento o bevanda contaminati.
La Slovacchia, la Spagna e la Polonia rappresentano il 67% dei 1 581 focolai di Salmonella. Tali focolai erano riconducibili principalmente al consumo di uova.

I risultati del nostro ultimo Eurobarometro mostrano che meno di un terzo dei cittadini europei classifica le intossicazioni alimentari da batteri tra le cinque principali preoccupazioni in materia di sicurezza alimentare. Il numero di focolai segnalati suggerisce che ci sia spazio per sensibilizzare i consumatori in quanto molte malattie di origine alimentare possono essere prevenute migliorando le misure igieniche durante la manipolazione e preparazione degli alimenti” ha commentato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA.

La salmonellosi è stata la seconda infezione gastrointestinale più comunemente segnalata nell’uomo nell’UE (con 91 857 casi segnalati), dopo la campilobatteriosi (246 571 casi).

Il virus del Nilo occidentale e le infezioni da STEC a livelli insolitamente elevati
L’aumento di gran lunga maggiore nel 2018 ha riguardato il numero di infezioni da virus del Nilo occidentale.
I casi di questa malattia zoonotica, provocata da un virus trasmesso dalle zanzare, sono stati sette volte superiori a quelli del 2017 (1 605 contro 212) e hanno travalicato tutti i casi segnalati tra il 2011 e il 2017.

I motivi del picco del 2018 non sono ancora del tutto chiari. È stato evidenziato che fattori come la temperatura, l’umidità o le precipitazioni influenzano l’attività stagionale delle zanzare e possono aver avuto un ruolo. Pur non potendo prevedere l’intensità delle prossime stagioni di trasmissione, sappiamo che il virus del Nilo occidentale circola attivamente in molti Paesi dell’Unione europea, colpendo esseri umani, cavalli e uccelli. L’ECDC sta intensificando l’assistenza ai Paesi negli ambiti della sorveglianza, della preparazione, della comunicazione e del controllo dei vettori“, ha dichiarato Mike Catchpole, direttore scientifico ECDC.

La maggior parte delle infezioni da virus del Nilo occidentale contratte localmente sono state segnalate da Italia (610), Grecia (315) e Romania (277). La Cecenia e la Slovenia hanno segnalato i primi casi sin dal 2013.

Negli ultimi anni l’Italia e l’Ungheria hanno inoltre registrato un numero crescente di focolai di virus del Nilo occidentale in cavalli e altre specie equine.

L’ E. coli produttore di tossina Shiga (STEC) è diventata la terza causa più comune di zoonosi di origine alimentare con 8 161 casi segnalati, sostituendo la yersiniosi con un aumento del 37% rispetto al 2017. Ciò può essere in parte spiegato con il crescente utilizzo di nuove tecnologie di laboratorio, che facilitano l’individuazione di casi sporadici.

Il numero di persone affette da listeriosi nel 2018 è simile a quello del 2017 (2 549 nel 2018 contro i 2 480 dell’anno precedente). Ad ogni modo la tendenza nei dieci anni passati è stata al rialzo.
Tra le malattie zoonotiche oggetto della relazione i casi di listeriosi rappresentano la più alta percentuale di ricoveri ospedalieri (il 97%) e il più alto numero di decessi (229), il che la rende una delle più gravi malattie veicolate da alimenti.

La relazione contiene anche dati su Mycobacterium bovis, Brucella, Yersinia, Trichinella, Echinococcus, Toxoplasma, rabbia, Coxiella burnetii (febbre Q) e tularemia.

