ConVErgence, un progetto europeo per valutare i suini come ospiti potenziali di Coronavirus emergenti

Gli allevamenti rappresentano potenziali hotspot per la diffusione e l’amplificazione di virus che potrebbero causare epidemie negli animali o fornire un bacino per la futura comparsa in altri ospiti. In questo momento l’attenzione è particolarmente focalizzata sugli allevamenti di suini come specie suscettibile all’infezione, in particolare da parte di coronavirus.

In tempi recenti si è registrato un aumento delle malattie infettive emergenti, anche a causa del confine sempre più labile nell’interfaccia tra esseri umani, animali domestici e fauna selvatica. In particolare, gli allevamenti rappresentano potenziali hotspot per la diffusione e l’amplificazione di virus che potrebbero causare epidemie negli animali o fornire un bacino per la futura comparsa in altri ospiti. Gli animali d’allevamento potrebbero essere infettati sia dalla fauna selvatica che dagli esseri umani e potrebbero fungere da ponte tra questi ospiti, portando all’infezione in modo reciproco.

In questo momento l’attenzione è particolarmente focalizzata sugli allevamenti di suini come specie suscettibile all’infezione. Il mantenimento dei virus nelle popolazioni di suini in seguito allo spillover iniziale potrebbe complicare il controllo del patogeno nell’ospite naturale ed alimentare la ricomparsa del virus una volta eliminato. Qualora poi virus simili circolassero naturalmente nelle popolazioni suine, è possibile che lo spillover in questa specie porti alla comparsa di varianti ricombinanti pericolose per gli animali o l’uomo.

L’attuale pandemia di COVID-19 ha confermato che i coronavirus hanno un’alta probabilità di spillover, possono facilmente adattarsi a nuovi ospiti e possono provocare gravi danni nelle popolazioni naïve. In effetti, i coronavirus emergenti sono considerati una delle principali minacce per la salute umana e per la produzione suina in tutto il mondo.

ConVergence, una collaborazione Italia, Paesi Bassi e Regno Unito

Nell’ambito del bando Era-Net ICRAD cofinanziato da Unione Europea  e Stati Membri, è stato finanziato il progetto ConVErgence – Assessing swine as potential hosts for emerging Coronaviruses, allo scopo di indagare il processo di comparsa dei coronavirus nell’industria suinicola, concentrandosi su pipistrelli e uomo come le più probabili fonti di infezione. Il consorzio di ricerca comprende l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe, capofila), l’Erasmus Medical Center di Rotterdam (Paesi Bassi) e l’Università del Sussex (Regno Unito), ognuno finanziato dei rispettivi enti nazionali, il Ministero della Salute Italiano, il Consiglio Inglese per la Ricerca e l’Innovazione (BBRSC) e il Ministero dell’Agricoltura Olandese.

Il progetto europeo ConVErgenze, che vede l’IZSVe come capofila, vuole indagare il processo di comparsa dei coronavirus nell’industria suinicola, concentrandosi su pipistrelli e uomo come le più probabili fonti di infezione. Gli obiettivi del progetto sono: (1) studiare la relazione tra i suini, i pipistrelli e gli esseri umani in diversi sistemi di allevamento; (2) determinare il livello di esposizione dei suini ai CoV noti di pipistrelli e umani misurando la loro risposta anticorpale; (3) individuare l’eventuale circolazione di CoV di pipistrello/uomo nelle popolazioni suine dell’Italia nord-orientale.

Attualmente si conoscono sette specie di Coronavirus (CoV) che infettano gli esseri umani, di cui tre sono endemiche e causano infezioni stagionali simil-influenzali e una è responsabile dell’attuale pandemia. D’altra parte, i coronavirus sono estremamente diversificati e frequenti nei pipistrelli, al punto che la maggior parte delle specie virali presenti nei mammiferi sembra derivare dal pool di CoV dei pipistrelli, eccezione fatta per un grande cluster di virus che raggruppa specie comuni nell’uomo e nel bestiame, compresi i maiali, ma che non è mai stato descritto nei pipistrelli.

