Linee guida FAO-OIE-OMS per gestire le malattie zoonotiche nei Paesi

OIE OMS FAOLe malattie zoonotiche continuano a rappresentare una minaccia per la salute globale, causando ogni anno milioni di morti e perdite economiche. Per sostenere i paesi nel controllo delle zoonosi, le organizzazioni FAO, OIE e OMS (Tripartito) hanno pubblicato una linea guida dal titolo “Adottare un approccio multisettoriale “One Health”: una guida per gestire le malattie zoonotiche nei diversi Paesi“.

Il Tripartito riconosce che, data la vasta gamma di situazioni e contesti dei Paesi, non conosciamo ancora il modo migliore di costruire strutture e sistemi per affrontare le malattie zoonotiche.

In sostanza, questa guida non riguarda solo l’implementazione di un approccio “One Health”, ma riflette l’impegno globale collettivo ad utilizzare questo approccio multidisciplinare e multisettoriale per affrontare le malattie zoonotiche e le relative minacce per la salute.

Un approccio “One Health” è importante anche per la sicurezza sanitaria nazionale e globale; infatti, garantisce l’implementazione dei regolamenti internazionali sviluppati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) (2005) e dall’OIE le norme in materia di salute animale, sanità pubblica veterinaria, malattie zoonotiche e benessere degli animali. Inoltre, questo tipo di approccio è utile a contribuire a soddisfare molti degli obiettivi del documento sullo Sviluppo Sostenibile e dell’agenda 2030.

Molti paesi riconoscono i vantaggi derivanti dall’adozione di un approccio “One Health” per creare meccanismi nazionali di coordinamento, comunicazione e collaborazione in risposta alle minacce per la salute nell’interfaccia uomo-animale-ambiente.

La collaborazione tripartita tra la FAO, l’OIE e l’OMS riflette un partenariato di lunga data e di successo nell’adozione di un approccio sanitario unico per affrontare le sfide alla salute pubblica, alla salute degli animali (domestici e selvatici) e l’ambiente. Questa guida è stata utilizzata nei paesi della regione del Sud-Est asiatico (SEARO) e della regione del Pacifico occidentale (WPRO) dell’OMS per sviluppare le attività multisettoriali nell’ambito della strategia “Asia Pacific Strategy for Emerging Diseases” (APSED).

Un decennio dopo, il Tripartito ha aggiornato e ampliato la Guida del 2008 per trattare anche gli aspetti legati alla prevenzione, la preparazione, l’individuazione e la risposta alle minacce zoonotiche nell’interfaccia animale-uomo-ambiente in tutti i Paesi e le Regioni e include esempi di buone pratiche e opzioni basate sulle esperienze dei Paesi. Il titolo del documento è: “Malattie zoonotiche: una guida per stabilire la collaborazione tra i settori della salute animale e umana a livello di Paese”.

Tuttavia, la valutazione dei sistemi sanitari continua ad identificare le principali lacune nella capacità di attuare la collaborazione multisettoriale e multidisciplinare all’interno e tra molti paesi, che chiedono il sostegno del Tripartito per colmare queste carenze.

Sebbene focalizzata sulle malattie zoonotiche, la Guida 2019 è abbastanza flessibile da coprire altri rischi per la salute uomo-ambiente (ad esempio, l’antibiotico resistenza e i problemi di sicurezza alimentare).

Fonte: IZS Abruzzo e Molise




1978-2018, quaranta anni di scienza e sanità pubblica,la voce dell’ISS

logo ISSIn occasione dei 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato un  volume per testimoniarne il valore e raccontare il contributo dell’ISS allo svolgimento della sua missione e al suo consolidamento.

Il volume 1978-2018, quaranta anni di scienza e sanità pubblica, curato da Walter Ricciardi, Enrico Alleva, Paola De Castro, Fabiola Giuliano, Sandra Salinetti, traccia, nel racconto dei suoi protagonisti, le relazioni tra il SSN e l’attività dell’ente in questi 40 anni.

