Pesticidi negli alimenti: presentati gli ultimi dati

Pubblicato l’ultimo rapporto sui residui di pesticidi negli alimenti nell’Unione europea, uno spaccato dei tenori di residui riscontrati nell’intero territorio in un paniere di prodotti di largo consumo. 

Nel 2019 sono stati analizzati complessivamente 96 302 campioni di alimenti, dei quali il 96,1% è risultato nei limiti di legge. Quanto al sottoinsieme di 12 579 campioni analizzato in base al programma di controllo coordinato dall’UE (EUCP) si è riscontrato che era nei limiti di legge il 98% di essi.

L’EUCP ha analizzato campioni presi a caso in 12 prodotti alimentari: mele, cavoli cappuccio, lattuga, pesche, spinaci, fragole, pomodori, avena in chicchi, orzo in chicchi, vino (rosso e bianco), latte vaccino e grasso di maiale. Di questi campioni:

  • 6 674, ovvero il 53%, sono risultati privi di residui quantificabili;
  • 5 664, ovvero il 45%, contenevano uno o più residui in concentrazioni inferiori o pari ai limiti ammessi;
  • il 2% infine, cioè 241 campioni, conteneva residui eccedenti il massimo di legge, dei quali l’1% è stato sottoposto a misure legali.

Il programma coordinato utilizza a rotazione triennale panieri di prodotti analoghi, in modo da poter individuare per prodotti specifici tendenze in aumento o diminuzione. Rispetto al 2016 il tasso di sforamento risulta diminuito per pesche (da 1,9% a 1,5%), lattuga (da 2,4% a 1,8%), mele (da 2,7% a 2,1%) e pomodori (da 2,6% a 1,7%); aumentato invece per fragole (da 1,8% a 3,3%), cavoli cappuccio (da 1,1% a 1,9%), uva da vino (da 0,4% a 0,9%) e grasso di maiale (da 0,1% a 0,3%). Come nel 2016 non risultano sforamenti nel latte vaccino.

L’EFSA ha tradotto le risultanze del programma coordinato in grafici e diagrammi disponibili sul proprio sito web, rendendo i dati più accessibili ai non specialisti.

Oltre ai dati armonizzati e confrontabili raccolti nell’ambito del programma coordinato UE, il rapporto annuale dell’EFSA utilizza anche i dati provenienti dalle attività di controllo nazionali dei singoli Stati membri dell’UE, della Norvegia e dell’Islanda.

Questi programmi nazionali di controllo sono mirati sul rischio, quindi su prodotti con presenza probabile di residui di pesticidi o nei quali siano state individuate violazioni delle norme negli anni precedenti. Essi forniscono  informazioni importanti ai gestori del rischio ma, a differenza dei dati provenienti dal programma coordinato dall’UE, non forniscono un quadro statisticamente rappresentativo dei livelli di residui che ci si aspetterebbe di trovare negli alimenti in vendita in Europa.

Nell’ambito dell’analisi dei risultati l’EFSA ha effettuato anche una valutazione dei rischi alimentari. Tale analisi suggerisce che i prodotti alimentari analizzati nel 2019 abbiano poca probabilità di rappresentare un problema per la salute dei consumatori. Vengono tuttavia avanzate alcune raccomandazioni per aumentare l’efficienza dei sistemi di controllo europei, al fine di garantire come sempre un elevato livello di tutela dei consumatori.

Fonte:  EFSA




Interventi Assistiti con gli Animali, report sulla normativa regionale italiana

Interventi assistiti con gli animaliÈ disponibile online il report riassuntivo riguardante la regolamentazione da parte delle Regioni e delle Province Autonome del settore degli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) elaborato dal Centro di referenza nazionale per gli IAA.

Questo documento ha lo scopo di rendere più agevole la consultazione dei punti chiave dei provvedimenti attuativi che le singole amministrazioni hanno emanato successivamente all’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del 25/03/2015 al fine di applicare efficacemente sul proprio territorio le “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”.