Anche se ad oggi non si sa se i coronavirus umani e dei pipistrelli possano infettare i suini, è ipotizzabile che gli animali che hanno un contatto più stretto con i pipistrelli e gli esseri umani abbiano maggiori probabilità di essere esposti ai loro virus e che l’esposizione nel lungo periodo aumenti le possibilità di trasmissione da una specie all’altra.

Comprendere i legami fra suini, pipistrelli e uomo

Gli obiettivi di ConVErgence sono:

  • studiare la relazione tra i suini, i pipistrelli e gli esseri umani in diversi sistemi di allevamento;
  • determinare il livello di esposizione dei suini ai CoV noti di pipistrelli e umani misurando la loro risposta anticorpale;
  • individuare l’eventuale circolazione di CoV di pipistrello/uomo nelle popolazioni suine dell’Italia nord-orientale.

Inoltre, anche sulla base del fatto che la diffusione dei coronavirus è altamente stagionale sia nei pipistrelli che negli esseri umani, i dati di campo raccolti sia dai suini che da popolazioni di chirotteri saranno utilizzati per costruire un modello matematico dello spillover che possa essere utile nell’individuare le situazioni a rischio più elevato. Infine, nel caso in cui lo studio abbia successo nell’identificazione di nuovi CoV, di nuove varianti o di virus associati a nuovi ospiti, si procederà alla caratterizzazione del loro genoma e alla valutazione dell’adattamento nel suino e nell’uomo, della loro capacità di causare danni al nuovo ospite e del potenziale di infettare altre specie.

ConVErgence utilizzerà tecnologie all’avanguardia e professionalità provenienti da diversi campi, tra cui medicina veterinaria, ecologia, virologia, epidemiologia e modelli matematici, sfruttando l’esperienza dei diversi partner inclusi nel consorzio.

Fonte: IZS Venezie




Valutazione della strategia Ue sul benessere animale: molte sfide ancora aperte

Bandiera Unione EuropeaLa Commissione Europea ha pubblicato una valutazione della Strategia dell’Unione Europea per la Protezione e il Benessere degli Animali.

Secondo quanto rilevato, la conformità in tutti gli Stati membri, responsabili dell’attuazione della legislazione sul benessere degli animali, rimane una sfida, in particolare nelle aree a rischio come il trasporto di animali, il taglio di routine della coda dei suini e lo stordimento. Lo studio segnala inoltre la necessità di migliorare la coerenza non solo con la PAC, ma anche con le politiche relative a pesca, commercio, ambiente e trasporti, e l’uso strategico dell’informazione ai consumatori, della cooperazione internazionale e della PAC.

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Basso rischio di infezione parassitaria in gran parte delle specie ittiche allevate nelle acque europee

pesciBuone notizie per i consumatori di pesce europei: c’è un parassita di cui non si devono preoccupare quando consumano pesce d’allevamento prodotto dalla maricoltura d’Europa. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista «Eurosurveillance», il rischio correlato a questo parassita, chiamato Anisakidae, è trascurabile per il pesce di mare allevato in Europa. L’aumento della domanda di prodotti ittici in Europa e le nuove tendenze alimentari che prevedono il consumo di pesce crudo o poco cotto potrebbero avere aumentato la nostra esposizione ai parassiti dei pesci. Il diritto europeo richiede pertanto l’applicazione di un trattamento di congelamento ai prodotti ittici destinati a essere consumati crudi o poco cotti. L’unica specie esente da tale trattamento è il salmone atlantico per il quale, come dimostrato dagli studi precedenti, il rischio che contenga parassiti è molto basso. Con il sostegno del progetto ParaFishControl, finanziato dall’UE, lo studio in questione si è dunque concentrato sulla presenza di parassiti di Anisakidae zoonotici, ovvero trasmessi dagli animali agli esseri umani, nelle specie ittiche marine più allevate in Europa, ad esclusione del salmone atlantico. L’Anisakidae è una famiglia di vermi nematodi parassiti presenti nell’intestino degli animali. Se questi vermi vengono ingeriti da una persona tramite il consumo di pesce crudo o poco cotto, le loro larve possono provocare una malattia chiamata anisachiasi. Identificata per la prima volta negli esseri umani nel 1960, questa malattia è considerata una grave minaccia per la salute umana ed è la causa di migliaia di sindromi invasive e allergiche correlate in tutto il mondo, come affermato dallo studio.

