Banca dati particolareggiata EFSA sui consumi alimentari in Europa

L’EFSA ha pubblicato una nuova versione della sua “banca dati esaustiva sui consumi alimentari in Europa”, che per la prima volta include dati raccolti grazie al progetto EU Menu dell’EFSA. Grazie a questo aggiornamento, la banca dati comprende ora i dati più recenti raccolti negli Stati membri su diverse fasce della popolazione e su nuove categorie di alimenti, come ad esempio le bevande energetiche.

Il progetto EU Menu si prefigge di aumentare ulteriormente la qualità, il livello di dettaglio e l’armonizzazione dei dati, e copre tutte le fasce della popolazione di età tra 3 mesi e 74 anni. Ciò rende i dati più facili da confrontare tra loro.

Sin dal 2011 l’EFSA ha fornito sostegno finanziario e guida per la raccolta di tali dati a 21 Paesi europei nell’ambito del progetto EU Menu.

Tutti i dati contenuti nella banca dati sono ora classificati in base a FoodEx2, un sistema che offre una descrizione di alimenti e bevande consumati in tutta l’UE più dettagliata e precisa rispetto alla prima versione.

Sofia Ioannidou, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Mettere a disposizione dati armonizzati e dettagliati sul consumo di alimenti in tutta l’UE è stato uno degli obiettivi di lunga data dell’EFSA. Oggi questo è diventato realtà grazie al duro lavoro degli Stati membri“.

EU Menu

EU Menu rappresenta l’ultima fase evolutiva di un processo avviato dal comitato scientifico EFSA nel 2005.

L’EFSA iniziò a raccogliere dati sui consumi alimentari degli adulti europei a livello nazionale nel 2008, per includerli in una sua banca dati sintetica.

A ciò fece seguito la cosiddetta “banca dati particolareggiata dell’EFSA sui consumi alimentari in Europa”, contenente informazioni più estese e più dettagliate sulla maggior parte dei Paesi UE, suddivise per categorie alimentari più mirate e con un maggior numero di fasce della popolazione.

Banca dati particolareggiata EFSA sui consumi alimentari in Europa




OIE – Presentato il Rapporto annuale 2017

Si è svolta a Parigi dal 20 al 25 maggio 2018 la 6ª Sessione Generale dell ‘OIE– Organizzazione mondiale della salute animale.
Per raggiungere l’obiettivo di proteggere gli animali e preservare così il nostro futuro, l’ OIE ha lavorato nel 2017 con i 181 paesi membri per controllare i rischi per la salute degli animali, assicurare trasparenza nelle comunicazioni e rafforzare la resilienza dei sistemi di salute degli animali: questi i 3 obiettivi principali del suo sesto piano strategico. La presente relazione annuale esamina i progressi compiuti nell’ultimo anno.
Consulta il sito dedicato in inglese



L’etichettatura sull’origine dei prodotti promuove le economie locali e lo sviluppo sostenibile

Un nuovo studio ha rilevato che i prodotti alimentari collegati al loro luogo di origine sono economicamente e socialmente vantaggiosi per le aree rurali da cui provengono e promuovono lo sviluppo sostenibile.

I prodotti alimentari registrati con un’etichetta d’indicazione geografica vantano a livello mondiale un valore commerciale annuale di oltre 50 miliardi di dollari. Tali prodotti hanno caratteristiche, qualità e reputazioni specifiche derivanti dalla loro origine geografica.

Lo studio Rafforzamento dei sistemi alimentari sostenibili attraverso le indicazioni geografiche condotto dalla FAO e dalla Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, analizza l’impatto economico della registrazione dell’indicazione geografica in nove studi di casi: il caffè colombiano, il tè Darjeeling (India), il cavolo Futog (Serbia), il caffè Kona (Stati Uniti), il formaggio Manchego (Spagna), il pepe Penja (Camerun), lo zafferano Taliouine (Marocco), il formaggio Tête de Moine (Svizzera) e il vino Vale dos Vinhedos (Brasile).

In tutti e nove i casi, la registrazione legata all’origine ha sostanzialmente aumentato il prezzo del prodotto finale, con un valore aggiunto compreso tra il 20% e il 50%. Uno dei motivi è che i consumatori identificano caratteristiche uniche – come gusto, colore, consistenza e qualità – in prodotti con lo status d’indicazione geografica, e come tali sono disposti a pagare prezzi più alti.

