All’IZS Ler la presidenza del gdl sulla sperimentazione animale del Ministero della salute

laboratorio di ricercaNella giornata del 16 Luglio si è tenuta presso il Ministero della Salute la presentazione del Gruppo di Lavoro per lo studio e l’applicazione delle normative in materia di sperimentazione animale, per la promozione dei principi delle 3R e dei metodi di ricerca senza uso di animali, costituito presso la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, dr. Silvio Borrello.

In tale occasione, alla presenza del Ministro della Salute On. Giulia Grillo, dr. Borrello (Direttore Generale), dr. Santucci (Direttore Ufficio 6 – Tutela del benessere animale, igiene zootecnica e igiene urbana veterinaria) e dei collaboratori degli uffici interessati, il Ministro ha presentato gli obiettivi inerenti l’istituzione di tale gruppo di lavoro.

Il gruppo è costituito da membri appartenenti a differenti istituzioni pubbliche: Ministero della Salute, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Istituto Superiore di Sanità, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Centro Nazionale delle Ricerche, Accademici e Ricercatori coinvolti in molteplici campi della sperimentazione e delle tematiche ad essa correlate (bioetica, legislazione).

Nello specifico, è emersa la volontà da parte delle istituzioni di promuovere la discussione inerente sia i metodi che sostituiscono l’utilizzo degli animali da laboratorio sia l’applicazione integrale delle 3Rs (Refinement, Reduction, Replacement) che si inseriscono ed affiancano la realizzazione dei test totalmente alternativi.

L’attività che viene richiesta al gruppo di lavoro, prevede i seguenti obiettivi:

  • effettuare uno studio della normativa nazionale e dell’Unione europea in materia di sperimentazione animale e sui metodi alternativi;
  • svolgere una corretta e approfondita informazione scientifica sul benessere degli animali utilizzati a fini scientifici e sulle alternative alla sperimentazione animale;
  • promuovere l’applicazione dei principi delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement), in particolare in ambito didattico;
  • proporre iniziative volte a garantire la trasparenza sull’impiego degli animali nella ricerca scientifica, in particolare sulla tipologia di animali impiegati, sulle condizioni di trattamento, sulle finalità delle ricerche e sui risultati ottenuti;
  • formulare proposte normative volte a garantire un più elevato livello di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici

Da ultimo, al Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso IZSLER, creato proprio a seguito dell’emanazione della direttiva europea 63/2010 per lo studio delle 3R e dei metodi alternativi, è stata affidata la presidenza del gruppo di lavoro, con l’obiettivo di coordinare le attività e di mantenere aggiornato il Ministero della Salute relativamente ai progressi che si otterranno nell’ambito dell’incarico conferito. Nel corso della riunione d’insediamento il gruppo di lavoro ha nominato presidente la dott.ssa Silvia Dotti del Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, benessere e cura degli animali da laboratorio.

Fonte: IZS Ler




Metodi alternativi all’utilizzo degli animali da laboratorio, fondi agli studenti della Lombardia

Per gli studenti universitari iscritti regolarmente all’ultimo anno di alcuni corsi di laurea presso Atenei della Regione Lombardia: la legge regionale 4/2015 mette a disposizione fondi per poter fare una esperienza all’estero in università europee, centri di ricerca in materia di metodi alternativi all’utilizzo degli animali da laboratorio e individuate dal Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio.

In ottemperanza a quanto previsto dalle Determinazioni in ordine alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ai sensi della legge regionale n. 4/2015 e alla Applicazione della delibera Regione Lombardia X/7349 del 13.11.2017 e relative linee guida, il Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Brescia), in collaborazione con Regione Lombardia, pubblica l’avviso per esperienza formativa inerente i metodi alternativi e dedicata a studenti universitari.

