Nuovo coronavirus ed ecosistemi marini

E’ pubblicato su La Settimana Veterinaria n° 1161 del 21 ottobre 2020, il contributo del Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria dell’Università di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria, che ipotizza, “secondo il salvifico “principio di precauzione” e l’altrettanto benefico e salutare concetto della “One Health”, la possibilità di un “ciclo” dell’infezione da SARS-CoV-2 in ambiente marino, legato sia alla crescente contaminazione ambientale prodotta dall’innumerevole quantità di mascherine e altri DPI che vengono quotidianamente eliminati e smaltiti e nei quali potrebbe ancora albergare virus, sia al preoccupante dato secondo cui circa il 60% dei pazienti affetti da Covid-19 eliminerebbe per via fecale l’agente virale per ben 22 giorni.

“Sebbene delfini e balene non figurino ancora fra le specie sensibili (o resistenti) nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, andrebbe tuttavia sottolineato che il tursiope e la balena grigia rappresentano due specie cetologiche caratterizzate da un livello di similitudine/omologia di sequenza della molecola ACE-2 (il recettore grazie al quale il virus SARS-CoV-2 è in grado di entrare nelle cellule ospiti), rispetto all’analoga molecola umana, fra i più alti tra quelli finora osservati nei mammiferi. Ciò equivale a dire che l’infezione sarebbe biologicamente plausibile nelle due specie sopra citate” osserva Di Guardo.

“Sarebbe oltremodo auspicabile il ricorso a opportune indagini siero-epidemiologiche sugli esemplari di delfini e balene rinvenuti spiaggiati, al precipuo fine di verificare negli stessi anche l’eventuale presenza di anticorpi nei confronti di SARS-CoV-2, cosa altrettanto auspicabile per le diverse specie di mammiferi terrestri suscettibili all’infezione”

conclude il professore.

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COVID_19. Come contare i casi?

A maggio l’Associazione delle Scuole di Sanità Pubblica nella Regione Europea (ASPHER) ha pubblicato il documento “COME CONTARE I CASI? Concetti epidemiologici di base per comprendere l’epidemia di COVID-19”.

Esistono tante definizioni di epidemiologia: “lo studio delle malattie nelle popolazioni” è la più semplice e facile da ricordare. Gli epidemiologi probabilmente si chiederanno se è la più corretta anche nel cotesto della pandemia da COVID-19; ma quel che più conta è che non c’è mai stato un così grande interesse per i metodi epidemiologici come in questi mesi. Oggi tutti parlano di epidemiologia: matematici, statistici, geografi, filosofi, programmatori di computer, persino ragionieri e geometri che con i loro tweet contano i casi ed esprimono concetti, anche se non sempre in modo appropriato. Ci sono oggi alcuni modi di presentare i dati che speriamo ci aiutino a maturare nuove conoscenze per proteggere le persone e contenere la diffusione di questo insidioso virus. I principali quotidiani hanno creato ampi archivi di dati, spesso condivisi gratuitamente, talvolta pubblicati prima rispetto alle statistiche ufficiali. Chi avrebbe immaginato, qualche mese fa, che così tante persone avrebbero parlato di R0, di prevalenza, di letalità, di valori predittivi e di molti altri termini. Oggi i cultori storici dell’epidemiologia hanno il dovere di incoraggiare politici, giornalisti e altri stakeholders ad andare oltre la comprensione superficiale dei termini che stanno usando e riconoscerne alcune delle insidie, dei limiti e dei potenziali errori o bias.

È necessario quindi capire bene cosa intendiamo e cosa esprimiamo con questi termini.

I colleghi dell’Associazione delle Scuole di Sanità Pubblica nella Regione Europea (ASPHER) – la più antica associazione di sanità pubblica continentale di cui fa parte anche la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che ha curato la traduzione italiana – rappresentano i grandi motori di insegnamento della medicina preventiva, della metodologia epidemiologica e della sanità pubblica. Essi hanno promosso e redatto, in tempi brevissimi, questo sintetico compendio che potrà aiutare il personale sanitario, i giornalisti, i consulenti aziendali e altre parti, inclusi i cittadini, a sviluppare meglio le loro conoscenze e ad espandere il potere della scienza. Siamo tutti cittadini del mondo e dobbiamo fare la nostra parte nel controllare e prevenire l’ulteriore diffusione di questa pandemia. E, a riguardo, raccomandiamo la lettura e la consultazione “al bisogno” di questo agile glossario, tradotto in ben dieci lingue. 

