World One Health Conference 2020, la partecipazione del gruppo ISS sulla One Health

Il gruppo ISS sulla One Health (OH-ISS) ha partecipato alla sesta World One Health Conference, che si è svolta online dal 30 ottobre al 3 novembre 2020.

Il gruppo ha partecipato  con contributi del Centro Nazionale per la Salute Globale (GLOB) e del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria (SANV). In particolare, i ricercatori del GLOB, da anni impegnati su strategie di One Health atte a rafforzare i sistemi di sorveglianza e allerta precoce hanno partecipato attivamente ai lavori. Durante la sessione “Addressing zoonotic diseases at the animal-human-ecosystem interface: responding to threats”, con la presentazione “Integrating climate and environment public dataset in surveillance for early warning” e durante la sessione “COVID-19 Intervention strategies”, con il modulo formativo “Preparing to and fighting the Health Emergency from novel Coronavirus SARS-CoV-2”, sviluppato sulla base del modulo on-line messo a punto dal servizio formazione dell’ISS per gli operatori sanitari coinvolti nella pandemia di COVID-19 in Italia.

Infine, i ricercatori del SANV hanno dato il proprio contributo alla Conferenza nel contesto del One Health European Joint Programme – OHEJP, l’iniziativa del programma di ricerca europeo Horizon 2020 dedicata al trasferimento dall’innovazione tecnico-scientifica all’analisi del rischio nell’ambito della One Health, con particolare riguardo alle zoonosi alimentari, alla resistenza antimicrobica e ai rischi emergenti: l’ISS, tramite il SANV, è partner e coordinatore del WorkPackage 7 sull’ evoluzione futura della OHEJP.

Un resoconto dell’evento e i contributi dell’ISS sono pubblicati sul sito “Epicentro”




Studio ISS conferma: il decadimento del virus SARS-CoV-2 è sensibile alla temperatura

issIl decadimento del virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia COVID-19, è sensibile all’aumento della temperatura ambientale, come dimostrato per altri virus. E’ quanto ha potuto osservare un team di ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità in uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Microbiologi and Infection dell’European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases.

Gli esperimenti condotti in vitro hanno dimostrato che innalzando la temperatura fino a 28°C, la temperatura massima prevista per il mese di giugno, la carica virale subisce un drastico decadimento entro le prime 24 ore dall’emissione di droplet infette, mentre per raggiungere gli stessi livelli di decadimento alla temperatura di 20-25°C (temperatura ambiente) sono necessari tre giorni.

“I nostri dati aiutano a spiegare il perché le condizioni ambientali estive più sfavorevoli per il virus ne abbiano rallentando la diffusione e il contagio – spiega il virologo Fabio Magurano che ha coordinato lo studio – Al contrario l’abbassamento delle temperature permette al virus di resistere di più e nel contempo giustifica una maggiore capacità delle goccioline respiratorie di persistere e diffondersi nell’ambiente, favorendo la diffusione del virus e il contagio”.

Fonte: ISS




SARS-CoV-2 e le sue “pericolose” relazioni col colesterolo

In un recentissimo articolo a firma di Congwen Wei e collaboratori, apparso sulla rivista “Nature Metabolism”, è stato descritto per la prima volta un intrigante legame fra SARS-CoV-2 – il betacoronavirus responsabile della CoViD-19 – ed il colesterolo o, per meglio dire, fra il virus e le “lipoproteine ad alta densità” (il cui acronimo, “HDL”, è sinonimo di colesterolo “buono”, diversamente dalle “LDL”, che stanno invece a indicare il colesterolo “cattivo”).

Ne parla il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facolta’ di Medicina Veterinaria dell’Universita’ di Teramo, in una lettera al Direttore pubblicata su Quotidiano Sanità

A queste notizie, non del tutto rassicuranti, fa da “alter ego” – per nostra fortuna e, nondimeno, per correttezza d’informazione – la possibilità che la duplice caratterizzazione di questo peculiare meccanismo di trasporto ematico di SARS-CoV-2 e di un nuovo, ulteriore recettore virale (SR-B1) possa tradursi, in un prossimo futuro, nella messa a punto di uno o più protocolli terapeutici che prendano specificamente di mira la complessa interazione tra virus, colesterolo e HDL.

afferma Di Guardo




Varianti SARS-Cov-2 nel visone, i documenti ECDC, OMS e Oie

A seguito della segnalazione di 214 casi di persone infettate dalle varianti della SARS-CoV-2 in alcuni visoni da parte della Danimarca, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha pubblicato la “valutazione rapida dei rischi per la salute umana derivanti dalle nuove varianti della SARS-CoV-2 nel visone” (in inglese) a cui hanno partecipato anche gli specialisti dell’EFSA. IL documento contiene una serie di raccomandazioni volte a proteggere la salute pubblica.