 




Cinghiali, il 7,8% affetti dal virus Epatite E nell’area Chietino-Lancianese. Studio presentato a Chicago dal Servizio di Sanità animale della Asl

cinghialiL’Abruzzo, con il 22,2% rispetto al totale dei casi registrati a livello nazionale, è la regione maggiormente colpita dall’Epatite E, malattia dei suidi sostenuta da un virus (HEV) in grado di trasmettersi da animale ad animale e che può passare all’uomo per via alimentare: in Abruzzo è infatti assai frequente il consumo di carne suina cruda o poco cotta (salsicce di carne e di fegato, anche di cinghiale).

Il Servizio veterinario di Sanità animale della Asl Lanciano Vasto Chieti, diretto da Giovanni Di Paolo, ha sviluppato uno studio sperimentale sui cinghiali cacciati al fine di determinare in tale popolazione (circa 6.000 esemplari) non tanto la positività sierologica di tali animali, segno di un contatto con il virus, ma la reale presenza del virus stesso dell’epatite E attraverso specifiche tecniche di isolamento.

I risultati dello studio sono stati giudicati molto interessanti dalla comunità scientifica internazionale e sono stati presentati alla “100^ Conferenza mondiale dei ricercatori delle malattie infettive animali” che si è appena tenuta a Chicago (Illinois), negli Stati Uniti. Allo studio, insieme a Giovanni Di Paolo e ad Angelo Giammarino del Servizio veterinario di Sanità animale della Asl hanno collaborato Fabrizio De Massis, Giuseppe Aprea, Silvia Scattolini, Daniela D’Angelantonio, Arianna Boni, Francesco Pomilio e Giacomo Migliorati dell’Istituto zooprofilattico di Teramo e il tecnico della prevenzione Chiara Morgani.

In particolare, il virus è stato ricercato nel fegato e nella cistifellea di 102 cinghiali provenienti dai Comuni ricadenti nell’Ambito territoriale di caccia (Atc) Chietino Lancianese. I risultati delle analisi hanno evidenziato la presenza del virus nelle matrici di otto cinghiali, evidenziando una percentuale di infezione del 7,8% (numero di soggetti infetti sul totale dei capi testati).

L’indagine ha voluto inoltre determinare l’eventuale sieropositività al virus dell’epatite E dei cacciatori che hanno avuto contatto con i capi infetti; in questo caso, nessuno dei cacciatori è risultato infetto.

In situazioni di “stretto” contatto, il virus dell’Epatite E può infatti passare dai suidi infetti all’uomo attraverso il consumo di carne o fegato senza un adeguato trattamento termico, determinando l’insorgenza della malattia che, seppur asintomatica nella maggior parte dei casi, può a volte manifestarsi con i sintomi classici di un’epatite acuta (febbre alta, dolore addominale, ittero).

Molta importanza nella trasmissione della malattia è data al cinghiale, che è in grado di ospitare il virus fungendo da fonte di infezione per l’uomo (reservoir).

L’epatite E è oggi considerata una zoonosi (malattia trasmessa dall’animale all’uomo) emergente e i casi accertati in Europa e in Italia hanno visto un aumento esponenziale negli ultimi anni.

Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) considera questa malattia molto importante dal punto di vista della salute pubblica. Sono infatti in corso numerosi progetti per determinare la reale incidenza della malattia nella popolazione italiana così come comunicato nei più recenti studi presentati al workshop “Epatite E: un problema emergente in sicurezza alimentare”, svoltosi a Roma nella primavera scorsa proprio presso la sede dell’Iss, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Fonte: ASL Lanciano Vasto Chieti




All’IZS Piemonte Liguria e Val d’Aosta il centro di referenza nazionale sulle allergie alimentari