Le indicazioni geografiche sono un approccio alla produzione alimentare e ai sistemi di marketing che pongono considerazioni sociali, culturali e ambientali al centro della catena di valore”, ha affermato Emmanuel Hidier, Economista del Centro investimenti della FAO. “Possono essere un percorso per lo sviluppo sostenibile delle comunità rurali promuovendo prodotti di qualità, rafforzando le catene di valore e migliorando l’accesso a mercati più remunerativi“.

Lo studio di casi: il pepe Penja e il cavolo Futog

Nel caso del pepe Penja, un pepe bianco coltivato nel terreno vulcanico della Valle Penja in Camerun – il primo prodotto africano a ricevere un’etichetta geografica – la registrazione ha contribuito a far aumentare di sei volte il reddito degli agricoltori locali.

Il processo – dall’impostazione degli standard alla registrazione e alla promozione – ha avvantaggiato non solo gli agricoltori locali, ma l’intera area locale in termini di entrate, produttività, crescita di altre industrie connesse e, soprattutto, l’inclusione di tutte le parti interessate“, ha affermato Emmanuel Nzenowo, dell’associazione dei produttori del pepe Penja.

La denominazione d’origine per il cavolo Futog, coltivato nelle fertili pianure lungo il Danubio, nel nord della Serbia, ha fornito a una piccola comunità di coltivatori un aumento sostanziale dei redditi negli ultimi anni, con alcuni agricoltori che hanno ottenuto un aumento del 70% del prezzo di vendita.

A partire dalla registrazione del prodotto, i produttori locali hanno iniziato a lavorare più strettamente insieme e questo ha contribuito a proteggere la qualità unica del cavolo Futog e la sua tradizione agricola. Ha anche contribuito a difenderne il nome e la reputazione, di cui in passato si era spesso abusato“, ha dichiarato Miroljub Jankovic della Futog Cabbage Association.

Non solo per ragioni economiche: si collegano prodotti, luoghi e persone

La registrazione di prodotti legati al loro luogo di origine ha implicazioni che vanno ben oltre i guadagni economici. I produttori e i trasformatori locali al centro del processo di registrazione contribuiscono a rendere i sistemi alimentari più inclusivi e più efficienti. Insieme, i produttori sviluppano le qualità specifiche del prodotto e promuovono e proteggono l’etichetta di origine. La creazione di tali etichette stimola anche il dialogo tra settore pubblico e privato, con le autorità pubbliche spesso strettamente associate al processo di registrazione e certificazione.

Nelle nostre regioni vicine all’unione Europea c’è un forte interesse per la denominazione d’origine controllata da parte dei governi, che possono vedere in che misura hanno innescato uno sviluppo rurale positivo in paesi come la Francia e l’Italia“, ha dichiarato Natalya Zhukova, Direttrice della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, responsabile del settore agroalimentare. “Ora, i nostri clienti agroindustriali nei settori della vendita al dettaglio e della trasformazione sono anche interessati a sostenere i processi e i mercati della denominazione d’origine in quanto possono vedere che i consumatori nei mercati locali e in quelli dell’UE sono interessati all’origine e alla qualità del cibo“.

Trovare il giusto equilibrio

La registrazione dell’indicazione geografica protetta segue le leggi e i regolamenti definiti da ciascun paese. A livello internazionale, le etichette sono regolamentate e protette ai sensi dell’accordo TRIPs, un accordo multilaterale sui diritti di proprietà intellettuale riconosciuto da tutti i membri dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Lo studio riconosce un numero di ostacoli che i produttori devono prendere in considerazione prima di richiedere un’etichetta di origine. Ad esempio, alcuni produttori su piccola scala o tradizionali potrebbero rimanerne esclusi se le specifiche del prodotto sono eccessivamente industrializzate o se sono onerose in settori come l’imballaggio.

Il rapporto sottolinea inoltre che deve essere preso in considerazione l’impatto ambientale e le specifiche devono includere requisiti per proteggersi dal sovra-sfruttamento delle risorse naturali.

