Rischio zoonosi in canili, colonie e oasi feline. Puntare su monitoraggio, formazione e comunicazione

Le strutture di ricovero per cani e gatti rappresentano una realtà di grande importanza sanitaria e sociale, che hanno l’obiettivo di garantire la salute e il benessere degli animali durante la loro permanenza. Tuttavia, l’elevato turnover di animali di età, razza e origine diversi, affollati in poco spazio, e la frequente presenza di personale volontario spesso non adeguatamente formato, rendono queste strutture ad alto rischio igienico-sanitario non solo per gli animali ma potenzialmente anche per l’uomo.

Ricercatrici dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno condotto uno studio sulla prevalenza di alcune zoonosi note, potenziali ed emergenti in rifugi per cani e gatti nel Nord-Est, al fine di raccogliere informazioni utili all’implementazione di misure di prevenzione e controllo della diffusione delle infezioni e ridurre il rischio di zoonosi per gli operatori. I risultati sono stati ottenuti nell’ambito del progetto di ricerca RC 12/19 e pubblicati su Frontiers in Veterinary Science.

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Fonte: IZS Venezie




L’importanza di sorvegliare le acque residue

Fece giustamente molta impressione lo studio pubblicato nel 2009 dall’Istituto Mario Negri di Milano sull’importanza di sorvegliare le acque fognarie per stimare il consumo di droghe nella popolazione (1). Lo studio descriveva un nuovo metodo per stimare il consumo di droghe nella popolazione basato sulla misura dei residui delle droghe eliminati con le urine dai consumatori e veicolati tramite le acque fognarie ai depuratori cittadini. Il metodo è stato utilizzato per stimare i quantitativi di cannabis, cocaina, eroina e amfetamine consumati giornalmente nelle città di Milano, Lugano e Londra.

Nel marzo 2024 sono stati pubblicati i risultati del più grande progetto europeo nel campo dell’analisi delle acque reflue da parte del gruppo europeo SCORE (Sewage Analysis CORe group Europe) in collaborazione con l’Agenzia Europea per il Monitoraggio delle Dipendenze (EMCDDA) – Wastewater analysis and drugs: a European multi-city study. L’analisi delle acque reflue o epidemiologia delle acque reflue rivela i profili di consumo delle principali droghe d’abuso in Europa con un trend in aumento di cocaina e MDMA/ecstasy.

Se l’analisi delle acque residue si è rivelato un metodo efficace per valutare l’andamento nei consumi di sostanze d’abuso, non bisogna pensare tuttavia che questo tipo di analisi sia limitato a questo tipo di sostanze. Sempre più si diffonde la consapevolezza della fondamentale importanza della sorveglianza delle acque residue (wastewater) per monitorare la diffusione nelle popolazioni delle malattie infettive.

SARS-CoV 2 (l’agente responsabile della epidemia di Covid 19) e Poliovirus rappresentano la più solida evidenza della correlazione fra i patogeni identificati nelle acque residue e la diffusione delle due malattie virali (2). Nel 2023 il dipartimento di Water and Sanitation and Hygiene della Organizzazione Mondiale della Salute ha presentato la prima guida per la sorveglianza del SARS-CoV 2.

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Fonte: saluteinternazionale.info