The European Union One Health 2018 Zoonoses Report
Plain language summary: The European Union One Health 2018 Zoonoses Report

Fonte: EFSA




MOCA. Esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare, nuovo parere CNSA

Alla luce dei risultati finali dello studio svolto dal Laboratorio nazionale di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità  “Studio dell’esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare”, dello studio di “Dieta Totale Nazionale” dell’ISS e della ricerca condotta dall’Università di Milano “Determinazione del contenuto di alluminio in alimenti quali manzo, pollo, e pesce in seguito a cottura utilizzando pellicola commerciale di alluminio”, la Direzione generale per l’igiene, la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute ha chiesto alla Sezione 1 “sicurezza alimentare” del Comitato nazionale sicurezza alimentare, di rivalutare quanto già espresso con il parere n° 19 del 3 maggio 2017.

Nel parere del 30 gennaio 2019 “Esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare: elementi di valutazione del rischio e indicazioni per un uso corretto dei materiali a contatto con gli alimenti” – Aggiornamento, ora pubblicato sul sito del Ministero della salute, la Sezione 1 del CNSA ritiene che i risultati dei nuovi studi apportino una conferma alle conclusioni del precedente parere e consentano di identificare con maggiore precisione le condizioni d’uso e le fasce di popolazione alle quali rivolgere una specifica attenzione.

In particolare:

  • la contaminazione del cibo per fenomeni migrazionali da utensili o imballaggi è un’importante fonte di esposizione alimentare all’alluminio;
  • la cessione di alluminio dai MOCA è condizionata dalle modalità di uso;
  • l’esposizione alimentare ad alluminio attraverso i materiali a contatto può portare ad un superamento della TWI stabilita da EFSA nel 2008, con un potenziale rischio per la salute per fasce vulnerabili della popolazione, rappresentate dai bambini sotto i 3 anni, anziani sopra i 65 anni, donne in gravidanza, persone con funzionalità renale compromessa.

Pertanto, la Sezione 1 del CNSA ritiene che:

  • l’alluminio venga inserito con rilievo prioritario nel piano di monitoraggio dei MOCA, in modo da raccogliere una congrua base di dati di sorveglianza a livello nazionale; al riguardo si auspica la definizione di un piano nazionale;
  • sia necessaria l’attivazione di idonee modalità di informazione e comunicazione circa il corretto uso dei MOCA contenenti alluminio per la produzione e la preparazione degli alimenti, rivolte sia ai consumatori sia alle imprese; in quest’ultimo ambito è opportuno considerare l’inserimento dell’uso corretto dei MOCA nei manuali aziendali di corretta prassi igienica.

In aggiunta, la Sezione 1 del CNSA raccomanda:

    • una valutazione complessiva dei dati disponibili in vista di un’ eventuale definizione del limite di migrazione a livello comunitario, così come previsto per i materiali e gli oggetti di materia plastica destinati a venire a contatto con gli alimenti (1 mg/kg di prodotto alimentare o simulante, Reg. 1416/2016, di aggiornamento al Reg.10/2011), coerentemente con quanto stabilito dalla norma quadro (Regolamento (CE) n. 1935/2004): “i materiali e gli articoli destinati a venire a contatto con gli alimenti, sotto normali o forzate condizioni d’uso, non devono cedere all’alimento i loro costituenti in quantità tali da: costituire un pericolo per la salute umana….”
    • la promozione da parte del Ministero della Salute di studi sulla valutazione del rischio per la salute umana derivante da MOCA contenenti alluminio. La Sezione 1 del CNSA auspica che tali studi integrino i seguenti elementi: i) la valutazione dettagliata dell’assunzione alimentare (come suggerito dai risultati dello studio di dieta totale); ii) il biomonitoraggio; iii) il rischio di patologie (ad es. neurologiche, ossee) riferibili all’assunzione di alluminio, ad es., attraverso uno studio osservazionale caso-controllo. La Sezione 1 del CNSA nota inoltre che validi dati sulla popolazione umana potrebbero essere importanti per un eventuale aggiornamento della TWI definito da EFSA, che data oramai al 2008 e si basa esclusivamente su studi tossicologici sperimentali;
    • l’uso di materiali alternativi o leghe, che minimizzino la cessione, sulla base di solide evidenze.