Uno strumento per lo sviluppo sostenibile

“I legami unici di questi prodotti con le risorse naturali e culturali delle aree di provenienza li rendono uno strumento utile per il progresso degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare preservando un patrimonio alimentare e contribuendo a diete sane”, ha affermato Florence Tartanac, Funzionario senior della Divisione FAO Nutrizione e Sistemi Alimentari.

La FAO e la EBRD hanno lavorato insieme per sostenere i produttori e le autorità locali nello sviluppo di prodotti d’indicazione geografica sostenibile in paesi come Montenegro, Serbia e Turchia. La FAO collabora anche con altri partner per promuovere prodotti basati sulla denominazione d’origine in Afghanistan, Benin e Tailandia, tra gli altri.

Fonte: Fao




Piano d’azione europeo “One Health” contro la resistenza antimicrobica

Bandiera Unione EuropeaGli Europarlamentari hanno approvato, con 589 voti favorevoli, 12 contrari e 36 astensioni, il ‘Piano d’azione europeo “One Health” contro la resistenza antimicrobica’, sottoforma di risoluzione non vincolante.

Il concetto di “One Health”, ovvero di Salute Unica, comprendere nell’idea di salute, oltre quella dell’uomo, anche quella degli animali e dell’ambiente per coglierne e interpretare la complessità delle interconnessioni esistenti.

Per i deputati sono attraverso questo tipo di approccio è possibile affrontare la crescente minaccia rappresentata dai batteri resistenti agli antibiotici.

“Se non si fa nulla, la resistenza antimicrobica può causare entro il 2050 più morti del cancro. Dobbiamo iniziare a osservare l’intero ciclo, perché la salute delle persone e quella degli animali sono interconnesse. Le malattie vengono trasmesse dalle persone agli animali e viceversa, ed è per questo motivo che sosteniamo l’approccio olistico dell’iniziativa ‘One Health’. Gli Stati membri dell’UE gestiscono questo problema in modi diversi, per cui chiediamo alla Commissione di considerare la possibilità di richiedere ai Paesi UE di raccogliere e presentare regolarmente dei dati di monitoraggio, in modo da averli a disposizione a livello UE e di stabilire degli indicatori per misurare i progressi nella lotta contro la resistenza antimicrobica”

ha dichiarato la relatrice Karin Kadenbach (S&D, AT).

La risoluzione chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di limitare la vendita di antibiotici da parte degli operatori della salute umana e animale che li prescrivono e di eliminare qualsiasi incentivo finanziario. È necessario adottare misure concrete contro le vendite illegali e le vendite senza prescrizione di antimicrobici nell’UE.

La Commissione europea dovrebbe elaborare un elenco prioritario degli agenti patogeni dell’UE sia per l’uomo che per gli animali, definendo chiaramente le priorità future in materia di ricerca e sviluppo. Occorre creare incentivi per stimolare gli investimenti in nuove sostanze.

Il testo approvato (In italiano)

A cura della Segreteria SIMeVeP

 




Telerilevamento e controllo biologico, innovative soluzioni per l’apicoltura

impollinatoreNegli ultimi decenni il numero di api mellifere, api selvatiche e altri impollinatori è diminuito in Europa. Parassiti, patogeni, pesticidi e cambiamenti climatici hanno tutti portato la mortalità delle api a livelli preoccupanti. Attualmente, l’Europa ha circa 13 milioni di colonie di api mellifere in meno rispetto al fabbisogno di un’adeguata impollinazione delle colture.

Il pesante calo di api mellifere ha ispirato molti sforzi in tutta Europa per contrastare il problema. Due aziende hanno guadagnato un finanziamento dell’UE grazie alle loro innovative soluzioni per l’apicoltura: un metodo di controllo biologico privo di sostanze chimiche sostenuto dal progetto HApi e una concezione di arnia connessa che ha ricevuto aiuti da BEE LABEL.