Le specie ittiche studiate

I ricercatori hanno valutato il rischio di presenza del parassita Anisakidae zoonotico in orate, branzini, rombi chiodati e trote iridee marine allevati nei mari europei. Da marzo 2016 a novembre 2018 sono stati analizzati in totale 6 549 pesci marini: 2 753 orate, 2 761 branzini e 1 035 rombi chiodati. I campioni sono stati raccolti da 14 allevamenti in Grecia, Spagna e Italia. In aggiunta, sono stati esaminate 200 trote iridee provenienti dalla Danimarca, oltre a 290 branzini e 352 orate importati in Spagna e in Italia da Croazia, Grecia e Turchia. Secondo lo studio, l’orata, il branzino e il rombo chiodato «rappresentano il 95 % della produzione della maricoltura dell’UE, escludendo il salmone atlantico, e vengono allevati quasi interamente in 19 paesi mediterranei, tra cui Grecia, Spagna e Italia sono i più importanti produttori dell’UE». Data l’assenza di vermi di Anisakidae zoonotici nel pesce esaminato, il gruppo di ricerca ha scoperto che il rischio di infezione è trascurabile per la gran parte delle specie ittiche prodotte dalle attività della maricoltura europea. Gli autori dello studio concludono: «Orate, branzini, rombi chiodati e trote iridee marine allevati dovrebbero pertanto essere considerati adatti, al pari del salmone atlantico, a beneficiare dell’esenzione dal trattamento di congelamento previsto dal regolamento UE 1276/2011 per i prodotti di itticoltura, nella forma di “prodotti della pesca che vanno consumati crudi o praticamente crudi; oppure i prodotti della pesca marinati, salati e qualunque altro prodotto della pesca trattato, se il trattamento praticato non garantisce l’uccisione del parassita vivo”». Il progetto ParaFishControl (Advanced Tools and Research Strategies for Parasite Control in European farmed fish) si è concluso a marzo 2020. Il suo obiettivo generale è stato rendere il settore dell’acquacoltura europea più sostenibile e competitivo. Per raggiungerlo, il progetto ha migliorato la comprensione scientifica delle interazioni tra pesci e parassiti, trovando modi per evitare, controllare e mitigare la presenza dei parassiti più pericolosi che interessano le specie ittiche maggiormente allevate in Europa.

Per ulteriori informazioni, consultare: sito web del progetto ParaFishControl

Fonte: Commissione Europea




Quanti cinghiali abitano qui?

cinghialeRicercatori dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr e dell’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale hanno rivisto le metodiche utilizzabili per il monitoraggio delle popolazioni di cinghiali, dimostrando che l’applicazione del Distance Sampling mediante visori termici consente una stima precisa ed accurata. Si aprono così nuove strade per una gestione sostenibile della specie e per la protezione delle colture e degli allevamenti. Il lavoro è pubblicato sulla rivista Wildlife Biology

