Api e apicoltura. Preziosa risorsa per ambiente e agricoltura

E’ dedicato al comparto dell’apicoltura il 21° Quaderno della Collana editoriale di Veneto Agricoltura.

Il documento, i cui autori sono tra i massimi esperti in Italia, ha un taglio tecnico e divulgativo insieme sul tema che viene affrontato sotto il profilo storico, legislativo, economico, ambientale, sanitario, della ricerca applicata, ecc..

Indice del volume:

  • Presentazione
    Alberto Negro – Commissario Straordinario di Veneto Agricoltura
  • La storia millenaria dell’apicoltura veneta
    Paolo Fontana, Fondazione Edmund Mach
  • Le normative di settore
    Cristina Mulinari, Regione Veneto Direzione Agroalimentare
  • Api e apicoltura, un binomio inscindibile
    Cristian Bolzonella, Giulia Ranzani, Vasco Boatto, Augusto Zanella Università di Padova – Dipartimento TESAF
  • Aspetti economici dell’apicoltura
    Gabriele Zampieri, Veneto Agricoltura
  • La situazione dell’apicoltura italiana
    Alberto Contessi, Osservatorio Nazionale Miele
  • Potenzialità e fattori limitanti dell’apicoltura in Italia
    Giancarlo Naldi, Osservatorio Nazionale Miele
  • Consistenza dell’apicoltura in Italia e nel Veneto
    Jacopo Testoni, Regione Veneto Direzione Agroalimentare – Laura Favero, Regione Veneto Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria
  • I tecnici apistici
    Franco Mutinelli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Categorie professionali e forme associate
    Jacopo Testoni, Regione Veneto Direzione Agroalimentare
  • Il valore dell’impollinazione
    Cristian Bolzonella, Vasco Boatto, Augusto Zanella Università di Padova-Dipartimento TESAF
  • Produzione di miele in Veneto nel 2019
    Franco Mutinelli, Albino Gallina Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Api, clima e ambiente
    Paolo Fontana, Fondazione Edmund Mach
  • L’inquinamento genetico delle api
    Cecilia Costa, CREA-Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente
  • Colture estensive, prodotti fitosanitari e api
    Lorenzo Furlan, Veneto Agricoltura
  • Stato sanitario dell’apicoltura e nuove specie invasive
    Franco Mutinelli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • L’adulterazione del miele
    Albino Gallina, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Buone pratiche apistiche
    Franco Mutinelli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Varroa destructor: Linee Guida
    Franco Mutinelli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • L’etichettatura del miele
    Albino Gallina, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Certificazioni in apicoltura
    Maria Chiara Ferrarese, CSQA Certificazioni
  • Fronteggiare le malattie: l’arnia termica
    Franco Mutinelli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
  • Il Punto di vista delle associazioni apistiche venete
    Stefano Dal Colle, APAT Apicoltori in Veneto – Gerardo Meridio, Associazione Regionale Apicoltori del Veneto

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5 maggio Giornata mondiale dell’igiene delle mani – Cura le mani, le mani curano

Le mani curano, danno assistenza e conforto, e sono anche la prima arma a disposizione di tutti per la difesa da tutte le infezioni, a partire da quella da Covid-19. Tenere le mani pulite quindi diventa un gesto d’amore nei nostri confronti e di chi ci sta intorno. È questo il senso del video realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità per la Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani che si celebra il 5 maggio, con il claim “Cura le mani, le mani curano” che è alla base anche di due infografiche che spiegano come garantirne una corretta igiene. Nel video, che ha come colonna sonora il brano “Cascade” di Chopin, le mani sono rappresentate in molte delle loro funzioni, da quelle che abbracciano a quelle che assistono. Non mancano i riferimenti all’epidemia attuale, dalle immagini di operatori sanitari ad un dito che preme il pulsante di un ascensore, che ricorda uno dei modi di trasmissione documentati ai tempi della Sars.