Il libro è un omaggio alla tradizione di universalità e solidarietà che ha contraddistinto il Servizio Sanitario facendone un esempio per tutto il mondo.

Segnialiamo, per la rilevanza in Sanità Pubblica Veterinaria, i capitoli:

  • Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare e nutrizionale: “dai campi alla tavola” nell’approccio One Health di Umberto Agrimi, Alberto Mantovani, Marco Silano
  • Il concetto di benessere degli animali per la ricerca scientifica negli ultimi quaranta anni:
    il ruolo dell’ISS di Rodolfo Nello Lorenzini (pag. 219)

A cura della segreteria SIMeVeP




Agenzie Nazioni Unite: non c’è più tempo, dobbiamo assicurare il futuro dall’antibioticoresistenza

Le Nazioni Unite, agenzie internazionali ed esperti hanno rilasciato un rapporto rivoluzionario che richiede un’azione immediata, coordinata e ambiziosa per scongiurare una potenziale crisi da resistenza ai farmaci, potenzialmente disastrosa.

Se non si interviene – avverte il Gruppo di coordinamento delle Nazioni Unite sulla resistenza antimicrobica che ha redatto il rapporto – le malattie resistenti ai farmaci potrebbero causare 10 milioni di morti ogni anno entro il 2050 e danni all’economia catastrofici come quelli causati dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Entro il 2030, la resistenza antimicrobica potrebbe ridurre in estrema povertà fino a 24 milioni di persone.

Attualmente sono almeno 700.000 le persone che muoiono ogni anno a causa di malattie resistenti ai farmaci, tra queste 230.000 muoiono di tubercolosi che non risponde alle cure. Sempre più malattie comuni, tra cui infezioni del tratto respiratorio, infezioni trasmesse sessualmente e infezioni del tratto urinario, non sono più curabili; le procedure mediche salvavita stanno diventando molto più rischiose e i nostri sistemi alimentari sono sempre più precari.

Il mondo sta già pagando le conseguenze economiche e sanitarie di medicine cruciali che diventano inefficaci. Senza investimenti da parte dei paesi in tutte le fasce di reddito, le generazioni future dovranno affrontare gli effetti disastrosi di una resistenza antimicrobica incontrollata.

Riconoscendo che la salute umana, animale, alimentare e ambientale sono strettamente interconnesse, il rapporto chiede un approccio coordinato e multisettoriale chiamato “One Health”.

Il rapporto raccomanda ai paesi di:

• Dare priorità a piani d’azione nazionali per potenziare gli sforzi di finanziamento e di rafforzamento delle capacità;
• Istituire sistemi normativi più rigorosi e sostenere programmi di sensibilizzazione per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici da parte dei professionisti di salute umana, animale e vegetale;
• investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per combattere la resistenza antimicrobica;
• Abolire l’uso di antimicrobici d’importanza critica come promotori della crescita in agricoltura.

AntiboticoresistenzaLa resistenza antimicrobica è una delle maggiori minacce che affrontiamo come comunità globale. Questo rapporto riflette la profondità e la portata della risposta necessaria per frenare la sua ascesa e proteggere un secolo di progressi nel campo della salute“, ha affermato Amina Mohammed, Vice Segretaria Generale dell’ONU e co-presidente della IACG. “Il rapporto giustamente sottolinea che non c’è tempo da perdere e sollecita tutte le parti interessate ad agire in base alle raccomandazioni che vi vengono date e lavorare con urgenza per proteggere le persone e il pianeta e garantire un futuro sostenibile per tutti“.

Le raccomandazioni richiedono un impegno immediato da parte di tutti, dai governi al settore privato, alla società civile e al mondo accademico.

Convocato su richiesta dei leader mondiali dopo la prima riunione ONU ad alto livello sulla resistenza agli antimicrobici nel 2016, il gruppo di esperti ha riunito partner di tutte le Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, esperti con esperienza in materia di salute umana, animale e vegetale, ma anche di alimentazione umana ed animale, di commercio, dello sviluppo e dell’ambiente, per formulare un piano complessivo per la lotta contro la resistenza antimicrobica.

