EU-FORA 2020-2021 Programma europeo di borse di studio in ambito di valutazione dei rischi alimentari

E’ ancora possibile fare domanda per diventare borsista o ente ospitante per il prossimo ciclo del Programma europeo di borse di formazione in valutazione del rischio alimentare (EU-FORA) dell’EFSA, iniziativa cruciale per creare nell’UE competenze di valutazione scientifica del rischio con la relativa comunità del sapere.

EU-FORA è rivolto a scienziati a inizio o metà carriera provenienti da Paesi dell’UE e dell’EFTA e offre loro l’opportunità di ampliare le proprie conoscenze e fare un’esperienza pratica nella valutazione del rischio per la sicurezza alimentare.

Come si svolge?

Per 12 mesi, mentre imparano facendo, i borsisti verranno inseriti in un organismo europeo di valutazione dei rischi per la sicurezza alimentare situato al di fuori del proprio Paese di residenza. Alla fine del ciclo riceveranno un attestato di partecipazione, e un rapporto scientifico del loro lavoro da borsisti sarà pubblicato in un numero speciale dell’EFSA Journal.

I borsisti potranno beneficiare di quattro moduli di formazione in valutazione del rischio alimentare che si terranno a Parma, Vienna, Berlino e Atene. Per aggiornare e organizzare il programma di formazione è stato indetto un apposito bando di gara d’appalto. Se sei interessato come ente a fornire formazione ai nostri borsisti, puoi trovare maggiori informazioni qui.

Cosa c’è di nuovo?

A partire da questo bando, anche gli scienziati che non lavorano in un organismo di cui all’art 36 o che siano al momento inoccupati possono presentare domanda. Le organizzazioni interessate a diventare siti ospitanti hanno la possibilità di richiedere la partecipazione a uno o entrambi i prossimi due cicli di EU-FORA (2019-2020 e 2020-2021).

Per ulteriori informazioni sul programma e su come candidarsi in qualità di borsista o sito ospitante, consultate il sito web dell’EFSA. Per saperne di più su ciò che i partecipanti attuali e trascorsi hanno da dire su EU-FORA, date un’occhiata a questo breve video.

Non perdete questa opportunità unica! La scadenza per fare domanda è il 31 gennaio 2019.

Fonte: Efsa




Covid-19. ISS: in media 8 giorni tra sintomi e decesso, terapia antibiotica la più utilizzata

issNelle persone decedute positive al Covid-19 la terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). Lo afferma il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi pubblicato sul sito Epicentro, a aggiornato al 17 marzo. Il documento mostra anche i tempi mediani, in giorni, che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 1 giorno più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (5 giorni contro 4 giorni).

“Il comune utilizzo di terapia antibiotica – si legge nel documento – può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 25 casi (14,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie”.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei deceduti, il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7. Complessivamente, 3 pazienti, e non 12 come era stato indicato in precedenza per un refuso, presentavano 0 patologie (0,8% del campione), 89 (25,1%) presentavano 1 patologia, 91 presentavano 2 patologie (25.6%) e 172 (48,5%) presentavano 3 o più patologie.

Sempre su Epicentro è stato pubblicato anche l’aggiornamento epidemiologico sui dati raccolti attraverso la piattaforma web dedicata. La degenza in un reparto di ricovero è riportata per 3.281 casi (13,1% dei casi totali); di questi 397 (12%) risultano ricoverati in terapia intensiva. Al 16 marzo 2020, 106 province italiane su 107 (tutte ad eccezione di Isernia) hanno segnalato almeno un caso di COVID-19. I casi si concentrano soprattutto nel nord Italia, in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, e nelle Marche dove sono stati segnalati al sistema di sorveglianza oltre 1.000 casi.

Guarda anche l’infografica

Fonte: ISS




Mediterraneo: quasi 50.000 esemplari di 116 specie diverse hanno ingerito plastica

plastica mareAlmeno 116 specie diverse nel Mediterraneo hanno ingerito plastica (l’ingestione è il principale effetto noto della plastica in mare); il 59% di queste sono pesci ossei, inclusi in questa percentuale anche quelli di interesse commerciale come sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni, scampi, gamberi rossi; il restante 41% è costituito da altri animali marini come mammiferi, crostacei, molluschi, meduse, tartarughe, uccelli.