A tale proposito, la Sezione 1 del CNSA raccomanda l’avvio di azioni atte a contenere l’esposizione, in particolare, delle fasce a rischio (bambini sotto i 3 anni, anziani sopra i 65 anni, donne in gravidanza, persone con funzionalità epatica compromessa) a livelli inferiori al TWI definito da EFSA, mediante l’utilizzo di MOCA contenenti alluminio, tenendo conto del contributo che questa via di esposizione rappresenta.

Il Ministero della salute ha avviato una campagna informativa sul corretto uso dell’alluminio in cucina

A cura della segreteria SIMeVeP




Conferenza INFOSAN: nuove tecnologie, tracciabilità e trasparenza per malattie di origine alimentare sempre più complesse

InfosanSi sta svolgendo ad Abu Dhabi il secondo incontro globale dell’International Food Safety Authorities Network (Infosan) organizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e ospitato dall’Autorità per l’agricoltura e la sicurezza alimentare di Abu Dhabi (Adafsa).

Infosan (International Food Safety Authorities Network)  è una rete globale di 190 autorità nazionali per la sicurezza alimentare, gestita congiuntamente dall’Oms e dalla Fao con lo scopo di garantire una rapida condivisione delle informazioni durante le emergenze in materia di sicurezza alimentare, migliorare la cooperazione tra paesi e reti e sviluppare le loro capacità nella gestione delle emergenze. Infosan ha inoltre il compito di verificare, valutare e indagare sugli incidenti leagati alla sicurezza alimentare in collaborazione con gli Stati membri, diramare allerte per fermare la diffusione di alimenti contaminati da un paese all’altro e fornire assistenza tecnica su richiesta per gestire le emergenze.

Durante i 4 giorni le autorità di sicurezza alimentare, 230 esperti e funzionari di 135 paesi, 35 rappresentanti dell’OMS, della FAO e della Banca mondiale parteciperanno ad un evento principale di carattere internazionale e a 8 incontri regionali per rafforzare la cooperazione e chiedere un’azione più incisiva per proteggere la salute delle persone e salvaguardare le economie nazionali e globali dagli effetti di epidemie di malattie di origine alimentare sempre più complesse .

Fra i temi affrontati la gestione delle frodi alimentari, la regolamentazione e la rintracciabilità dei prodotti dal commercio online (l’espansione di nuove piattaforme per l’acquisto e la consegna di alimenti pone nuove sfide per la sicurezza alimentare, con catene di distribuzione alimentare per lo più non regolamentate che complicano la tracciabilità), la valutazione e gestione del rischio, la prevenzione e la gestione dell’antibioticoresistenza.

Particolare attenzione sarà dedicata all’uso della genomica nelle indagini sulle epidemie grazie alla quale aumentano le possibilità di identificare i casi di malattia di origine alimentare correlati a focolai da casi sporadici e non connessi e di individuare le aree di contaminazione che richiedono un intervento

A fronte del grande aumento del numero e della portata delle emergenze di origine alimentare, legato alla globalizzazione degli scambi di alimenti e mangimi, “I paesi devono investire in tecnologie che tracciano le emergenze della sicurezza alimentare. Devono inoltre essere trasparenti nel condividere le informazioni sui focolai per impedire la loro diffusione transfrontaliera e il rischio per la salute che rappresentano” ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

Alcuni numeri per comprendere l’incidenza delle sicurezza alimentare:

  • a causa dell’epidemia di listeriosi in Spagna nel 2019, la più grande della storia nazionale, oltre 200 persone si sono ammalate, delle quali 3 sono morte;
  • l’epidemia di listeriosi più grande al mondo,  in Sudafrica nel 2017-2018, ha coinvolto oltre 1000 persone che hanno sofferto di intossicazione alimentare e più di 200 morti;
  • un focolaio di listeriosi in Europa legato a verdure surgelate prodotte in una fabbrica ungherese nel 2018 ha colpito sette paesi, 47 persone che si sono ammalate. La fabbrica produceva prodotti alimentari che venivano esportati in oltre 100 paesi

