45 paesi ribadiscono la volontà politica di sradicare a livello mondiale la Peste dei piccoli ruminanti

Oggi più di 45 paesi hanno rinnovato il loro impegno a sradicare globalmente entro il 2030 la Peste dei piccoli ruminanti (PPR), una malattia altamente contagiosa e devastante, responsabile della morte di milioni di pecore e capre ogni anno. Allo stesso tempo, i paesi hanno esortato i partner delle risorse e la comunità per lo sviluppo a contribuire a colmare il gap di finanziamento di 340 milioni di dollari del Programma di eradicazione globale PPR.

La decisione di riaffermare questo impegno politico internazionale e incoraggiare i partner delle risorse a unirsi alla lotta contro la malattia è arrivata alla conferenza globale: Partnership e investimenti per un mondo libero da PPR, organizzato dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale per la salute degli animali (OIE) e ospitato dalla Commissione europea a Bruxelles.

In una dichiarazione ministeriale, i partecipanti hanno sottolineato che la PPR “minaccia direttamente i mezzi di sostentamento delle popolazioni più povere dei nostri paesi con perdite significative nelle nostre economie locali”, osservando che la malattia infestante causa più di 2,1 miliardi di dollari in perdite economiche all’anno.

Intervenendo alla conferenza, il Commissario Europeo per la Cooperazione e lo Sviluppo Internazionale, Neven Mimica, ha detto: “Il nostro impegno per affrontare malattie animali – come la PPR – è anche una risposta alle sfide della migrazione, della sicurezza alimentare, della riduzione della povertà, della capacità di risposta alle crisi e del commercio globale. Ed è essenziale per i nostri sforzi fornire migliori posti di lavoro e prospettive per le donne e i giovani in particolare”.

Il Direttore Generale della FAO, Graziano da Silva, ha dichiarato: “Le risorse finanziarie per sradicare la PPR non sono una spesa, ma un investimento importante che porterà a futuri guadagni economici e sociali. I piccoli ruminanti sono la risorsa principale di circa 300 milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo. Se non affrontiamo la diffusione della malattia aumenteranno povertà, fame e anche altre forme di malnutrizione. Sradicare la PPR è fondamentale per costruire un mondo più sicuro e più sostenibile”.

La Direttrice Generale dell’OIE, Dr Monique Eloit, ha dichiarato: “Con il vostro impegno, non stiamo solo creando un mondo libero dalla PPR, ma anche preservando i mezzi di sostentamento di milioni di famiglie povere. I mezzi tecnici e le conoscenze sono disponibili. Le risorse e il coinvolgimento di lunga data dei paesi saranno i fattori scatenanti per renderli accessibili e per cambiare la vita delle popolazioni più svantaggiate. Il rafforzamento dei servizi veterinari nazionali rappresenterà una pietra miliare nel raggiungimento di questo obiettivo comune”.

La conferenza ha sottolineato che il controllo e lo sradicamento della PPR iniziano con l’impegno e gli investimenti a livello nazionale. Tuttavia, è necessario anche il sostegno dei partner delle risorse per sviluppare la capacità delle istituzioni nazionali, regionali e sub-regionali e per realizzare un approccio coordinato, duraturo e armonizzato, necessario per l’eradicazione della malattia.

La conferenza ha riaffermato che tenere sotto controllo e alla fine debellare PPR significa combattere la povertà rurale, garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione, rafforzare la resilienza e le economie nazionali ed è anche in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Quasi 270 partecipanti, tra cui ministri di oltre 45 paesi colpiti dall’epidemia o a rischio, nonché rappresentanti ad alto livello di partner delle risorse, organizzazioni internazionali, regionali, della società civile e non governative hanno partecipato alla conferenza di un giorno a Bruxelles. È stato preceduto da un forum delle parti interessate, che ha offerto l’opportunità di scambiare opinioni e raccogliere testimonianze dirette sul grave impatto della PPR.