Questi alcuni dei risultati di uno studio, condotto anche da ricercatori dell’Ispra, incluso nel capitolo del libro “Plastics in the Aquatic Environment – Current Status and Challenges” pubblicato dalla Springer Nature, in cui si aggiorna la letteratura scientifica disponibile per descrivere l’impatto dei rifiuti sulla vita marina nel Mediterraneo, un ecosistema sensibile, caratterizzato da elevata biodiversità ma anche uno degli ecosistemi più minacciati al mondo dai rifiuti marini, su scala globale composti principalmente da plastica. Sono stati analizzati 128 documenti che riportavano impatti dei rifiuti marini su 329 categorie di organismi del Mediterraneo. Si tratta ad oggi dello studio più ampio ed aggiornato sull’intero Mediterraneo.

Se c’è troppa plastica nello stomaco dei pesci, accade anche che buste e bottigliette diventino vettore di trasporto o ambiente di vita per diverse specie. Sono state rintracciate 168 categorie di organismi marini trasportati da oggetti galleggianti (principalmente di plastica), anche in ambienti in cui non erano stati rintracciati prima; tra questi, ci sono anche batteri patogeni che possono causare malattie nei pesci che li ingeriscono. Gli organismi più comuni trasportati dai rifiuti marini sono gli artropodi (crostacei) e gli Cnidari (gorgonie, coralli). I rifiuti marini, in particolare lenze e reti da pesca, possono inoltre distruggere, ferire e soffocare colonie di coralli e gorgonie anche in ambienti molto profondi e remoti.

La produzione mondiale di plastica è passata dai 15 milioni del 1964 agli oltre 310 milioni attuali, e ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate finiscono negli oceani del mondo. La plastica raggiunge il mare a causa di una cattiva gestione dei rifiuti, ma anche per la sovrapproduzione di imballaggi e prodotti monouso che vengono messi in circolazione dall’industria alimentare e non solo. Per limitare i danni, l’Unione europea ha approvato una direttiva contro la plastica monouso, che rappresenta una delle principali tipologie di plastica trovate nel Mediterraneo.

La plastica può colpire gli organismi marini attraverso l’ingestione e l’intrappolamento e gli impatti variano a seconda del tipo e delle dimensioni. Almeno 44 specie marine sono soggette ad intrappolamento nella plastica, in particolare reti da pesca. L’intrappolamento spesso determina la morte per affogamento, strangolamento o denutrizione, soprattutto per i mammiferi marini; la tartaruga marina Caretta caretta è la specie mediterranea più soggetta ad intrappolamento ed è anche una delle principali specie del Mediterraneo note per ingerire plastica (le prime evidenze di
ingestione di rifiuti da parte della Caretta risalgono a metà anni ’80): è infatti stata identificata come specie indicatrice dell’ingestione di rifiuti nell’ambito della Strategia Marina.

Diverse specie minacciate e quindi incluse nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) – dal corallo rosso, passando per il tonno rosso, lo spinarolo, e arrivando al capodoglio – risultano compromesse dai rifiuti marini. Mentre dallo studio emergono gli effetti diffusi dei rifiuti marini, e in particolare della plastica, sugli organismi marini del Mediterraneo, al contrario, non ci sono evidenze scientifiche di effetti negativi dell’ingestione di microplastiche nei pesci, nè tantomeno del trasferimento delle microplastiche fino all’uomo.

Per ulteriori informazioni, l’ISPRA collabora ai due progetti comunitari INDICIT e INDICIT 2 che possono essere consultati qui

Fonte: ISPRA




SARS-CoV-2 sulle superfici, il commento di Giovanni Di Guardo

coronavirusE’ stato a pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine” lo studio “Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1”.

Secondo tale studio il virus puo’ rimanere attivo per ore in aerosol nell’aria e per giorni su alcune superfici. Sulla plastica o l’acciaio inox SARS-CoV-2 sarebbe rilevabile tre giorni dopo la contaminazione, mentre sul cartone il virus diverrebbe inattivo dopo 24 ore e sul rame dopo 4 ore. In termini di emivita il virus perderebbe metà della sua carica dopo 66 minuti nell’aria, dopo 5 ore e 38 minuti sull’acciaio e dopo 6 ore e 49 minuti sulla plastica.