Sperimentazione primo vaccino mRNA contro norovirus

vaccino È stata avviata la sperimentazione del primo vaccino mRNA al mondo contro il virus del vomito, norovirus, nella speranza che possa apportare enormi benefici alla salute e all’economia. A produrre il vaccino è l’azienda farmaceutica, Moderna. Il norovirus provoca malessere e diarrea e può diffondersi molto rapidamente tra le persone a stretto contatto, con epidemie che spesso si verificano in ospedali, case di cura, scuole e asili nido. Sebbene la maggior parte delle persone guarisca entro due o tre giorni, il virus può essere grave, soprattutto per i bambini molto piccoli, gli anziani o le persone con un sistema immunitario indebolito. “Al momento non esistono vaccini approvati contro il norovirus nel mondo, mentre alle persone che si ammalano gravemente vengono semplicemente somministrati liquidi per via endovenosa”, ha detto Patrick Moore, medico di base e ricercatore capo nazionale per la sperimentazione nel Regno Unito. “Il peso del virus è enorme, con circa 685 milioni di casi e 200.000 decessi a livello globale ogni anno”, ha proseguito Moore. “Nel Regno Unito si pensa che ci siano circa 4 milioni di casi di norovirus all’anno, con 12.000 ricoveri ospedalieri all’anno nella sola Inghilterra”, ha continuato Moore. “Nel Regno Unito, si stima che il norovirus costi circa 100 milioni di sterline all’anno al Servizio Sanitario Nazionale e, se si considerano i mancati guadagni, si arriva a circa 300 milioni di sterline”, ha affermato Moore. Denominato Nova 301, lo studio clinico di fase 3 durerà due anni e arruolerà 25.000 adulti, con particolare attenzione a quelli di età superiore ai 60 anni, provenienti da paesi tra cui Giappone, Canada e Australia. In totale, 27 centri di assistenza primaria e secondaria del NHS in Inghilterra, Scozia e Galles saranno coinvolti nella sperimentazione, con circa 2.500 partecipanti da reclutare da fine ottobre. La squadra di ricerca ha annunciato che utilizzerà anche unità mobili per facilitare la partecipazione delle persone. La parte britannica dello studio fa parte della partnership strategica decennale Moderna-Regno Unito e prevede una collaborazione tra il National Institute for Health and Care Research, NIHR, il Department of Health and Social Care, DHSC, la UK Health Security Agency, UKHSA.

Nell’ambito della sperimentazione, metà dei partecipanti verrà assegnata in modo casuale a ricevere il nuovo vaccino, mentre l’altra metà riceverà un’iniezione di soluzione salina come placebo. Il vaccino contro il norovirus si basa sulla tecnologia mRNA, un approccio utilizzato da aziende come Moderna e Pfizer/BioNTech nello sviluppo dei loro vaccini anti-Covid. Tali vaccini funzionano introducendo una molecola a singolo filamento, l’mRNA, nelle cellule umane. L’mRNA trasporta istruzioni che possono essere utilizzate dai macchinari all’interno di queste cellule per produrre proteine ​​associate al virus. Queste proteine ​​attivano quindi il sistema immunitario del corpo, fornendo protezione contro un futuro incontro con il virus stesso. Nel caso del nuovo vaccino, l’mRNA contiene istruzioni per produrre il rivestimento proteico di tre diversi tipi di norovirus, dando origine alla formazione di particelle innocue simili al virus che possono innescare la produzione di anticorpi. Mentre la squadra di scienziati ha affermato che i precedenti test del vaccino hanno dimostrato che esso genera una forte risposta immunitaria negli esseri umani, il nuovo studio è progettato per verificare se l’iniezione è efficace contro il virus stesso e, in tal caso, per quanto tempo dura la protezione. “Almeno il 65% di efficacia o più è ciò che considereremmo clinicamente significativo”, ha dichiarato Doran Fink, di Moderna. Se il vaccino contro il norovirus dovesse rivelarsi efficace, l’azienda prevede di presentare una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio agli enti regolatori nel 2026, con un processo di revisione che dovrebbe durare fino a un anno. Verrebbero inoltre condotti ulteriori studi su adolescenti e bambini più piccoli. “Un vaccino efficace aiuterebbe a far funzionare normalmente le case di cura, consentendo alle persone di far visita ai propri cari”, ha sottolineato Saul Faust, dell’Università di Southampton e co-responsabile clinico del Vaccination Innovation Pathway del NIHR. “Ciò contribuirebbe a impedire che le persone fragili diventino ancora più fragili”, ha aggiunto Moore. “Non avremmo condotto questo tipo di sperimentazione a questo ritmo se non fosse andata a vantaggio degli individui stessi”, ha evidenziato Faust.

