Covid-19, rischio reale e rischio percepito

Proponiamo la lettura della lettera del Prof. Giovanni Di Guardo, docente della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, pubblicata sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera il 18 febbraio 2020

Caro BSev, sulla scorta dei dati a tutt’oggi disponibili non e’ possibile stabilire con esattezza quale sarà l’evoluzione dell’epidemia da SARS-CoV-2, com’è stato per l’appunto denominato il nuovo coronavirus responsabile della COVID-19 (Coronavirus Disease-2019). La comunità scientifica non e’ ancora in grado di affermare con sufficiente confidenza, in particolare, se l’attuale epidemia assumerà i caratteri di una pandemia, sebbene la recentissima segnalazione del primo caso di COVID nel continente africano (in Egitto, per la precisione) aggiunga ulteriore sostegno all’ipotesi di un’evoluzione in senso pandemico dell’infezione da SARS-CoV-2. I due elementi cardine che alimentano l’attuale incertezza sugli scenari evolutivi dell’epidemia sono rappresentati sia dalle lacune conoscitive in merito alle dinamiche d’interazione virus-ospite sia dai tempi necessari ai fini della predisposizione di uno o più vaccini sicuri ed efficaci, tempi che risulterebbero pari a 18 se non addirittura a 24 mesi, secondo autorevoli fonti e scienziati. Questa, in estrema sintesi, la rappresentazione in ambito “evolutivo-previsionale” dell’epidemia da SARS-CoV-2 da parte della comunità scientifica. Che dire del grande pubblico? Stiamo parlando, numeri alla mano, di una malattia infettiva che ha finora mietuto più di 1.600 vittime, delle quali solamente 4 sono state accertate al di fuori della Cina, con un singolo caso ad esito fatale descritto in Europa (Francia). A fronte dei circa 70.000 casi di COVID-19 finora segnalati (il 99% dei quali nella sola Cina, con particolare riferimento alla Provincia di Hubei), l’indice di letalità del virus sarebbe pari al 2%, ben distante quindi dal 10% e dal 30% e più dei due coronavirus della SARS e della MERS. Nonostante solo il 10% dei casi di malattia al di fuori della Cina sia stato accertato Europa, sembra che infodemia, fake news e “dintorni” abbiano prodotto un ampio solco fra rischio reale e percepito.




Covid-19, da ISS e Ministero della salute il decalogo

decalogo coronavirusDieci punti fermi, dalle indicazioni su come lavarsi le mani o pulire le superfici alle principali fake news puntualmente smentite, per curare l’“infodemia” legata al Sars-Cov-2 in luoghi ‘di passaggio’ come gli studi medici o le farmacie. A mettere a punto il manifesto, che ha raccolto l’adesione degli ordini professionali medici e delle principali società scientifiche e associazioni professionali, oltre che della Conferenza Stato Regioni, sono stati l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, che lo mettono a disposizione sui propri siti a chiunque voglia diffonderlo via social ma anche ‘fisicamente’, sotto forma di poster o pieghevole.

“L’impegno per prevenire l’epidemia da Sars-Cov-2 passa anche attraverso i comportamenti, che devono essere basati su informazioni corrette. Oggi il virus non circola nel nostro paese, ma seguire le misure raccomandate, a partire dal lavaggio delle mani, ci aiuta a prevenire questa e anche altre patologie infettive – commenta il Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro -. Questo ‘decalogo’ rappresenta anche un bell’esempio di come istituzioni e professionisti garantiscano risposte unitarie ad una possibile minaccia per la nostra salute”.

All’iniziativa hanno aderito Conferenza Stato Regioni, FNOMCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), FOFI (Federazione Ordini farmacisti Italiani), FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani), CARD (Confederazione Associazioni Regionali di Distretto), FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera), SIM (Società Italiana di Microbiologia), SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), SIMPIOS (Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie), SITI (Società Italia di Igiene e Medicina Preventiva), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia), SIMMG (Società Italiana di Medicina Generale), AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), ANIPIO (Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo), ANMDO (Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere), ASSOFARM (Farmacie Comunali Aziende e Servizi Socio-Farmaceutici, FEDERFARMA (Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani).

Ecco i dieci messaggi del manifesto:

  • Lavati spesso le mani
  • Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  • Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
  • Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
  • Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  • Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate
  • I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cinanon sono pericolosi
  • Contatta il Numero Verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni
  • Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus

Il Poster

Il Pieghevole

Fonte: ISS/Ministero della salute

 




Sars-CoV-2, il nuovo coronavirus ha un nome e un ‘volto’

Sars-CoV-

Credit: NIAID-RML

Era stato chiamato provvisoriamente 2019-nCoV (dalla definizione generica “nuovo coronavirus” e l’anno di comparsa) il nuovo coronavirus isolato in Cina all’inizio dell’epidemia.

