La leptospirosi è una delle zoonosi più diffuse a livello mondiale e può infettare sia l’uomo sia molte specie animali, compresi il cane e, più raramente, il gatto. Tuttavia, il ruolo del gatto come ospite suscettibile e potenziale serbatoio ambientale di Leptospira non è stato ancora ben definito.
Ricercatori IZSVe hanno documentato per la prima volta in Europa un caso di infezione da Leptospira interrogans, sierogruppo Australis ST24, in un giovane gatto a vita libera. Nel soggetto è stata dimostrata una comorbidità da panleucopenia felina (FPV). Sebbene i gatti che vivono all’aperto siano potenzialmente esposti all’infezione da leptospira per via del possibile contatto con altri animali, essi manifestano la malattia clinica molto più raramente rispetto al cane.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Tropical Medicine and Infectious Disease porta nuovi contributi sperimentali utili alla comprensione di questa malattia. I ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno documentato per la prima volta in Europa un caso di infezione da Leptospira interrogans, sierogruppo Australis ST24, in un giovane gatto a vita libera. Nel soggetto è stata dimostrata una comorbidità da panleucopenia felina (FPV).
La leptospirosi nel gatto presenta aspetti oscuri; gli studi epidemiologici puntano a chiarire il quadro ecopatologico della malattia ed il ruolo di questa specie come possibile serbatoio di infezione. Per esempio, sebbene i gatti che vivono all’aperto siano potenzialmente esposti all’infezione per via del possibile contatto con l’ambiente e con la fauna selvatica e/o sinantropica, essi manifestano la malattia clinica molto più raramente rispetto al cane.
Il gatto sul quale è stata dimostrata l’infezione presentava un quadro severo, rivelatosi mortale, anche a causa della coinfezione da FPV. Il parvovirus felino è un virus che provoca, tra l’altro, immunodepressione, perciò potrebbe aver favorito la manifestazione clinica di leptospirosi, insieme ad altre condizioni come la giovane età e la vita all’aperto.
Pur non essendo ad oggi dimostrata una correlazione fra malattie infettive debilitanti/immunosoppressive e forme di leptospirosi gravi nel gatto, sono stati documentati alcuni casi clinici di sospetta leptospirosi in soggetti con malattie intercorrenti ad effetto immunosoppressivo e/o debilitante.
Sieroprevalenza della leptospirosi nei gatti liberi
Ulteriori informazioni provengono dai risultati di uno studio realizzato tra il 2014 e il 2016 sull’esposizione a Leptospira di gatti apparentemente sani ospitati in oasi e colonie feline nel Nordest Italia, e riportato nell’articolo scientifico. Lo studio è stato condotto dall’IZSVe, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la leptospirosi dell’IZS Lombardia Emilia-Romagna e con la Clinica Veterinaria S. Marco (Veggiano, Padova), grazie a un finanziamento del Ministero della Salute (RC IZSVE 16/12).
Dalle indagini sierologiche e molecolari su 95 gatti a vita libera apparentemente sani è stata osservata una sieroprevalenza del 10,5%, ma con titoli borderline o poco significativi, verso i sierogruppi Grippotyphosa, Icterohaemorrhagiae, Bratislava, Canicola e Ballum. Le evidenze raccolte porterebbero alla conclusione secondo cui i gatti sani avrebbero una resistenza naturale alla leptospirosi clinica, forse sviluppata a causa dell’evoluzione in stretta relazione ecologica con piccoli roditori, le principali prede naturali dei nostri felini.
Dalle indagini sierologiche e molecolari su 95 gatti a vita libera apparentemente sani è stata osservata una sieroprevalenza del 10,5%, ma con titoli borderline o poco significativi, verso i sierogruppi Grippotyphosa, Icterohaemorrhagiae, Bratislava, Canicola e Ballum. Nessun soggetto è risultato escretore attivo.
Nei quattro casi selezionati di gatti sintomatici sospetti di leptospirosi e affetti da patologie intercorrenti (es. infezione da herpesvirus, FeLV, FIV, linfoma, ipertitoridismo), sono stati riscontrati titoli anticorpali decisamente più elevati nei confronti dei sierogruppi Grippotyphosa, Bratislava, Icterohaemorrhagiae e Copenagheni e un soggetto è risultato escretore attivo alla PCR sulle urine.
Le evidenze raccolte dagli studiosi:
- prevalenza di anticorpi anti-Leptospira a basso titolo nei gatti liberi in assenza di segni clinici;
- titoli anticorpali elevati riscontrati in quattro casi clinici sospetti già affetti da patologie debilitanti;
- identificazione di L. interrogans ST24 nel giovane gatto affetto da FPV,
porterebbero alla conclusione secondo cui i gatti sani avrebbero una resistenza naturale alla leptospirosi clinica, forse sviluppata a causa dell’evoluzione in stretta relazione ecologica con piccoli roditori, le principali prede naturali dei nostri felini. Ulteriori studi saranno necessari per definire meglio il ruolo epidemiologico che questi animali possono avere come serbatoi di Leptospire patogene, ruolo sospettato da alcuni ricercatori.
Fonte: IZS Venezie