La Strategia per il controllo globale e l’eradicazione della PPR è stata inizialmente adottata in una conferenza del 2015 ad Abidjan, organizzata congiuntamente dalla FAO e dall’OIE. Attraverso un Programma di eradicazione globale 2017-2021, i paesi hanno formulato piani strategici nazionali, che esaminano in dettaglio i passaggi per valutare, controllare e sradicare il virus, nonché le risorse finanziarie necessarie alle autorità nazionali per attuare questi piani.

La Peste dei piccoli ruminanti

Sin dalla sua prima identificazione in Costa d’Avorio nel 1942, la malattia si è diffusa in oltre 70 paesi in Africa, nel Vicino e Medio Oriente e in Asia e ha raggiunto nuove aree negli ultimi anni. A dicembre 2016, in Mongolia è stato osservato il primo focolaio di ovini e caprini con diffusione della malattia a una specie di antilope selvatica e, più tardi, nel giugno 2018, ha raggiunto l’Unione Europea, con il primo caso mai riscontrato in Bulgaria.

Mentre la malattia è altamente letale per i piccoli ruminanti – uccide fino al 90% degli animali  infetti – è facilmente prevenibile con vaccini economici che possono essere somministrati a basso costo.




La PSA minaccia di diffondersi dalla Cina ad altri paesi asiatici

suiniIl rapido insorgere della peste suina africana (PSA) in Cina e la sua individuazione in aree distanti oltre mille chilometri all’interno del paese, potrebbe significare che questo virus mortale può diffondersi in altri paesi asiatici in qualsiasi momento, ha avvertito l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Non esiste un vaccino efficace per proteggere i suini dalla malattia. E, mentre la malattia non rappresenta una minaccia diretta per la salute umana, le epidemie possono essere devastanti per i suini, poiché le forme più virulente sono letali per il 100 per cento degli animali infetti.

Negli sforzi per controllare la diffusione della malattia, le autorità cinesi hanno finora dovuto abbattere più di 24.000 capi in quattro province. La Cina è uno dei principali paesi produttori di carne suina, con circa la metà della popolazione mondiale di suini, stimata in circa 500 milioni. La sua catena di valore coinvolge un gran numero e una vasta gamma di produttori, dalle piccole aziende familiari agli operatori commerciali su larga scala.

Anche se questa non è la prima volta che la febbre suina africana viene rilevata al di fuori dell’Africa – focolai in Europa e nelle Americhe risalgono agli anni ’60 – la sua individuazione ed eterogenea diffusione geografica dei focolai in Cina hanno sollevato timori che la malattia possa attraversare i confini con i paesi limitrofi del sud-est asiatico o della penisola coreana, dove anche il commercio e il consumo di prodotti a base di carne suina è elevato.

Un virus resistente e longevo

Il virus ASF è molto resistente e può sopravvivere per lunghi periodi in climi molto freddi e molto caldi, e persino nei prodotti a base di carne di maiale essiccati o stagionati. Il ceppo rilevato in Cina è simile a quello che ha colpito i maiali nella Russia orientale nel 2017 ma, fino ad ora, e mentre continuano le indagini, il Centro cinese per la salute e l’epidemiologia degli animali non ha trovato prove conclusive sull’origine o i collegamenti di quest’ultima epidemia.

“Il trasporto di prodotti a base di carne di maiale può diffondere rapidamente le malattie e, come in questo caso di peste suina africana, è probabile che la circolazione di tali prodotti, piuttosto che i maiali vivi, abbia causato la diffusione del virus in altre parti della Cina”, ha affermato Juan Lubroth, Capo del servizio veterinario della FAO.

Il Centro di emergenza della FAO per le malattie transfrontaliere degli animali (ECTAD, il suo acronimo inglese) è in stretto contatto con le autorità cinesi per monitorare la situazione e rispondere efficacemente all’epidemia all’interno del paese, nonché con le autorità dei paesi limitrofi, per aumentare il livello di preparazione a rispondere alla minaccia di un’ulteriore diffusione.

