Salute: scoperta la struttura del virus Nipah

Per la prima volta è stata mappata la struttura di un componente chiave del virus Nipah. A riuscirci gli scienziati della Harvard Medical School e della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Cell per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Rachel Fearns e Jonathan Abraham, ha analizzato uno dei componenti più rilevanti dell’agente patogeno, trasmesso dai pipistrelli e responsabile di numerose ondate di epidemie. Identificato per la prima volta nel 1999, il Nipah può contagiare suini ed esseri umani, e non è ancora associato a una terapia o un trattamento efficaci. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il virus Nipah un patogeno prioritario, oggetto di analisi e approfondimenti. Nei casi più gravi, l’infezione può causare gravi malattie respiratorie ed encefalite, potenzialmente associate a deficit neurologici e decesso. Il virus è letale per il 40-75 per cento degli ospiti che lo contraggono

Nell’ambito dell’indagine, gli autori si sono concentrati su una sezione virale, chiamata complesso della polimerasi virale, un gruppo di proteine ​​che il virus usa per copiare il suo materiale genetico, diffondersi e infettare le cellule. Per la prima volta, gli studiosi hanno ottenuto un quadro tridimensionale dettagliato di questo componente e delle sue caratteristiche principali. Comprendere la struttura e il comportamento di questa sezione, sottolineano gli esperti, permette di ricostruire il modo in cui il patogeno si moltiplica all’interno dell’ospite. Questi risultati rappresentano il primo passo fondamentale verso lo sviluppo di trattamenti e vaccini specifici. Una volta elaborata la struttura dell’enzima, i ricercatori hanno esaminato più da vicino il modo in cui le diverse parti influenzino le varie funzioni. Il team ha condotto due tipologie di esperimenti. In primis, è stata purificata la polimerasi per determinare la struttura tramite microscopia crioelettronica. Successivamente, gli studiosi hanno indotto mutazioni nella polimerasi per valutare quali cambiamenti influenzassero la funzione e in che modo.

“Il nostro lavoro – afferma Heesu Kim, ricercatore del laboratorio di Fearns – fornisce approfondimenti critici che hanno il potenziale per informare lo sviluppo di antivirali ad ampio spettro. I nostri colleghi della Georgia State University hanno progettato un farmaco orale promettente, che sembra contrastare efficacemente i virus correlati al Nipah, ma non l’agente patogeno stesso”. Il gruppo di ricerca ha quindi valutato se alcune modifiche strutturali potessero migliorare la capacità del principio attivo di legarsi al virus. Questo approccio ha permesso agli autori di identificare una porzione specifica della polimerasi virale che potrebbe diventare un bersaglio del farmaco. Ciò, concludono gli scienziati, potrebbe quindi informare la progettazione di inibitori a piccole molecole che interrompono la polimerasi virale e rendono il virus Nipah suscettibile al trattamento. 

Fonte: AGI




ECM, a fine anno scade il triennio formativo. Il punto su sanzioni e abbuoni

EcmIl 31 dicembre 2025 scade il triennio formativo entro il quale i professionisti sanitari, odontoiatri ed igienisti dentali inclusi, devono raccogliere i crediti formativi previsti dal Sistema di Educazione Continua in Medicina (ECM). Lo ricorda un articolo di Odontoiatria33 che evidenzia come il triennio formativo attuale, 2023-2025, introduca una novità significativa riguardante l’assolvimento dell’obbligo formativo e le conseguenze in caso di inadempienza: ovvero la non copertura da parte dalla propria compagnia assicurativa per quanto riguarda l’RC Professionale se non si raccolgono almeno il 70% dei crediti obbligatori.

Obbligo ECM e scadenza del triennio formativo

Per il triennio 2023-2025, l’obbligo formativo per i professionisti sanitari è confermato in 150 crediti ECM, salvo eventuali esoneri, esenzioni o riduzioni. Di fatto quasi nessuno dovrà raccogliere i 150 crediti, mediamente sono da raccoglierne circa 70, ne parliamo in questo approfondimento.

Sanzioni e abbuoni

Fino al 31 dicembre 2025 (ma in realtà se ne parlerà ad aprile visto che i provider hanno 90 giorni di tempo per registrare i crediti) le sanzioni sono state di fatto sospese. In realtà, la delibera della Commissione ECM non prevede la sospensione delle sanzioni (essendo le sanzioni definite per legge non potrebbe farlo) ma la possibilità, fino a fine 2025, di effettuare nella propria area riservata sul portale CoGeAPS, lo spostamento dei crediti raccolti negli eventi frequentati nel 2023 al triennio precedente (2020-2022), se si ha la necessità di mettersi in pari e i crediti da spostare.