L’11 febbraio però l’Organizzazione mondiale della sanità ha individuato un nome per la malattia che ne deriva, denominandola ufficialmente COVID-19. “Avere un nome è importante per impedire l’uso di altri nomi che possono essere inaccurati o rappresentare uno stigma” – ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Dovevamo trovare un nome che non fosse di un luogo geografico, di un animale, di un individuo o di un gruppo di persone, che fosse pronunciabile e legato alla malattia”.

COVID-19 è l’acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (‘disease’, malattia) e 19 (l’anno di identificazione del virus).

Il giorno successivo anche il virus ha cambiato nome: l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) ha classificato il nuovo coronavirus denominandolo Sars-CoV-2.

Il virus Sars-Cov-2, che sta per ‘Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2’ è quindi il responsabile della malattia Covid-19. “Come per Hiv e Aids, anche in questo caso si utilizzanoo nomi diversi per indicare il virus e la malattia”, ha commentato il virologo Benjamin Neuman, della Texas A&M University di Texarkana, membro del gruppo di studio sul coronavirus (Cgs) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus. “Il nuovo virus  fa parte della stessa specie di virus che hanno causato la Sars (Sindrome respiratoria acuta) in Cina nel 2002-2003. Sono membri diversi della stessa specie“.

Infine il 13 febbraio L’Istituto americano per le allergie e le malattie infettive (Niaid), che fa parte dei National Institutes of Health (Nih), ha pubblicato 7 immagini del Sars-CoV-2 ottenute con il microscopio elettronico.

La ricercatrice Emmie de Wit ha fornito i campioni di virus, la microscopista Elizabeth Fischer ha prodotto le immagini e il reparto arti mediche visive RML ha colorato digitalmente le immagini.

Le ricercatrici fanno notare  che le immagini non sembrano molto diverse da MERS-CoV (Coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente, emerso nel 2012) o SARS-CoV originale (Coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave, che è emerso nel 2002) e che ciò non sorprende: le gobbe che emergono dalla circonferenza delle particelle del virus come una ‘corona’ (ben visibili nell’immagine pubblicata in questa pagina) danno il nome a questa famiglia di virus.

Tutte le immagini, visibili alla pagina Flikr dell’istituto, mostrano le particelle del virus SarsCoV-2 responsabile della Covid-19 colorate in giallo, in giallo e in rosso sopra la parete cellulare in rosa, verde e grigio.

 

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Le farine di insetto e di origine avicola: due fonti alternative e sostenibili per i mangimi di trota

alimentazione trota progetto sushinNell’ambito del progetto SUSHIN, un gruppo di ricercatori di ISPRA, UniUD e FEM ha presentato i primi risultati sperimentali sui mangimi alternativi per la trota iridea alla Conferenza Aquaculture Europe 2019, che si è svolta a Berlino dal 7 al 10 Ottobre, con un’affluenza di oltre 2.700 partecipanti.

Il contributo scientifico ha riguardato i risultati degli effetti sullo stato fisiologico della trota di nuove diete sperimentali formulate con ingredienti vegetali e combinate con due diversi livelli di inclusione di farina di insetto o da sottoprodotti avicoli.

Lo studio ha esaminato i parametri ormonali e metabolici nel sangue delle trote alimentate con le diete sperimentali per 13 settimane, al fine di misurare lo stato nutrizionale e valutare le condizioni di stress e benessere.

I risultati sono stati molto incoraggianti. Tutte le diete formulate hanno sostenuto la crescita delle trote senza significative differenze né in relazione all’ingrediente testato né al livello di inclusione.

I profili biochimici del sangue sono risultati inalterati rispetto ai valori di riferimento misurati con diete a base di farine di pesce, indicando l’assenza di risposte di stress e buone condizioni nutrizionali e di benessere delle trote.

Gli ingredienti testati risultano promettenti per minimizzare l’apporto di proteine di pesce nelle diete commerciali della trota. I futuri esperimenti, già programmati, permetteranno di perfezionare i livelli di inclusione di farina d’insetto e di origine avicola nei nuovi mangimi rendendoli più sostenibili degli attuali.

Il poster presentato al congresso.