Abbiamo chiesto un commento al Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, che tanto ci ha comunicato:

I dati che questo lavoro ci fornisce sono oltremodo interessanti, anche se non va dimenticato che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 é, analogamente ai suoi “illustri predecessori” della SARS e della MERS, un virus con “involucro” (“envelope”) e, come tale,  dotato già di suo di  una resistenza non particolarmente elevata nell’ambiente esterno, a differenza dei cosiddetti virus “nudi” (cioè sprovvisti di “envelope“)”.

“Vi sarebbe un altro elemento, non meno rilevante, da tenere bene a mente: trovare il virus (e, in senso lato, qualsivoglia agente, virale e non) su una o più “matrici ambientali” non equivale a dire che l’agente abbia una “capacità infettante” adeguata ad innescare un processo infettivo negli individui che dovessero a vario titolo risultare esposti alla matrice contaminata ad opera dello stesso.

Infatti, i due “pre-requisiti” fondamentali affinchè ciò possa avvenire sono rappresentati:

1) dalla dose infettante;
2) dallo “status” immunitario dell’ospite.

Ovviamente, anche (e soprattutto) in questo caso (essendo la problematica in esame assolutamente nuova!!!), deve scendere prepotentemente in campo il sempiterno nonché salvifico “Principio di Precauzione”, che nella fattispecie e’ bene che faccia il paio con il c.d. “Worst Case Scenario“, concetto quest’ultimo assai caro agli Epidemiologi”.




Report spiaggiamenti cetacei nel Lazio e Toscana 2017 – 2019

spiaggiamentiE’ stata pubblicata la relazione congiunta delle attività svolte nell’ambito degli spiaggiamenti di cetacei avvenuti lungo le coste del Lazio e della Toscana dal gennaio 2017 all’agosto 2019, periodo durante il quale si sono registrati 140 soggetti spiaggiati, con la prevalenza di Stenella coeruleoalba (n. 72) e Tursiops truncatus (n. 40).

Sugli animali spiaggiati, quando possibile e a seconda dei casi, sono stati eseguiti esami necroscopici, virologici, batteriologici, parassitologici, istologici e tossicologici.

La ricerca di agenti virali si è concentrata particolarmente sul Dolphin Morbillivirus (DMV) e sull’Herpesvirus. Il Morbillivirus è ampiamente riconosciuto come agente eziologico causa della morte di singoli animali o come responsabile negli eventi di mortalità nei Cetacei. Meno si conosce dell’Herpesvirus il cui ruolo deve essere ancora approfondito.

I dati confermano in ogni caso l’estrema importanza del monitoraggio sanitario, e in particolare degli agenti zoonotici, negli animali marini.

Si ritrovano infatti anche in queste specie di mammiferi problematiche emergenti di sanità pubblica ed agenti dal potere patogeno per l’uomo, come Brucella sp. ( isolata per la prima volta nel Mediterraneo in una Stenella spiaggiata nel 2012 lungo le coste Toscane) e Listeria monocytogenes (isolata in più soggetti nel 2017) che è anche uno dei principali contaminanti ambientali di importanza per la salute pubblica.

La gestione degli animali, le attività legate agli spiaggiamenti, i risultati conseguiti sono frutto di un lavoro delle equipe che a vario titolo operano per la salvaguardia e per il monitoraggio dello status sanitario dei cetacei: AA.SS.LL., Capitanerie di Porto, Osservatorio Toscano Biodiversità, ARPAT Livorno, Università di Siena, Banca Dati Spiaggiamenti, Università di Padova, Università di Teramo, Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui mammiferi marini Spiaggiati (C.Re.Di.Ma), Ministero della Salute, MiPAAFF, e tutta la rete degli IIZZSS.

Il testo integrale della relazione

A cura della segreteria SIMeVeP




L’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione

Una solida letteratura scientifica descrive il ruolo del particolato atmosferico quale efficace “carrier”, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.

Ora un team di ricercatori italiani ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle ARPA – le Agenzie regionali per la protezione ambientale – relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale, registrando il numero di episodi di superamento dei limiti di legge (50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera) nelle province italiane.

Parallelamente, sono stati analizzati i casi di contagio da COVID-19 riportati sul sito della Protezione Civile. Si è evidenziata una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10-29 febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo (considerando un ritardo temporale intermedio relativo al periodo 10-29 febbraio di 14 gg approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta).

In Pianura padana si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di 2 settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico, che hanno esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia.

Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, afferma Leonardo Setti dell’Università di Bologna. Gli fa eco Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), aggiunge: “L’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell’umanità e del pianeta. In attesa del consolidarsi di evidenze a favore dell’ipotesi presentata, in ogni caso la concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o “marker” indiretto della virulenza dell’epidemia da Covid19”.

Grazia Perrone, docente di metodi di analisi chimiche della Statale di Milano, conclude: “Il position paper è frutto di un studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani ed è indirizzato in particolar modo ai decisori”.




Emergenza Covid-19. Accesso gratuito alle riviste PVI

Vista l’eccezionalità del momento,  la casa editrice “Le Point Veterinaire Italie” ha deciso di mettere gratuitamente a disposizione di  tutti coloro che vorranno richiederli, anche ai non abbonati,  i propri periodici in versione PDF per tutto il periodo di restrizioni giustamente imposte dall’autorità.

Per leggere gratuitamente:

inviare una mail all’ufficio abbonamenti pvi: abbonamenti@pointvet.it




ECM: obbligo formativo per il triennio 2020-2022

Ecm

La Commissione nazionale per la formazione continua, nel corso della riunione del 18 dicembre 2019, ha approvato la delibera inerente i crediti formativi per il triennio 2020-2022.

In riferimento a quanto previsto dal Manuale sulla formazione continua del professionista sanitario, par.3.7, lo spostamento dei crediti relativo al triennio formativo 2014-2016, acquisiti entro il 31 dicembre 2019, è consentito fino al 31 dicembre 2020.

Download Delibera

Fonte: AGENAS

 




Giovanni Di Guardo: nuovo coronavirus, Covid-19 e terapie anti-ipertensive

Giovanni Di GuardoIl Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, è stato intervistato da “La Verità” sull’impatto che farmaci denominati “ACE-inibitori” –  utilizzati per combattere l’ipertensione –  potrebbero avere  sullo sviluppo delle forme più  gravi di Covid-19, sull’importanza della ricerca e sul perchè un medico veterinario sia interessato ai coronavirus e alle malattie umane.

Leggi l’intervista

 

 




Piano d’azione Ue sull’economia circolare: cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo

economia circolareCambiare il modo in cui produciamo e consumiamo: il nuovo piano d’azione per l’economia circolare indica la strada da seguire per progredire verso un’economia climaticamente neutra e competitiva, in cui i consumatori siano responsabilizzati

La Commissione europea ha adottato l’11 marzo 2020  un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, uno dei principali elementi del Green Deal europeo, il nuovo programma per la crescita sostenibile in Europa. Prevedendo misure lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, il nuovo piano mira a rendere la nostra economia più adatta a un futuro verde, a rafforzarne la competitività proteggendo nel contempo l’ambiente e a sancire nuovi diritti per i consumatori. Prendendo le mosse dai lavori svolti a partire dal 2015 si concentra su una progettazione e una produzione funzionali all’economia circolare, con l’obiettivo di garantire che le risorse utilizzate siano mantenute il più a lungo possibile nell’economia dell’UE. Il piano e le sue iniziative saranno sviluppati in stretta collaborazione con le imprese e tutti i portatori di interessi.

Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo, ha affermato: “Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, preservare il nostro ambiente naturale e rafforzare la competitività della nostra economia, la nostra economia deve diventare pienamente circolare. Il nostro modello economico di oggi è ancora, per lo più, lineare: solo il 12 % delle materie secondarie e delle risorse vengono reintrodotti nell’economia. Molti prodotti si rompono troppo facilmente, non possono essere riutilizzati, riparati o riciclati, o sono monouso. Esiste un enorme potenziale da sfruttare sia per le imprese che per i consumatori e con il piano odierno abbiamo avviato una serie di interventi volti a trasformare il modo in cui i prodotti sono fabbricati e consentire ai consumatori di effettuare scelte sostenibili a proprio vantaggio e a beneficio dell’ambiente.”

Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: “Esiste un solo pianeta Terra, eppure da qui al 2050 consumeremo risorse pari a tre pianeti. Il nuovo piano renderà la circolarità la norma nella nostra vita e accelererà la transizione verde della nostra economia. Quello che proponiamo è un’azione incisiva per cambiare la base della catena di sostenibilità: la progettazione dei prodotti. Interventi orientati al futuro creeranno opportunità commerciali e di lavoro, sanciranno nuovi diritti per i consumatori europei, sfrutteranno l’innovazione e la digitalizzazione e, al pari della natura, garantiranno che nulla vada sprecato.