Fonte: AGI




L’IZSVe supporta l’Ucraina per la diagnosi, la sorveglianza e il controllo della rabbia

Dal 23 settembre al 4 ottobre 2024, grazie al supporto finanziario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha ospitato un corso di formazione di due settimane dal titolo “Migliorare la capacità di laboratorio per una migliore sorveglianza e controllo della rabbia” per supportare l’Ucraina, dove il contesto di due anni di guerra ha contribuito alla diffusione della rabbia incrementando le preoccupazioni relative a questa malattia per la salute pubblica. Il corso ha visto la partecipazione di quattro veterinari che lavorano presso diversi laboratori veterinari regionali in Ucraina, e si è tenuto presso la sede centrale dell’IZSVe a Legnaro (Padova).

Nonostante la rabbia sia scomparsa nell’Europa occidentale, il continente non è esente dalla malattia; in particolare, la volpe rossa (Vulpes vulpes) rimane il serbatoio principale del virus nell’Europa orientale. Un’efficace sorveglianza attiva e passiva, una diagnosi accurata e una vaccinazione di massa sono fattori critici per controllare ed eliminare progressivamente la malattia nel serbatoio animale, riducendo così il suo impatto significativo sulla salute pubblica. Di recente, è aumentata la preoccupazione per la diffusione della rabbia in Ucraina. Dall’inizio della guerra, si è registrato infatti un aumento significativo di animali randagi e un calo della copertura vaccinale sia tra la fauna selvatica (come le volpi) che tra gli animali domestici (tra cui cani e gatti). Inoltre, si è registrato una crescita notevole dei casi segnalati di morsi umani da parte di animali domestici e selvatici, insieme a un aumento significativo dei trattamenti di profilassi antirabbica somministrati.

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Fonte: IZS Venezie




L’OMS lancia un quadro globale per comprendere le origini di agenti patogeni nuovi o riemergenti

Con il sostegno del Gruppo consultivo scientifico per le origini di nuovi agenti patogeni (SAGO), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato un quadro globale per aiutare gli Stati membri a indagare in modo completo sulle origini di agenti patogeni nuovi e riemergenti. Mentre ci sono una serie di strumenti disponibili per indagare sui focolai di malattie infettive, questo è il primo approccio unificato e strutturato per indagare sulle origini di un nuovo agente patogeno. Questo quadro mira a colmare tale lacuna fornendo una serie completa di indagini e studi scientifici. È la prima versione di una guida “come fare” che verrà aggiornata come e quando necessario, in base al feedback degli utenti.

Come dimostra ogni epidemia e pandemia, la salute umana e animale è minacciata dal crescente rischio di emergere di virus noti (come Ebola, Nipah, influenza aviaria, Lassa e vaiolo delle scimmie) e nuovi agenti patogeni con potenziale epidemico e pandemico (nuova influenza, MERS-CoV, SARS-CoV-1, SARS-CoV-2), la capacità di prevenire, e quando non possiamo prevenire, di contenere rapidamente i focolai e identificare le loro origini è scientificamente, moralmente e finanziariamente più critica che mai.

Il quadro globale dell’OMS delinea indagini e studi scientifici per sei elementi tecnici:

Prime indagini sui primi casi/cluster/focolai identificati per identificare potenziali fonti di esposizione, raccolta di campioni alla fonte, definire le caratteristiche del nuovo agente patogeno coinvolto per l’istituzione di saggi diagnostici.

Studi umani: per comprendere l’epidemiologia, compresa la presentazione clinica, le modalità di trasmissione, la patologia e la prima presenza nei campioni di sorveglianza sindromica.

Studi di interfaccia uomo/animale per identificare potenziali serbatoi animali, ospiti intermedi e zoonosi inverse.