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Rapporto Efsa-Ecdc Antibioticoresistenza: sempre più difficili da curare le infezioni da batteri trasmessi da alimenti

efsa ecdcSalmonella e Campylobacter stanno diventando sempre più resistenti alla ciprofloxacina, uno degli antibiotici di elezione per il trattamento delle infezioni causate dai suddetti batteri. È questa la conclusione dell’ultimo rapporto sull’antibiotico-resistenza nelle zoonosi pubblicato oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che presenta anche alcune tendenze positive nel settore animale.

I dati più recenti tratti dall’uomo, dagli animali e dagli alimenti evidenziano che una grande percentuale di batteri del genere Salmonella sono multifarmaco-resistenti (ovvero resistenti a tre o più antibiotici). Nell’uomo è comune la resistenza alla ciprofloxacina, soprattutto per alcuni tipi di Salmonella, e la resistenza alla coprofloxacina ad alte concentrazioni è aumentata complessivamente dall’1,7% (nel 2016) al 4,6% (nel 2018). Quanto al Campylobacter 16 Paesi su 19 riferiscono percentuali molto o estremamente alte di resistenza alla ciprofloxacina.

Elevate percentuali di resistenza alla ciprofloxacina sono riferite anche nei batteri Salmonella ed E. coli da pollame. La ciprofloxacina appartiene ai fluorochinoloni, una classe di antibiotici definiti di rilevanza essenziale per l’uso nell’uomo. Se i fluorochinoloni perdessero efficacia, l’impatto sulla salute umana potrebbe essere rilevante. Resta però bassa la resistenza congiunta (resistenza simultanea a due antibiotici di fondamentale importanza) ai fluorochinoloni associati alle cefalosporine di terza generazione in Salmonella, e ai fluorochinoloni associati ai macrolidi in Campylobacter.

Quanto al 2018 il rapporto elenca casi sporadici di infezioni da Salmonella nell’uomo resistenti ai carbapenemi, altra classe di antibiotici di ultima istanza.

Ha affermato Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC:

“E’ preoccupante trovare resistenza ai carbapenemi nei batteri veicolati da alimenti nell’UE. Il modo più efficace per prevenire la diffusione di ceppi batterici resistenti ai carbapenemi è quello di continuare a eseguire le procedure di screening e rispondere prontamente ai casi con positività accertata: l’ECDC sta lavorando con gli Stati membri dell’UE e con l’EFSA, applicando l’approccio “Salute unica globale”, per migliorare la diagnosi precoce e il monitoraggio, nel tentativo di combattere la minaccia persistente di infezioni zoonotiche resistenti agli antibiotici”.

Il rapporto comprende anche indicatori chiave dei risultati che aiutano gli Stati membri dell’UE a valutare i propri progressi nella riduzione dell’uso degli antibiotici e nella lotta all’antibiotico-resistenza.

Nel periodo 2014-2018 l’indicatore di sintesi della suscettibilità a tutti gli antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare è aumentato per l’E. coli in quasi un quarto degli Stati membri (6). Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto significa che in questi Paesi, in caso di necessità, le terapie con antibiotici avrebbero maggiori probabilità di successo. Durante il periodo 2015-2018 è stata inoltre rilevata la tendenza a una riduzione della presenza di β-lattamasi a spettro esteso (ESBL) o di E. coli produttore di AmpC in circa il 40% degli Stati membri (11). Ciò è importante poiché l’ESBL-AmpC produttore di Escherichia coli è responsabile di infezioni severe nell’uomo.

Per quanto riguarda gli antibiotici di ultima istanza, la resistenza alla colistina non è risultata comune in Salmonella e in E. coli, mentre E. coli produttore di carbapenemasi non è stato rilevato né in polli da carne né in tacchini né nel pollame.