La giornata, quest’anno dedicata ad infermieri ed ostetriche, è l’occasione per sensibilizzare il pubblico sul fatto che l’igiene delle mani aiuta a prevenire ogni tipo di infezione, non solo quella da Covid-19, ad esempio durante l’assistenza ai malati. In Italia ogni anno vengono stimati 10000 decessi per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, 200.000 casi di infezioni da germi multiresistenti, 4 persone ogni 100 nelle lungodegenze hanno una infezione correlata all’assistenza, 6 pazienti ogni 100 presenti in ospedale e nell’assistenza domiciliare hanno una infezione correlata all’assistenza. La media del consumo di soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani in Italia è però di 15 ml per paziente al giorno, al di sotto del minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (20 ml per paziente al giorno). Il 30-50 % delle infezioni correlate all’assistenza di queste potrebbero essere prevenibili e uno dei caposaldi è proprio l’igiene delle mani.

Come si lavano le mani e gli errori più comuni
Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per 40-60 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol. Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate, come spesso succede come gesto naturale. Non bisogna invece lavare solo il palmo e il dorso delle mani, ma bisogna eseguire un lavaggio completo di tutte le parti compresi gli spazi tra le dita. I guanti non devono sostituire la corretta igiene delle mani. Il lavaggio delle mani non deve essere eseguito senza rimuovere i gioielli. Alla fine del lavaggio non bisogna toccare i rubinetti per richiudere l’acqua ma utilizzare un fazzoletto o la piega del gomito per evitare che le mani pulite entrino a contatto con superfici sporche. Dopo essersi lavate le mani non bisogna toccare oggetti (es. maniglia della porta). Si può usare un fazzoletto di carta per aprire la porta. Non si devono lavare i guanti monouso, potrebbero rovinarsi.

Quando si devono lavare le mani
Come si lavano le mani




Presenza di Listeria nelle verdure surgelate: come ridurre i rischi

L’EFSA ha valutato i rischi per la salute pubblica connessi alla contaminazione da Listeria nelle verdure scottate in acqua bollente o passate brevemente al vapore prima di essere surgelate, concludendo che i rischi associati al consumo di questi prodotti sono inferiori rispetto a quelli da alimenti pronti come: il pesce affumicato, la carne cotta, le salsicce, il paté, i formaggi a pasta molle, che di solito vengono associati a contaminazione da Listeria.

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Di Guardo: COVID-19 e One health

ambiente, animale e uomoL'”Universal Medicina”, tanto cara ai nostri “Antichi Padri” e oggi denominata “One Health“, costituisce l’ennesimo esempio della straripante “anglofonizzazione” della nostra lingua e si traduce letteralmente in “Una Sola Salute”.

Mediante tale concetto, che e’ al tempo stesso un fondamentale principio, si sottolinea l’indissolubile legame fra salute umana, salute animale e salute dell’ambiente, che sono reciprocamente interconnesse in quella che viene altresì definita la “triangolazione uomo-animali-ambiente”

Ed è appunto in questo triangolo che andrebbero correttamente inquadrate le relazioni fra qualsivoglia agente patogeno, virale o di altra natura, ed il suo ospite, tanto piu’ alla luce dell’inoppugnabile dato secondo cui oltre il 70% delle malattie infettive emergenti sarebbero causate da agenti a comprovato o sospetto potenziale zoonosico, vale a dire capaci di trasferirsi dagli animali all’uomo, attuando il cosiddetto “salto di specie”.

Anche SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della CoViD-19, non costituirebbe un’eccezione alla sopra citata “regola”, avendo trovato per l’appunto la propria culla d’origine nei pipistrelli per passare successivamente ad una specie “intermedia” e di lì all’uomo, avviando quella drammatica catena di contagi interumani che ha oramai causato un milione di casi d’infezione e oltre 50.000 decessi su scala globale, 14.000 dei quali nel nostro Paese!

Un recentissimo lavoro sperimentale riporta che i gatti sarebbero suscettibili nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, che dagli stessi potrebbe trasmettersi con una certa facilità ad altri felini, dal che si desume che il gatto potrebbe aver svolto il ruolo di “ospite intermedio”, acquisendo il virus dai pipistrelli per poi trasmetterlo all’uomo.