Implicazioni per la copertura assicurativa

La vera novità rilevante di questo triennio (salvo modifiche legislative) riguarda l’efficacia delle polizze di Responsabilità Civile Professionale (RC professionale). A partire dal 1° gennaio 2026, l’efficacia di queste polizze sarà condizionata all’assolvimento di almeno il 70% dell’obbligo formativo individuale nel triennio precedente. Ciò significa che, per il triennio 2023-2025, i professionisti dovranno aver conseguito almeno 105 crediti ECM (pari al 70% di 150) per garantire la validità della propria copertura assicurativa se non hanno abbuoni da rivendicare. Ma molto probabilmente basterà aver raccolto una cinquantina di crediti in tre anni, ovvero quanto ne rilascia un corso FAD annuale come quelli abbinati all’abbonamento a Dental Cadmos.

 

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Fonte: doctor33




Collana Manuali “Pratiche agroecologiche nell’allevamento bovino”: download gratuito!

Un team di medici veterinari, agronomi e dottori forestali – tra i quali i creatori di questo sito web – esplorano le potenzialità applicative delle logiche agroecologiche nel contesto della zootecnia moderna. Facendo leva su esperienze di campo già operative in Italia, gli autori presentano percorsi innovativi, in linea con i principi delle politiche “One Health” che stanno guidando il rinnovamento dell’approccio ad una produzione agrozootecnica che garantisca, allo stesso tempo, la Salute dell’Uomo, degli Animali e dell’Ambiente. Percorsi che, in contemporanea, permettono di rendere più efficienti i processi zootecnici nonché di migliorare nettamente la loro sostenibilità economica.

La Collana – nata dall’elaborazione dei contenuti di una serie di corsi di formazione promossi da Veneto Agricoltura per i consulenti agricoli nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto –  si compone di 6 volumi e tratta sia le basi teoriche sia i metodi di applicazione sul terreno delle pratiche agroecologiche nell’allevamento del bovino da latte e da carne, aprendo così spazi per un dialogo virtuoso e costruttivo tra i diversi operatori del settore, con l’obiettivo di facilitare il confronto e la reciproca contaminazione tra sistemi produttivi basati su tecniche ed organizzazione differenti, per raggiungere la comune meta del soddisfacimento dei fabbisogni alimentari dell’Umanità nel rispetto degli equilibri ecologici attuali e futuri del nostro Pianeta. Completano l’opera una serie di video che, quasi fossero dei casi-studio, esplicitano ulteriormente la concreta fattibilità della transizione verso una zootecnia agroecologica.

(Tutti i files sono scaricabili GRATUITAMENTE seguendo gli specifici link)

Fonte: allevareinagricoltura.com




Una ricerca dell’IZSPLV sulla salute dei serpenti selvatici premiata al “Game of Research”

L’IZSPLV ha condotto un’indagine nazionale su Ophidiomyces ophiidicola, agente eziologico dell’ofidiomicosi, una patologia emergente che minaccia la biodiversità dei serpenti. in alcune popolazioni di ofidi statunitensi questa patologia è associata ad una aumentata mortalità. Lo studio ha analizzato centinaia di campioni tra recenti e storici, provenienti da quasi tutte le regioni italiane, rilevando il patogeno in cinque specie diverse. I dati ottenuti sottolineano sia la diffusione attuale sia la presenza storica di questa micosi in Italia, evidenziando la necessità di un monitoraggio standardizzato e di strategie di conservazione mirate.

I risultati del lavoro sono stati presentati nel corso della quarta edizione del Game of Research una giornata di condivisione e divulgazione scientifica dedicata alle Scienze Veterinarie, che è stata ospitata dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino.

Il contributo proposto dall’IZSPLV Ophidiomyces ophiidicola and Ophidiomycosis: occurrence and distribution in free-ranging Italian snakes since the mid-20th century, è stato presentato da Matteo Riccardo Di Nicola e Pierluigi Acutis ed è stato premiato quale seconda migliore tra le “presentazioni orali”.