Affermano nella presentazione dell’edizione italiana (curata da C. Signorelli, A. Odone, B. Frascella, L. Bellini)  Carlo Signorelli, Anna Odone e  John Middleton




Protocollo di gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 nelle strutture veterinarie universitarie

strutture veterinarie universitarieLa circolazione pandemica di SARS-CoV-2 è legata alla trasmissione da uomo a uomo. Tuttavia, alcune recenti evidenze, sia di natura osservazionale che sperimentale, hanno posto all’attenzione della comunità scientifica e delle autorità sanitarie, il tema della suscettibilità degli animali a SARS-CoV-2.

È stato infatti riportato che, occasionalmente, il virus può trasmettersi dall’uomo agli animali e probabilmente anche da animali a uomo.

Il  rapporto Rapporto ISS COVID-19 n. 52/2020 fornisce informazioni e raccomandazioni per medici veterinari, docenti, ricercatori e lavoratori, compresi quelli equiparati, delle strutture veterinarie universitarie italiane, quali ospedali didattici, laboratori e sale settorie, che a vario titolo e ruolo sono coinvolti nelle attività didattica, assistenziale e di ricerca.




Vendite medicinali veterinari contenenti sostanze antibiotiche

Farmaci veterinari

In concomitanza della pubblicazione del decimo rapporto annuale sulla sorveglianza europea delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici (Tenth ESVAC Report), predisposto dall’Agenzia Europea per i medicinali, è online anche la relazione contenente un ’analisi e i trend delle vendite di antimicrobici in Italia, per il periodo di riferimento 2017-2018.

In base alle rilevazioni, si conferma la tendenza alla diminuzione delle vendite totali, pari al 17,2% rispetto al 2016; una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 42% rispetto ai dati del 2010. La diminuzione è associata a una generale riduzione delle vendite della maggior parte delle classi terapeutiche, in particolare tetracicline, penicilline, sulfamidici, macrolidi e polimixine, come risultato di un impego costante all’utilizzo prudente degli antibiotici.

Un’attenzione particolare è rivolta a quelle classi di antibiotici considerate di importanza critica e incluse nella categoria B “Restrict” della categorizzazione AMEG (Antimicrobial Advice Ad Hoc Expert Group) e classificate tra gli Highest Priority Clinically Important Antimicrobials nella lista della World Health Organization (WHO), che rappresentano una piccola proporzione delle vendite totali (circa il 3%). La riduzione più evidente è sicuramente quella relativa alle vendite per la classe delle polimixine (66% nel 2017 e 48.3% nel 2018) rispetto al 2016, per una riduzione totale dell’82% se si considera il periodo 2010-2018. Altri cali significativi riguardano gli altri chinoloni, con un calo del 79% (rispetto all’anno 2011), i fuorochinoloni con una riduzione del 21,3% e le cefalosporine di 3ͣ e ͣ4 generazione con un ribasso del 3,1% rispetto al 2016. Si riscontra, infine, una contrazione del 18% delle vendite di agenti antimicrobici autorizzati in forme farmaceutiche impiegate per il trattamento di gruppo, attraverso la somministrazione in soluzioni (acqua di abbeverata, siero di latte, broda, ecc.), come mangimi medicati (premiscele) o il top dressing (polveri orali).

Il trend positivo dimostra l’efficacia delle azioni pianificate e attuate nel settore veterinario per il contrasto all’antimicrobico-resistenza, in particolare della promozione di un uso prudente degli antimicrobici. Tale dato, inoltre, rappresentando il punto di partenza per la verifica del raggiungimento dei target prefissati dal Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR 2017-2020), mostra come siano stati già superati alcuni indicatori nazionali fissati al 2020.

L’utilizzo del sistema informatizzato per la tracciabilità dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati, con la ricetta elettronica veterinaria obbligatoria dal 16 aprile 2019 nel nostro Paese, renderà più efficace il monitoraggio non solo delle vendite, ma soprattutto dell’effettivo consumo dei medicinali negli animali, permettendo di rinforzare le azioni di contrasto all’AMR.

Consigli su come leggere la relazione.