Studi per identificare i vettori degli insetti o altre fonti di infezione, nonché la prima presenza nell’ambiente. …

Studi di genomica e filogenetica per identificare i ceppi precursori, le caratteristiche genomiche, l’evoluzione negli ospiti intermedi e negli esseri umani e la distribuzione spaziale nel tempo.

Studi di biosicurezza per determinare se una violazione nelle attività di laboratorio o di ricerca possa essere stata associata ai primi casi.

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Fonte: isdenews.it




IIZZSS, influenza aviaria: allo studio test specifici per i bovini e il latte crudo

A seguito della diffusione del virus influenzale H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) negli allevamenti degli Stati Uniti, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali delle Venezie (IZSVe) e della Lombardia ed Emilia-Romagna (IZSLER), in accordo con il Ministero della Salute, si sono resi disponibili ad organizzare test sperimentali su bovini e latte crudo allo scopo di produrre dati scientifici utili ad una valutazione del rischio e per una precisa diagnosi, qualora dovessero presentarsi eventuali riscontri sul territorio nazionale di casi analoghi a quelli statunitensi.

 

Questi studi mirano ad ampliare il quadro delle conoscenze scientifiche attualmente a disposizione e a fornire una risposta efficace e tempestiva in caso di rischio sanitario, attraverso metodi di laboratorio validati. Allo stato attuale non vi è alcuna evidenza di infezione, neanche pregressa, nella popolazione bovina in Europa. La circolazione del virus H5N1 nelle vacche da latte ad oggi è stata segnalata solo negli Stati Uniti.

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Come gestire un focolaio di salmonellosi negli allevamenti di bovine da latte: il protocollo dell’IZS delle Venezie

Il Centro di referenza nazionale per le salmonellosi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), in collaborazione con la Regione del Veneto, ha redatto un protocollo per la gestione dei focolai di salmonellosi, negli allevamenti di bovine da latte, causati da Salmonella Typhimurium, inclusa la variante monofasica, Salmonella Dublin e Salmonella Enteritidis.

Il protocollo stilato è rivolto ai servizi veterinari delle aziende sanitarie locali, ai veterinari che operano nei laboratori diagnostici territoriali degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e ai veterinari liberi professionisti. Definisce le azioni da applicare per la gestione dei focolai ed in particolare fornisce indicazioni sulle modalità di:

  • gestione delle segnalazioni di positività;
  • esecuzione del primo sopralluogo e azioni da svolgere a seguito della segnalazione di positività
  • misure da intraprendere in base agli esiti del sopralluogo in azienda e degli accertamenti analitici
  • gestione del focolaio d’infezione
  • estinzione del focolaio

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Fonte: Ruminantia




Emmanuelle Soubeyran è il nuovo Direttore generale WOAH

Nel corso della 91ª Sessione Generale, l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale ha eletto il suo nuovo Direttore Generale, la dott.ssa Emmanuelle Soubeyran, per un mandato di 5 anni (2024-2029).

Attraverso una votazione a scrutinio segreto, seguendo la regola “un paese, un voto”, i delegati della WOAH hanno scelto la dottoressa Soubeyran, medico veterinario e già Vicedirettore generale per l’alimentazione, nonché Capo dei Servizi Veterinari francesi, per guidare l’Organizzazione.

Soubeyran diventa quindi l’ottavo direttore generale della WOAH. Sotto la sua guida la WOAH continuerà a impegnarsi per far progredire la governance della salute animale, promuovendo un futuro più sicuro e più sano per gli animali e per gli esseri umani.

Con l’elezione della dott.ssa Soubeyran si conclude il mandato di 8 anni del predecessore, la dott.ssa Monique Eloit.

Eloit lascia un’eredità significativa che ha rafforzato la cooperazione globale per combattere le malattie animali. Durante i suoi due mandati, WOAH ha migliroato la capacità e l’inclusività dei suoi membri, ampliando il sostegno ai paraprofessionisti veterinari e agli operatori sanitari della comunità animale. Promuovendo l’innovazione, WOAH ha anche implementato programmi basati sui dati come l’Osservatorio, un meccanismo di monitoraggio dell’attuazione degli standard WOAH e la banca dati globale sull’uso di antimicrobici per animali, ANIMUSE  .