“La FAO ha iniziato a collaborare con il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali cinese alcuni anni fa e, insieme, abbiamo istituito un piano di emergenza contro la peste suina e sviluppato capacità diagnostiche”, ha dichiarato Wantanee Kalpravidh, Coordinatore regionale del Centro di emergenza della FAO per le malattie transfrontaliere degli animali. “Abbiamo anche sviluppato congiuntamente un Programma di formazione sull’epidemiologia sul campo per veterinari che mira a rafforzare l’indagine epidemiologica, il monitoraggio della situazione della malattia, la valutazione del rischio e la preparazione alle emergenze”.

La risposta immediata a questo focolaio sarà di eliminarlo il più rapidamente possibile, ha aggiunto Kalpravidh. Tuttavia, una restrizione completa nei movimenti di prodotti di origine animale e suina potrebbe compromettere tali sforzi, ha avvertito la FAO, in quanto potrebbe portare a metodi di trasporto illegali.

Sistemi di risposta in atto – azione in corso

“Le epidemie come questa sono importanti promemoria per tutti noi che dobbiamo lavorare insieme in uno sforzo multilaterale e intergovernativo per prevenire e rispondere alle epidemie di malattie animali perché queste non conoscono confini”, ha detto Kundhavi Kadiresan, Vice Direttore Generale della FAO e rappresentante regionale per l’Asia e il Pacifico. “Una buona comunicazione e il coordinamento con il settore privato della regione sono essenziali per rafforzare la cooperazione nella prevenzione e nel controllo dell’ASF”, ha aggiunto.
Fonte: FAO




Afta Epizootica, il manuale operativo in un film

L’Assessorato alla Sanità della Regione Sardegna, in collaborazione con i servizi veterinari dell’ Azienda Tutela Salute e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale “Pegreffi”, ha realizzato un vero e proprio film su una giornata di esercitazione sul campo simulando la presenza dell’Afta Epizootica, una malattia infettiva altamente contagiosa che colpisce ruminanti e suini, attualmente presente in Europa solo in Turchia.

Tutti i passaggi della procedura di emergenza ripresi dalle telecamere, sono state girate tenendo presenti gli step indicati dal manuale operativo “Piano Nazionale Emergenza Afta Epizootica“, il risultato è una trasposizione per immagini del manuale operativo per le emergenze, che parte dalla segnalazione, passa per le varie fasi di comunicazione alla catena di comando, sopralluogo in azienda, campionamento, fino all’uscita dall’azienda infetta.

Il filmato completo:

Il video è disponibile anche suddiviso per fasi:

Video – Fase 1: Segnalazione
Video – Fase 2: Sovralluogo
Video – Fase 3: Uscita azienda

Maggiori informazioni sul sito dell’IZS Sardegna

Tutte le informazioni sull’Afta epizootica sul sito del Centro per lo studio e la diagnosi delle malattie vescicolari  presso l’IZS della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

A cura della segreteria SIMeVeP




Malattie da vettori vecchie, nuove, emergenti: da West Nile a Chikungunya, passando per Borrelia miyamotoi

Fare l’autostop è uno dei modi più pratici ed economici per spostarsi da un luogo a un altro. Lo sanno bene zecche e zanzare che di questa abitudine hanno fatto una filosofia di vita. Quello che non sanno è che spesso viaggiano con un bagaglio di patogeni che nel nuovo ambiente, magari a migliaia di chilometri di distanza, possono trovare condizioni favorevoli per diffondersi.

Una malattia viene definita in genere emergente quando presenta una prevalenza più elevata di quanto sia prevedibile in base alle nostre conoscenze. Includiamo nelle malattie emergenti quelle “nuove”, causate da patogeni sconosciuti, ma anche quelle causate da patogeni già esistenti che diffondono in nuove aree. Una malattia è invece ri-emergente quando la sua prevalenza torna ad aumentare dopo periodi più o meno lunghi di bassa endemia. Vediamo alcuni esempi che interessano l’Italia e in particolare il territorio del Nordest.