Nikolaus Kriz, resposabile dell’unità EFSA di “Salute animale e vegetale”, ha dichiarato: “Mentre il rischio di diffusione transfrontaliera di queste varianti della SARS-CoV-2 tramite gli animali e i loro prodotti è molto basso, è importante che le persone evitino il contatto ravvicinato con i visoni allevati. Sono dunque necessarie misure supplementari di sorveglianza per limitare un’ulteriore diffusione“.

Comunicato OMS (in inglese)

Dichiarazione OIE (in inglese)

L’Oie ha inoltre pubblicato una bozza di linee guida per gli operatori che lavorano in allevamenti di specie suscettibili a SARS-CoV-2 (in inglese)

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Selvatici, la statistica ASAPS degli incidenti sulle strade

cinghialiL’osservatorio Asaps sugli incidenti con animali pubblica i dati relativi ai primi 7 mesi del 2020: sono stati registrati  86  incidenti stradali gravi (vengono considerati solo quelli con persone ferite o decedute) dovuti ad animali selvatici che hanno causato 5 morti e 111 feriti (nonostante i due mesi di lockdown).

83 incidenti sono avvenuti lungo la rete ordinaria (statali e provinciali) e 3 nelle autostrade e extraurbane principali.

72 impatti sono avvenuto con un animale selvatico e 14 con uno domestico. ù

62 incidenti sono avvenuti di giorno e 24 di notte.
In questi primi 7 mesi il maggior numero di incidenti gravi con animali si è verificato in Piemonte con 10 sinistri, l’Emilia Romagna con 9, Abruzzo 8, Liguria, Marche e Sardegna con 7, Lombardia 5.

Nel 2019 l’Osservatorio ASAPS ha registrato 164 incidenti significativi col coinvolgimento di animali, (148 gli eventi nel 2018 +11%) nei quali 15 persone sono morte (11 nel 2018 +36%) e 221 sono rimaste seriamente ferite (189 nel 2018 +17%).

In 141 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico e in 23 con un animale domestico. 131 incidenti sono avvenuti di giorno e 33 di notte. 162 incidenti sono avvenuti sulla rete ordinaria e 2 nelle autostrade e extraurbane principali.
In 131 casi il veicolo impattante contro l’animale è stato una autovettura, in 41 casi un motociclo, in 3 incidenti l’impatto è avvenuto contro autocarri o pullman e in 6 incidenti convolti dei velocipedi.

Il totale è superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.

Al primo posto negli incidenti gravi con investimenti di animali la Lombardia con 20 sinistri, seguono la Campania con 17, l’Abruzzo con 16, il Lazio con 14, le Marche con 12, la Toscana con 10, il Veneto e la Sardegna con 9, l’Emilia Romagna e il Piemonte con 8, Liguria, Puglia e Sicilia con 7, Calabria con 6, Friuli Venezia Giulia con 5.

Ultimamente si è parlato molto di incidenti stradali che vedono coinvolti i cighiali, a tal proposito proponiamo la lettura dell’articolo Cinghiali, problema europeo. La statistica degli incidenti sulle strade dell’associazione ASAPS




Coronavirus e visoni

Con una lettera al Direttore di Quotididiano Sanità il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia  Veterinaria presso l’Universita’ di Teramo – Facolta’ di Medicina Veterinaria, affronta la possibilità che i visoni, oltre ad esser naturalmente suscettibili nei riguardi dell’infezione da SARS-CoV-2, siano in grado di ritrasmettere il virus all’uomo e le preoccupazioni conseguenti alla mutazione del virus avvenuta in questi mustelidi anche per la protezione conferita dai futuri vaccini anti-SARS-CoV-2/CoViD-19 nei riguardi di tale variante virale.

