Chi ha paura dell’influenza aviare?

Ha sollevato molte preoccupazioni la recente decisione dell’Autorità europea per le emergenze sanitarie, (Hera, Health Emergency Preparedness and Response Authority) di siglare un contratto per l’acquisto di 665mila dosi di vaccino contro l’influenza aviare.

Vaccini non destinati alla protezione degli animali, ma da utilizzare in campo umano.

Perché l’influenza aviare, quando sostenuta da ceppi ad alta patogenicità (HPAI), può trasferirsi ad altri animali, come cani, cavalli e anche all’uomo.

Un contagio che avviene però raramente e interessa solo quanti sono a stretto contatto con gli animali ammalati.

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Fonte: Agronotizie.it

 




Cambiamento climatico, Ecdc: “Con la globalizzazione in Europa crescono le infezioni veicolate dalle zanzare”

Con il climate change e la globalizzazione, in Europa crescono le infezioni veicolate dalle zanzare. “Gli ultimi dati di Unione europea/Spazio economico europeo mostrano una continua tendenza al rialzo per i casi di Dengue importati”, ma anche “un numero crescente di focolai locali di West Nile e Dengue”, comunica l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Con l’estate alle porte suona chiaro il monito di Andrea Ammon, direttrice uscente dell’agenzia: “In Europa stiamo già osservando come il cambiamento climatico stia creando condizioni più favorevoli alla diffusione di zanzare in aree precedentemente non colpite, con più persone infettate da malattie come la Dengue. E l’aumento dei viaggi internazionali dai Paesi dove la Dengue è endemica – avverte – accrescerà il rischio di casi importati e, inevitabilmente, anche quello di epidemie locali. Le misure di protezione personale combinate con interventi per il controllo degli insetti vettori, l’individuazione precoce dei casi, la sorveglianza tempestiva, ulteriori attività di ricerca e di sensibilizzazione – raccomanda Ammon – sono fondamentali nelle aree d’Europa più a rischio”.

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Fonte: Salute e Informazione




Leptospirosi, Ecdc: scendono casi in Italia; 765 confermati in Europa nel 2022

Nel 2022, nell’Ue/See sono stati confermati 765 casi di leptospirosi, con un tasso di notifica di 0,18 casi ogni 100.000 abitanti. I tassi più elevati sono stati segnalati nei maschi tra 45 e 64 anni e nelle donne tra 15 e 24 anni. Mentre la Francia ha registrato il maggior numero di casi con 596 segnalazioni e 245 conferme (0,36 casi ogni 100.000 abitanti), in Italia il trend è in discesa con soli 8 casi confermati nel 2022. Questi i dati dell’ultimo rapporto appena pubblicato dall’Ecdc.

La leptospirosi 
La leptospirosi è una malattia zoonotica causata da spirochete del genere Leptospira, batteri che vivono nei reni dei loro ospiti naturali. Gli animali possono essere sia ospiti di mantenimento (portatori persistenti) che ospiti accidentali, a seconda dei sierotipi di Leptospira coinvolti. Gli ospiti di mantenimento più comuni sono piccoli roditori come ratti e topi, che possono trasferire l’infezione al bestiame, ai cani e agli esseri umani. Tuttavia, anche il bestiame e gli animali domestici, come bovini da latte, maiali, pecore e cani, sono noti per essere ospiti di mantenimento. Sebbene gli animali infetti possano manifestare sintomi, spesso i portatori restano asintomatici per tutta la vita, pur continuando a eliminare leptospire.
La sopravvivenza delle leptospire è favorita da ambienti caldi e umidi; per questo, le regioni tropicali e subtropicali umide mostrano un numero elevato di casi di leptospirosi umana. Inoltre, i focolai spesso sono associati a inondazioni e uragani con piogge intense.
Gli esseri umani si possono infettare attraverso il contatto indiretto con leptospire presenti nell’ambiente (stagni di acqua dolce, fiumi), durante attività lavorative (agricoltori, soldati, minatori o operai delle fognature) o ricreative (sport acquatici, giardinaggio). Le leptospire possono entrare nel corpo umano attraverso abrasioni o tagli sulla pelle, per via congiuntivale, per inalazione o ingestione di aerosol o acqua contaminata, oppure più raramente a seguito di un morso di animale.
I sintomi della malattia possono variare da una lieve malattia simil-influenzale a una malattia grave che colpisce reni, fegato, cervello, cuore e/o polmoni, e che può essere potenzialmente fatale.