Questo riconoscimento conferma il valore della ricerca e l’impegno da parte dell’IZSPLV nella tutela dell’erpetofauna selvatica, che contribuisce alla diffusione di una maggiore consapevolezza sulle patologie emergenti che minacciano gli ecosistemi.

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Fonte: IZS Piemonte Liguria Valle d’Aosta




Un quarto degli animali d’acqua dolce a rischio estinzione

Inquinamento, dighe, agricoltura intensiva, specie invasive. E così rischiamo di perdere la bellezza di 23mila specie che vivono negli ecosistemi d’acqua dolce, quasi un quarto del totale. Sarebbe un duro colpo alla biodiversità: a lanciare l’allarme è un gruppo di scienziati della International Union for Conservation of Nature (Iucn), un’organizzazione non governativa internazionale con sede in Svizzera, in uno studio appena pubblicato sulle pagine della rivista Nature. Gli autori auspicano che i risultati del loro lavoro spronino e aiutino i decisori a intraprendere al più presto tutte le azioni necessarie a preservare la biodiversità delle acque dolci e scongiurare il pericolo di estinzione delle specie a rischio.

“Gli ecosistemi di acqua dolce”, scrivono i ricercatori nello studio, “sono ricchissimi di biodiversità e rappresentano un mezzo di sussistenza e di sviluppo economico per molte popolazioni umane, e sono attualmente sottoposti a uno stress molto elevato”. La maggior parte delle valutazioni finora compiute sulle specie a rischio di estinzione, però, non si erano concentrate su quelle che vivevano nelle acque dolci, e ciò ha parzialmente condizionato le politiche di conservazione.

“Finora, le politiche ambientali e le definizioni delle priorità di conservazione sono state stabilite soprattutto sulla base dei dati relativi ai tetrapodi terrestri. Abbiamo le prove che questi dati non sono sufficienti a rappresentare le esigenze delle specie di acqua dolce né a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati in fatto di biodiversità”. Tutelare questa biodiversità è particolarmente importante: le acque dolci ospitano, infatti, oltre il 10% di tutte le specie viventi conosciute, e molte di esse svolgono un ruolo fondamentale per il ciclo dei nutrienti, per il controllo delle inondazioni e per la mitigazione dei cambiamenti climatici.

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Fonte: repubblica.it




ISS – Influenza aviaria, cosa sapere

issChe cos’è l’influenza aviaria? Perché se ne parla?
Con il termine influenza aviaria si definisce una infezione virale che si verifica principalmente negli uccelli. In particolare, gli uccelli selvatici, soprattutto acquatici, sono il veicolo principale di diffusione di questi virus, che poi possono essere trasmessi, ad esempio, agli animali da allevamento, provocando danni economici ingenti, e, sporadicamente, all’uomo. I virus aviari hanno una grande capacità di mutare e, recentemente, alcuni di questi ceppi virali sono stati trasmessi anche ai mammiferi, tra cui bovini, e animali da compagnia, in particolare gatti.

Negli ultimi mesi si è parlato molto dei virus aviari, soprattutto per i diversi focolai che si stanno verificando negli USA, che coinvolgono in particolare gli allevamenti di bovini da latte, con centinaia di casi negli animali e alcune decine di contagi nell’uomo, generalmente con sintomatologia lieve, associata per lo più a congiuntivite e talvolta a sintomi che coinvolgono le vie respiratorie superiori (qui la pagina del CDC con gli ultimi aggiornamenti sul tema). Lo scorso 6 gennaio il CDC statunitense ha segnalato il primo decesso in una persona ricoverata per influenza aviaria in Luisiana.
Al momento in Italia non si segnalano infezioni in allevamenti di bovini, mentre, come accade ormai da diversi anni, ci sono stati focolai in allevamenti di volatili analogamente ad altri paesi europei (qui i bollettini periodici dell’ECDC).

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Fonte: ISS




L’afta epizootica torna in Germania dopo oltre tre decenni di assenza

L’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH) ha diffuso l’informazione circa la notifica da parte della Germania di un focolaio di afta epizootica (FMD) nel Brandeburgo, nel nord della Germania. Questo è il primo caso di FMD nel paese dal 1988, come riportato ufficialmente dal Ministro dell’Agricoltura.