“I risultati positivi negli animali da produzione alimentare sono incoraggianti perché sono segno di miglioramento; dobbiamo tuttavia indagare ulteriormente sulle ragioni di questo cambiamento. La resistenza agli antibiotici è una grave minaccia per la salute pubblica e animale mondiale (“Salute unica globale”) che richiede un’azione mondiale”

ha affermato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA.

In molti Paesi la diminuita resistenza nell’uomo all’ampicillina e alle tetracicline per Salmonella Typhimurium è un’altra tendenza incoraggiante osservata nel periodo 2013-2018.

La relazione di sintesi dell’UE è una pubblicazione annuale dell’ECDC e dell’EFSA che esamina lo stato dell’antibiotico-resistenza nei batteri che interessano esseri umani, animali e alimenti.

The European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2017/2018

Visualizzazione dati su antibiotico-resistenza in Europa

Fonte: EFSA




Consumi alimentari: Il lavoro FAO/WHO GIFT e CREA sui dati italiani

Consumi alimentariGuardare all’alimentazione in un’ottica globale: sapere chi e cosa mangia, comprendendo quali sono le diverse abitudini delle diverse popolazioni nel mondo, è fondamentale per sviluppare adeguate politiche per l’agricoltura, la nutrizione, la sicurezza d’uso e l’impatto ambientale della dieta. Proprio a tal fine, la piattaforma GIFT http://www.fao.org/gift-individual-food-consumption/en/ , messa a punto dalla FAO e da WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità), raccoglie una banca dati globale sui consumi alimentari individuali, a cui il CREA contribuisce per l’Italia con i risultati dell’ultima Indagine Nazionale sui Consumi Alimentari INRAN-SCAI. Il 23 ottobre, presso il CREA Alimenti e Nutrizione (via Ardeatina 546, Roma), esperti FAO e ricercatori CREA Alimenti e Nutrizione si sono confrontati per inquadrare i dati italiani nel più ampio contesto globale e per definire le metodologie per armonizzarli ed utilizzarli al meglio, sia alla luce della distinzione crudo/cotto sia in considerazione della crescente attenzione alle ricadute ambientali delle nostre scelte alimentari.

I consumi italiani nel contesto globale Dalla piattaforma FAO/WHO-GIFT (dove, per ora, sono caricati Italia, Burkina Faso, Zambia, Bangladesh, Uganda, Bolivia, Lao PDR, Filippine) le differenze si focalizzano tra paesi ad elevato-medio reddito e paesi a medio-basso reddito. L’Italia, ancora fedele al modello alimentare mediterraneo (sebbene resti da migliorare la parte vegetale), consuma più frutta, verdura e ortaggi e meno cereali, rispetto agli altri Paesi, ma questo dato deve essere migliorato esprimendo i valori al cotto (cioè quando, avendo assorbito acqua con la cottura, pesano di più), per poi confrontare i risultati per gruppi di diversa età, sesso, area geografica, e variabili socio-demografiche (titolo di studio, professione, preferenze alimentari, e, in generale, stile di vita).

Crudo e cotto Conoscere i consumi espressi al crudo, come finora abbiamo fatto, è importante perché ci permette di confrontarli con le raccomandazioni, come, ad esempio, con i 400g di frutta, ortaggi, verdure al giorno. Tuttavia, per una valutazione più precisa dei nutrienti, specialmente delle vitamine, occorre anche il contenuto al cotto e questo lavoro richiede un calcolo basato su fattori di conversione crudo/cotto per capire dopo la cottura, quanto pesa l’alimento (Yield factor YF) e quanto rimane in termini di micro e macronutrienti (retention factor RF). Per valutare un piatto composto è necessario conoscere la composizione di ogni ingrediente, il metodo di cottura per poterne stimare l’impatto che va dalla variazione del peso (dovuta ad assorbimento o perdita di acqua e grassi) alla riduzione di nutrienti, vitamine e minerali. Nella realtà italiana i piatti composti forniscono circa la metà dell’assunzione giornaliera di energia.