Allergie alimentari«Il riconoscimento da parte del Ministero della Salute dell’Istituto zooprofilattico come Centro di Referenza Nazionale per la rilevazione negli alimenti di sostanze e prodotti che provocano allergie e intolleranze è la dimostrazione della lungimiranza con cui il nostro Istituto ha saputo creare le competenze e le professionalità necessarie a fornire un servizio di eccellenza su uno dei temi emergenti nell’ambito della sanità alimentare. Un percorso avviato dall’Istituto zooprofilattico ben prima che l’Europa emanasse, appena nel 2011, il regolamento sul diritto dei consumatori all’informazione sugli alimenti. Oggi l’Istituto effettua dalle 400 alle 800 analisi all’anno per la verifica della presenza di glutine negli alimenti da inserire o presenti in prontuario. Quanto agli altri allergeni, grazie anche alla sensibilità mostrata dalle Regioni di appartenenza dell’Ente (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), che hanno inserito la ricerca nei programmi di controllo ufficiale, si è passati da 513 campioni analizzati nel 2016 ai 1300 del 2018. Un risultato davvero encomiabile».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, al termine della visita a sorpresa effettuata alla sede dell’Istituto zooprofilattico in via Bologna 148, dove ha preso visione del laboratorio analisi sulle allergie alimentari “promosso” dal Ministero, complimentandosi con il direttore facente funzioni Angelo Ferrari: presenti anche Piero Durando consigliere di amministrazione, Bruno Osella, direttore amministrativo e Manila Bianchi del Centro di referenza allergeni.

«Il ruolo dell’Istituto zooprofilattico – ha aggiunto Icardi – è fondamentale per un approccio globale alla sanità pubblica, attraverso la condivisione dei dati e la corretta formazione e informazione, in aderenza alla effettiva diffusione dei fenomeni, anche al fine di evitare allarmismi ingiustificati. Sul fronte propriamente zootecnico, l’Ente è titolato a svolgere un ruolo di supporto tecnico, a servizio degli allevatori, come peraltro risulta chiari dalla sua “mission” originaria».

Ecco di cosa si occupa il Centro di Referenza Nazionale per la rilevazione negli alimenti di sostanze e prodotti che provocano allergie e intolleranze.
-Sviluppare ed Armonizzare le metodiche di ricerca degli allergeni da applicare in autocontrollo e nei controlli ufficiali, al fine di fornire ai diversi operatori gli strumenti per il controllo;
-Realizzare un sistema strutturato e permanente di referenti ai fini del coordinamento delle attività che saranno poste in essere sul territorio nazionale;
-Fornire assistenza tecnico-scientifica al Ministero della Salute e alle Regioni
-Curare l’organizzazione di corsi di formazione per il personale del Servizio Sanitario Nazionale e di altri operatori di Enti competenti;
-Individuare filoni di ricerca strategici, che permettano di garantire la sicurezza del consumatore e nello stesso tempo di migliorare la qualità dei prodotti

Fonte: IZS TO




Concluso il progetto LIFE STOPVESPA

Vespa VelutinaSi è concluso dopo 4 anni di lavori il  progetto europeo Life StopVespa (LIFE14 NAT/IT/001128 STOPVESPA “Spatial containment of Vespa velutina in Italy and establishment of an Early Warning and Rapid Response System”), finanziato dallo strumento LIFE della Commissione Europea.

Le azioni previste da STOPVESPA hanno consentito di raccogliere ed elaborare informazioni sulla presenza e gli impatti della V. velutina, definire delle linee guida d’intervento per la neutralizzazione dei nidi coloniali, sviluppare nuove tecniche di monitoraggio come la ricerca dei nidi con il radar armonico, neutralizzare i nidi di V. velutina individuati o segnalati dai cittadini, valutare le vie di diffusione della specie e allestire un sistema di allerta precoce e rapida risposta. Oltre alle attività di controllo sul campo, sono stati prodotti materiali divulgativi e organizzati decine di incontri con apicoltori e cittadini, per sensibilizzare le persone su questa problematica e accrescerne il coinvolgimento.

I risultati del progetto




Morbillo, un aiuto dai Cetacei?