La stessa Agenzia sottolinea “I dati presentati non dovrebbero essere utilizzati da soli come base per stabilire le priorità nella gestione del fenomeno dell’AMR, ma dovrebbero essere presi in considerazione anche dati aggiuntivi, come ad esempio dati sulla produzione di animali per paese e sulla demografia animale, sui medicinali veterinari disponibili e altri fattori”. Soprattutto, l’Agenzia raccomanda di “non utilizzare tali dati per confrontare direttamente i paesi, poiché potrebbero essere necessarie informazioni e analisi più dettagliate”.

Consulta la relazione:

Dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti sostanze antibiotiche. Risultati del progetto ESVAC, Anni 2017 – 2018

L’EMA mette a disposizione un database interattivo ESVAC,accessibile agli operatori e a tutti i cittadini, che permette loro di conoscere i dati relativi alle vendite per specifici Paesi o per determinate classi di antimicrobici, così come personalizzare tabelle, mappe e grafici.

Fonte: Ministero della Salute




CoViD-19, One Health, One Ocean, and Veterinarians

ambiente, animale e uomoPubblichiamo la “Letter to the Editor”, dal titolo “CoViD-19, One Health, One Ocean, and Veterinarians”, scritta dal Prof. Giovanni Di Guardo e dal Prof.  Massimo Vignoli, entrambi docenti presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’ Universita’ di Teramo.

 

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Rischi emergenti e cambiamento climatico

logo-efsaUn’equipe internazionale di scienziati capeggiata dall’EFSA ha sviluppato una metodologia per individuare e definire i rischi emergenti per la sicurezza degli alimenti e dei mangimi, la salute delle piante e degli animali e la qualità nutrizionale rispetto ai cambiamenti climatici.

L’approccio – detto CLEFSA (“Il cambiamento climatico come motore dei rischi emergenti per la sicurezza degli alimenti e dei mangimi, la salute delle piante, degli animali e la qualità nutrizionale”) – è descritto in un nuovo rapporto, che include ‘schede di valutazione’ che caratterizzano i possibili effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere su una ampia serie di questioni relative alla sicurezza degli alimenti.

Entro il 2020 verrà organizzato un seminario online sui risultati del progetto.

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Vaccinazioni, occhio al morbillo!

Proponiamo la lettura della lettera del Prof. Giovanni Di Guardo, docente della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, pubblicata sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera il 12 giugno 2020

Caro Bsev, mentre i numeri della pandemia da SARS-CoV-2 – il coronavirus responsabile della CoViD-19 – hanno abbondantemente superato nel mondo i 7 milioni di casi con oltre 410.000 decessi, si stima che una percentuale oscillante fra il 3 ed il 5% della popolazione planetaria sia stata esposta al virus. Gli individui SARS-CoV-2-infetti (computando i casi d’infezione pregressi con quelli attuali) assommerebbero, pertanto, ad una cifra compresa fra i 240 e i 380 milioni. Mentre il virus avrebbe considerevolmente rallentato la propria corsa in Italia e in buona parte del Vecchio Continente, il tributo di vite umane pagato alla CoViD-19 continua ad essere particolarmente drammatico, se non addirittura in preoccupante escalation, in Paesi quali USA, Brasile, Peru’, Messico, India ed altri ancora. Proiettando un siffatto scenario nelle settimane e nei mesi a venire, e’ da ritenere oltremodo plausibile – soprattutto in quei Paesi ove SARS-CoV-2 avesse fatto la propria comparsa in epoca piu’ recente e/o che non avessero applicato in maniera rigorosa le draconiane quanto salvifiche e ben note misure di “lockdown” e di contenimento del virus – una progressiva, ulteriore espansione dei casi d’infezione nella popolazione generale. Considerata la rilevanza dei pazienti asintomatici nella trasmissione del virus, che fa il paio con l’elevata prevalenza dell’infezione negli stessi, e’ importante valutare la percentuale di individui che nel tempo l’hanno acquisita. A questa finalita’ rispondono le indagini siero-epidemiologiche che, attraverso il rilievo di anticorpi anti-SARS-CoV-2, ci dicono quanto il virus abbia circolato nella popolazione generale. Ciononostante non sappiamo ancora per quanto tempo persista l’immunita’ e quale sia il tasso anticorpale in grado di conferire un’efficace protezione nei confronti del virus. Mai dismettere, quindi, la vaccinazione per il morbillo, una malattia che puo’ cancellare l’immunita’ verso altri agenti.