Controllo dell’acaro Varroa

Il metodo di controllo biologico proposto da una società di consulenza ingegneristica austriaca si è incentrato sulla lotta alle infestazioni dell’acaro Varroa e sull’indebolimento del virus delle ali deformi che esso trasporta. Gli acari parassitari si infiltrano nelle arnie attaccandosi al dorso delle api adulte. Successivamente penetrano nei favi di covata e, una volta che questi sono sigillati, iniziano a nutrirsi dalle api in crescita. In pochi giorni, l’acaro madre inizia a deporre le uova, la cui progenie si accoppia una volta raggiunta la maturazione. Nel momento in cui le giovani api si sviluppano e lasciano la cella, almeno tre acari fecondati emergono con loro, continuando il ciclo. Una grande infestazione di acaro Varroa è in grado di uccidere interi alveari attraverso le malattie e i virus che trasmette.

La maggior parte dei trattamenti affronta il problema utilizzando sostanze chimiche per mantenere bassi i livelli di acari. Tuttavia, per evitare gli effetti avversi di queste sostanze sulla qualità della cera e sul sapore del miele, le arnie vengono trattate solo dopo l’estrazione del miele. Aspettare, d’altra parte, pone i suoi problemi: i cambiamenti climatici hanno anticipato il periodo riproduttivo delle api, il che dà agli acari più tempo per riprodursi.

Il metodo innovativo dell’azienda rende possibile effettuare il trattamento all’inizio della stagione, poiché non utilizza sostanze chimiche. La sua efficacia si basa su un elemento fondamentale: durante la fase di metamorfosi da larve ad api mature, esse sono in grado di sopportare temperature molto elevate, mentre i parassiti non riescono a farlo.

I telai che contengono i favi di covata vengono inseriti in un dispositivo, il Varroa Controller. Qui, i favi di covata sigillati sono esposti a temperature di 40-47 °C per due ore, operazione che non danneggia minimamente le larve, ma che fa morire gli acari nel giro di qualche ora.

Arnie connesse

Una start-up francese ha affrontato il problema del calo della popolazione di api da un’angolazione diversa, sviluppando cioè un sistema di telerilevamento, chiamato Bee Label, che avverte gli apicoltori di eventuali problemi nelle loro arnie.

La temperatura, la luminosità, l’umidità, l’orientamento e la stabilità a terra delle arnie intelligenti sono monitorati attraverso dei sensori. Un sensore di massa mantiene gli apicoltori aggiornati sulla dimensione della colonia e sulla produzione di miele. Anche i cambiamenti climatici che influiscono sul comportamento delle api sono registrati attraverso la funzione relativa alla pressione atmosferica. Le informazioni vengono inviate agli apicoltori per e-mail o messaggio.

Il sistema è inoltre dotato di una soluzione per il crescente problema del furto di arnie: un allarme antifurto avvisa gli apicoltori se le arnie vengono spostate.

BEE LABEL (Bee Label: A new remote beehive surveillance for better bee health and secured pollination) sta lavorando per migliorare il sistema aggiungendo nuovi sensori, telecamere e pannelli solari. HApi (HApi – Hyperthermia in Apiculture – A new product against the Deformed Wing Virus of honey bees), ormai terminato, era incentrato sull’ipertermia come metodo di controllo biologico privo di sostanze chimiche.

Per maggiori informazioni, consultare:
sito web di Bee Label e sito web di Varroa Controller

Fonte: Cordis




Il Parlamento Ue sostiene l’economia circolare

Il Parlamento sostiene obiettivi ambiziosi in materia di riciclaggio, grazie alle nuove norme sui rifiuti e sull’economia circolare adottate in via definitiva mercoledì.

Migliorare la gestione dei rifiuti può portare benefici all’ambiente, al clima e alla salute, ma non solo. Questo pacchetto legislativo, composto da quattro atti, mira a promuovere la cosiddetta economia circolare.

Entro il 2025, almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrebbe essere riciclato, si legge nel testo. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati inoltre degli obiettivi distinti per materiali di imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro metallo e legno.

Sono 497 i chili di rifiuti pro capite prodotti dall’Italia nel 2016, di cui il 27,64% è messo in discariche, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

Infografica sulla gestione dei rifiuti nell’UE

Smaltimento in discarica sarà un’eccezione

La proposta di legge limita inoltre la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

L’Italia nel 2016 ha smaltito in discarica 26,9 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 123 chili pro capite che corrispondono al 27,64% della quota di rifiuti prodotti.