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Fonte: vet33




OMS e ISS collaboreranno per rafforzare la risposta della Libia alle zoonosi

Comunicato Stampa N°31/2024 

L’OMS e l’ISS uniranno le forze per rafforzare la risposta nazionale della Libia alle infezioni zoonotiche, cioè quelle trasmesse dagli animali all’uomo, con un’attenzione particolare a quelle con potenziale endemico o pandemico, e alle arbovirosi, cioè quelle trasmesse da artropodi (zanzare, zecche e flebotomi). Questo è l’obiettivo del progetto intitolato “Arboviral and zoonotic diseases in Libya”, siglato oggi nella sede dell’Istituto dal Presidente dell’ISS prof. Rocco Bellantone e dal Rappresentante OMS in Libia dr. Ahmed Zouiten. L’iniziativa, che avrà una rigorosa ottica ‘One Health’ avrà la durata di due anni, ed è finanziata dall’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano (Maeci), per un budget di 675 mila euro.

“Quella delle infezioni zoonotiche è una delle minacce più serie alla salute pubblica, come ci ha tristemente insegnato la pandemia, ed è importante che tutti i paesi siano in grado di fronteggiare questo rischio con un approccio di tipo ‘One Health’, che mette insieme la salute dell’uomo e dell’ambiente – ha commentato il presidente dell’Iss Rocco Bellantone –. L’Istituto è sempre pronto a mettere in comune le proprie competenze ovunque sia necessario, in un’ottica di collaborazione che fa parte della vocazione dell’Iss fin dalle sue origini”.

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Fonte: ISS




L’Ema autorizza il primo vaccino per adulti contro la chikungunya

vaccinoL’Ema ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea per Ixchiq, il primo vaccino nell’Ue per proteggere gli adulti di età pari o superiore a 18 anni contro la chikungunya.

Viene somministrato in dose singola. Lo annuncia l’Autorità europea per i medicinali. La chikungunya è una malattia virale con trasmissione all’uomo da zanzare infette (principalmente Aedes a Egypti e Aedes albopictus).

La maggior parte delle persone infette

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Fonte: ansa




Come gestire un focolaio di salmonellosi negli allevamenti di bovine da latte: il protocollo dell’IZS delle Venezie

Il Centro di referenza nazionale per le salmonellosi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), in collaborazione con la Regione del Veneto, ha redatto un protocollo per la gestione dei focolai di salmonellosi, negli allevamenti di bovine da latte, causati da Salmonella Typhimurium, inclusa la variante monofasica, Salmonella Dublin e Salmonella Enteritidis.

Il protocollo stilato è rivolto ai servizi veterinari delle aziende sanitarie locali, ai veterinari che operano nei laboratori diagnostici territoriali degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e ai veterinari liberi professionisti. Definisce le azioni da applicare per la gestione dei focolai ed in particolare fornisce indicazioni sulle modalità di:

  • gestione delle segnalazioni di positività;
  • esecuzione del primo sopralluogo e azioni da svolgere a seguito della segnalazione di positività
  • misure da intraprendere in base agli esiti del sopralluogo in azienda e degli accertamenti analitici
  • gestione del focolaio d’infezione
  • estinzione del focolaio

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Fonte: Ruminantia




L’IZSVe designato Laboratorio di referenza WOAH per la rabbia

L’annuncio all’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) in corso a Parigi

Il Centro di referenza nazionale (CRN) per la rabbia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) è stato nominato Laboratorio di referenza WOAH per la rabbia. L’annuncio è stato dato durante la 91^ Assemblea Generale WOAH, l’Organizzazione mondiale della sanità animale, in corso a Parigi. La Commissione scientifica del WOAH ha valutato positivamente il dossier scientifico presentato dal CRN per la rabbia, assegnando alla dott.ssa Paola De Benedictis, direttore del Centro di referenza, l’incarico ufficiale di ‘WOAH expert’ per la rabbia.