“Mentre si rimarca la necessità e la cogenza di ricerche “ad hoc”, da un lato, andrebbe parimenti sottolineato, dall’altro, che SARS-CoV-2 – il settimo coronavirus noto nella nostra specie – avrebbe, da un punto di vista strettamente “evolutivo e conservazionistico” (dove gli aggettivi “evolutivo” e “conservazionistico” vanno intesi come specificamente riferiti all’agente virale, non a noi!), scarso interesse ad infettare “nuovi” animali, allorquando il “salto di specie” dallo stesso compiuto, “illo tempore”, dal pipistrello all’uomo (passando probabilmente attraverso una specie “intermedia”, non ancora identificata a tutt’oggi), lo ha messo in condizione di infettare, potenzialmente, ben 8 miliardi di persone, un vero e proprio “bingo”!”

afferma il Prof. Di Guardo.




Malattie da prioni, nuovi ceppi nei cervidi del nord Europa

cervoNon ci sarebbe alcun nesso tra la Chronic Wasting Disease, la malattia da prioni che si sta diffondendo in forma epidemica e incontrollabile tra i cervi del Nord America, e un’altra malattia simile di recente osservata nelle renne e negli alci in nord Europa.

I responsabili, in quest’ultimo caso, infatti sono ceppi di prioni, fino ad oggi sconosciuti.

E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Pnas, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in collaborazione con il Norvegian Veterinary Institute di Oslo, la Canadian Food Inspection Agency di Ottawa e la Colorado State University di Fort Collins.

Le malattie da prioni, o encefalopatie spongiformi trasmissibili, sono malattie neurodegenerative rare e non curabili, che colpiscono l’uomo e gli animali. A causarle, un gruppo di patogeni non convenzionali chiamati prioni, particolarmente resistenti alle procedure di inattivazione o rimozione utilizzate per virus o batteri. Grazie all’utilizzo un piccolo roditore, l’arvicola, un modello animale sviluppato dall’Iss molto suscettibile alle malattie da prioni, è stato possibile caratterizzare i ceppi individuati in Norvegia, Svezia e Finlandia, verificando che sono nuovi e differenti da quello responsabile della malattia in Nord America.

I dati ottenuti, inoltre, hanno anche implicazioni in termini sanitari. “Trattandosi di ceppi di prioni nuovi ed emergenti, per i quali le informazioni sono ridottissime, occorre adottare adeguate misure di prevenzione in ambito medico e veterinario ed effettuare studi specifici ai fini della valutazione del rischio per la salute umana ed animale“, spiega Romolo Nonno, autore principale dello studio e ricercatore del Dipartimento di Sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria dell’Iss

Fonte: ANSA




18 novembre, Giornata sull’uso consapevole degli antibiotici

Il 18 novembre ricorre la “Giornata europea degli antibiotici” (European Antibiotic Awareness Day – EAAD) nell’ambito della contestuale Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World Antimicrobial Awareness Week – WAAW) promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 18 al 24 novembre 2020.

L’iniziativa ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici e sull’importanza di un loro uso prudente. Gli ultimi dati confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infettati da batteri resistenti è in aumento. L’uso prudente degli antibiotici può contribuire a fermare l’insorgenza dei batteri resistenti e ad aiutare a mantenere l’efficacia degli antibiotici perché possano essere utilizzati dalle generazioni future.

Questi gli slogan della campagna di sensibilizzazione 2020: “Antimicrobici: maneggiare con cura” applicabile a tutti i settori e “Uniti per preservare gli antimicrobici” destinato al settore umano.

Alcuni punti importanti

  • L’OMS ha dichiarato la resistenza antimicrobica (AMR) uno dei 10 principali problemi sanitari mondiali.
  • L’AMR è un problema di salute globale e di sviluppo che richiede un approccio multisettoriale.
  • L’uso inappropriato o eccessivo degli antimicrobici rappresenta la causa principale dello sviluppo di organismi patogeni resistenti.
  • Misure inadeguate di prevenzione e controllo delle infezioni, mancanza di acqua potabile e di servizi igienici rappresentano fattori che favoriscono la diffusione di microrganismi, fra cui quelli resistenti.
  • Il costo dell’AMR è molto elevato: oltre ai decessi e disabilità, causa ospedalizzazioni prolungate, uso di farmaci più costosi e possibili problemi finanziari nelle persone affette.
  • Senza antimicrobici efficaci, il successo della medicina moderna potrebbe essere a rischio, ad esempio per interventi chirurgici gravi o per il trattamento chemioterapico di tumori.