Effetto “Greta” sulla dieta E’ possibile quantificare l’impatto ambientale (in termini di emissione dei gas serra) dei consumi alimentari. Semplicemente seguendo le raccomandazioni nutrizionali si può ottenere una riduzione del 28% di gas a effetto serra (GHG). In Italia, modellando la dieta con la riduzione del consumo di carne (-70%) e il contestuale incremento di verdura (+30%) e legumi si potrebbe ottenere un risparmio del 50% di emissioni di GHG.

Fonte: CREA




Le farine di insetto e di origine avicola: due fonti alternative e sostenibili per i mangimi di trota

alimentazione trota progetto sushinNell’ambito del progetto SUSHIN, un gruppo di ricercatori di ISPRA, UniUD e FEM ha presentato i primi risultati sperimentali sui mangimi alternativi per la trota iridea alla Conferenza Aquaculture Europe 2019, che si è svolta a Berlino dal 7 al 10 Ottobre, con un’affluenza di oltre 2.700 partecipanti.

Il contributo scientifico ha riguardato i risultati degli effetti sullo stato fisiologico della trota di nuove diete sperimentali formulate con ingredienti vegetali e combinate con due diversi livelli di inclusione di farina di insetto o da sottoprodotti avicoli.

Lo studio ha esaminato i parametri ormonali e metabolici nel sangue delle trote alimentate con le diete sperimentali per 13 settimane, al fine di misurare lo stato nutrizionale e valutare le condizioni di stress e benessere.

I risultati sono stati molto incoraggianti. Tutte le diete formulate hanno sostenuto la crescita delle trote senza significative differenze né in relazione all’ingrediente testato né al livello di inclusione.

I profili biochimici del sangue sono risultati inalterati rispetto ai valori di riferimento misurati con diete a base di farine di pesce, indicando l’assenza di risposte di stress e buone condizioni nutrizionali e di benessere delle trote.

Gli ingredienti testati risultano promettenti per minimizzare l’apporto di proteine di pesce nelle diete commerciali della trota. I futuri esperimenti, già programmati, permetteranno di perfezionare i livelli di inclusione di farina d’insetto e di origine avicola nei nuovi mangimi rendendoli più sostenibili degli attuali.

Il poster presentato al congresso.

Fonte: SUSHIN




ECM gratuiti al Festival del giornalismo alimentare

L’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, provider ECM presso il Ministero della salute ha accreditato una parte del Festival del giornalismo alimentare offrendo i crediti formativi a: medici, veterinari, biologi, chimici, tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, farmacisti.

L’evento formativo  “Agroalimentare green. comunicare le strategie per filiere e consumatori di domani”comprende tutti i panel del Festival previsti in Sala Londra al Centro congressi del Lingotto a Torino da giovedì 20 mattina a venerdì 21 alle 13.

L’evento è gratuito e dà diritto a 6,3 crediti ECM – iscrizioni entro al 18 febbraio

Programma e scheda di iscrizione

NB: L’iscrizione per i crediti ECM non va confusa con l’accredito al Festival che va fatta, a parte, sul sito www.festivalgiornalismoalimentare.it che permette di utilizzare tutti i servizi del Festival.

 

 




3° caso di Trichinella nel Lazio in carne di cinghiale

cinghialeE’ il terzo isolamento nel Lazio di larve di Trichinella nelle carni di cinghiali abbattuti a caccia nella stagione venatoria 2019 – 2020.
Il ritrovamento è stato effettuato presso il Laboratorio Alimenti dell’Unità Operativa Territoriale Lazio Sud diretto dalla Dott.ssa Tiziana Zottola.
Il soggetto riscontrato positivo è un esemplare adulto, femmina, non gravido, del peso di circa 80 kg, abbattuto il 20/01/2020 nel comune di Colle San Magno località Serrone in provincia di Frosinone.