“Si tratta di un riconoscimento molto prestigioso a livello internazionale per le attività tecnico-scientifiche svolte a supporto dei Paesi endemici che il gruppo della dott.ssa De Benedictis sta portando avanti da diversi anni.” afferma la Dg Antonia Ricci.

L’impegno dell’IZSVe nel contrasto a questa malattia, che ogni anno colpisce circa 60mila persone in tutto il mondo, consiste nella standardizzazione e validazione di metodi diagnostici innovativi biomolecolari, in attività di capacity building e programmi di formazione presso i laboratori presenti nei Paesi endemici.

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Fonte: IZS Venezie




Valutare l’efficacia del trattamento ad alta pressione nei salumi contro la peste suina africana: il progetto ASFree M.e.a.t

La Peste suina africana (PSA) è comparsa in Italia nel 2022 nella popolazione di cinghiali tra Piemonte e Liguria, e si è diffusa progressivamente verso est coinvolgendo più di recente Lombardia ed Emilia Romagna, con alcuni focolai in allevamenti di suini.

Pur non essendo una malattia trasmissibile all’uomo, la PSA rappresenta comunque un rischio per la salute degli animali, oltre che per il comparto produttivo suinicolo. Infatti, il fronte di avanzamento in Italia continentale rischia oggi di minacciare l’industria dei salumi italiani, un settore con molte eccellenze DOP e IGP, che impiega circa 30 mila lavoratori, per un fatturato di circa 9 miliardi di euro, di cui 2 dall’export.

Il progetto ASFree M.e.a.t

Per far fronte a questo scenario preoccupante, il Ministero della Salute ha finanziato il progetto ASFree M.e.a.t – African Swine Fever free M.e.a.t. (Meet export agreement on trading), coordinato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, che si focalizza su tre grandi temi:

Il progetto ASFree M.e.a.t mira a generare dati aggiornati sulla presenza del virus della PSA nei prodotti a base di carne stagionati, e valutare l’efficacia dell’applicazione del trattamento ad alta pressione (HPP) per la totale devitalizzazione del virus della PSA. Il progetto punta a rafforzare la posizione dell’Italia nel mercato globale dell’export di salumi, promuovendo la qualità e la sicurezza dei prodotti italiani.

  • Sicurezza alimentare. Il progetto intende offrire garanzie sanitarie ai paesi importatori circa l’assenza del virus della PSA nei prodotti stagionati italiani, grazie all’impiego del trattamento ad alta pressione (High Pressure Processing – HPP).
  • Innovazione tecnologica. L’impiego delle tecnologie HPP rappresenta un avanzamento significativo nel campo della conservazione alimentare, che mira a stabilire nuovi standard per la devitalizzazione di agenti patogeni senza alterare le qualità organolettiche dei prodotti.
  • Espansione dell’export. Il progetto punta a rafforzare la posizione dell’Italia nel mercato globale dell’export di salumi, promuovendo la sicurezza dei prodotti italiani come fattore chiave per l’accesso a nuovi mercati internazionali.

Questi temi riflettono l’obiettivo del progetto di combinare tradizione e innovazione per promuovere l’eccellenza italiana nel mondo. Attraverso una collaborazione multidisciplinare tra Istituti Zooprofilattici Sperimentali, aziende e associazioni leader nel settore, ASFree M.e.a.t. mira a definire nuovi standard di eccellenza, promuovendo i salumi italiani come esempio di sicurezza e affidabilità, e non solo come simbolo di gusto e tradizione

Il trattamento ad alta pressione (HPP) contro la PSA

I ricercatori del progetto ASFree M.e.a.t avranno a disposizione le più moderne tecnologie di trattamento ad alta pressione (High Pressure Processing, HPP) per garantire la totale assenza del virus della PSA nei prodotti di salumeria destinati al mercato internazionale.

Il trattamento HPP, anche definito “pascalizzazione”, è una tecnica di conservazione non termica che si applica ad alimenti solidi e liquidi già confezionati, quindi non passibili di successiva contaminazione. Si tratta di una tecnologia innovativa basata sull’applicazione di pressioni idrostatiche nettamente superiori a quella atmosferica (fino a 6.000 bar) che consentono di raggiungere l’inattivazione dei microrganismi presenti e rendere i prodotti alimentari stabili, conservabili e sicuri.