Questa prima versione, aggiornata a febbraio 2021, riporta in sintesi i contenuti dei provvedimenti regionali raggruppati nei macro-argomenti: formazione, figure sanitarie e operatori, centri e strutture; corredati da indicazioni sulla presenza o meno di elenchi dedicati e modulistica. Inoltre per ogni singola regione/provincia autonoma e norma sono linkati i siti e le normative complete, facilitando così l’accesso agli interessati.

Tale report funge da supporto sia per chi si sta approcciando agli IAA sia per chi già vi opera, verrà periodicamente aggiornato dal CRN IAA e sarà consultabile/scaricabile dall’indirizzo: 10.5281/zenodo.4636864

Visualizza il report »

Fonte: IZS Venezie




Covid-19: in Italia la ‘variante inglese’ all’86,7% Il 4,0% dei casi con quella ‘brasiliana’

In Italia al 18 marzo scorso la prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 era del 86,7%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 63,3% e il 100%. Per quella ‘brasiliana’ la prevalenza era del 4,0% (0%-32,0%), mentre le altre monitorate sono sotto lo 0,5%. La stima viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, che fa seguito a quelle diffuse nelle scorse settimane da cui era emersa una maggior trasmissibilità per la variante ‘inglese’ del 37%.

Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del Ministero della Salute dello scorso 17 marzo. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni/PPAA in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e se possibile per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine le 21 Regioni/PPAA e complessivamente 126 laboratori.

Queste le principali riflessioni emerse dalla survey

  • La rilevazione della variante lineage B.1.1.7 (la cosiddetta ‘inglese’) nella totalità delle Regioni/PPAA partecipanti è indicativa di una sua ampia diffusione sul territorio nazionale. La prevalenza nazionale della variante lineage B.1.1.7 stimata nella indagine rapida precedente del 18 febbraio pari a 54% è ora pari a 86.7%.
  • La variante lineage P.1 (la cosiddetta ‘brasiliana’) ha mantenuto una prevalenza pari al 4% (nella precedente era pari a 4.3%); ma nell’indagine precedente era stata segnalata in Umbria, Toscana e Lazio, nell’indagine del 18 marzo anche in Emilia-Romagna e in diminuzione nel numero totale in Umbria e in aumento, invece, nel Lazio.
  • Al fine di contenerne ed attenuarne l’impatto sulla circolazione e sui servizi sanitari è essenziale, mantenendo le misure di mitigazione in tutto il Paese nel contenere e ridurre la diffusione del virus SARS-CoV-2 mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt a valori <1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi.
  • Fonte: ISS



Meduse, cibo sostenibile del futuro?

L’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche ha raccolto nel volume European Jellyfish CookBook”, edito da Cnr Edizioni, le prime ricette “stellate” in stile occidentale a base di meduse, il cui uso alimentare non è ancora autorizzato. Il libro viene presentato lunedì 29 marzo in un evento on line: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche a preziosa risorsa

 Piatto tradizionale in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico, le meduse in Europa non sono ancora autorizzate per uso alimentare. Eppure, sono una fonte di proteine, povere di calorie e di grassi, contengono elementi preziosi come aminoacidi, magnesio e potassio, hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. E potrebbero essere anche golose, suggeriscono gli chef coinvolti nel volume “European Jellyfish CookBook – Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”, edito da Cnr Edizioni – Unità Comunicazione relazioni con il pubblico e curato da Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce nell’ambito del progetto europeo “GoJelly”.