Fonte: SUSHIN




Granchio blu dell’Atlantico sulle coste abruzzesi

Granchio blu dell'atlanticoIl 25 gennaio un esemplare di granchio appartenente ad una sospetta specie aliena, è stato pescato lungo la costa prospiciente Pescara da membri della Scuola Sub Loto, una struttura pescarese dedita alla ricerca e alla protezione dell’ambiente marino delle coste dell’Abruzzo e del Molise.

L’esemplare di granchio femmina, con un carapace di 180 x 74 mm, è stato conferito ed esaminato dagli specialisti del reparto Ecosistemi Dulciacquicoli che lo hanno identificato come appartenente alla specie Callinectes sapidus. Seguendo la procedura il rinvenimento è stato segnalato all’ISPRA, l’Istituto Superiore della Protezione dell’Ambiente.

Il Callinectes sapidus (Rathbun, 1896), meglio conosciuto come Granchio blu dell’Atlantico, appartiene alla famiglia dei portunidi, detti anche granchi nuotatori. Originario delle coste dell’Atlantico Occidentale e del Messico, il Granchio blu è stato introdotto nelle acque del Mediterraneo agli inizi del secolo scorso attraverso le acque di zavorra. Allo stato attuale sono poche le informazioni a disposizione in merito alla sua distribuzione.

Dopo la prima segnalazione effettuata nel 2012, quella del 25 gennaio 2020 è la seconda segnalazione di rinvenimento di Callinectes sapidus lungo le coste abruzzesi. La presenza di specie aliene in un nuovo habitat può produrre numerosi effetti negativi come l’alterazione della biodiversità, la competizione con le specie autoctone, l’introduzione di nuove patologie, nonché effetti imprevedibili sulla pesca: comunque rappresenta un potenziale pericolo per la salute umana.

Per questi motivi è importante che eventuali rinvenimenti vengano portati all’attenzione della Guardia Costiera o di un Ente scientifico competente, al fine di attivare tempestivamente una serie di azioni finalizzate a contenerne la diffusione.

Fonte: IZS Abruzzo e Molise




Suinicoltura: due nuove borse di studio SIPAS per giovani laureati

allevamento suiniIn via sperimentale, il consiglio direttivo della SIPAS  – Società Italiana di Patologia ed Allevamento dei Suini ha deciso di finanziare l’attività di formazione in patologia e allevamento del suino di 2 giovani laureati, che intendono intraprendere la loro attività professionale in questo ambito.

Per supportare economicamente tale attività formativa, da svolgere in Italia, la SIPAS erogherà per ogni borsa di studio un contributo di 2.500,00 euro come rimborso delle spese sostenute.

L’attività formativa potrà essere svolta esclusivamente presso:
– Veterinari libero professionisti o veterinari di filiera, iscritti alla SIPAS
– Sezioni diagnostiche degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali

L’iniziativa si aggiunge alle borse di studio per soggiorni in laboratori esteri istituite da SIPAS a partire dal 2015 per favorire il perfezionamento della formazione post-universitaria di giovani studiosi in suinicoltura.

Regolamento borse di studio per la formazione professionale in Italia

A cura della segreteria SIMeVeP




Stella Kyriakides è il Commissario designato alla DGSanco

KyriakidesLa Presidente eletta Ursula von der Leyen ha presentato ieri la sua squadra e la nuova composizione della Commissione europea 2019-2024, strutturata attorno agli obiettivi che sono valsi alla Presidente la fiducia del Parlamento europeo.

Questa squadra plasmerà la via europea: adotteremo misure coraggiose contro i cambiamenti climatici, costruiremo il nostro partenariato con gli Stati Uniti, definiremo le nostre relazioni con una Cina più autoassertiva e saremo un vicino affidabile, ad esempio per l’Africa. Questa squadra dovrà battersi per difendere i nostri valori e le nostre norme a livello mondiale. Voglio una Commissione determinata, chiaramente incentrata sulle questioni all’ordine del giorno e in grado di fornire risposte. Voglio che sia una Commissione equilibrata, agile e moderna. Questa squadra dovrà ora guadagnarsi la fiducia del Parlamento. La mia sarà una Commissione geopolitica impegnata a favore di politiche sostenibili. E voglio che l’Unione europea sia la custode del multilateralismo. Perché ci sappiamo di essere più forti quando facciamo insieme ciò che non riusciamo a fare da soli” ha detto von der Leyen.