Raccolta differenziata di rifiuti tessili o pericolosi

I prodotti tessili e i rifiuti pericolosi provenienti dai nuclei domestici dovranno essere raccolti separatamente entro il 2025, così come i rifiuti biodegradabili che potranno essere riciclati anche direttamente nelle case attraverso il compostaggio.

Ridurre gli sprechi alimentari del 50%

In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli Stati membri dovrebbero ridurre gli sprechi alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. Al fine di prevenire lo spreco di alimenti, i Paesi UE dovrebbero incentivare la raccolta dei prodotti invenduti e la loro ridistribuzione in condizioni di sicurezza. Per i deputati si deve puntare anche sul miglioramento della consapevolezza dei consumatori circa il significato dei termini “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”.

Citazione

Con questo pacchetto l’Europa punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare finalmente politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti ma è un modo per recuperare materie prime e non premere oltremodo sulle risorse già scarse del nostro pianeta, anche innovando profondamente il nostro sistema produttivo”, ha detto la relatrice Simona Bonafè (S&D, IT).

Certo, il pacchetto che andremo ad approvare contiene anche importanti misure sulla gestione dei rifiuti e, allo stesso tempo però, va oltre a queste, definendo norme che prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto e si pongono l’obiettivo di modificare il comportamento di aziende e consumatori. Per la prima volta gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili”, ha aggiunto

Prossime tappe

Il testo ora tornerà al Consiglio per un’approvazione formale, prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Pagina del Parlamento europeo sull’economia circolare

Fonte Parlamento Ue




CNSA: Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

La Direzione generale per l’igiene, la sicurezza alimentare e la nutrizione (DGISAN), ha rivolto alla Sezione sicurezza alimentare del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA), la richiesta di parere sull’eventuale rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

I funghi spontanei forniscono un micro-habitat eccellente per la proliferazione di diversi insetti fornendo loro cibo e riparo. La contaminazione avviene negli ambienti naturali di crescita ed è un fenomeno inevitabile e incontrollabile da parte dell’uomo. Tutti i funghi commestibili più pregiati, con l’eccezione dei finferli, sono particolarmente predisposti all’attacco di larve di ditteri micetofilidi; in particolare i porcini, i chiodini e gli ovoli risultano sempre più o meno attaccati.

Le larve dei ditteri tendono ad abbandonare il fungo durante l’essicazione, in modo variabile in base a diversi fattori: l’umidità del fungo, lo spessore delle fette, la dimensione delle larve, le modalità di essicazione e i sistemi di conservazione.

I funghi (freschi e conservati) sono ampiamente consumati in Italia e pertanto sono oggetto di attenzione sia degli addetti preposti al controllo igienico delle derrate alimentari sia di specifici gruppi di studio. Benchè non esistano chiare evidenze di pericoli diretti per la salute umana nel caso di assunzione di larve micetofilidi e la normativa stabilisca dei limiti di accettabilità della presenza di “tramiti” (gallerie), sarebbe più opportuno stabilire dei limiti relativi alla presenza delle larve stesse.

In ogni caso, per la qualità del prodotto resta di fondamentale importanza il ruolo dell’operatore del settore alimentare (OSA), relativamente al rispetto del proprio sistema HACCP ed all’attuazione di misure di prevenzione, quali, in particolare: il controllo della materia prima, la selezione dei fornitori, la disponibilità di personale specificatamente formato al controllo e l’adozione di accorgimenti atti a rallentare o ad interrompere il ciclo biologico degli infestanti.

Infine, è importante considerare l’aspetto allergizzante della tropomiosina presente nel tegumento esterno delle larve, non tanto per il consumatore, poichè la tropomiosina è termolabile, quanto per gli addetti alla lavorazione dei funghi, poichè la via inalatoria e il contatto cutaneo costituiscono le principali vie di esposizione. A tal riguardo si ritiene opportuno che l’OSA fornisca adeguate istruzioni ai lavoratori che manipolano i funghi e fornisca loro un idoneo equipaggiamento di protezione costituito da mascherine, guanti ed occhiali, al fine di minimizzare il rischio di un’esposizione diretta.

Parere CNSA n. 21 – Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

Fonte: Ministero della salute




Sicurezza alimentare: cosa desiderano sapere i consumatori?