Giovanni Di Guardo




14ª Giornata mondiale della rabbia

workshop rabbiaIl 28 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale contro la rabbia, iniziativa lanciata da Global Alliance for Rabies Control fin dal 2006 con lo scopo di sensibilizzare e richiamare l’attenzione sull’impatto della rabbia sulla salute pubblica e di promuovere la prevenzione e le strategie di controllo della malattia, con il supporto attivo di OMS, OIE, FAO.

Nel 2015 le 4 organizzazioni hanno avviato il piano strategico globale “Zero by 30” per porre fine alle morti umane da rabbia trasmessa dai cani entro il 2030

La rabbia è  una encefalite virale zoonosica,  classificata fra le malattie tropicali neglette, presente in oltre 150 paesi e territori, di solito fatale quando appaiono i sintomi. La rabbia trasmessa dai cani rappresenta circa il 99% dei casi di rabbia umana e si stima che 59.000 persone ne muoiano ogni anno, colpendo soprattutto i bambini di età inferiore a 15 anni.

Tuttavia è prevenibile al 100% se si assicura l’accesso a trattamenti salva vita dopo il morso di un cane; e vaccinando i cani per ridurre i rischi e alla fine eliminare la malattia alla sua fonte animale. Porre fine alle morti umane da rabbia richiede il rafforzamento dei servizi sanitari per la salute umana e per quella animale, e un maggiore impegno a livello politico.

Per questi motivi lo slogan della 14ª giornata mondiale è “End Rabies: Collaborate, Vaccinate” per sottolineare i 3 temi chiave:

Porre fine alla rabbia: rafforzare gli impegni per portare a compimento gli obiettivi del piano “Zero by 30”

Collaborare: è necessario incentivare la collaborazione a livello internazionale, nazionale e locale per eliminare la rabbia, soprattutto tenendo presente che si tratta di una malattia che non conosce confini.  

Vaccinare: la vaccinazione dei cani è fondamentale per prevenire la rabbia alla sua fonte in modo da poter raggiungere l’eliminazione

 




Sistema nazionale di sorveglianza delle arbovirosi, i dati al 31 agosto 2020

artropodiSono stati pubblicati sul sito epicentro.iss.it i rapporti del Sistema di sorveglianza nazionale integrata delle arbovirosi relativi al periodo 1 gennaio-31 agosto 2020.

Le arbovirosi sono malattie causate da virus trasmessi da vettori artropodi (come per esempio zanzare, zecche e flebotomi) tramite morso/puntura. Interessano sia l’uomo che gli animali.

In Italia, sono soggette a sorveglianza speciale:

  • Chikungunya
  • Dengue
  • Zika
  • West Nile
  • Usutu
  • Encefalite da zecca (Tbe)
  • infezioni neuro-invasive da virus Toscana

Durante gli 8 in questione il sistema di sorveglianza ha segnalato:

Per West Nile e Usutu virus: per i dati sulle infezioni da West Nile e Usutu virus consulta la pagina dedicata




RASFF, Relazione sul sistema di allerta rapido europeo per alimenti e mangimi, dati 2019

Il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi in ambito europeo (RASFF) consente di notificare, in tempo reale, i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia.

La Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione ha redatto anche quest’anno un rapporto riguardante le principali problematiche sanitarie emerse nel corso dell’anno 2019, mettendo in evidenza i principali rischi notificati dai Paesi membri.

Nel corso dell’anno le notifiche pervenute attraverso il RASFF sono state 4000, a fronte delle 3.622 segnalazioni del 2018 e rappresentano il picco più elevato raggiunto negli ultimi vent’anni.

Delle 4000 notifiche pervenute:

  • 3506 hanno riguardato l’alimentazione umana (3622 nel 2018)
  • 322 l’alimentazione animale (313 nel 2018)
  • 172 i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti – MOCA (138 nel 2018).

Tra le notifiche ricevute:

  • 1478 si riferiscono a prodotti in importazione respinti ai confini (pari al 36,9%) e non distribuiti sul mercato europeo
  • 1145 sono state notifiche di Allerta (pari al 28,6%) e hanno riguardato prodotti distribuiti sul mercato
  • le restanti notifiche riguardano informazioni (852 informazioni per attenzione e 525 informazioni per follow up).

Per approfondire:

Fonte: Ministero delle Salute