Sostenibilità: con climate change più infezioni West Nile
Il climate change porterà a una crescita delle infezioni da virus West Nile ed è necessario che i sistemi sanitari si preparino rapidamente a questa prospettiva. E’ quanto emerge da un approfondimento clinico pubblicato sull’European Journal of Internal Medicine. “Il cambiamento climatico – afferma l’autore principale Emanuele Durante-Mangoni, MD, PhD, Università della Campania L. Vanvitelli e AORN Ospedali dei Colli –, sta influenzando la nostra salute consentendo agli insetti portatori di malattie di diffondersi in nuove aree. Stiamo assistendo a un numero crescente di malattie come l’infezione da virus West Nile in luoghi in cui prima non si riscontravano, inclusa l’Europa. Poiché il numero di casi di virus West Nile è in aumento, è ora più importante che mai aumentare le nostre conoscenze per riconoscere, diagnosticare e trattare questa malattia emergente”.
Il virus West Nile è un virus trasmesso dalle zanzare che può attaccare il sistema nervoso e il cervello. È stato identificato per la prima volta nel 1937 a ovest del fiume Nilo, nell’attuale Uganda. Si tratta di un virus altamente variabile per il quale non è attualmente disponibile un vaccino umano. Tuttavia, l’identificazione della malattia può facilitare l’individuazione delle aree di diffusione in cui è possibile effettuare interventi mirati, in particolare l’eradicazione delle zanzare, nel tentativo di evitare un’ulteriore diffusione e la morbilità correlata. Durante -Mangoni spiega: “L’insetto si infetta dopo aver punto uccelli portatori del virus. La stagionalità è anche legata ai modelli di migrazione degli uccelli, un altro fenomeno naturale influenzato dai cambiamenti climatici. Dopo l’infezione da virus West Nile, la maggior parte degli esseri umani non mostra sintomi (80 per cento) o sviluppa sintomi lievi di una malattia virale, tipicamente caratterizzata dall’insorgenza improvvisa di febbre. È anche associata a mal di testa, malessere, anoressia, mialgia, dolore agli occhi, diarrea e vomito.
In alcuni individui a rischio, come gli anziani, le persone fragili o con altri problemi di salute, la malattia può progredire in una forma più grave, che spesso coinvolge il cervello, e può avere conseguenze gravi o addirittura fatali”. L’obiettivo degli autori è quello di aiutare a preparare la comunità scientifica ad affrontare il previsto aumento dell’incidenza dei casi di virus West Nile, delineando la virologia, la presentazione clinica, l’approccio diagnostico e l’attuale gestione suggerita per questa malattia emergente. Consigliano di concentrarsi su: 1) sviluppo di un vaccino per uso umano in grado di proteggere i soggetti a più alto rischio di complicazioni e/o progressione della malattia; 2) Cercare di identificare un agente antivirale in grado di bloccare il virus in una fase iniziale, prima che si verifichi un coinvolgimento neurologico. “I medici devono acquisire le competenze necessarie per identificare la malattia e formulare una diagnosi rapida e accurata, nonché essere a conoscenza delle aree endemiche/epidemiche di diffusione del virus West Nile, per accelerare il percorso diagnostico nei pazienti fragili e immunocompromessi che rimangono a rischio di un esito infausto”, sottolinea Durante-Mangoni. “La strategia definitiva sarebbe la vaccinazione dei soggetti a rischio. Nonostante gli sforzi, nessun vaccino ha ancora raggiunto una fase avanzata di sviluppo clinico, ma c’è speranza per il futuro”.
Fonte: AGI
“Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae” (“Ecco il luogo ove la morte si compiace di venire incontro alla vita”): è questa la celebre frase che, a far tempo dalla seconda metà del XIX secolo, campeggia sulla facciata dello storico Ospedale degli Incurabili di Napoli.
Il 9 settembre, il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo a nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti alimentari tutta l’UE.
Per il quinto anno consecutivo, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Ministero della Salute hanno lanciato la campagna di comunicazione Safe2Eat con l’obiettivo di far crescere la fiducia dei consumatori nella sicurezza alimentare nell’ambito dell’UE, informando e sensibilizzando i cittadini italiani, per promuovere la capacità di prendere decisioni informate relative alle scelte alimentari di ogni giorno aumentando la consapevolezza su ciò che avviene nelle fasi di preparazione e conservazione dei cibi e al tempo stesso evidenziando il ruolo fondamentale della scienza e delle direttive formulate dagli esperti dell’EFSA, grazie alle quali il cibo sulle nostre tavole è controllato e sicuro.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e la Commissione europea hanno collaborato per pubblicare un nuovo pacchetto di strumenti di comunicazione, concepito per aiutare gli agricoltori e tutti coloro che entrano in contatto con le aziende agricole a proteggere il pollame, gli altri animali e le persone dall’influenza aviaria.
Aironi, garzette, gallinelle d’acqua e fagiani comuni potrebbero rappresentare anelli importanti nella catena di trasmissione del virus dell’influenza aviaria dagli uccelli selvatici al pollame allevato nel Nord Italia, svolgendo il ruolo di “ospiti ponte” tra le aree umide frequentate dalle specie in cui il virus si mantiene (come germani reali e gabbiani) e gli allevamenti avicoli.
Qualcuno certamente ricorda Piccolo è bello (il sottotitolo era Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa). Pubblicato nel 1973, un anno dopo I limiti della crescita del Club di Roma e nel mezzo della crisi petrolifera, era una raccolta di saggi che anticipava molti temi ambientalisti dei decenni successivi. Il titolo è rimasto il simbolo di un’economia attenta all’ambiente e ai limiti posti dal rispetto della natura.
Ormai da diversi anni la Commissione Europea raccomanda a tutti gli stati Membri di ridurre la pratica del taglio routinario della coda (caudectomia) nei suinetti. Tale pratica viene utilizzata per prevenire i fenomeni di morsicatura, che potrebbero invece essere ridotti attraverso il miglioramento delle condizioni di allevamento. Per questo motivo l’allevamento di suini con coda integra rappresenta un indicatore indiretto di
Lo scorso 17 luglio è stato pubblicato il regolamento di esecuzione (UE) n. 2025/1422, che porta a 29 (su 48) le specie vegetali segnalate in Italia
Si chiama “Mangia sicuro!” ed è rivolto a tutti, per testare le conoscenze sulla sicurezza alimentare casalinga