Delfino di RissoGrande clamore ha destato e sta tuttora destando l’oltremodo interessante ed originale lavoro a firma di Michael J. Mina e collaboratori, pubblicato sulla prestigiosa Rivista Science, in cui viene descritta e caratterizzata – sia in pazienti umani naturalmente infetti ad opera del virus del morbillo sia in macachi sottoposti ad infezione sperimentale – una singolare forma di “amnesia immunitaria” nei confronti di altri agenti infettivi, virali e non, che i succitati ospiti avevano “incontrato” (a seguito d’infezione naturale o di vaccinazione) nel corso della propria esistenza, sviluppando in tal modo un’immunità persistente nei loro confronti.

I risultati di tale studio appaiono decisamente allarmanti in virtù del fatto che agli effetti immunodeprimenti prodotti dal virus del morbillo, già ben noti da tempo, si associerebbe la contestuale perdita di memoria immunitaria in un’elevata percentuale di individui infetti. Ne deriva un caloroso quanto giustificato invito, rivolto alla collettività da parte degli Autori, nei confronti delle profilassi immunizzanti e, in particolar modo, nei riguardi della vaccinazione contro il morbillo, malattia che miete oltre 100.000 vittime ogni anno su scala globale.

All’originale quanto intrigante ed, al contempo, allarmante contributo scientifico di cui sopra ha fatto seguito una “Lettera all’Editore“, congiuntamente firmata dal Professor Giovanni Di Guardo (Università degli Studi di Teramo) e dal Professor Sandro Mazzariol (Università degli Studi di Padova), che è stata appena pubblicata su Science ed in cui viene suggerito di analizzare la perdita di memoria immunologica virus-indotta ponendola in relazione sia ai ceppi virali responsabili dei vari casi d’infezione nell’uomo sia all’immunofenotipo (Th1-dominante o Th2-dominante) dei pazienti affetti da morbillo.

A tal fine, lo studio comparato dell’infezione da Cetacean morbillivirus, un agente patogeno che negli ultimi 30 anni si è reso responsabile, a livello planetario, di drammatiche epidemie fra i Cetacei e che risulta strettamente imparentato con il virus del morbillo, potrebbe fornire valide e preziose informazioni sulle complesse dinamiche d’interazione virus-ospite correlate alla perdita di memoria immunitaria in pazienti con morbillo, sebbene andrebbe parimenti sottolineato che non è dato ancora sapere se i delfini e/o le balene infetti ad opera di Cetacean morbillivirus siano in grado di sviluppare una condizione di amnesia immunitaria analoga a quella recentemente descritta nei nostri conspecifici affetti da morbillo.

 




Misurare per preveniere gli sprechi alimentari, dal 2020 criteri comuni per Paesi Ue

La Commissione europea ha definito la prevenzione degli sprechi alimentari una priorità per costruire un’economia circolare e una società sostenibile. Per ottenere un cambiamento, dobbiamo essere in grado innanzitutto di misurare correttamente gli sprechi alimentari.

Grazie a una metodologia comune di misurazione e a una definizione comune di sprechi, gli Stati membri potranno quantificarli e monitorarli coerentemente in ogni fase della filiera alimentare in tutta l’UE.

Il Commissario Vytenis Andriukaitis ha accolto l’entrata in vigore dell’atto delegato come un nuovo passo avanti nella lotta contro gli sprechi alimentari: “battersi contro gli sprechi alimentari è un imperativo morale per la sostenibilità del nostro pianeta e dei nostri sistemi alimentari. L’UE si è impegnata a raggiungere l’obiettivo globale di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030. Grazie alla nuova metodologia dell’UE, ora possiamo esaminare la situazione attuale, valutare l’efficacia delle nostre azioni e seguirne i progressi. Per farla breve: se una cosa la misuri, riesci a gestirla!

