One Health EJP Summer School 2021. Environmental Issues in One Health: from risk assessment to surveillance

Si chiuderanno il 31 maggio 2021 le candidature per partecipare, gratuitamente, alla One Health EJP Summer School 2021, che si svolgerà in modalità virtuale dal 26 luglio al 6 agosto 2021.

L’ambiente è un pilastro di One Health e le questioni ambientali devono essere illustrate e discusse nei loro aspetti sfaccettati: valutazione dei rischi, ruolo dei fattori legati all’ecosistema, ruolo dei fattori prodotti dall’uomo, l’azienda agricola come modificatore ambientale e la questione della sostenibilità.

Pertanto, questa Summer School sarà suddivisa in 4 moduli:

Modulo 1: salute planetaria, la valutazione del rischio ambientale, cambiamenti climatici,  zoonosi e la resistenza antimicrobica nell’ambiente naturale, uso della genomica nella sorveglianza, fauna selvatica, mangimi, lsostenibilità sanitaria e l’epidemiologia.

Modulo 2: workshop a cura della FAO su One Health, sostenibilità e sicurezza alimentare

Modulo 3: due workshop a cura degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani e dell’Istituto Superiore di Sanità dei nostri partner in Italia su due diversi casi di studio: Una sorveglianza sanitaria dell?antimicrobicoresistenza e Un approccio multidisciplinare one health all’inquinamento ambientale.

Modulo 4: analisi integrata dei rischi, governance one health e comprensione della scienza per la società.

Tutte le informazioni sono disponibili qui




Vaccini anti-CoViD-19 e trombosi, alcune domande cruciali

E’ pubblicato su “La Città” del 25 aprile 2021 un interessante articolo di Giovanni Di Guardo, già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, che pone una serie di temi che andrebbero approfonditi a proposito dei pur assai rari incidenti trombotici (1 caso ogni 150-200.000 vaccinati, con esito infausto riportato in circa 1.000.000-1.500.000 di soggetti vaccinati, soprattutto di sesso femminile e di età inferiore ai 50 anni) riscontrati a seguito dell’utilizzo dei 2 vaccini anti-CoViD-19 a vettore virale, prodotti da AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Ribadendo che il rischio zero è un’utopia e che i benefici della vaccinazione sono ben più alti del rischio rappresentato da CoViD-19, il Professore riprende quanto già osservato con una “Lettera all’Editore” recentemente pubblicata sul prestigioso “British Medical Journal”,  suggerendo l’approfondimento dei seguenti aspetti:

  • Qual e’ il motivo o quali sono i motivi per cui i succitati fenomeni trombotici si verificano soprattutto negli individui di sesso femininile e di eta’ inferiore ai 50 anni?
  • Essendo i due vaccini in oggetto basati sulla tecnologia del “vettore virale”, analogamente a quanto accade per il vaccino russo “Spubtnik 5” e a differenza degli altri due vaccini anti- CoViD-19 prodotti dalla Pfizer-BioNTech e da Moderna, che si avvalgono entrambi della tecnologia dell’RNA messaggero, quale sarebbe il ruolo eventualmente esplicato dall’adenovirus che funge da “vettore virale” (assolutamente innocuo per la nostra specie, fra l’altro) nella genesi della condizione “auto-immunitaria” che sarebbe alla base dell’insorgenza delle affezioni trombotiche in parola?
  • Quale sarebbe, inoltre, il contributo eventualmente esercitato dalla “proteina spike” (S) del virus – il piu’ importante ed il piu’  immunogenico antigene di SARS-CoV-2, grazie al quale il virus sarebbe in grado di penetrare all’interno delle nostre cellule – nella genesi delle suddette affezioni?

Si tratta di alcune domande cruciali alle quali la ricerca e’ chiamata a fornire una serie di risposte.

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Peste suina africana: rischi da mangimi, lettiere e trasporti

L’ultimo parere dell’EFSA  sulla peste suina africana esamina il rischio che il virus venga introdotto in regioni dell’UE ancora indenni attraverso canali come mangimi, materiali per lettiere e veicoli  per il trasporto di  suini di ritorno vuoti dalle zone colpite. 

Il parere conclude che il potenziale di trasmissione tramite queste vie è più basso rispetto ad altre (ad esempio il trasferimento di maiali domestici vivi o il contatto tra cinghiali selvatici e maiali domestici ) ma il rischio non può essere escluso completamente.