Al momento attuale, e’ bene sottolinearlo, questa e’ soltanto un’ipotesi, per confermare o confutare la quale servono ulteriori studi. Porre la giusta enfasi sul concetto di “una sola salute” si traduce in una parallela enfasi sull’altrettanto fondamentale concetto della collaborazione intersettoriale o, per meglio dire, della collaborazione multidisciplinare.

Mai come in questi tempi di CoViD-19, infatti, Medici e Veterinari (come il sottoscritto) sono chiamati a operare “in simbiosi” al fine di poter fornire risposte “evidence-based” (anche e non solo) ai cruciali interrogativi sull’origine del virus SARS-CoV-2. Historia Magistra Vitae e, sulla scorta di questo imperituro viatico, andrebbe debitamente narrata al grande pubblico – come sono peraltro solito fare anche nei confronti dei miei Studenti nella lezione introduttiva al mio Corso di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria – la lunga quanto affascinante Storia della Medicina Veterinaria.

Le radici di noi Medici Veterinari sono fortemente compenetrate, infatti, con la storia delle malattie infettive, prima fra tutte la peste bovina, una grave ed altamente contagiosa e diffusiva malattia che nel diciottesimo secolo falcidiava le mandrie del Vecchio Continente. La peste bovina, dichiarata ufficialmente eradicata dal Pianeta nel 2011 a seguito dei grandi successi conseguiti attraverso le vaccinazioni di massa della popolazione bovina afro-asiatica, costituisce infatti la “ragion storica” alla base della nascita delle Facolta’ di Medicina Veterinaria, prima fra tutte quella di Lione, in Francia, seguita a ruota da quelle di Torino e Bologna.

Quanto sopra – a fronte degli ulteriori, illuminanti esempi che si potrebbero fare – per sottolineare e ribadire il cruciale ed imprescindibile ruolo nonche’ la grande tradizione culturale che accreditano la Medicina Veterinaria Pubblica e, con essa, la ricerca scientifica in ambito di Sanita’ Pubblica Veterinaria quali primi attori, insieme ai Medici ed ai Ricercatori in campo biomedico (e non solo) nella complessa ed articolata gestione della pandemia da SARS-CoV-2.

Questa rappresenta, in ultima analisi, l’ennesimo e quantomai drammatico esempio di un’emergenza sanitaria che trova origine nelle cosiddette “interfacce ecologiche” che mettono in reciproca connessione gli animali selvatici con quelli domestici e con l’uomo nel nostro “villaggio globale”.

Giovanni Di Guardo
Universita’ di Teramo Facolta’ di Medicina Veterinaria




David Quammen: «Questo virus è più pericoloso di Ebola e Sars»

spilloverIl quotidiano Il Manifesto ha intervistato David Quammen, il divulgatore scientifico autore nel 2014 di «Spillover» che risponde a queste domande:

  • Come avviene lo «spillover»?
  • Una delle sezioni del suo libro si chiama «Tutto ha un’origine», in che modo la distruzione della biodiversità da parte dell’uomo e l’interferenza dell’uomo nell’ambiente creano le condizioni per la comparsa di nuovi virus come il coronavirus?
  • La distinzione tra zoonosi e non zoonosi aiuta in qualche modo a spiegare perché l’uomo ha sconfitto certe malattie e non altre? In altre parole, è più difficile “curare” le zoonosi? E se sì, perché?
  • Quindi, se un virus ci arriva dai pipistrelli, qual è la soluzione? Dovremmo uccidere tutti i pipistrelli?
  • Riguardo ai pipistrelli, il fatto che siano mammiferi come gli esseri umani rende più facile la trasmissione del virus da loro a noi? È proprio perché siamo entrambi mammiferi che lo «spillover» è più probabile?
  • Da quanto ho capito le epidemie della storia non sono indipendenti l’una dall’altra ma, in qualche modo, sono collegate e ricorrenti per i motivi di cui abbiamo parlato prima, quindi dove vanno a finire i virus quando non presentano una minaccia diretta agli esseri umani?
  • C’è una correlazione tra l’aumento del tasso di inquinamento in alcune zone e un impatto più forte del virus sulla popolazione di quella zona?
  • Un altro aspetto è che i sintomi arrivano più tardi del contagio. Quindi non c’è nessun allarme da parte dell’organismo che dice: «Sei infetto». Questo può rendere il Covid-19 più pericolosa di altre malattie che mostrano i sintomi prima?
  • Ho notato che la disinformazione scientifica che riguarda il coronavirus ha molti punti di contatto con le dinamiche della disinformazione climatica. Qual è la sua opinione al riguardo? E quanto è importante affrontare la disinformazione scientifica?
  • Dov’è la soglia limite tra l’offerta di notizie accurate, credibili, trasparenti e accessibili a tutti e il bombardamento continuo di “notizie” sul virus?
  • Che ruolo ha il sentimento di paura nelle dinamiche di comportamento collettivo durante una pandemia?
  • Cosa possiamo imparare da questa pandemia?
  • Ovviamente nessuno conosce davvero la risposta a questa domanda, ma come vede il mondo dopo il coronavirus? Cosa pensa che cambierà per le società e per la vita delle persone?
  • Leggi l’intervisa completa