Un evento da remoto sull’antibiotico-resistenza

Il Ministero, quest’anno, supporta un evento da remoto dedicato alla problematica dell’antibiotico-resistenza con un approccio One Health che si tiene il 18 novembre 2020 dalle 14 alle 16.30.

In tale occasione verrà presentato il rapporto “Gli italiani e gli antibiotici: informazione, utilizzo e consapevolezza del fenomeno dell’antimicrobico resistenza”. La ricerca, realizzata dal Censis, su incarico e in collaborazione con il Settore di Igiene dell’Università di Foggia, nell’ambito di un Progetto realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute – CCM, rientra nelle attività previste dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) e si è posta l’obiettivo di analizzare l’informazione diffusa tra la popolazione sugli antibiotici e il loro uso insieme alle opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti degli italiani su questo tema.

L’indagine è stata effettuata su un campione nazionale rappresentativo di italiani adulti, nel cui ambito sono state focalizzate tre categorie maggiormente coinvolte e interessate all’uso degli antibiotici:

  1. i genitori di figli piccoli (da 0 a 11 anni)
  2. gli anziani (dai 65 anni in su)
  3. i possessori di animali domestici.

L’evento prevede l’accreditamento ECM per tutte le professioni sanitarie.

Per partecipare

Per approfondire

Consulta le notizie di Antibiotico-resistenza

Fonte: Ministero della salute




I volti dell’accumulatore di animali

E’ pubblicato sul n° 2/2020 di Argomenti l’articolo “I volti dell’accumulatore di animali” di Francesca Bellini, Alessia Liverini

Quando parliamo di accumulo o accaparramento di animali (animal hoarding) il nostro pensiero va im-mediatamente alla situazione in cui gli animali sono costretti a vivere. Siamo portati a giudicare l’accumu-latore come colui che infligge dolore e maltratta gli animali e pensiamo che sequestrarli e cercare per loro un’adozione o comunque una collocazione diversa possa essere la soluzione migliore e più veloce per loro. Poco o per nulla ci soffermiamo a pensare al proprietario, a cosa sia successo nella sua vita per portarlo a condurre un’esistenza del genere.

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Appello a esperti e specialisti della comunicazione del rischio

Gli esperti EFSA di ricerca sociale hanno portato a termine un primo esame della teoria e delle migliori prassi nella comunicazione del rischio. Lo studio intende essere di ausilio alla Commissione europea nell’attuazione del regolamento europeo del 2019 relativo alla trasparenza dell’analisi del rischio, ovvero di un”Piano generale per la comunicazione dei rischi” per la sicurezza alimentare nell’UE.

Il documento è disponibile al pubblico per consultazione e il termine ultimo per inviare commenti è fissato al 17 gennaio 2021.

Public consultation: draft scientific report on technical assistance in the field of risk communication

Chiediamo a esperti e specialisti della comunicazione del rischio e della comunicazione scientifica di analizzare e commentare la nostra bozza di rapporto. Ci rivolgiamo inoltre a professionisti delle autorità pubbliche di valutazione e gestione del rischio nazionali, dell’UE e internazionali. Il documento presenta un esame di risultanze tratte dalla letteratura grigia e dalla letteratura sottoposta a revisione tra pari che toccano questioni essenziali nella comunicazione del rischio per la sicurezza alimentare dell’UE, tra cui:

  • aumentare la conoscenza, la comprensione e la fiducia nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE
  • chiarire la differenza tra “pericolo” e “rischio”
  • contrastare le false informazioni e le loro fonti
  • tener conto della percezione del rischio tra i diversi tipi di pubblico
  • rivolgersi ai diversi tipi di pubblico commisurando le informazioni alle loro esigenze
  • sviluppare strumenti per pianificare e attuare attività di comunicazione del rischio a dimensione UE.

Il regolamento sulla trasparenza stabilisce che il piano generale “debba promuovere un quadro integrato di comunicazione del rischio vincolante sia per i valutatori del rischio che i gestori del rischio in modo omogeneo e sistematico a livello di Unione e dei singoli Stati”. Una volta terminata la consultazione pubblica, i sociologi dell’EFSA analizzeranno i commenti pervenuti mettendo a punto il rapporto conclusivo, la cui pubblicazione è prevista per marzo/aprile 2021.

Fonte: EFSA