E’ stato sviluppato un modello per classificare il rischio connessi alle diverse vie – o matrici – usando i risultati di un esercizio di elicitazione della conoscenza di esperti (EKE). L’EKE si è basato su evidenze provenienti da una ricerca in letteratura e da una consultazione pubblica.

Diciassette prodotti e matrici sono stati valutati e classificati per la loro probabilità relativa di venire contaminati dal virus nelle zone interessate dalla PSA e di infettare i suini in zone indenni. I mangimi composti (pastone, pellet), gli additivi per mangimi e i veicoli contaminati sono risultati essere in cima alla classifica.

Per ridurre il rischio che il virus venga introdotto negli allevamenti suini tramite mangimi, materiali da  lettiera e veicoli da trasporto, il parere scientifico raccomanda la stretta osservanza dei processi di decontaminazione e di immagazzinaggio del caso per tutti i prodotti movimentati da zone interessate dalla PSA a zone indenni.




Vespa velutina segnalata tra Lombardia ed Emilia

Il gvespa velutinaiorno 23 aprile sono stati trovati due adulti di Vespa velutina in una bottiglia trappola posizionata presso un apiario a San Damiano al Colle, un comune della provincia di Pavia sulle colline dell’Oltrepò Pavese, ai confini con la provincia di Piacenza.

L’apicoltore che le ha trovate, Arcangelo Montemurro (che ringraziamo per la grande attenzione e sollecitudine), ha immediatamente segnalato il ritrovamento su un blog di apicoltura, da cui la notizia è giunta alla rete Stopvelutina, che tramite un apicoltore dell’Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini (APAP) presente sul posto ha verificato la segnalazione.

Purtroppo questo ritrovamento apre scenari preoccupanti per la possibile diffusione di Vespa velutina in Lombardia ed Emilia, un territorio prevalentemente pianeggiante e senza barriere naturali.

E’ indispensabile che già dai prossimi giorni le associazioni locali e i singoli apicoltori della zona si impegnino ad attivare un monitoraggio con le bottiglie trappola, secondo le indicazioni fornite a questa pagina. Presso il CREA-AA di Bologna sono anche a disposizione tappi Tap Trap per gli apicoltori che effettuano il monitoraggio.

In questa stagione i nidi di Vespa velutina sono ancora piccoli e gli adulti presenti presso gli alveari, rappresentati da singole regine o dalle primissime operaie, sono in numero basso; è pertanto molto difficile vederle in volo e il monitoraggio con trappole risulta il mezzo più efficace per individuarle.

Fonte: STOP Velutina

 




L’EFSA dà indirizzi ai produttori di alimenti riguardo le informazioni per i consumatori

Etichettatura alimentiE’ ora disponibile una nuova guida per aiutare i produttori di alimenti a fornire informazioni corrette ai consumatori sulla conservazione degli alimenti e sulle relative scadenze.

Una volta che una confezione sia stata aperta, può accadere che alcuni batteri si trasferiscano agli alimenti da mani, piani di lavoro o utensili contaminati. Stabilire un limite di tempo per il consumo è complesso ma lo strumento di supporto sviluppato dagli esperti dell’EFSA aiuterà i produttori a decidere se sia il caso di fornire ai consumatori istruzioni supplementari oltre alle diciture “da consumare entro il ” o “da consumarsi preferibilmente entro il”.

Per quei prodotti nei quali l’apertura della confezione può indurre una proliferazione di batteri pericolosi lo strumento evidenzia che il tempo limite per il consumo può essere più breve della data originariamente indicata sulla confezione tramite la dicitura “da consumare entro il ” o “da consumarsi preferibilmente entro il”.

Il parere scientifico contiene anche consigli sul modo corretto di scongelare in sicurezza gli alimenti. Il congelamento arresta la proliferazione dei batteri; tuttavia essi possono riattivarsi durante lo scongelamento e quindi proliferare nei cibi a livelli tali da provocare tossinfezioni alimentari. Gli esperti hanno individuato le pratiche corrette per ridurre al minimo la proliferazione microbica durante lo scongelamento.

Per esempio lo scongelamento dovrebbe essere effettuato a basse temperature, in frigorifero; gli alimenti scongelati dovrebbero essere conservati nella confezione originale o in un contenitore pulito per evitare contaminazioni; i consumatori dovrebbero sempre seguire le istruzioni del produttore sulla conservazione e la preparazione per essere certi che il cibo rimanga sicuro; e gli alimenti scongelati non dovrebbero essere ricongelati.