Virus, gratis “i quaderni delle scienze” di marzo

i quaderni de le scienzeIl numero di marzo 2020 de “I quaderni delle Scienze” dedicato a “Virus – Dalla diffusione di malattie letali all’impatto sull’evoluzione della vita, la doppia faccia di questi microrganismi”, in considerazione attuale, è disponibie gratuitamente fino alla fine del mese.

Questo l’indice del volume:

  • I virus sono vivi? di Luis P. Villarreal
    Anche se sfidano l’idea stessa di vita, i virus hanno un ruolo decisivo nell’evoluzione degli organismi
    viventi
  • L’antichissima origine dei retrovirus
    I retrovirus, la grande classe di virus a cui appartiene anche l’HIV, risalgono a un periodo precedente
    a quello in cui i vertebrati hanno iniziato a colonizzare la terraferma, almeno 500 milioni di anni fa. E
    proprio l’interazione con questi microrganismi probabilmente ha portato allo sviluppo della parte del
    sistema immunitario nota come immunità adattativa
  • Pandoravirus, i giganti che scuotono l’albero della vita
    Scoperti di recente, raggiungono il micron di lunghezza e all’apparenza potrebbero essere scambiati
    per batteri. Hanno un genoma spropositatamente grande rispetto agli altri virus, nel quale sono presenti
    geni completamente diversi da quelli che caratterizzano archea, batteri ed eucarioti, suggerendo
    che possano derivare da antichi parassiti appartenenti a un nuovo dominio della vita
  • L’origine composita dei virus giganti
    I virus giganti, o megavirus, derivano da piccoli virus che nel corso dell’evoluzione hanno acquisito
    nuovi geni da vari organismi unicellulari in tempi differenti. La scoperta – che smentisce l’ipotesi
    di una discendenza diretta da microrganismi cellulari – è avvenuta dopo l’identificazione di un nuovo
    virus gigante in una vasca di depurazione dei fanghi
  • La vita sociale segreta dei virus di Viviane Callier
    Anche i virus, pur essendo così semplici, hanno una vita sociale che influenza la loro forma fisica e la
    loro evoluzione. I ricercatori stanno iniziando a comprendere i modi in cui collaborano tra loro e a volte
    si manipolano a vicenda
  • La replicazione alternativa dei virus che sparpagliano il genoma di Viviane Callier
    Un principio classico della virologia è che i virus infettano cellule singole e si replicano al loro interno.
    Ma studi recenti hanno dimostrato che alcuni di essi spargono i loro geni tra molte cellule, da cui creano
    poi nuovi virus completi condividendo i prodotti dei geni
  • Virus e immunità di Alberto Mantovani
    Imparare dal nemico per sconfiggerlo è la strategia messa in atto dagli immunologi per combattere
    alcuni virus che manipolano il sistema immunitario, causando gravi malattie
  • I fattori virali che facilitano il contagio tra esseri umani
    Per dare origine a un’epidemia non basta che un virus infetti gli esseri umani: deve anche poter passare
    da una persona all’altra. L’individuazione delle caratteristiche virali che favoriscono questa trasmissione
    permetterà di pianificare in modo più mirato gli interventi necessari per ridurre il rischio di
    pandemie
  • Una mappa dei virus che possono passare dai mammiferi all’uomo
    Pipistrelli, primati e roditori sono, nell’ordine, i mammiferi che ospitano i virus che si trasmettono
    più facilmente agli esseri umani. La probabilità del salto di specie dipende però anche da altri fattori,
    come l’area geografica, le opportunità di contatto con gli esseri umani e le caratteristiche specifiche
    dei virus
  • La minaccia dei coronavirus,dal raffreddore alla polmonite di Simon Makin