Questo rapporto riflette un rinnovato impegno per l’azione collaborativa a livello globale da parte dell’Organizzazione mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), dell’Organizzazione mondiale di salute animale (OIE) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Le raccomandazioni del rapporto riconoscono che gli antimicrobici svolgono un ruolo critico nel salvaguardare la produzione alimentare, la sicurezza igienico-sanitaria e il commercio, così come la salute umana e animale, e ne promuove un uso responsabile in tutti i settori“, ha affermato José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO. “I paesi devono incoraggiare sistemi alimentari sostenibili e pratiche agricole che riducano il rischio di resistenza antimicrobica lavorando insieme per promuovere valide alternative all’uso antimicrobico, come stabilito nelle raccomandazioni del rapporto”.

“La resistenza antimicrobica deve essere affrontata con urgenza, attraverso un approccio di “One Health” che implica impegni audaci e a lungo termine da parte dei governi e delle altre parti interessate, sostenuto dalle organizzazioni internazionali”, ha affermato Monique Eloit, Direttrice Generale dell’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE ). “Questo rapporto dimostra il livello d’impegno e coordinamento necessario per affrontare questa sfida globale alla salute umana e animale e alla sicurezza alimentare. Tutti dobbiamo fare la nostra parte per garantire l’accesso futuro e l’efficacia di questi farmaci essenziali“.

Siamo a un punto critico nella lotta per proteggere alcuni dei nostri farmaci più essenziali“, ha affermato il Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Organizzazione mondiale della sanità e co-presidente dello IACG. “Questo rapporto contiene raccomandazioni concrete che potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno.

Il rapporto sottolinea la necessità di sforzi coordinati e continuativi per superare la resistenza antimicrobica, un grosso ostacolo al raggiungimento di molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, compresa copertura sanitaria universale, cibo sicuro, sistemi agricoli sostenibili, acqua e servizi igienico-sanitari puliti.

Fonte: Fao




Fao: fame del mondo in aumento

Nuove prove continuano a segnalare che il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo è in crescita, raggiungendo nel 2017, 821 milioni, vale a dire una persona su nove, secondo lo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo 2018 pubblicato l’11 settembre. Sono stati compiuti progressi limitati nell’affrontare le molteplici forme di malnutrizione, che vanno dai ritardi della crescita dei bambini all’obesità degli adulti, mettendo a rischio la salute di centinaia di milioni di persone.

La fame è cresciuta negli ultimi tre anni, tornando ai livelli di un decennio fa. Questa inversione in atto manda il chiaro avvertimento che occorre fare di più e con urgenza se si vuole raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di Fame Zero entro il 2030.

La situazione sta peggiorando in Sud America e nella maggior parte delle regioni dell’Africa, mentre la tendenza in calo della sotto nutrizione che ha caratterizzato l’Asia sembra aver rallentato in modo significativo.

Il rapporto annuale delle Nazioni Unite ha rilevato che la variabilità del clima che influenza l’andamento delle piogge e le stagioni agricole, oltre ad estremi climatici come siccità e alluvioni, sono tra i fattori chiave dietro l’aumento della fame, insieme ai conflitti e alle crisi economiche.

I segnali allarmanti di aumento dell’insicurezza alimentare e gli alti livelli di diverse forme di malnutrizione sono un chiaro avvertimento che c’è ancora molto lavoro da fare per essere sicuri di “non lasciare nessuno indietro” sulla strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in materia di sicurezza alimentare e miglioramento dell’alimentazione“, avvertono nella prefazione congiunta al rapporto i responsabili dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), del Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF), del Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

“Se vogliamo raggiungere un mondo senza fame e malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030, è imperativo accelerare e aumentare gli interventi per rafforzare la capacità di recupero e adattamento dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza delle popolazioni in risposta alla variabilità climatica e agli eventi meteorologici estremi” hanno affermato i responsabili delle cinque organizzazioni delle Nazioni Unite autrici del rapporto.