L’EFSA ha chiesto agli Europei cosa pensano dei rischi emergenti nella catena alimentare e come vorrebbero venirne informati.

Abbiamo intervistato oltre 6 200 consumatori di 25 Stati membri dell’UE con domande su potenziali rischi emergenti legati alla sicurezza alimentare.

Nel complesso gli intervistati si sono detti più preoccupati dei rischi già noti agli scienziati che di quelli emergenti. Tuttavia i risultati del sondaggio hanno importanti conseguenze per la comunicazione sui nuovi rischi.

I consumatori hanno espresso il desiderio di venire informati sui rischi emergenti sin dall’inizio del processo di individuazione, anche in presenza di incertezza scientifica. Hanno inoltre espresso preferenza per ricevere le informazioni tramite canali tradizionali come TV e giornali, e tramite i siti Internet degli enti nazionali. Anche i social media e i siti web delle autorità europee sono stati citati come canali preferenziali tra i soggetti di età compresa tra i 18 e i 34 anni.

Le opinioni espresse dai consumatori aiuteranno l’EFSA e i suoi partner presso gli enti nazionali di sicurezza alimentare a sviluppare strategie e materiale per la comunicazione sulle questioni emergenti.

EU Insights – Consumer perceptions of emerging risks in the food chain

Rischi emergenti – Approfondimento




Ue: orientamenti per l’utilizzo come mangimi di alimenti non più destinati al consumo umano

Nell’ambito della azioni Ue contro lo spreco alimentare, la Commissione europea ha pubblicato le linee guida per facilitare la valorizzazione del cibo (contenente o meno prodotti di origine animale) che – per motivi commerciali, problemi di lavorazione o per la presenza di determinati difetti – non è più destinato al consumo umano e può invece essere utilizzato come mangime senza compromettere la salute pubblica e degli animali, evitando in questo modo che sia compostato, trasformato in biogas o smaltito mediante incenerimento o in discarica.

In tal senso è molto importante la distinzione tra alimenti, sottoprodotti di origine animale, mangimi e rifiuti.

Le linee guida vanno a far parte integrante del Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare,  hanno lo scopo di aiutare le autorità competenti e gli operatori del settore alimentare nella comprensione e applicazione della legislazione Ue e si applicano ai prodotti derivati dal processo di lavorazione degli alimenti (forniti da produttori del settore alimentare) agli alimenti immessi sul mercato, confezionati o sfusi (forniti da grossisti e rivenditori al dettaglio di alimenti).

Vengono presentati alcuni esempi di pratiche migliori, conformi al quadro normativo, che permettono anche di evitare inutili oneri amministrativi, come richiesto dagli operatori del settore alimentare.

Il documento è stato elaborato in cooperazione con la piattaforma UE sulle perdite e gli sprechi alimentari

Consulta le linee guida

A cura della segreteria SIMeVeP




Incremento di positività per cimurro nelle volpi

Dai primi mesi del 2018 tramite la sorveglianza passiva (animali morti consegnati alle autorità sanitarie competenti) si sta registrando un incremento di positività per cimurro nelle volpi . Particolarmente interessato è il Friuli Venezia Giulia (39 casi su 85 volpi analizzate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) soprattutto nella provincia di Udine, da Tarvisio fino a Udine, con il maggior numero di casi nel Comune di Gemona e limitrofi, e per alcuni casi anche la provincia Gorizia e Trieste. Inoltre, anche in altre aree del Triveneto, come il Bellunese, l’Alto Adige ed il Trentino, si stanno osservando i primi casi di questa ondata epidemica.

Il cimurro è una malattia che colpisce carnivori selvatici, tra cui appunto le volpi, e che può essere trasmessa ad altri animali, soprattutto canidi (tra cui quindi i cani domestici) e mustelidi. Il virus del cimurro non resiste nell’ambiente esterno, ma si trasmette per contatto diretto. Cani domestici che circolano in ambienti aperti, come boschi e montagne, potrebbero quindi infettarsi a causa di un incontro ravvicinato con una volpe infetta. Per contro, il cimurro non è una malattia che si trasmette all’uomo (zoonosi).

Per i cani di proprietà, la misura di protezione più efficace contro il cimurro è la vaccinazione

Maggiori informazioni sul sito IZS delle Venezie