    L’epidemia attualmente in corso è causata dal virus 2019-nCoV, appartenente alla famiglia dei coronavirus,
    che comprende ceppi all’origine sia del comune raffreddore sia della letale SARS. I ricercatori
    stanno cercando di capire come evolvono questi patogeni e che cosa rende leggere oppure gravi
    le malattie che provocano
  • I pipistrelli e l’origine del virus della SARS
    Lo scambio di materiale genetico fra diversi ceppi di coronavirus che infestano i pipistrelli di una
    grotta dello Yunnan, in Cina, sembra essere all’origine del virus che fra il 2002 e il 2003 ha causato la
    pandemia di SARS, la sindrome respiratoria acuta grave che provocò centinaia di morti
  • La lezione dell’epidemia di Spagnola del 1918
    A cent’anni dalla pandemia influenzale del 1918, che causò 50 milioni di morti, uno studio mostra che
    il suo eccezionale tasso di mortalità fu il risultato di una complessa interazione tra fattori virali, ospiti
    e fattori sociali. La comprensione di questi elementi è vitale per prepararsi a una possibile pandemia
    futura altrettanto letale, in particolare potenziando la risposta delle strutture sanitarie pubbliche
  • Resuscitare un virus killer di Jeffery K. Taubenberger,Ann H. Reid e Thomas G.Fanning
    Il ceppo influenzale più mortale della storia è stato resuscitato. Il virus della Spagnola può rivelarci
    perché ha ucciso milioni di persone e dove si nascondono altri killer simili a lui?
  • Come studiare l’evoluzione futura dei virus influenzali
    L’analisi genetica di vecchi campioni virali prelevati da persone che avevano contratto un’influenza
    durata molto a lungo ha mostrato che le mutazioni dei loro virus sono le stesse che si sono manifestate
    nella popolazione generale nel corso di epidemie scoppiate anni dopo
  • Come uccidere l’HIV colpendo i suoi “influencer” di Apoorva Mandavilli
    Applicando la teoria matematica delle reti, un nuovo studio ha scoperto quali sono gli amminoacidi
    più importanti per la sopravvivenza dell’HIV aprendo la strada a una strategia terapeutica che stimola
    il sistema immunitario dell’ospite a colpirli in modo specifico
  • Quando i virus inducono il cancro di Lisa Vozza e Luigi Chieco-Bianchi
    Oggi sappiamo che i virus possono indurre tumori, ma la nozione ha faticato a farsi strada. Gli studi
    sui virus oncogeni hanno portato a risultati fondamentali. Per esempio, grazie a queste ricerche si
    può dire che il cancro è una malattia dei geni e che deriva da un’unica cellula. Questi risultati sono
    stati importanti per la biologia dei tumori ma anche per la prevenzione di alcuni tipi di cancro attraverso
    lo sviluppo di vaccini
  • La resurrezione dei retrovirus ancestrali
    Normalmente, i retrovirus endogeni, resti di infezioni ancestrali diventati parte integrante del DNA,
    sono silenti e innocui. Ma in assenza di alcuni anticorpi possono sperimentare traslocazioni e ricombinazioni
    genetiche che restituiscono loro la capacità di riprodursi e diffondersi nell’organismo
  • Prevedere la prossima pandemia di Alessandro Vespignani
    Simulazioni al computer permettono di anticipare e seguire la trasmissione di malattie
    nel mondo, suggerendo le mosse per affrontare patogeni in grado di scatenare crisi sanitarie globali

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La Peste Suina Africana, l’importanza di una sorveglianza integrata

Il 23 gennaio nell’auditorium “Biagio D’Alba” del Ministero della Salute, si è svolto il convegno dal titolo “La peste suina africana: l’importanza di una sorveglianza integrata”. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e Marche, sede del Centro di Referenza Nazionale per le pesti suine.