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Ue: diminuiscono le vendite di antibiotici per animali

Un rapporto pubblicato ieri dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) mostra che le vendite complessive di antimicrobici veterinari in tutta Europa sono diminuite di oltre il 20% tra il 2011 e il 2016. Ciò testimonia la tendenza al ribasso negli ultimi anni e conferma che l’orientamento dell’Unione europea (UE) e le campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antibiotici negli animali per combattere la resistenza antimicrobica stanno avendo un effetto positivo. Una ripartizione per classe di antimicrobici mostra che vi è stato un calo di quasi il 40% delle vendite di polimixine per uso veterinario. Questa classe include la colistina, che viene utilizzata come trattamento di ultima istanza in pazienti con infezioni batteriche resistenti ad altri antibiotici.

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IZS Venezie pubblica le Linee Guida in Veterinaria per la PRRS

La PRRS – Sindrome Riproduttiva e Respiratoria Suina – è una malattia complessa che continua ancora oggi a causare gravi perdite economiche nel settore dell’allevamento suinicolo e il cui controllo presenta importanti punti critici.

La Linea guida permette a chi opera in campo di avere un quadro completo della malattia e di quali siano i migliori strumenti di diagnosi e controllo descritti in letteratura.

Scarica le Linee Guida

 




Manuale Oie: PSA nei cinghiali e biosicurezza durante la caccia

L’OIE, Organizzazione mondiale per la salute animale  ha pubblicato un manuale “Handbook on African Swine Fever
in wild boar and biosecurity during hunting” sull’evoluzione della Peste Suina Africana in Europa (PSA).

Il documento, elaborato su impulso dello Standing Group of Experts on African swine fever in Europe, sarà aggiornato costantemente con nuovi studi scientificie informazioni tecniche. Alla stesura ha partecipato anche Vittorio Guberti, medico veterinario dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA).

Il progetto intende costruire una cooperazione più stretta tra i paesi colpiti dalla Peste suina africana  e quindi, affrontare la malattia in modo più collaborativo e con una strategia comune.

Scarica il manuale (versione 15 ottobre 2018)

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Dermatite nodulare contagiosa nei bovini: dal controllo all’eliminazione

muccaL’EFSA ha valutato le strategie più efficaci per eliminare la dermatite nodulare (LSD), ora che i focolai in Europa sud-orientale sono stati contenuti.

Un rapporto pubblicato quest’oggi fornisce raccomandazioni sulla durata ideale dei programmi di vaccinazione per eliminare la malattia ed esamina la probabilità che la malattia riappaia nonché i possibili metodi di sorveglianza.

I focolai di LSD bovina nella regione balcanica sono calati drasticamente del 95%, passando dai 7.483 del 2016 ai 385 del 2017. Nel 2018 sono stati segnalati focolai in Europa sud-orientale, e un focolaio anche nella parte europea della Turchia.

Il rapporto afferma che più efficace è la vaccinazione nel proteggere gli animali dalla malattia – e più mandrie vengono vaccinate – più breve potrà essere il programma vaccinale. Ad esempio, se la vaccinazione è efficace sull’80% degli animali vaccinati, sarà sufficiente un programma biennale con copertura vaccinale del 90% delle mandrie.

La probabilità che l’LSD si ripresenti dopo un programma di vaccinazione è legata soprattutto all’eventualità che dalla vicine zone interessate dalla malattia vengano introdotti animali infetti. Altri fattori esaminati nel rapporto includono la possibile persistenza del virus nei vettori (come zecche e insetti) o nell’ambiente.

Il rapporto fornisce anche una panoramica delle metodiche di sorveglianza. Tra queste: misure per la diagnosi precoce di nuovi casi e modalità per dimostrare l’assenza della malattia.