La transizione verso un’economia circolare è già in corso, con imprese all’avanguardia, consumatori e autorità pubbliche in Europa che aderiscono a questo modello sostenibile. La Commissione farà in modo che la transizione verso l’economia circolare offra opportunità a tutti, senza lasciare indietro nessuno. Il piano d’azione per l’economia circolare, presentato oggi nel quadro della strategia industriale dell’UE, proporrà misure per:

  • far sì che i prodotti sostenibili diventino la norma nell’Unione: la Commissione proporrà un atto legislativo sulla strategia per i prodotti sostenibili volta a garantire che i prodotti immessi sul mercato dell’UE siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie. Le misure limiteranno inoltre i prodotti monouso, si occuperanno dell’obsolescenza prematura e vieteranno la distruzione di beni durevoli invenduti;
  • responsabilizzare i consumatori: i consumatori avranno accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti così che possano compiere scelte più sostenibili e beneficeranno di un vero e proprio “diritto alla riparazione”;
  • incentrare l’attenzione sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità: la Commissione avvierà azioni concrete in diversi ambiti quali:
  • -elettronica e TIC: un'”Iniziativa per un’elettronica circolare” per prolungare il ciclo di vita dei prodotti e migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti;
  • -batterie e veicoli: un nuovo quadro normativo per le batterie al fine di migliorare la sostenibilità e aumentare il potenziale di circolarità delle batterie;
  • -imballaggi: nuove disposizioni vincolanti che definiscono cosa è consentito sul mercato dell’UE. Sono incluse prescrizioni per la riduzione degli imballaggi eccessivi;
  • -plastica: nuove disposizioni vincolanti relative al contenuto riciclato e attenzione particolare alla questione delle microplastiche e alle plastiche a base biologica e biodegradabili;
  • -tessili: una nuova strategia dell’UE per i tessili per rafforzare la competitività e l’innovazione nel settore e promuovere il mercato dell’UE per il riutilizzo dei tessili;
  • -costruzione e edilizia: una strategia generale per un ambiente edificato sostenibile che promuova i principi della circolarità per gli edifici;
  • -alimenti: una nuova iniziativa legislativa sul riutilizzo al fine di sostituire, nei servizi di ristorazione, gli imballaggi, gli oggetti per il servizio da tavola e le posate monouso con prodotti riutilizzabili;
  • -ridurre i rifiuti: l’accento sarà posto sulla necessità di evitare anzitutto i rifiuti e di trasformarli in risorse secondarie di elevata qualità che beneficiano di un mercato delle materie prime secondarie efficiente. La Commissione esaminerà la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello di UE per la raccolta differenziata dei rifiuti e l’etichettatura. Il piano d’azione prevede inoltre una serie di interventi volti a ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti dell’UE e a far fronte alle spedizioni illegali.

Contesto
Il Green Deal europeo, presentato l’11 dicembre 2019 dalla Commissione von der Leyen, fissa una tabella di marcia ambiziosa per il conseguimento di un’economia circolare a impatto climatico zero, in cui la crescita economica è dissociata dall’uso delle risorse. Un’economia circolare, riducendo la pressione sulle risorse naturali, è un prerequisito per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e fermare la perdita di biodiversità. L’estrazione e la trasformazione delle risorse sono infatti responsabili di metà delle emissioni totali di gas a effetto serra, di oltre il 90 % della perdita di biodiversità e dello stress idrico.

L’economia circolare produrrà benefici netti in termini di crescita del PIL e di creazione di posti di lavoro, in quanto l’applicazione di ambiziose misure di economia circolare in Europa può aumentare il PIL dell’UE di un ulteriore 0,5 % di qui al 2030, creando circa 700 000 nuovi posti di lavoro.

Ulteriori informazioni

Domande e risposte: un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Sito web del nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Scheda informativa: nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Nuovi contenuti video sull’economia circolare: plastica

Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Allegato del nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Documento di lavoro dei servizi della Commissione “Leading the way to a circular economy at the global level: state of play” (Alla guida della transizione verso un’economia circolare a livello globale: situazione attuale)

Indagine Eurobarometro: La protezione dell’ambiente e del clima è importante per oltre il 90 % dei cittadini europei

Sito web del primo piano d’azione per l’economia circolare

Fonte: Commissione Ue