Mentre celebriamo il 100° anniversario di WOAH, riflettiamo su un secolo di impegno solido per la salute animale globale.

Il futuro presenta sfide complesse e interconnesse, dalle malattie zoonotiche alla sostenibilità della produzione animale.

WOAH è pronta ad assumere un ruolo guida nell’affrontare questi problemi con un’enfasi sulla collaborazione, l’innovazione e l’inclusività” scrive WOAH in una nota.

 




Le sorprese (amare) non finiscono mai!

Nella mia attuale veste di professore universitario in pensione dopo una  gratificante carriera di docenza accademica ed una nutrita serie di convegni alle spalle, confesso di non aver mai partecipato, prima d’ora, ad un simposio internazionale i cui lavori non fossero aperti dai saluti delle Autorità locali.

Ecco i fatti: dal 10 al 12 Aprile si è svolta a Catania, presso il rinomato Centro Congressi “Le Ciminiere”, la 35.ma Conferenza Annuale della  “European Cetacean Society”  (“Società Europea di Cetologia”), che ha visto la partecipazione di circa 600 studiosi provenienti da ben 42 Paesi, 24 Europei e 18 extra-Europei.

Orbene, nonostante le locandine ed i manifesti congressuali recassero in bella mostra il logo del Municipio di Catania nonché quello della Regione Siciliana, non un singolo rappresentante di tali Istituzioni si è presentato alla cerimonia inaugurale per portare quantomeno un “doveroso” cenno di saluto!

Riporto tutto ciò con un sentimento misto di stupore e di amarezza, che mi deriva anche dall’avere origini catanesi, di cui vado oltremodo fiero e orgoglioso.

E’ particolarmente triste dover constatare, altresì, come un siffatto desolante accadimento non deponga a favore della quantomai auspicabile e benemerita sinergia di intenti, di strategie e di azioni fra la Comunità Scientifica, da un lato, e la Pubblica Amministrazione, dall’altro, ma che rischi di tradursi, al contrario, in un approfondimento del solco che, a dispetto del cambiamento climatico e delle altre drammatiche sfide che la contemporaneità ci pone di fronte, continua purtroppo a tenere le due componenti separate l’una dall’altra.

Errare Humanum est Perseverare Autem Diabolicum!

Giovanni Di Guardo,
DVM, Dipl. ECVP,
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




Progetto PAIR, nuovi strumenti diagnostici e prognostici per rispondere alle pandemie basati su un approccio One Health

PAIR (PAndemic Information to support rapid Response) è un progetto quinquennale finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Università di Copenaghen che mira a rafforzare il modello One Health mediante lo sviluppo di strumenti innovativi di diagnostica point-of-care (POC)* e di modelling epidemiologico. Tra i partner del progetto anche l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Il kick-off meeting, tenutosi a Copenhagen a gennaio 2024, ha sancito l’avvio del progetto e ha visto la partecipazione dei 20 partner provenienti da 7 diversi Paesi. L’obiettivo di PAIR è aumentare la capacità di risposta alle pandemie dei Paesi europei attraverso l’integrazione di sistemi diagnostici POC avanzati e di modelli epidemiologici e prognostici basati sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico.

La pandemia di SARS-CoV-2 ha mostrato l’impatto drammatico di epidemie e pandemie sulla salute pubblica. Ha inoltre evidenziato la necessità di prendere decisioni trasparenti, rapide e informate per una pronta risposta alle emergenze sanitarie. Disporre di tecnologie diagnostiche e prognostiche in grado di fornire velocemente informazioni affidabili è essenziale per migliorare il processo decisionale e per rinforzare la fiducia del pubblico.

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Fonte: IZS Venezie