Fonte: Efsa




Cetacei spiaggiati, il report 2017

spiaggiamentiSono 212 i cetacei spiaggiati lungo le coste italiane nel corso del 2017, 44 in meno rispetto all’anno precedente. Lo rileva, nel report annuale, il Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi marini spiaggiati (C.Re.Di.Ma), istituito dal Ministero della Salute presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Nella maggior parte dei casi si tratta di tursiopi (41,5%) e stenelle (33.9%). Gli eventi di spiaggiamento per gli altri mammiferi marini sono risultati sporadici.

Gli IIZZSS, coordinati dal C.Re.Di.Ma, hanno effettuato accertamenti diagnostici sul 50% degli esemplari spiaggiati, l’11% in più rispetto a quanto osservato nel 2016 e sono riusciti ad avanzare ipotesi di causa di morte per 69 soggetti:

  • nel 66.6% dei casi è stata accertata l’origine infettiva, confermando la persistente circolazione nei nostri mari di agenti virali (Morbillivirus, Herpesvirus) e protozoari (Toxoplasma gondii). Il riscontro sporadico di Brucella ceti, Salmonella typhimurium variante monofasica ed Erysipelothrix rhusiopathiae evidenzia la presenza di agenti zoonotici, importanti anche per l’impatto sulla salute pubblica; l’isolamento di 3 ceppi di Listeria monocytogenes nell’area tirrenica, conferma la contaminazione da agenti di origine terrestre nel Santuario Pelagos, a seguito della prima segnalazione nel 2015 in Liguria;
  • nel 29% dei casi la causa di morte è stata attribuita ad un’origine antropica;
  • nel 4.3% la morte è sopraggiunta per patologie naturali non infettive;
  • Nel 35% dei casi esaminati non è stato possibile avanzare ipotesi per le cause del decesso soprattutto per il cattivo stato di conservazione delle carcasse.

Consulta il Report C.Re.Di.Ma 2017 sullo spiaggiamento dei cetacei

Fonte: Ministero della salute




Echinococcosi cistica, dall’ISS il più grande studio epidemiologico al mondo

E’ pubblicata sulla rivista scientifica internazionale The Lancet Infectious Diseases, la più grande indagine ecografica al mondo sull’echinococcosi cistica coordinata dal Centro di Collaborazione OMS per l’echinococcosi dell’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del progetto HERACLES (Human Cystic Echinococcosis ReseArch in CentraL and Eastern Societies).

Lo scopo della ricerca è stato in particolare  quello di stimare la vera portata dell’echinococcosi cistica in Est Europa, mentre il progetto HERACLES è un progetto collaborativo di Sanità Pubblica Internazionale finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in un partenariato di 9 centri operanti in paesi endemici come Italia, Spagna, Romania, Bulgaria e Turchia. Il partenariato è inoltre supportato da un network di 60 centri presenti in Europa ed in Asia e coadiuvato da un comitato consultivo rappresentato dall’OMS e dall’ ECDC.

L’echinococcosi cistica è una malattia infettiva negletta diffusa in tutto il mondo e causata da un parassita (Echinococcus granulosus) simile ad una piccola tenia nella sua forma adulta ed una cisti nella sua forma larvale. L’echinococcosi cistica è una malattia zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) presente in ambienti rurali dove è praticata la pastorizia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima essere presenti almeno un milione di persone infette nelle aree endemiche rurali del mondo con un costo associato annuo di circa 3 miliardi di dollari americani per la gestione clinica umana e per le perdite di produzione nel bestiame. In Europa tra le aree di maggiore endemia vi sono i paesi dell’Est e del bacino del Mediterraneo, dove tuttavia poche informazioni sono disponibili. In Italia è possibile stimare in maniera solo parziale la portata del problema data la sola disponibilità dei dati derivanti dalle schede di dimissione ospedaliera che riportano un totale di circa 21000 dimissioni nel periodo 2001-2014 e circa 900 nuovi pazienti ricoverati per anno.

Maggiori informazioni nell’articolo pubblicato su ALLISS – Newsletter mensile dell’ISS

A cura della segreteria SIMeVeP