Il libro – consultabile come flipbook al link https://doi.org/10.48257/BLE-001 e scaricabile gratuitamente in italiano e in inglese – viene presentato al pubblico lunedì 29 marzo con un evento on line trasmesso in diretta a partire dalle 17 sui  canali Facebook e YouTube dell’Unità Comunicazione e Relazioni con il pubblico: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche di tutti i bagnanti a potenziale risorsa. L’evento, presentato dalla responsabile dell’Unità Comunicazione e relazioni con il pubblico – Cnr Edizioni Silvia Mattoni e moderato dal giornalista della redazione economica del Tg2 Rai Umberto Gambino, vede la presenza dei ricercatori italiani del team Go Jelly e degli chef internazionali Gennaro Esposito, Fabiano Viva, Kit Mak e Pasquale Palamaro. Partecipano, inoltre, Stefano Piraino docente di Zoologia dell’Università del Salento e Rosalba Giugni, presidentessa della onlus Marevivo, impegnata nel progetto. Il programma dell’evento è consultabile al link https://www.cnr.it/it/evento/17174.

“Dobbiamo subito precisare che l’uso alimentare delle meduse in Italia e in Europa non è ancora autorizzato al momento della pubblicazione di questo libro. Il regolamento UE sui nuovi alimenti richiede infatti una autorizzazione o notifica della Commissione Europea, per l’immissione sul mercato all’interno dell’Unione di un alimento tradizionale proveniente da un Paese terzo”, spiega Antonella Leone (Cnr-Ispa), ricercatrice impegnata nel progetto per l’Italia. I “nuovi alimenti” o nuovi ingredienti alimentari non devono essere dannosi per la salute pubblica. “Dopo la valutazione della domanda da parte della Commissione e l’opinione favorevole dell’EFSA (Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare) le meduse potranno essere commercializzate e consumate. L’immissione sul mercato all’interno dell’Unione potrebbe essere facilitata laddove ne sia stato dimostrato il consumo per almeno 25 anni come parte della dieta abituale di un numero significativo di persone, in almeno un Paese terzo”. Per quanto riguarda le meduse, i richiedenti dovrebbero pertanto poter optare per una procedura più rapida e semplificata a patto che non vengano espresse obiezioni di sicurezza debitamente motivate.

“Da anni, attraverso il progetto Go Jelly finanziato nell’ambito del Programma Horizon 2020, la comunità scientifica internazionale è impegnata nello studio delle meduse come risorsa sostenibile”, prosegue Leone. “Come Cnr-Ispa, in particolare, indaghiamo le caratteristiche biochimiche, nutraceutiche e nutrizionali delle meduse mediterranee ed europee con l’obiettivo di promuoverne l’utilizzo in campo alimentare, studiando anche nuovi e più salubri processi alimentari che elimino l’uso di composti tossici come l’allume presente nel processo tradizionale asiatico”. Oggi, con i mari sempre meno pescosi e la presenza sempre più numerosa di meduse in tutti gli oceani e mari del pianeta – dovuta in parte al sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche, e in parte a fattori quali l’aumento delle temperature dell’acqua e l’acidificazione degli oceani – si profila l’opportunità di utilizzarle come “novel food” anche in Occidente: “In estremo Oriente questi animali sono utilizzati da oltre 2.000 anni, con un impatto significativo anche sull’economia. Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale – a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente – individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è, infatti, una sfida inevitabile”, aggiunge la ricercatrice.

Dalle semplici meduse marinate o in carpaccio al più sofisticato piatto di medusa con falso caviale, dalle zuppe alle abbinate con pasta o noodles, l’evento del 29 marzo sarà l’occasione per illustrare alcune delle ricette originali proposte nel libro, che fanno capire come l’inclusione delle meduse nella nostra dieta possa essere vincente anche sotto il profilo del gusto. Tra gli obiettivi del progetto “GoJelly”, anche la possibilità di utilizzare le enormi quantità di biomasse che le meduse forniscono in altri settori: ad esempio nel settore cosmetico – grazie alla quantità di collagene contenuta in tali organismi – o per la produzione di filtri per microplastiche per il trattamento delle acque reflue, fino al loro utilizzo per la realizzazione di fertilizzanti “bio” o mangimi.