Il convegno ha suscitato un grande interesse e attiva partecipazione dei Servizi veterinari regionali e locali, della rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, del mondo accademico, di rappresentanti dei NAS, del Ministero della difesa (comando di sanità e veterinaria dell’esercito), del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dell’interno, delle forze di polizia stradale e di polizia delle frontiere nonché dei veterinari liberi professionisti e delle associazioni di categoria dei produttori/allevatori e dei cacciatori.

Occasione importante per esaminare, davanti ad una platea molto eterogenea, conoscenze sulla attuale diffusione della Peste suina africana in Europa (malattia non trasmissibile agli umani, ma è altamente contagiosa con caratteristiche mortali per le popolazioni dei suini).

I relatori di alto profilo, riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale, hanno illustrato i possibili canali di ingresso e le misure di segnalazione e gestione di un eventuale focolaio o sospetto di focolaio di malattia ed evidenziato l’importanza del potenziamento di tutti i sistemi di sorveglianza, attiva e passiva al fine di scongiurare l’ingresso della malattia nel nostro Paese.

La presenza di alte istituzioni, quali la Commissione Europea e l’Organizzazione mondiale della Sanità Animale (OIE), hanno fornito un quadro esaustivo e dati concreti della malattia e della sua diffusione, ma anche delle azioni intraprese, ad esempio in Sardegna, volte all’eradicazione della malattia, nonché le strategie e i mezzi messi in campo a livello internazionale.

Interventi relatori I sessione:

Interventi relatori II sessione:

Fonte: Ministero della salute




Blockchain. Più sicurezza e integrità dei certificati per la titolazione degli anticorpi rabbia

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) mette a disposizione degli utenti la tecnologia blockchain per la verifica immediata dell’autenticità dei certificati per la titolazione degli anticorpi rabbia, emessi in accordo con i regolamenti internazionali per la movimentazione dei carnivori domestici, come cani, gatti e furetti.

Attraverso il codice QR stampato sul certificato cartaceo, gli interessati possono accedere al certificato digitale originale i cui dati sono salvati in un deposito virtuale convalidato e protetto in modo tale da non poter essere modificati o manomessi. Confrontando il certificato digitale con il documento cartaceo è possibile verificarne l’autenticità.

Tale accesso può essere effettuato in tempo reale, permettendo così la precoce identificazione di eventuali falsificazioni del documento cartaceo: un sistema particolarmente utile nel momento dei controlli da parte delle autorità competenti.

Fonte: IZS delle Venezie




All’IZS AM il servizio europeo di Whole Genome Sequencing

scienze omicheL’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise,  Centro di Referenza Nazionale per Sequenze Genomiche di Microrganismi Patogeni  banca dati e analisi di bioinformatica ,  si è aggiudicato la gara europea promossa dall’ECDC  e dall’EFSA per il servizio di “Whole Genome Sequencing” (WGS) il sequenziamento completo del genoma di microrganismi patogeni per l’uomo isolati nei Paesi membri dell’Unione Europea.

Il nostro ruolo è fornire supporto tecnico-scientifico a tutti quegli Istituti e Laboratori europei che non possono effettuare questo tipo di analisi, oggi indispensabili per svolgere attività di sorveglianza e rintracciare possibili minacce per la salute dell’uomo e degli animali. Tra le motivazioni che hanno consentito di aggiudicarci il progetto mi piace sottolineare il riconoscimento della professionalità del nostro team di ricercatori, dell’esperienza maturata in questi anni nello studio e caratterizzazione degli agenti patogeni, nonché della capacità dei nostri laboratori di processare moltissimi campioni in tempi brevi: un aspetto di fondamentale importanza in corso di focolai di infezione”, spiega il DG D’Alterio, che aggiunge: “Non è da sottovalutare, poi, il risvolto economico del progetto che ci consente di investire in nuove tecnologie e in nuovo personale altamente qualificato”.