Il portafoglio della salute (che comprende la  sicurezza alimentare, il benessere animale e la salute delle piante) va a Stella Kyriakides, cipriota, una psicologa medica con esperienza pluriennale nel campo degli affari sociali, della salute e della prevenzione del cancro. Succede al lituano Vytenis Andriukaitis. Deputata a Cipro dal 2006 e presidente della commissione parlamentare sulla Salute e affari sociali di Nicosia, Kyriakides è una delle personalità più note a Cipro per il suo impegno contro i tumori, in particolare i tumori al seno.

Fra le indicazioni ricevute dalla Presidente eletta della Commissione europa, contenute nella lettera di incarico: la lotta alla resistenza agli antibiotici, la riduzione della dipendenza dall’uso dei pesticidi, la realizzazione di una strategia per la produzione alimentare sostenibile ‘dal campo alla tavola’, la protezione dei cittadini dall’esposizione agli interferenti endocrini, il contrasto alle frodi alimentari.

Von der Leyen ha indicato a Kyriakides la salute e il benessere animale come imperativi morali, di salute ed economici e chiede al Commissario designato che l’Europa sia preparata per prevenire e affrontate le malattie animali trasmissibili, l’applicazione della legislazione sul benessere degli animali, la revisione dell’attuale strategia e la promozione degli standard europei a livello globale.

Ora le commissioni parlamentari procederanno alle audizioni dei Commissari designati per competenza, dopo di che il Parlamento europeo dovrà approvare l’intero collegio dei commissari, compreso l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea.

Una volta ricevuta l’approvazione del Parlamento, la Commissione sarà ufficialmente nominata dal Consiglio europeo.

L’elenco completo dei Commissari Ue designati

La biografia di Kyriakides

A cura della segreteria SIMeVeP




EFSA. Al via le iscrizioni ai corsi Parma School 2020 ‘One Health’

Sono aperte le iscrizioni ai corsi Parma 2020 sul tema “Una sola salute” che si terranno a Parma dal 9 all’11 giugno 2020.

Il concetto dell’esistenza di una salute unica e globale, che riconosce che la salute dell’uomo, quella degli animali e la salubrità l’ambiente sono strettamente interconnesse, è tema di importanza mondiale e al centro di questo corso intensivo.

Il corso è rivolto a dottorandi, giovani ricercatori post-dottorato e scienziati che desiderino acquisire una conoscenza e comprensione più estesa dell’approccio “una sola salute”. Della durata di tre giorni, sarà incentrato su elementi teorici affiancati da studi di casi. Le lezioni saranno tenute da esperti provenienti da Commissione europea, istituzioni nazionali, organizzazioni europee e internazionali nonché dal mondo accademico.

I partecipanti avranno l’opportunità non solo di approfondire le proprie conoscenze in materia ma anche di instaurare rapporti con esperti e colleghi di tutto il mondo.

Non è prevista tassa d’iscrizione, i partecipanti dovranno tuttavia provvedere per proprio conto a eventuali spese di alloggio e all’organizzazione dei propri spostamenti.

I corsi Parma 2020 sono organizzati dall’EFSA e dalla Scuola di studi superiori sull’alimentazione e la nutrizione dell’Università di Parma, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

Domande di iscrizione
La data ultima per iscriversi è il 31 marzo 2020. Il programma completo del corso e le modalità di iscrizione sono disponibili su: https://events.efsa.europa.eu/summerschool2020

Il numero di iscritti è limitato a 150. Si consiglia pertanto agli interessati di iscriversi con la massima tempestività.

Fonte: EFSA




Resistenza antimicrobica: nonostante i progressi compiuti nel settore veterinario, permane la minaccia sanitaria per l’UE

AntibioticoresistenzaStando a una nuova relazione della Corte dei conti europea, la lotta dell’UE contro i batteri multiresistenti, in particolare quelli che hanno sviluppato una resistenza agli antibiotici, ha registrato finora scarsi progressi. Anche se l’intervento dell’UE ha permesso di conseguire alcuni progressi, specie in campo veterinario, la Corte ritiene che pochi elementi dimostrano una riduzione dell’onere sanitario determinato dalla resistenza antimicrobica.

La resistenza agli agenti antimicrobici (AMR) si manifesta quando microbi come batteri, virus, parassiti e funghi sviluppano una resistenza a farmaci che in precedenza fornivano un trattamento efficace. Ogni anno si registrano nell’UE circa 33 000 decessi dovuti a infezioni causate da batteri resistenti ai farmaci, il cui costo per l’economia, in termini di maggiori costi sanitari e perdite di produttività, è di 1,5 miliardi di euro. Combattere i batteri multiresistenti è complicato e richiede un approccio integrato “One Health” alla salute umana e degli animali e all’ambiente.