L’apposizione della data in etichetta fornisce una guida utile sul periodo di tempo in cui il cibo può essere conservato prima che cominci a deteriorarsi o a diventare pericoloso per il consumo. Informazioni chiare sulle confezioni possono anche aiutare a ridurre gli sprechi alimentari nell’UE.

Nel dicembre 2020 gli esperti hanno sviluppato anche un altro strumento per aiutare gli operatori del settore alimentare a decidere quando è opportuno apporre sui loro prodotti la dicitura “da consumare entro il” oppure “da consumarsi preferibilmente entro il”.

Fonte: EFSA

 




Medicina Veterinaria e “One Health”, alcune riflessioni

La visione olistica One Health,” si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità,“è antica e al contempo attuale”. Si tratta di un piano o, per meglio dire, di un “patto” di collaborazione tra salute umana, animale e ambientale, al fine di preservare concretamente l’integrità del Pianeta e dei suoi abitanti. Un ottimo progetto, verrebbe da dire, se non fosse che il concetto ed il principio della “Salute Unica”, alias “One Health”, ancorchè sulla bocca di molti politici, amministratori della cosa pubblica e “addetti ai lavori”, si trova ad esser relegato, nei fatti, in una dimensione di pressochè totale oblio.

I nostri “Padri”, secoli orsono, già declinavano il concetto-principio di “One Health” con l’antesignana quanto efficace espressione di “Universal Medicina” e ci sorprende molto in qualità di Medici Veterinari ma anche di comuni cittadini, nell’attuale contesto pandemico da CoViD-19/SARS-CoV-2, che la Medicina Veterinaria, pienamente titolata ad avere un ruolo di “primo attore” nella gestione di una pandemia verosimilmente originante da un “primario” serbatoio animale (pipistrelli) e, forse, anche da uno “secondario” (non ancora identificato a tutt’oggi), sia stata messa in secondo piano, in aperto contrasto con il succitato principio di “One Health”. E dire che almeno il 70% delle “malattie infettive emergenti” nella nostra specie ha una comprovata o quantomeno sospetta origine da un serbatoio animale!

Una quantomai eloquente ed emblematica “cartina al tornasole” rispetto a quanto sopra ci viene fornita dalla mancata cooptazione della Medicina Veterinaria in seno al Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) istituito dal Ministero della Saluteper la gestione della pandemia da SARS-CoV-2, fattispecie quest’ultima che trova riscontro in entrambe le “edizioni” del CTS, della cui prima – targata Febbraio 2020 – facevano parte 20 membri, successivamente ridotti a 12 nella seconda, deliberata nel Marzo di quest’anno.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum! E pensare che una fetta consistente dell’attività di sorveglianza epidemiologica “attiva” nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2 in Italia è stata svolta dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (II.ZZ.SS.), un’ultracentenaria e quantomai efficiente e capillare rete di presidi di sanità pubblica veterinaria, umana ed ambientale che il mondo intero c’invidia! Ai milioni di tamponi rino-faringei umani processati in questi mesi dagli II.ZZ.SS. per le indagini biomolecolari finalizzate all’identificazione di sequenze genomiche SARS-CoV-2-specifiche, si sono aggiunte infatti, in epoca più recente, le oltremodo significative ricerche incentrate sul sequenziamento dell’intero genoma degli isolati virali presenti in pazienti (così come in animali) infetti. E, proprio grazie a questi studi di fondamentale rilevanza condotti, fra gli altri, dall’I.Z.S dell’Abruzzo e Molise “Giuseppe Caporale”, dall’I.Z.S. del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta nonchè dall’I.Z.S. delle Venezie, è stato possibile identificare, esattamente un mese fa, la presenza della “variante inglese” (alias “B.1.1.7”) in un gatto in provincia di Novara, che avrebbe acquisito l’infezione dai suoi proprietari.

Che la Medicina Veterinaria affondi le proprie radici e riconosca il proprio “marchio di fabbrica” nelle malattie infettive è confermato dalla nascita, in Europa, delle prime Facoltà di Medicina Veterinaria nella seconda metà del XVIII secolo, allorquando il virus della peste bovina flagellava e sterminava le mandrie del Vecchio Continente. E, trascorsi esattamente 250 anni dall’istituzione della prima Scuola di Medicina Veterinaria, fondata nel 1761 a Lione, in Francia, è stata ottenuta nel 2011, grazie alle vaccinazioni su larga scala della popolazione bovina, l’eradicazione di questa temibile malattia infettiva, analogamente a quanto avvenuto 32 anni prima per il vaiolo.

Historia magistra vitae!

Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

Alessandra Di Natale
Medico Veterinario libero professionista, Catania




Trichinella in un falco di palude, un evento raro

Falco di paludeLa trichinellosi (o trichinosi) è una malattia causata da nematodi appartenenti al genere Trichinella. Il parassita è in grado di infestare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori (maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto, uomo). Il ciclo origina dal consumo di carne cruda o poco cotta di animali infestati a seguito del quale il parassita si localizza inizialmente a livello intestinale. Segue poi una fase in cui le larve migrano nei muscoli attraverso il torrente circolatorio e linfatico. A questa localizzazione muscolare nell’uomo sono associati sintomi quali edema periorbitale, dolore muscolare, febbre ed eosinofilia.

Il 29 Marzo 2021 i laboratori della Sede territoriale di Modena dell’IZSLER hanno rinvenuto larve di Trichinella in un falco di palude (Circus aeruginosus), specie migratrice che frequenta e nidifica nelle aree umide dell’Europa e sverna in Africa sub-sahariana e Sud-Est asiatico. Il falco, un esemplare di femmina adulta, è stato campionato nel comune di Albareto (MO) nell’ambito del Piano di Monitoraggio Regionale della Fauna Selvatica dell’Emilia Romagna. A seguito della tipizzazione eseguita dall’Istituto Superiore di Sanità, le larve sono risultate appartenere alla specie T. pseudospiralis.

In Italia il primo rinvenimento di T. pseudospiralis è stato documento nelle Marche nel 1998, con un’infestazione di un allocco, mentre nel 2010 la Sede Territoriale di Bologna ha rilevato la sua presenza per la prima volta in un cinghiale. L’infestazione nel falco di palude è stata descritta solamente in un caso in Australia nel 1990; in genere le infestazioni negli uccelli sono meno segnalate, probabilmente anche per il maggior numero di mammiferi sottoposti al test per la rilevazione delle larve.

T. pseudospiralis ha una distribuzione cosmopolita, suggerendo un ruolo importante degli uccelli migratori nella diffusione di questo nematode. Riuscendo a parassitare alcuni mammiferi come il suino ed il cinghiale, rappresenta una potenziale fonte di infezione per l’uomo, sebbene la presenza di T. pseudospiralis nei mammiferi sia più limitata rispetto a quella di altre specie di Trichinella. Il monitoraggio della fauna selvatica risulta uno strumento utile per la valutazione del rischio di malattie infettive e parassitarie zoonotiche e le segnalazioni di Trichinella, come nel caso del falco di palude, possono contribuire ad approfondire le conoscenze sulla diffusione ed epidemiologia di questo parassita.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




Trasporto di animali vivi: l’EFSA alla ricerca di contributi in preparazione a imminente valutazione scientifica

trasporto gallineL’EFSA sta raccogliendo pareri dai portatori di interesse nelle fasi preliminari alla propria valutazione scientifica sul benessere degli animali durante il trasporto su territorio UE. Su tale valutazione poggerà l’imminente revisione della legislazione sul benessere degli animali presso la Commissione europea.

La consultazione si prefigge i seguenti scopi:

  • raccogliere tutti i dati e le informazioni disponibili relativamente alle condizioni ambientali (temperatura, umidità, livelli di ammoniaca, ecc.) che gli animali sperimentano durante il trasporto;
  • chiedere alle parti interessate se il mandato assegnato all’EFSA e l’interpretazione dei termini di riferimento che essa ne fa trattino adeguatamente le pratiche di trasporto e le aree di preoccupazione del caso. Più specificatamente, si chiede se vengano effettivamente toccate tutte le principali pratiche di trasporto;
  • collazionare commenti sugli ostacoli pratici che si frappongano al rispetto dell’attuale legislazione sul benessere degli animali durante il trasporto degli stessi.

Nikolaus Kriz, a capo dell’unità EFSA di “Salute animale e vegetale”, ha dichiarato: “Abbiamo deciso di organizzare una consultazione anticipata per garantire che il nostro lavoro si basi sulla più ampia base di evidenze possibile. La letteratura scientifica sul trasporto degli animali è scarsa, ed è per questo che stiamo cercando input da tutti gli organismi competenti come ad esempio le organizzazioni di trasporto degli animali, le autorità nazionali, le ONG e le associazioni veterinarie.

“Una consultazione pubblica fruttuosa è importante non solo per l’EFSA ma per tutti coloro che lavorano per incrementare gli standard di benessere animale nell’UE utilizzando le conoscenze scientifiche più aggiornate”.