Negli ultimi anni abbiamo lavorato in stretta collaborazione con i nostri Centri di Referenza nazionali e internazionali per Listeria, Campylobacter, Brucella, Bluetongue e West Nile per sostituire i metodi classici di identificazione, analisi e caratterizzazione di batteri e virus con metodi innovativi più rapidi ed efficaci. L’acquisto di sequenziatori di nuova generazione, di infrastrutture informatiche per l’analisi e la conservazione dei dati e il coinvolgimento di diverse figure professionali tra cui veterinari, biologi e bioinformatici, ci consente di dare risposte rapide e puntuali ai problemi di salute pubblica” ha detto il coordinare del gruppo di lavoro dell’IZS AM,  dott. Cesare Cammà, responsabile del reparto Biologia Molecolare e Tecnologie Omiche e del Centro di Referenza.

Le attività sono già iniziate con il sequenziamento completo di microrganismi patogeni inviati dal National Public and Health Surveillance Laboratory della Lituania.

A cura della segreteria SIMeVeP




Di Guardo: necessari approfondimenti diagnostici post mortem per acquisire informazioni di cruciale rilevanza sul SARS COV 2

coronavirusPer acquisire informazioni rilevanti su Sars Cov 2 sarebbero necessari approfondimenti diagnostici post mortem che permetterebbero  di comprendere come l’agente virale colonizza l’apparato respiratorio e gli altri distretti dell’organismo umano, le dinamiche della risposta immunitaria e la presenza di eventuali fattori di suscettibilita’/resistenza dell’ospite nei confronti dell’infezione.

Ne parla diffusamente il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, in un intervento pubblicato su “La Città del 19 marzo 2020 e sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera del 21 marzo.

CoViD-19 e hic est locus… ‘Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae’, ‘questo e’ il luogo dove la morte si compiace di esser d’aiuto alla vita’: questa la frase che campeggia sulla facciata dello storico Ospedale degli Incurabili a Napoli. Frase opera di Luciano Armanni, il celebre patologo partenopeo che nel diciannovesimo secolo descrisse con Wilhelm Ebstein la nefropatia diabetica, altrimenti nota come nefropatia di Armanni-Ebstein.

Nella mia veste di patologo veterinario e professore di patologia generale e fisiopatologia veterinaria, ritengo doverosa la premessa di cui sopra, specialmente in questi drammatici tempi di coronavirus. Sarebbe auspicabile, in proposito, che sui pazienti in cui l’infezione da virus SARS-CoV-2 abbia conosciuto un’evoluzione in senso letale venissero effettuati, quanto più possibile, approfonditi esami diagnostici post mortem. Nonostante l’enorme carico di dolore e sofferenza derivanti dalla perdita di un familiare o di una persona cara, tanto piu’ se connessa ad un nuovo virus pandemico, e’ proprio attraverso lo studio di pazienti “non piu’ tra noi” che possiamo acquisire informazioni di cruciale rilevanza sull’interazione virus-ospite.

Mi riferisco, in particolare, alle modalita’ attraverso cui l’agente virale colonizza l’apparato respiratorio e gli altri distretti dell’organismo umano, alle dinamiche della risposta immunitaria e alla presenza di eventuali fattori di suscettibilita’/resistenza dell’ospite nei confronti dell’infezione.

Il maggior tasso di letalita’ della CoViD-19 in Italia sarebbe da ricondurre all’ingente numero di pazienti geriatrici nel nostro Paese, fra i piu’ longevi al mondo. In questo segmento di popolazione, altresi’ affetto da una serie di pregresse patologie croniche, si concentrerebbero infatti i casi di CoViD-19 ad esito fatale.

Non si trascuri, tuttavia, il ruolo delle infezioni batteriche secondarie. L’Italia e’ anche il primo Paese, in Europa, per decessi causati da batteri antibiotico-resistenti.