La Corte ha valutato la gestione, da parte della Commissione europea e delle agenzie dell’UE, delle principali attività e risorse volte a ridurre la resistenza antimicrobica. A tal fine ha esaminato il sostegno della Commissione alla risposta “One Health” degli Stati membri e il suo contributo nel promuovere un uso prudente degli antimicrobici negli animali. Ha poi considerato anche il sostegno dell’UE alla ricerca sulla resistenza antimicrobica.

“La resistenza antimicrobica pone una grave minaccia sanitaria alla salute pubblica”, ha affermato Nikolaos Milionis, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Anche se si sono registrati alcuni progressi in campo veterinario, la Commissione europea, assieme agli Stati membri, deve intensificare ulteriormente gli sforzi per far fronte a questa crescente minaccia”.

La Corte conclude che il sostegno erogato dall’UE per rafforzare gli approcci “One Health” degli Stati membri alla resistenza antimicrobica è stato prezioso. In particolare, ha contribuito all’adozione di decisioni strategiche con maggiore cognizione di causa e ha agevolato la cooperazione e lo scambio di esperienze fra Stati membri. La Corte ritiene che siano possibili ulteriori sinergie per sostenere la lotta alla resistenza antimicrobica grazie a investimenti mirati, con un buon rapporto costi-efficacia. Inoltre, segnala lacune nel monitoraggio dei progressi e nella sorveglianza delle infezioni nosocomiali, carenze che potrebbero rallentare le azioni di lotta contro la resistenza antimicrobica. A suo avviso, i dati scientifici sulla frequenza e la diffusione della resistenza antimicrobica nell’ambiente rimangono insufficienti.

La Corte ha rilevato che, sia pur con progressi disomogenei, la maggior parte degli Stati membri dell’UE ha fatto un uso più prudente degli antibiotici veterinari, un fattore determinante nella lotta alla resistenza antimicrobica. La Corte fa presente, tuttavia, che l’uso di alcuni antimicrobici è ancora eccessivo. Per ovviare a talune note debolezze sono state emanate nuove norme UE per i medicinali veterinari e i mangimi medicati. Rimangono, tuttavia, alcune problematiche, quali le difficoltà incontrate dagli Stati membri nel raccogliere dati e lacune nel monitoraggio dei batteri resistenti negli alimenti e negli animali. Secondo la Corte, la futura politica agricola comune può offrire un’opportunità per rafforzare ulteriormente il quadro dell’UE per far fronte ai batteri multiresistenti.

Il bilancio dell’UE è un’importante fonte di finanziamenti per gli investimenti nella ricerca sulla resistenza antimicrobica. Ciononostante, non si rilevano ancora progressi decisivi nello sviluppo di nuove classi di antimicrobici. La Corte osserva inoltre che la Commissione non ha intrapreso una valutazione completa del proprio sostegno alla ricerca (pari al 99 % della spesa dell’UE concernente la resistenza antimicrobica). Infine, i fallimenti del mercato che scoraggiano la ricerca sulla lotta alla resistenza antimicrobica nel settore privato non sono stati ancora adeguatamente affrontati mediante iniziative concrete a livello dell’UE.

Basandosi sulle risultanze dell’audit svolto, la Corte formula una serie di raccomandazioni per migliorare la risposta dell’UE alla resistenza antimicrobica, in particolare:

• rafforzare il sostegno agli Stati membri;

• promuovere un uso prudente degli antimicrobici veterinari e un miglior monitoraggio della resistenza antimicrobica;

• rafforzare le strategie per stimolare la ricerca su questo problema nell’UE

Consulta la relazione (in italiano)

Fonte: Corte dei Conti Europea




Coronavirus di interesse veterinario

coronavirusIl nuovo coronavirus comparso a fine 2019 in Cina, ora chiamato Covid-19, dall’OMS  per evitare riferimenti a zone specifiche, animali o gruppi di persone, è il settimo coronavirus ad essere riconosciuto nell’uomo.

Ma anche negli animali sono presenti moltissimi coronavirus responsabili di malattie nei suini, nei polli, nei bovini, in animali selvatici e anche di infezioni senza alcuna sintomatologia come nei pipistrelli.

L’IZS della Lombardia e Emilia Romagna propone una breve rassegna dei Coronavirus di maggior interesse veterinario suddivisi per specie ospite