Il laboratorio di riferimento nazionale, Friedrich-Loeffler-Institut (FLI), ha identificato il sierotipo O del virus FMD in tre bufali d’acqua nel distretto di Märkisch-Oderland. Questi bufali, infettati dalla FMD, sono successivamente deceduti. Le autorità locali stanno collaborando con specialisti per indagare sull’origine del focolaio. Come parte della risposta, tutti i 14 bufali dell’allevamento colpito sono stati abbattuti e distrutti. I servizi veterinari competenti del Ministero e le autorità veterinarie locali hanno adottato tutte le misure necessarie per contenere la malattia.

Il virus FMD non rappresenta un rischio per gli esseri umani.

Sebbene i virus FMD siano comunemente presenti in Medio Oriente e in Asia, l’origine precisa e la via d’ingresso in Germania rimangono al momento sconosciute.

La banca antigeni tedesca per la FMD, istituita specificamente per emergenze come questo focolaio, contiene vaccini adeguati contro il virus. Una volta attivata dai Länder, la banca può rapidamente produrre i vaccini necessari.

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Fonte: IZS Teramo




C’è una formula per capire se la specie invasiva avrà successo

Una formula per prevedere se una specie invasiva riuscirà a stabilirsi in un nuovo ecosistema. È il frutto di uno studio guidato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e pubblicato su Nature Ecology and Evolution. incentrato sulla determinazione del successo o meno di un’invasione da parte di una nuova specie.

Nelle comunità naturali, gli ecologi hanno ipotizzato che più un ecosistema è diversificato, più resisterà a un’invasione, perché la maggior parte delle nicchie ecologiche sarà già occupata e poche risorse saranno rimaste per un invasore. Tuttavia, sia nei sistemi naturali che in quelli sperimentali, gli scienziati hanno osservato che questo non è sempre vero: mentre alcune popolazioni altamente diversificate sono resistenti all’invasione, altre popolazioni altamente diversificate hanno maggiori probabilità di essere invase.

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Fonte: repubblica.it




Ragno violino. Questionario sulla conoscenza della specie e delle sue problematiche sanitarie

Le numerose segnalazioni da parte dei cittadini, relative a presunti o effettivi avvistamenti del ragno violino, hanno spinto l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT) a indagare attraverso un questionario strutturato la conoscenza di questa specie e delle sue problematiche sanitarie diffusa tra la popolazione.

Il questionario è anonimo e composto da 29 domande, articolate in 5 sezioni:

  • dati socio-demografici
  • conoscenze sul ragno violino
  • problematiche sanitarie legate alla specie
  • misure preventive e strategie di controllo
  • consapevolezza e gestione del rischio

L’obiettivo dell’iniziativa è anche quello di contenere l’allarmismo, fornendo informazioni scientificamente fondate per permettere di comprendere meglio i rischi e le modalità di prevenzione che il contatto con il ragno violino può comportare. Al termine del questionario è possibile infatti consultare e scaricare una brochure informativa sul ragno violino predisposta da esperti di IZSLT in collaborazione con Salute Lazio.

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Fonte: IZS Venezie




Zoonosi e nuove patologie si battono con sorveglianza e informazioni condivise

I sistemi di sorveglianza sono necessari per controllare la diffusione delle malattie emergenti, tra cui le nuove zoonosi, per poter intervenire precocemente. “La situazione attuale, però, nonostante tutti gli sforzi non è ancora sufficiente e la dimostrazione è rappresentata dagli eventi che, negli ultimi anni, hanno colpito duramente anche in Italia”, spiega Gaddo Francesco Vicenzoni, già direttore della struttura complessa territoriale di Verona e Vicenza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Importante, sottolinea, mantenere viva la memoria di quanto accaduto e stabilire una modalità di sorveglianza davvero efficiente al fine di ridurre i rischi pandemici, gli eventuali spillover, e la comparsa e trasmissione di nuove malattie negli animali per intervenire precocemente.

Su Covid-19 si poteva agire prima

“Pensiamo alla pandemia Covid-19 che ha mietuto molte vittime a partire da marzo 2020. Ora sappiamo che un bambino di 4 anni ricoverato in un ospedale milanese a novembre 2019 con tosse, rinite e iniziale diagnosi sospetta di morbillo in realtà era stato colpito dal virus Sars-CoV-2 come emerso successivamente dall’analisi dei campioni biologici prelevati (Amendola A et al. Emerg Infect diseases, 2021). Tre mesi in anticipo rispetto al primo caso autoctono ufficiale segnalato il 20 febbraio 2020 e un mese prima dell’alert rilasciato dalle autorità cinesi.

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Fonte: aboutpharma.com