Il parere scientifico, che dovrebbe essere terminato nella seconda metà del 2022, intende individuare pericoli e conseguenze sul benessere delle comuni pratiche di trasporto – ad esempio su traghetti ro-ro, su strada e per via aerea – per sei gruppi di animali: equidi (cavalli, asini); bovini (mucche e vitelli); piccoli ruminanti (pecore e capre); suini; uccelli domestici (polli, galline ovaiole, tacchini, ecc.); e conigli.

Inquadrate nel contesto della strategia della Commissione europea “dal produttore al consumatore” le risultanze della consultazione EFSA saranno di ausilio per l’aggiornamento delle politiche volte a salvaguardare il benessere degli animali trasportati sul territorio UE. La consultazione rimarrà aperta per otto settimane e si chiuderà il 10 giugno 2021.

Fonte: EFSA




Attivazione di un piano di prevenzione sulle misure anti-contagio negli impianti di macellazione

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il “Rapporto ISS COVID-19 n. 8/2021 – Attivazione di un piano mirato di prevenzione sulle misure anti-contagio e sulla gestione dei focolai di infezione da COVID-19 negli impianti di macellazione e sezionamento: nota metodologica ad interim. Versione dell’8 aprile 2021“.

La letteratura scientifica evidenzia come gli impianti di macellazione e sezionamento ad elevata capacità abbiano costituito importanti focolai COVID-19. Questo rapporto illustra l’attivazione di un Piano Mirato di Prevenzione (PMP) per COVID-19 per le attività comprese sotto il codice ATECO 10.1, partendo dal registro degli impianti (circa 6700) presso il Ministero della Salute. Tale piano ha visto come soggetto attuatore il Gruppo Tecnico Interregionale per la Sicurezza e Salute sul Lavoro e il Coordinamento Interregionale Prevenzione nell’ambito della Commissione Salute, articolazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome – con il contributo tecnico-scientifico di ISS, INAIL e Dipartimento di Prevenzione ASL Bari. Sono stati messi a punto tre strumenti sinergici: a) scheda di autocontrollo destinata agli operatori; b) scheda di valutazione per i dipartimenti di prevenzione; c) scheda di gestione focolai. Il PMP intende: sensibilizzare i datori di lavoro al rispetto e corretta applicazione delle misure anti-contagio; registrare in maniera standardizzata e confrontabile i dati relativi; approfondire le conoscenze sulle condizioni di rischio certe (sovraffollamento) o sospette (bassa temperatura, elevata umidità) per la diffusione del contagio; analizzare i fattori ambientali, gestionali e strutturali relativi ai focolai insorti all’interno degli stabilimenti.




Ipotesi patogenetiche sulle (pur rarissime) affezioni trombotiche post-vaccinali

Il Professor Giovanni Di Guardo, già Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, in una “Lettera all’Editore” recentemente pubblicata sul prestigioso “British Medical Journal” avanza alcune ipotesi patogenetiche in merito a quella rarissima condizione trombotica che va sotto il nome di “vaccine-induced, thrombotic, immune-mediated thrombocytopenia“, che e’ stata descritta in un ridottissimo numero di pazienti (1 caso su 150.000-200.000 vaccinati, con esito infausto segnalato in un individuo ogni 1.500.000 vaccinati), prevalentemente di sesso femminile e di età compresa fra i 20 e i 50 anni, a seguito della vaccinazione anti-CoViD-19 con il vaccino anglo-svedese prodotto da AstraZeneca e, cosa emersa ancor più di recente, anche con quello statunitense prodotto da Johnson & Johnson.

Si tratta, sottolinea il Prof. Di Guardo, di un’evenienza rarissima, che mai e poi mai dovrebbe mettere in discussione gli enormi vantaggi derivanti dalla vaccinazione di massa anti-CoViD-19 con i succitati presidi immunizzanti e rispetto alla cui verosimile natura autoimmunitaria il contributo in oggetto rimarca l’opportunità che vengano eseguite approfondite indagini sulle motivazioni alla base dell’insorgenza di tali fenomeni trombotici soprattutto in soggetti di sesso femminile e di età inferiore ai 50 anni. Sebbene le forme più gravi di CoViD-19 siano infatti caratterizzate da disordini sistemici della coagulazione (cosiddetta “coagulazione intravasale disseminata”), sarebbero soprattutto gli individui di sesso maschile ed in età geriatrica, come ben noto, a pagare il tributo più alto in termini di percentuale di ricoveri in terapia intensiva nonché di decessi”.