Fonte: CNR




Capua: “Ecco cosa serve per vaccino universale”

L’attuale campagna di vaccinazione contro Sars-CoV-2 presenta molte sfide, una delle quali è il mantenimento della catena del freddo per la distribuzione e lo stoccaggio dei vaccini disponibili che vanno conservati a temperature che oggi non permettono una consegna a domicilio o, idealmente, auto-somministrati. Quindi per arrivare al vaccino universale, chiesto da molti Paesi, è necessario sviluppare la termostabilità dei vaccini anti-Covid”. Lo sottolinea la virologa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’università della Florida, in una lettera pubblicata su ‘Lancet’.

Capua analizza i motivi che hanno rallentato lo sviluppo di vaccini termostabili. “I paesi ad alto reddito non erano realmente interessati e impegnati nello sviluppo di vaccini termostabili, perché non ci si aspettava che questa caratteristica diventasse un ostacolo così importante durante una pandemia.  La domanda reale per avere vaccini termostabili, sia in veterinaria che in medicina umana, proviene dai paesi a basso e medio reddito e, sebbene supportata anche dalle organizzazioni internazionali, non è mai stata considerata una prioritaria tale da diventare una delle caratteristiche ricercate da chi sviluppa i vaccini, dall’industria agli enti di finanziamento“.

Forse investire nei bisogni globali, che includono le necessità delle persone più povere, avrebbe giovato all’intera umanità nell’affrontare la pandemia Covid-19. Ora è il momento di ridefinire le priorità dei urgenti nello sviluppo dei vaccini che sono essenziali per sfruttare appieno il potere delle campagne di immunizzazione in diverse circostanze da quelle epidemiologiche, geografiche e logistiche” conclude Capua




Di Guardo: usiamo troppi antibiotici, ci saranno conseguenze

AntibioticoresistenzaSecondo un recente rapporto dell’OMS, nonostante il 15% dei pazienti con forme lievi o medio-gravi di Covid-19 necessiti della loro somministrazione, gli antibiotici sarebbero stati assunti dai tre quarti di essi, andando inevitabilmente ad alimentare l’antibiotico resistenza.

Ne parla, in un lettera pubblicata da Il Corriere della Sera, il Prof. Giovanni Di Guardo, già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo.

Andando avanti di questo passo, è probabile che buona parte, se non addirittura l’intero arsenale dei farmaci attualmente disponibili per combattere le infezioni batteriche, annovererà al proprio interno, di qui a breve, solo armi spuntate!

Afferma Di Guardo.




Trasparenza nella valutazione del rischio: una nuova era incomincia

logo-efsaNuove regole sulla trasparenza e la sostenibilità sono destinate a ridisegnare  il modo in cui l’EFSA svolge il proprio ruolo di valutatore del rischio nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE.

Un nuovo regolamento approvato dal Parlamento europeo e da Consiglio dell’UE, in vigore dal prossimo 27 marzo, potenzierà la capacità dell’Autorità di svolgere le sue attività di valutazione dei rischi in linea con i più elevati standard di trasparenza.

Il regolamento rafforzerà l’affidabilità e la trasparenza degli studi scientifici presentati all’EFSA dalle aziende e rafforzerà la dirigenza dell’Autorità per garantirne l’efficienza a lungo termine.

Ha dichiarato Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA: “Questo è un momento cruciale per la valutazione dei rischi nella filiera alimentare dell’UE. L’EFSA ringrazia il Parlamento europeo, la Commissione europea e agli Stati membri dell’UE per l’opportunità che le viene offerta di avvicinare i cittadini e i portatori di interesse al proprio lavoro e di beneficiare dei vantaggi conseguenti a un vaglio più attento dei propri processi e prassi di lavoro”.

Tra le varie iniziative per agevolare l’applicazione del nuovo regolamento l’EFSA ha messo a punto nuovi strumenti informatici e un portale web dedicato per aiutare i portatori di interesse ad adeguarsi alle nuove disposizioni. Il nuovo portale entrerà in funzione dal 30 marzo.

E’ stata inoltre organizzata una serie di sessioni di formazione e seminari online.

Queste procedure sono state elaborate in collaborazione con i portatori di interesse dell’EFSA e con partner quali l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e gli Stati membri.