L’impatto della variabilità climatica e degli eventi meteorologici estremi sulla fame

I cambiamenti climatici stanno già minando la produzione di importanti colture come grano, riso e mais nelle regioni tropicali e temperate e, senza costruire resilienza climatica, si prevede che la situazione peggiorerà con l’aumentare delle temperature.

Le analisi del rapporto mostrano che la prevalenza e il numero di persone sottonutrite tendono ad essere più alti nei paesi altamente esposti agli eventi climatici estremi. La sotto-nutrizione è ancora più alta quando l’esposizione ad eventi climatici estremi si unisce ad un’alta percentuale della popolazione che dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni e alla variabilità delle temperature.

Le anomalie della temperatura sulle aree di coltivazione agricola hanno continuato a essere superiori alla media nel periodo 2011-2016, portando a periodi più frequenti di caldo estremo negli ultimi cinque anni. Anche la natura delle stagioni delle piogge sta cambiando, inizio tardivo o precoce delle stagioni piovose e ineguale distribuzione delle precipitazioni in una stagione.

Il danno alla produzione agricola contribuisce a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che causano aumenti dei prezzi alimentari e perdite di reddito che riducono l’accesso delle persone al cibo.

Progressi lenti per porre fine a tutte le forme di malnutrizione

Il rapporto afferma che sono stati compiuti scarsi progressi nella riduzione dei problemi della crescita infantile, con circa 151 milioni di bambini sotto i cinque anni di età troppo bassi a causa della malnutrizione nel 2017, rispetto ai 165 milioni del 2012. Globalmente, l’Africa e l’Asia rappresentano rispettivamente il 39% e il 55% di tutti i bambini con ritardi nella crescita.

La prevalenza di deperimento infantile rimane estremamente elevata in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso basso per la sua altezza, rispetto a solo uno su 100 in America Latina e nei Caraibi.

Il rapporto descrive come “vergognoso” il fatto che una donna su tre in età riproduttiva a livello mondiale sia affetta da anemia, che ha conseguenze significative sulla salute e sullo sviluppo sia per le donne che per i loro bambini. Nessuna regione ha mostrato un calo nell’anemia tra le donne in età riproduttiva, e la prevalenza in Africa e Asia è quasi tre volte superiore a quella ad esempio del Nord America.

I tassi di solo allattamento materno in Africa e in Asia sono 1,5 volte più alti di quelli del Nord America, dove solo il 26% dei bambini sotto i sei mesi riceve esclusivamente il latte materno.

L’altro lato della fame: l’obesità in aumento

L’obesità negli adulti sta peggiorando e più di uno su otto adulti al mondo è obeso. Il problema è più significativo in Nord America, ma anche l’Africa e l’Asia stanno vivendo una tendenza al rialzo.

La denutrizione e l’obesità coesistono in molti paesi e possono anche essere visti fianco a fianco nella stessa famiglia. Uno scarso accesso al cibo nutriente a causa del suo costo più elevato, lo stress di vivere con insicurezza alimentare e gli adattamenti fisiologici alla privazione del cibo aiutano a spiegare perché le famiglie con insicurezza alimentare possono avere un maggiore rischio di sovrappeso e obesità.

Un appello ad intervenire

Il rapporto richiede l’attuazione e l’aumento degli interventi volti a garantire l’accesso a cibi nutrienti e la rottura del ciclo intergenerazionale della malnutrizione. Le politiche devono prestare particolare attenzione ai gruppi che sono più vulnerabili alle conseguenze dannose dello scarso accesso al cibo: neonati, bambini sotto i cinque anni, bambini in età scolare, ragazze adolescenti e donne.

Allo stesso tempo, occorre un cambiamento sostenibile verso un’agricoltura e sistemi alimentari sensibili alla nutrizione che possano fornire cibo sicuro e di alta qualità per tutti.

Il rapporto chiede anche maggiori sforzi per costruire una capacità di risposta al cambiamento climatico attraverso politiche che ne promuovano l’adattamento e la mitigazione e la riduzione del rischio di catastrofi.