Contrariamente a ciò che si può pensare, censire le popolazioni di animali selvatici non è banale, tanto più se la specie vive in foresta ed ha abitudini notturne come il Cinghiale. Ricercatori dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isc) e dell’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) hanno effettuato una serie di censimenti utilizzando il metodo del “distance sampling” e visori termici notturni in diverse aree protette italiane, dimostrando che stimare le popolazioni di cinghiale in maniera precisa ed accurata è possibile. Lo studio – pubblicato sulla rivista Wildlife Biology – è stato condotto in condizioni ambientali molto diverse, che vanno dai boschi mediterranei del Monte Arcosu (Sardegna) alle aree agricole di gran pregio nei Colli Euganei (Veneto), fino alle quote maggiori della montagna appenninica (Foreste Casentinesi, Toscana ed Emilia Romagna): tutti ambienti fortemente influenzati dalla presenza del Cinghiale.
“La disponibilità di stime delle popolazioni può permettere di programmare efficacemente le azioni di controllo necessarie al contenimento della specie e di valutare quanto tali azioni siano state efficaci”, spiega Stefano Focardi del Cnr-Isc, responsabile della ricerca. Infatti la ricerca dimostra che negli ambienti studiati, con uno sforzo accettabile, si possono ottenere stime precise al 20%, un notevole salto di qualità visto che in Europa oggi nessuno riesce a stimare le popolazioni di Cinghiale. “L’articolo presenta un’estesa discussione dei metodi che possono essere usati per il monitoraggio. Visto l’impatto negativo che la specie ha sulle colture e i costi che questo comporta”, aggiunge Barbara Franzetti dell’Ispra, “la possibilità di impostare una gestione adattativa su dati precisi e affidabili rappresenterebbe uno strumento operativo particolarmente utile”. “Un problema potenzialmente molto serio determinato dalla presenza del Cinghiale è la diffusione della peste suina africana, che può severamente impattare negativamente la suinicoltura europea”, conclude Focardi, “e la disponibilità di metodi precisi per la stima delle popolazioni può essere estremamente rilevante per la formulazione delle mappe di rischio”.

Fonte: CNR




Suini al macello: misure per affrontare le questioni di benessere

Il parere scientifico pubblicato oggi è il più recente di una serie di valutazioni aggiornate sul benessere animale al macello richieste dalla Commissione europea. Vi si propongono misure per affrontare i pericoli per il benessere animale più comunemente associati alla macellazione dei suini destinati alla produzione di alimenti e fa seguito a pareri analoghi su pollame e conigli. Entro la fine dell’anno verrà pubblicato un ulteriore parere sui bovini.

Ha affermato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA: “Nell’ambito della sua nuova strategia “dal produttore al consumatore” la Commissione europea sta rivedendo le attuali disposizioni sul benessere degli animali, con l’obiettivo di creare nell’UE un sistema alimentare più sostenibile. Questa serie di pareri, più altri che consegneremo nei prossimi anni, farà da base scientifica a tale revisione.

“Avere standard elevati di benessere animale migliora la salute degli animali e la qualità degli alimenti, riduce la necessità di farmaci veterinari e può aiutare a preservare la biodiversità. Animali sani e ben curati sono essenziali per una sana filiera alimentare”.

L’esaustiva disamina sui suini si occupa di tutto il processo della macellazione, dall’arrivo e scarico dei suini fino allo stordimento, all’abbattimento e al dissanguamento. Nel documento vengono individuati una serie di pericoli che danno adito a questioni di benessere come stress termico, sete, fame prolungata e difficoltà respiratorie, e vi si propongono, ove possibile, misure di prevenzione e correzione.

Come nel precedente parere sul pollame, la maggior parte dei pericoli – individuati 29 volte su 30 – è conseguenza di inefficienza del personale per fattori come mancanza di formazione e affaticamento. Secondo l’EFSA è possibile mettere in atto misure preventive per tutti i pericoli, mentre la gestione del macello, afferma l’EFSA, riveste un ruolo cruciale nella prevenzione.

I pareri scientifici sulla macellazione sono basati sulle più recenti conoscenze scientifiche disponibili e vengono elaborati in consultazione con esperti in materia di benessere animale degli Stati membri dell’UE.

Le risultanze saranno utilizzate dalla Commissione europea nei suoi dibattiti con l’Organizzazione mondiale della salute animale (OIE) finalizzati a uniformare i diversi approcci al benessere degli animali al macello.

Fonte: EFSA



Tecnologia rivoluzionaria: ricercatori verso soluzione non antibiotica per il trattamento delle vacche in lattazione

La resistenza agli antibiotici sta aumentando drasticamente in tutto il mondo. Sono sempre di più i batteri che diventano resistenti agli antibiotici progettati per ucciderli, rendendo questi farmaci inefficaci e compromettendo la nostra capacità di trattare malattie infettive comuni. A meno che non venga intrapresa un’azione urgente, l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che entreremo in un’era post-antibiotica in cui infezioni comuni e lesioni lievi potranno ancora una volta rivelarsi fatali.