Le nuove disposizioni verranno applicate ai futuri mandati e richieste di autorizzazione, senza alcun valore retroattivo. E’ pertanto previsto un periodo di transizione durante il quale molte attività correnti dell’EFSA verranno ancora svolte seguendo le norme e disposizioni di legge uscenti.

Url ha poi aggiunto: “Si tratta di una grossa sfida logistica nella quale abbiamo profuso risorse rilevanti per garantire che i nostri portatori di interesse trovino quanto più agevole la transizione al nuovo sistema”.

Che cos’è il regolamento sulla trasparenza?

Il regolamento è stato elaborato in risposta all’iniziativa di cittadini europei in materia di pesticidi e alle risultanze di una revisione del regolamento generale della legislazione alimentare conclusasi nel gennaio 2018.

Tra l’altro il nuovo regolamento:

  • consente ai cittadini di avere accesso agli studi scientifici e alle informazioni presentate all’EFSA dall’industria già nelle prime fasi del processo di ;
  • incorpora le pubbliche consultazioni nel processo di valutazione delle richieste di approvazione di prodotti soggetti ad apposito regolamento;
  • garantisce che l’EFSA sia messa al corrente di tutti gli studi commissionati in un dato settore per garantire che le aziende che presentano domande di autorizzazione trasmettano tutte le informazioni attinenti;
  • conferisce alla Commissione europea la possibilità di chiedere all’EFSA di commissionare studi ulteriori.

Più in là il regolamento modificherà anche la struttura gestionale dell’EFSA immettendo rappresentanti degli Stati membri nel suo consiglio di amministrazione. Si sta inoltre lavorando per rendere più accessibile ai cittadini dell’UE la valutazione e gestione dei rischi nella filiera alimentare migliorando gli strumenti e le prassi di comunicazione e partecipazione.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito web della Commissione europea.

Fonte: europa.eu




Il cimurro delle volpi nelle Valli lombarde e in Romagna

volpeIl cimurro (CD) è una malattia mortale e altamente contagiosa dei carnivori selvatici e domestici. Nel territorio alpino, negli ultimi decenni, si sono verificati diversi focolai all’interno di popolazioni selvatiche. Il virus del cimurro si è ripresentato con particolare virulenza negli ultimi anni nelle valli lombarde determinando la morte di parecchie volpi e di altre specie come tassi e faine. Il cimurro è presente oramai da qualche anno nelle valli lombarde ormai popolate da numerose volpi; il virus, presente sotto forma di due varianti provenienti rispettivamente dal nord Europa e dalle zone alpine dell’ Italia orientale si è progressivamente diffuso nelle Alpi Lombarde interessando la provincia di Bergamo e Brescia, di Sondrio e quindi di Varese/Como. Negli ultimi giorni, ad ulteriore conferma di presenza di questa malattia in forma endemica, sono state conferite alla Unità Territoriale di Binago numerose volpi morte e di esse 5 sono risultate positive per il virus del cimurro. Un ulteriore segnale questo che la malattia ha raggiunto una notevole diffusione ed espansione sud-occidentale negli animali selvatici e segnatamente nella volpe che è la specie più rappresentata in termini di densità di popolazione, ma anche in altri selvatici come il tasso e la faina.

I ricercatori del Reparto Virologia dell’IZSLER con i colleghi delle Sedi territoriali di Bergamo, Brescia, Sondrio e Varese hanno seguito l’andamento epidemiologico della malattia negli anni dal 2018 al 2020 e descritto le caratteristiche del virus circolante in Lombardia in una pubblicazione open source dal titolo: Canine distemper outbreaks in wild carnivores in Northern Italy pubblicata sulla rivista Viruses (https://doi.org/10.3390/v13010099).

Una situazione molto simile si è verificata nelle colline della Romagna attorno a San Marino, da dove sono state conferite alla Sede Territoriale di Forlì dell’IZSLER dall’ambulatorio del CRAS (Centro di Recupero Animali Selvatici) 4 volpi morte con segni di chiari di cimurro, confermato successivamente dalle analisi di laboratorio. I materiali sono stati inviati dalla Virologia della Sede Centrale dove sono in corso di valutazione per confrontare i ceppi con gli altri isolati.