Fonte: Fao




ECM, le guide di utilizzo COGEAPS per i professionisti

EcmIl Co.Ge.A.P.S. mette a disposizione dei Professionisti le guide di utilizzo, che vengono periodicamente aggiornate e ampliate per rimanere conformi alle funzionalità presenti sull’Area riservata:




Elezioni Fao, ecco i candidati

Sono stati presentati i 5 candidati, ognuno presentato dal proprio governo, alla posizione di Direttore/Direttrice Generale della FAO: Médi Moungui (Camerun), Qu Dongyu (Cina), Catherine Geslain-Lanéelle (Francia, ma candidata anche dell’Unione Europea), Davit Kirvalidze (Georgia) e Ramesh Chand (India).

È la prima volta che l’Ue presenta una candidatura unica per l’agenzia Onu : se eletta, Geslain-Lanéelle – che è stata a direttore esecutivo dell’EFSA Agenzia europea per la sicurezza alimentare per sette anni (2006-2013) –  sarebbe la prima donna in assoluto a dirigere la Fao e la prima europea in 40 anni

Le votazioni si svolgeranno durante la 41ma sessione della Conferenza della FAO (22-29 giugno 2019, Roma), il massimo organo di governo dell’Organizzazione. Il mandato avrà durata quadriennale e inizierà ad agosto 2019.

I  194 paesi membri saranno chiamati ad esprimere il proprio voto – secondo il principio un paese, un voto – in una votazione a scrutinio segreto a maggioranza semplice.

Il nuovo Direttore Generale della FAO resterà in carica dal 1 agosto 2019 al 31 luglio 2023, rinnovabile per un solo secondo mandato. Succederà a José Graziano da Silva, eletto nel 2011, e che ha servito per due mandati consecutivi.

Dalla fondazione della FAO nel 1945, sono stati eletti otto Direttori Generali:

• Sir John Boyd Orr, Regno Unito, 1945-1948
• Norris E. Dodd, Stati Uniti, 1948-1954
• Philip Vincent Cardon, Stati Uniti, 1954-1956
• Binay Ranjan Sen, India, 1956-1967
• Addeke Hendrik Boerma, Paesi Bassi, 1968-1975
• Edouard Saouma, Libano, 1976-1993
• Jacques Diouf, Senegal, 1994-2011
• José Graziano da Silva, Brasile, 2011-2019

A cura della segreteria SIMeVeP




45 paesi ribadiscono la volontà politica di sradicare a livello mondiale la Peste dei piccoli ruminanti

Oggi più di 45 paesi hanno rinnovato il loro impegno a sradicare globalmente entro il 2030 la Peste dei piccoli ruminanti (PPR), una malattia altamente contagiosa e devastante, responsabile della morte di milioni di pecore e capre ogni anno. Allo stesso tempo, i paesi hanno esortato i partner delle risorse e la comunità per lo sviluppo a contribuire a colmare il gap di finanziamento di 340 milioni di dollari del Programma di eradicazione globale PPR.

La decisione di riaffermare questo impegno politico internazionale e incoraggiare i partner delle risorse a unirsi alla lotta contro la malattia è arrivata alla conferenza globale: Partnership e investimenti per un mondo libero da PPR, organizzato dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale per la salute degli animali (OIE) e ospitato dalla Commissione europea a Bruxelles.

In una dichiarazione ministeriale, i partecipanti hanno sottolineato che la PPR “minaccia direttamente i mezzi di sostentamento delle popolazioni più povere dei nostri paesi con perdite significative nelle nostre economie locali”, osservando che la malattia infestante causa più di 2,1 miliardi di dollari in perdite economiche all’anno.

Intervenendo alla conferenza, il Commissario Europeo per la Cooperazione e lo Sviluppo Internazionale, Neven Mimica, ha detto: “Il nostro impegno per affrontare malattie animali – come la PPR – è anche una risposta alle sfide della migrazione, della sicurezza alimentare, della riduzione della povertà, della capacità di risposta alle crisi e del commercio globale. Ed è essenziale per i nostri sforzi fornire migliori posti di lavoro e prospettive per le donne e i giovani in particolare”.