Il progetto PanaMast, finanziato dall’UE, sta affrontando il problema della resistenza agli antibiotici concentrandosi sulla mastite bovina, un’infiammazione della mammella che colpisce comunemente i bovini da latte in tutto il mondo. Mentre la mastite viene normalmente trattata con antibiotici convenzionali, PanaMast sta sviluppando la prima soluzione non antibiotica al mondo per il trattamento delle vacche in lattazione.

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Linee guida per la promozione dell’uso prudente degli antimicrobici negli allevamenti zootecnici per la prevenzione dell’antimicrobico-resistenza

Il Ministero della salute ha reso pubbliche le “Linee guida per la promozione dell’uso prudente degli antimicrobici negli allevamenti zootecnici per la prevenzione dell’antimicrobico-resistenza”. Il documento, elaborato dalla Sezione per la Farmacosorveglianza sui medicinali veterinari del Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale (Decreto ministeriale del 30 marzo 2016) fornisce indicazioni utili per prevenire l’uso inappropriato di antimicrobici che, in medicina veterinaria, rappresenta un rischio concreto per la salute animale, per gli allevatori ed è responsabile sia della riduzione delle produzioni che dell’inefficienza degli allevamenti.

La pubblicazione è una guida pratica per le Autorità competenti, i medici veterinari liberi professionisti e gli operatori di settore, con indicazioni utili a ridurre l’uso inappropriato e promuovere un approccio prudente all’utilizzo di antimicrobici.

Maggiori informazioni




Migliori pratiche per la prevenzione del mozzamento della coda nei suini

La Commissione europea ha pubblicato una serie di materiali relativi alle migliori pratiche ai fini della prevenzione del mozzamento della coda come operazione di routine nei suini e della fornitura di materiali di arricchimento ai suini, rivolti in particolare agli allevatori.

Fra il materiale informativo anche un video in italiano girato a luglio 2017 presso alcuni allevamenti in soccida di Fumagalli Industrie Alimentari che illustra come è possibile evitare il taglio della coda tramite metodologie di allevamento che portano ad una riduzione dello stress degli animali.

Gli altri materiali

A cura della segreteria SIMeVeP




Adottata la prima strategia mondiale sul benessere animale

muccaNel corso della 85ª Sessione Generale Oie – Organizzazione mondiale della salute animale che si è svolta dal 21 al 26 maggio 2017 a Parigi, è stata adottata la prima strategia mondiale sul benessere animale.

Elaborata sulla base delle esperienze e risultati ottenuti con i piani regionali e le piattaforme già in uso, propone la visione di “un mondo dove il benessere degli animali sia rispettato, promosso ed evoluto, in modo da completare il perseguimento della salute animale, del benessere umano, dello sviluppo socioeconomico e della sostenibilità ambientale.

La strategia aveva avuto una prima approvazione alla 4 ª Conferenza globale Oie sul benessere animale che si è tenuta a Guadalajara in Messico a dicembre 2016.

La strategia raccomanda anche la creazione di un nuovo forum che fornisca una piattaforma per il dialogo tra esperti tecnici e parti interessate, favorendo la loro partecipazione e impegno nel programma di lavoro OIE.

E’ basata su 4 pilastri:
– Lo sviluppo di standard internazionali per il benessere animale basati sia su evidenze scientifiche e tenendo conto sia di aspetti etici che di esperienze pratiche.
– Il potenziamento delle capacità e delle attività di formazione dei Servizi veterinari
– La comunicazione con i governi, le organizzazioni nazionali e internazionali, i servizi veterinari, gli organismi di insegnamento e il pubblico generale per aumentare la sensibilità verso il benessere animale
– La progressiva attuazione delle norme OIE sul benessere degli animali e delle politiche corrispondenti

Consulta il documento, in inglese

A cura della segreteria SIMeVeP