In questa provincia è il secondo ritrovamento di soggetti parassitati.

Già nel mese di novembre 2019 è stata segnalata l’infestazione da Trichinella britovi in un giovane maschio del peso di circa 30 kg cacciato in data 10/11/2019 nel territorio del comune di Atina (FR) in località Monte.

I territori dei due comuni di Atina e Colle San Magno non sono distanti,  potrebbero pertanto, insistere nel territorio altri cinghiale positivi.
Trichinella britovi è stata riscontrata anche in un maschio adulto, età circa 7 anni, peso 95 kg, abbattuto il 20/11/2019 nel Comune di Monte San Biagio (LT) in località Pozzo Farignoli Chivi.(Trichinella britovi in carni di cinghiali. Due casi nel Sud del Lazio).

Le larve di Trichinella rinvenute, tutte vive e vitali, sono state conferite all’ European Union Reference Laboratory for Parasites presso l’Istituto Superiore di Sanità per l’identificazione di specie mediante Multiplex PCR.

Per diagnosticare l’infestazione, viene simulata, in laboratorio, l’ attività dello stomaco dei vertebrati, attraverso una digestione artificiale dei tessuti muscolari , in particolar modo del muscolo diaframmatico, muscolo elettivo per la ricerca delle Larve di Trichinella. Il metodo è descritto nel Reg. UE 2015/1375.

Raccomandazioni
Si raccomanda di cuocere a cuore la carne di cinghiale ed evitare il consumo di preparazioni di carne essiccate, affumicate, salate in quanto i trattamenti di macinatura, essiccatura, salagione, affumicamento, aggiunta di spezie, antiossidanti, conservanti, stagionatura non inattivano le larve.
Solo il freddo ed il calore ne assicurano la devitalità. SONO NECESSARI almeno 2 mesi di congelamento a temperatura di –20 °C ed una buona cottura delle carni a temperature non inferiori a +70°C.

Fonte: IZS Lazio e Toscana




Bando EFSA per la presentazione di proposte: ausili ai sistemi di sicurezza alimentare del futuro

logo-efsaLa Commissione europea ha pubblicato un bando per lo sviluppo di una piattaforma per la ricerca e l’innovazione in ambito di sicurezza alimentare. Scopo della piattaforma è quello di rendere più facile a enti nazionali di sicurezza alimentare, agenzie UE, politici, comunità scientifica e società civile coordinare le azioni per la ricerca. Termine ultimo per l’inoltro delle proposte è il 22 gennaio 2020.

Individuare le priorità di ricerca in materia di sicurezza alimentare è cruciale per l’EFSA e intendiamo contribuirvi attivamente. Il nostro recente rapporto sulle “esigenze di ricerca finalizzata alla regolamentazione della sicurezza alimentare 2030” illustra quali sono le priorità della ricerca per i prossimi 10 anni“, ha dichiarato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA. Nella pubblicazione dell’EFSA si illustrano le modalità con cui la ricerca può stimolare l’innovazione, come la scienza possa essere comunicata efficacemente alla società e come garantire cibi privi di rischi a una popolazione mondiale in aumento.

I principali esiti del progetto della Commissione europea saranno mirati ai programmi di ricerca transnazionali, all’allineamento tra i programmi di ricerca nazionali e quelli europei, nonché alla creazione di un piano programmatico per la ricerca e l’innovazione in materia di sicurezza alimentare (SRIA) onde far fronte alle aspettative dei consumatori, alle tecnologie emergenti e alle priorità politiche.

La piattaforma comprenderà informazioni sulla ricerca in materia di sicurezza alimentare e migliorerà l’omogeneità tra i finanziamenti nazionali e quelli europei alla ricerca in ambito di sicurezza alimentare. Agevolerà inoltre nuove modalità per la comunicazione in materia di sicurezza alimentare.

Fonte: EFSA