Il Direttore Generale della FAO, Graziano da Silva, ha dichiarato: “Le risorse finanziarie per sradicare la PPR non sono una spesa, ma un investimento importante che porterà a futuri guadagni economici e sociali. I piccoli ruminanti sono la risorsa principale di circa 300 milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo. Se non affrontiamo la diffusione della malattia aumenteranno povertà, fame e anche altre forme di malnutrizione. Sradicare la PPR è fondamentale per costruire un mondo più sicuro e più sostenibile”.

La Direttrice Generale dell’OIE, Dr Monique Eloit, ha dichiarato: “Con il vostro impegno, non stiamo solo creando un mondo libero dalla PPR, ma anche preservando i mezzi di sostentamento di milioni di famiglie povere. I mezzi tecnici e le conoscenze sono disponibili. Le risorse e il coinvolgimento di lunga data dei paesi saranno i fattori scatenanti per renderli accessibili e per cambiare la vita delle popolazioni più svantaggiate. Il rafforzamento dei servizi veterinari nazionali rappresenterà una pietra miliare nel raggiungimento di questo obiettivo comune”.

La conferenza ha sottolineato che il controllo e lo sradicamento della PPR iniziano con l’impegno e gli investimenti a livello nazionale. Tuttavia, è necessario anche il sostegno dei partner delle risorse per sviluppare la capacità delle istituzioni nazionali, regionali e sub-regionali e per realizzare un approccio coordinato, duraturo e armonizzato, necessario per l’eradicazione della malattia.

La conferenza ha riaffermato che tenere sotto controllo e alla fine debellare PPR significa combattere la povertà rurale, garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione, rafforzare la resilienza e le economie nazionali ed è anche in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Quasi 270 partecipanti, tra cui ministri di oltre 45 paesi colpiti dall’epidemia o a rischio, nonché rappresentanti ad alto livello di partner delle risorse, organizzazioni internazionali, regionali, della società civile e non governative hanno partecipato alla conferenza di un giorno a Bruxelles. È stato preceduto da un forum delle parti interessate, che ha offerto l’opportunità di scambiare opinioni e raccogliere testimonianze dirette sul grave impatto della PPR.

La Strategia per il controllo globale e l’eradicazione della PPR è stata inizialmente adottata in una conferenza del 2015 ad Abidjan, organizzata congiuntamente dalla FAO e dall’OIE. Attraverso un Programma di eradicazione globale 2017-2021, i paesi hanno formulato piani strategici nazionali, che esaminano in dettaglio i passaggi per valutare, controllare e sradicare il virus, nonché le risorse finanziarie necessarie alle autorità nazionali per attuare questi piani.

La Peste dei piccoli ruminanti

Sin dalla sua prima identificazione in Costa d’Avorio nel 1942, la malattia si è diffusa in oltre 70 paesi in Africa, nel Vicino e Medio Oriente e in Asia e ha raggiunto nuove aree negli ultimi anni. A dicembre 2016, in Mongolia è stato osservato il primo focolaio di ovini e caprini con diffusione della malattia a una specie di antilope selvatica e, più tardi, nel giugno 2018, ha raggiunto l’Unione Europea, con il primo caso mai riscontrato in Bulgaria.

Mentre la malattia è altamente letale per i piccoli ruminanti – uccide fino al 90% degli animali  infetti – è facilmente prevenibile con vaccini economici che possono essere somministrati a basso costo.




Fao: il commercio ha un ruolo chiave nel fornire cibo di qualità, sano e salutare

FAOIl commercio internazionale è uno strumento importante per combattere la fame ma i paesi devono garantire allo stesso tempo che il cibo commercializzato a livello globale sia di buona qualità, sicuro e salutare, ha affermato il Direttore Generale della FAO all’International Forum on Food Safety and Trade (Foro Internazionale sulla salubrità e il commercio del cibo ndt) che si tiene in questi giorni (23-24 aprile) presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) a Ginevra.