Il progetto si prefigge, pertanto, di generare dati aggiornati sulla presenza del virus della PSA in prodotti a base di carne stagionati maggiormente esportati, durante le principali fasi di lavorazione e stagionatura, utilizzando ceppi virali attualmente circolanti in Italia, e valutare l’efficacia dell’applicazione del processo HPP per la totale devitalizzazione del virus della PSA.

Partner

I partner del progetto sono:

L’IZSUM, in qualità di sede del Centro di Referenza Nazionale Pesti Suine (CEREP), metterà in campo tutto il know-how acquisito negli anni sulla PSA per il coordinamento del progetto.

L’IZSVe sarà coinvolto principalmente nello sviluppo e validazione di metodi di biologia molecolare quali/quantitativi per la rilevazione del virus della PSA in prodotti stagionati.

IZSLER  invece coinvolto principalmente nello sviluppo e validazione dei metodi virologici per la rilevazione del virus nelle matrici alimentari oggetto di studio e nella realizzazioni di prove di abbattimento tramite contaminazioni artificiali (Challenge test) di prodotti di salumeria.

L’IZS dell’Abruzzo e del Molise sarà coinvolto nello sviluppo del protocollo sperimentale per la contaminazione artificiale dei prodotti stagionati con il virus della PSA, nella valutazione dei rischi sanitari insiti nell’attuale gestione del settore produttivo suinicolo come anche nello sviluppo e validazione di metodi di biologia molecolare quali/quantitativi per la rilevazione del virus della PSA in prodotti stagionati




Influenza aviaria, Usa: secondo caso umano rilevato nel settore lattiero-caseario

Un secondo caso umano di influenza aviaria H5N1 è stato confermato in Michigan (Stati Uniti). Il soggetto è un lavoratore di un’azienda lattiero-casearia dove il virus è stato identificato anche nei bovini. Come nel precedente caso in Texas, il paziente ha mostrato solo sintomi oculari, con un tampone oculare risultato positivo al virus H5. I Centers for Desease Control and Prevention (Cdc) confermano un basso rischio per il pubblico generale, ma sottolineano l’importanza delle misure di prevenzione per chi lavora a stretto contatto con animali infetti.

Il contagio
Un caso umano di infezione da virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5) è stato identificato nello Stato del Michigan. Si tratta del secondo caso umano, associato ad un’epidemia multistato in corso di virus A(H5N1) nelle mucche da latte.
Come nel precedente caso del Texas, l’individuo è un lavoratore in un’azienda lattiero-casearia dove il virus H5N1 è stato identificato nelle mucche. Mentre un tampone nasale è risultato negativo per l’influenza, un tampone oculare del paziente è stato spedito ai Cdc ed è risultato positivo per il virus dell’influenza A (H5). Similmente al primo caso del Texas, il paziente ha riportato solo sintomi oculari.
Sulla base delle informazioni disponibili, non cambia l’attuale valutazione del rischio per la salute umana dell’influenza aviaria H5N1 che i Cdc continuano a considerare “bassa”. Tuttavia, questo sviluppo sottolinea l’importanza delle precauzioni raccomandate nelle persone esposte ad animali infetti o potenzialmente infetti. Le persone con esposizioni ravvicinate o prolungate e non protette ad uccelli o altri animali infetti (incluso il bestiame) o ad ambienti contaminati da uccelli o altri animali infetti corrono un rischio maggiore di infezione.

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Fonte: Vet33




Influenza aviaria. L’Australia ufficializza il primo caso di trasmissione ad un essere umano

Un caso umano di infezione da influenza aviaria A H5N1 è stato segnalato nello stato di Victoria”, in Australia. Lo comunica in una nota il Dipartimento Salute dello Stato, spiegando che si tratta del “primo caso umano di influenza aviaria H5N1 in Australia”.

Il paziente è “un bambino che ha contratto l’infezione in India” ed è poi rientrato nello Stato di Victoria. I sintomi risalgono a marzo. Il virus dell’influenza aviaria è stato rilevato successivamente attraverso ulteriori test su campioni influenzali positivi effettuati per rilevare ceppi di virus nuovi o di interesse, come parte di un programma di sorveglianza potenziata.

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Fonte: quotidianosanità.it