La Commissione seguirà da vicino l’attuazione dell’atto delegato e organizzerà regolarmente scambi di informazioni con gli Stati membri per agevolare l’attuazione pratica. Basandosi sulla metodologia comune, gli Stati membri dovranno realizzare un quadro di monitoraggio con il 2020 come primo anno di riferimento. Obiettivo: fornire alla Commissione i primi dati sugli sprechi alimentari entro la metà del 2022. Il quadro di monitoraggio dell’UE contribuirà a standardizzare la segnalazione degli sprechi alimentari delle imprese e a verificare i progressi compiuti in merito all’obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 in tutto il mondo.

Fonte: Commissione europea

 

 




Linee guida valutazione del rischio pesticidi-api: Efsa pubblica il programma di lavoro

apeL’EFSA ha reso note le modalità con cui intende rivedere le proprie linee guida per la valutazione del rischio da pesticidi per le api nell’Unione europea. Come chiarito nella descrizione, parti interessate ed esperti di pesticidi degli Stati membri saranno periodicamente consultati durante l’intero processo.

La prima di tali consultazioni inizia alla fine di questo mese, quando le parti interessate e i rappresentanti degli Stati membri saranno invitati a esprimere il proprio parere sull’attuale documento contenente le linee guida.

I riscontri delle parti interessate saranno forniti da un gruppo consultivo che include rappresentanti delle diverse comunità dei portatori di interesse presso l’EFSA, istituito appositamente per coadiuvare la revisione delle linee guida. Gli Stati membri saranno consultati tramite l’attuale rete EFSA detta Pesticides Steering Network.

Collazionare le diverse opinioni sulle linee guida correnti, pubblicate nel 2013, rappresenta un primo passo importante della revisione da parte dell’EFSA, come specificato nel mandato assegnato dalla Commissione europea. Dopo aver raccolto e analizzato i riscontri ricevuti, il gruppo di lavoro scientifico dell’EFSA darà avvio alla revisione.

Una volta redatta la bozza del documento, verrà indetta un’esaustiva consultazione pubblica e organizzato un seminario informativo.

Outline of the revision of the guidance on the risk assessment of plant protection products and bees

Fonte: EFSA




40ª Fiera Nazionale “I giorni del miele”

Nelle giornate del 4-5-6 ottobre 2019 si tiene a Lazise (VR) la 40ª Fiera Nazionale “I giorni del miele” .

Segnaliamo in particolare i Convegni organizzati in collaborazione con l’azulss 9 scaligera di Verona:




Prevenire e affrontare le intossicazioni negli animali domestici

Nell’ambito di un prevenzione rivolto ai cittadini con l’obiettivo di informare su temi tossicologici di estrema gravità, Ministero della salute, Centro antiveleni Milano, Regione Lombardia, IZS Lazio e Toscana, FNOVI hanno elaborato un opuscolo sui pericoli che si possono nascondere in ambito casalingo e  che possono nuocere agli animali domestici oltre che all’uomo.

Fornendo  indicazioni semplici, chiare e dirette per prevenire e gestire le possibili e pericolose intossicazioni derivanti anche da comportamenti sbagliati di noi umani, la  guida si pone come uno strumento di prevenzione, per evitare che gli animali domestici, in particolare cani e gatti, possano entrare in contatto con prodotti detergenti, pesticidi, farmaci, piante e alimenti presenti in tutte le abitazioni, rischiando di andare incontro a situazioni pericolose per la loro salute.

Le raccomandazioni per evitare intossicazioni negli animali sono le stesse che siamo chiamati ad osservare per scongiurare intossicazioni nei bambini: riporre i prodotti per la pulizia, i pesticidi e i farmaci in luoghi inaccessibili e avere cura di chiudere bene i contenitori visto che la maggior parte dei prodotti pericolosi dispone di chiusure di sicurezza che spesso non sono utilizzate solo per pigrizia.

L’opuscolo tratta le possibili intossicazioni e le cose da fare (o non fare) al momento specifico, per evitare che la sostanza tossica sia maggiormente assorbita.

Per la gestione dei sintomi e le eventuali cure, bisognerà però fare sempre riferimento o ad un Centro Antiveleni, che spiegherà i rischi, o alle cure attente di un veterinario
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