In molti paesi la disponibilità di cibo è legata fortemente alle importazioni” ha affermato Da Silva. “Sfortunatamente alimenti non salutari e ultra-processati si prestano meglio al commercio internazionale in termini di trasporto e conservazione”.

Graziano da Silva ha sottolineato come questi prodotti abbiano già contribuito in maniera sostanziale all’aumento dei tassi di obesità in paesi che importano la maggior parte del proprio cibo, come le isole del Pacifico e dei Caraibi.

Il Direttore Generale della FAO ha quindi lanciato un appello alla comunità internazionale perché vengano promosse regole e regolamenti commerciali in favore del consumo di alimenti sani e nutrienti.

La salubrità del cibo attraversa i confini. Oggi il cibo prodotto in un paese può raggiungere negozi, ristoranti e frigoriferi dall’altra parte del pianeta in 24 ore” ha affermato il Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS. “Non esiste differenza tra salubrità per i ricchi e per i poveri. La salute di tutti, indifferentemente da dove vivono e da cosa mangiano, deve essere protetta allo stesso modo”.

L’accesso a cibo sicuro è fondamentale per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. È quindi imperativo discutere come le politiche in materia di alimenti, salute e commercio possono essere allineate per realizzare questi obiettivi comuni” ha affermato il Direttore Generale del WTO, Roberto Azevêdo. “Sono lieto di avere l’opportunità di porre l’accento su questo tema oggi al WTO… Dobbiamo considerare come trarre il massimo vantaggio dalle opportunità offerte dal progresso tecnologico nel sostenere i progressi in salubrità alimentare e salute pubblica. Questo è esattamente il tipo di scambio che l’evento di oggi cerca di promuovere”.

Per essere sicuro, il cibo deve anche essere salutare

Intervenendo al foro, il Direttore Generale della FAO ha ricordato che la salubrità del cibo non può essere intesa solo come volta ad evitare intossicazioni alimentari o malattie di origine alimentare. Al contrario essa deve affrontare i le diverse minacce alla salute legate adiete di bassa qualità.

Al giorno d’oggi, molti alimenti ultra processati sono ancora considerati sicuri per il consumo” ha spiegato “ma la verità è che i cibi altamente processati sono la causa principale della preoccupante crescita dei tassi di obesità nel mondo. Possiedono un basso valore nutrizionale, con alti tassi di grassi saturi, zuccheri raffinati, sale e additivi chimici”.

Oggi più di 670 milioni di adulti sono obesi. Alcune stime indicano che il loro numero sorpasserà presto il numero quanti sono colpiti dalla fame – 821 milioni di persone nel 2017.

Ha sottolineato che mentre la fame è circoscritta ad alcune aree specifiche, soprattutto in zone colpite da conflitti e dai cambiamenti climatici, l’obesità è ovunque. “Stiamo assistendo alla globalizzazione dell’obesità. Otto dei venti paesi dove l’obesità cresce più rapidamente si trovano in Africa” ha aggiunto.

Graziano da Silva ha ribadito come l’obesità sia associata a diverse malattie croniche, come il diabete, i problemi cardiaci, l’ipertensione e alcune forme di cancro e costi circa due trilioni di dollari all’anno in cure sanitarie dirette e perdita di produttività. “Un impatto equivalente a quello del fumo o degli odierni conflitti armati. Perché il cibo sia adeguato per il consumo umano, oltre ad essere sicuro deve anche essere salutare” ha affermato.

Espandere gli standard internazionali di salubrità del cibo

Nel suo intervento, Graziano da Silva ha sottolineato l’importanza di standard unici sulla salubrità degli alimenti per assicurare pratiche commerciali eque. “Se ogni governo applicasse standard diversi, il commercio sarebbe più costoso, e sarebbe molto più difficile assicurare che il cibo scambiato sia sicuro” ha sottolineato.

In questo contesto, il Codex Alimnetarius – l’organo creato dalla FAO e dall’OMS per la definizione degli standard relativi alla salubrità del cibo – “è il principale punto di riferimento per gli standard alimentari” e ha invitato tutti i paesi a rafforzare la loro partecipazione al lavoro del Codex e a facilitare l’implementazione delle sue decisioni.