Il virus del cimurro, pur imparentato con il virus del morbillo, non infetta l’uomo, ma è tipico dei carnivori selvatici, come la volpe, e domestici, tra cui cane, furetto ed visone che possono contrarre una malattia, spesso mortale, che si manifesta con febbre, segni di difficoltà respiratoria, vomito, diarrea ed con sintomatologia nervosa.

Da un punto di vista epidemiologico il ciclo silvestre e urbano si possono sovrapporre; infatti, i cani possono contrarre la malattia sia a seguito di contatto con carcasse di animali morti che con le feci di animali ammalati. La vaccinazione del cane è estremamente efficace nel prevenire la malattia ed è pertanto indispensabile che i cani siano vaccinati e richiamati periodicamente, in modo particolare gli ausiliari e quelli che frequentano zone all’aperto dove possono essere transitate anche le volpi.

Fonte: IZS LER




ISS: Approccio ambientale all’antimicrobico-resistenza

E’ stato recentemente pubblicato il Rapporto ISTISAN 21/3 “Approccio ambientale all’antimicrobico-resistenza”.

Ad oggi, il ciclo dell’antibiotico-resistenza in ambiente è ancora in parte oscuro, non tanto nell’identificazione delle sorgenti di contaminazione e del rischio per l’uomo che questa sottende, ma piuttosto per una corretta conoscenza dei fenomeni naturali e delle interazioni ecologiche e  ambientali che promuovono la stabilizzazione e anche la proliferazione di resistenze di origine umana in ambiti naturali” si legge nel rapporto che sostiene un approccio One Health al problema.

Considerato l’attuale contesto pandemico, l’elevato consumo di antibiotici nel mondo e la necessità di misure condivise e intersettoriali per il contrasto alla resistenza antimicrobica, il rapporto raccoglie le evidenze disponibili in Italia in tema di AMR e ambiente, e fornisce
indicazioni sugli elementi prioritari d’intervento quali l’informazione e l’educazione della popolazione ad un corretto uso e smaltimento degli antimicrobici, l’attività di ricerca e training specifico per colmare lacune conoscitive, l’uso di sistemi innovativi di depurazione dei reflui
civili e ospedalieri, oltre alle prospettive di innovazione nella gestione degli allevamenti intensivi..




Residui di farmaci veterinari: il tasso di conformità ai limiti di legge resta elevato

Farmaci veterinariI dati di sulla presenza di residui di farmaci  veterinari e contaminanti negli animali e negli alimenti di origine animale evidenziano tassi elevati di conformità con i livelli di sicurezza stabiliti dall’Unione. E’ questo il dato che emerge dall’ultimo rapporto EFSA, che riassume i dati di monitoraggio raccolti nel 2019.

671 642 è il totale dei campioni su cui hanno riferito gli Stati membri, l’Islanda e la Norvegia. La percentuale di campioni che ha superato i tenori massimi consentiti è stata dello 0,32%. Tale cifra rientra nell’intervallo 0,25%-0,37% già riferito negli ultimi 10 anni.

Rispetto ai due anni precedenti, la nonconformità è aumentata leggermente per gli agenti antitiroidei e gli steroidi ed è diminuita leggermente per i lattoni dell’acido resorcilico, le sostanze vietate, gli antibatterici, gli anticoccidi e i coloranti.

Per gli elementi chimici (compresi i metalli), la non conformità è stata superiore a quella del 2018 ma inferiore a quella del 2017.

I dati sono disponibili su Knowledge Junction, una piattaforma online di libero accesso creata e curata dell’EFSA per migliorare la trasparenza, la riproducibilità e la riusabilità delle evidenze scientifiche nella valutazione dei rischi per la sicurezza di alimenti e mangimi.

Fonte: EFSA