Graziano da Silva ha poi concluso ricordando l’impegno della FAO per promuovere, assieme a tutti i paesi e ai suoi partner, sistemi alimentari sostenibili e per assicurare che il cibo commercializzato sia sicuro, sano e nutriente: “non c’è sicurezza alimentare senza salubrità alimentare e diete sane” ha ribadito.

Fonte: FAO




All’Iss una struttura interdisciplinare sulle nanotecnologie

L’Istituto Superiore di Sanità ha istituito delle “Strutture di missione temporanea” (Smt) ovvero delle strutture interdipartimentali che utilizzano le diverse professionalità presenti in Istituto per la risoluzione di obiettivi di salute a medio termine, attraverso la complementarietà, l’integrazione e l’interdisciplinarietà.

Le strutture temporanee si prefiggono di raggiungere gli obiettivi entro un minimo di tre anni, rinnovabile al massimo in altri tre.

Fra i primi quattro progetti avviati, una Smt è dedicata alle Nanotecnologie, coordinata da Flavia Barone, del Dipartimento Ambiente e Salute  e composta da 60 ricercatori appartenenti a 6 differenti strutture interne con l’intento di consolidare e incrementare il patrimonio di conoscenze presenti in ISS sulla tematica, sia attraverso il proseguimento delle attività in corso sia attraverso la finalizzazione di nuove proposte progettuali.

Obiettivo l’identificazione dei possibili rischi e benefici per la salute umana e per l’ambiente derivanti dall’utilizzo in differenti ambiti (chimico, farmaceutico, biomedicale) dei nanomateriali, e delle strategie da adottare per la mitigazione di eventuali rischi.

E’ prevista la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali; lo sviluppo di strategie innovative per una corretta valutazione del pericolo, per dare a breve termine il supporto richiesto dagli organismi regolatori; la creazione di un network nazionale, coordinato dall’ISS in collaborazione con il Ministero della Salute, con la partecipazione di differenti attori provenienti dagli organismi regolatori, dalla comunità scientifica e dall’industria, per una incisiva presenza in contesti internazionali e per la definizione di un Action Plan nazionale sulla sicurezza dei nanomateriali.

Le nanotecnologie sono state definite dalla Commissione Europea come una delle sei tecnologie abilitanti fondamentali per la società e per l’economia (Key Enabling Technologies, KETs) e sono state inserite dai governi europei tra i temi prioritari per la salute dell’uomo e dell’ambiente (Parma Declaration on Environment and Health, Oms 2010).

Le altre Strutture di missione temporanea sono dedicate alle demenze, alle malattie rare senza diagnosi e all’inquinamento ambientale e salute dei più piccoli.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Andriukaitis al festival del giornalismo alimentare

AndriukaitisAl Festival del Giornalismo Alimentare è attesa una delle massime autorità europee nel campo della salute. È il lituano Vytenis Andriukaitis, membro della Commissione Europea con delega alla salute e sicurezza alimentare.

Il commissario parteciperà a un panel nella mattinata di giovedì 21 febbraio dal titolo “Ci possiamo fidare? La tutela della salute alimentare dei cittadini in Italia e in Europa”. Sarà l’occasione per fare il punto sugli strumenti che le istituzioni hanno per favorire la creazione di strumenti legislativi utili a tutelare i consumatori.

La sicurezza alimentare e la qualità degli alimenti hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana degli europei ed è quindi positivo notare il loro impegno crescente in questi ambiti – ha dichiarato Andriukaitis – Nell’era della disinformazione e delle notizie false è essenziale disporre di un giornalismo di elevata qualità che garantisca che le informazioni trasmesse al pubblico siano sempre veritiere e accurate“.
Andriukaitis, già ministro della salute della Lituania, nel 2014 è entrato a far parte della Commissione guidata dal lussemburghese Jean Claude Juncker.

Fonte: Festival giornalismo alimentare