Il cambiamento climatico ha modificato la distribuzione dei pipistrelli favorendo la comparsa del virus SarsCov2

Il riscaldamento globale potrebbe avere favorito l’emergere del virus SarsCoV2. Lo indica la ricerca dell’università di Cambridge pubblicata sulla rivista Science of the total environment, che per la prima volta stabilisce un collegamento fra le condizioni climatiche delle foreste nel Sud della Cina e la comparsa di nuovi coronavirus veicolati dai pipistrelli.

La ricerca ha studiato i cambiamenti su larga scala avvenuti nella vegetazione della provincia meridionale cinese dello Yunnan, nel Myanmar e in Laos. Con l’aumento delle temperature, della luce solare e dell’anidride carbonica nell’atmosfera, il cambiamento climatico ha modificato gli habitat naturali, dalla savana tropicale alle foreste decidue, che sono così diventati gli ambienti adatti per molte specie delle specie di pipistrelli che vivono nelle foreste.

I ricercatori hanno infatti riscontrato che, rispetto alla media, sono aumentate del 40% le specie di pipistrelli che nell’utimo secolo si sono spostate nel Sud della Cina, dove sono stati isolati più di 100 tipi di coronavirus che hanno origine nei pipistrelli. Questa zona è inoltre quella in cui i dati genetici suggeriscono che possa essere nato il coronavirus SarsCoV2.

Il cambiamento climatico degli ultimi 100 anni ha reso la provincia dello Yunnan l’habitat ideale per più specie di pipistrelli“, commenta Robert Beyer, primo autore dello studio. Poiché il clima ha modificato gli habitat, le specie hanno lasciato delle aree spostandosi in altre, portandosi i virus con sé. “Sono cambiate così le regioni dove erano presenti i virus e – osserva . sono diventate possibili nuove interazioni tra gli animali e i patogeni, facendo evolvere alcuni virus in modo da rendendoli più dannosi nel trasmettersi“.

Nel mondo ci sono circa 3.000 i tipi di coronavirus veicolati dai pipistrelli finora noti e ogni specie di questi mammiferi ne ospita in media 2,7, senza quasi mai mostrare sintomi. Il cambiamento climatico ha inoltre aumentato il numero di specie di pipistrelli in Africa Centrale, Centro e Sud America. “Servono limiti all’espansione delle aree urbane e agricole – dicono i ricercatori – e bisogna cercare spazi negli habitat naturali per ridurre il contatto tra umani e animali che veicolano malattie“.

Fonte: ANSA




Consulenza scientifica EFSA base per futura etichettatura armonizzata su parte anteriore confezioni alimentari

Gli esperti EFSA in materia di nutrizione umana forniranno consulenza scientifica su cui si baserà l’elaborazione di un futuro sistema a dimensione UE per l’etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore delle confezioni per alimenti. La loro consulenza fungerà inoltre da base scientifica per l’introduzione di condizioni particolari per l’impiego di indicazioni nutrizionali e sulla salute da apporre sui prodotti alimentari.

In base al piano d’azione per la strategia UE dal produttore al consumatore, la Commissione europea intende presentare, entro la fine del 2022, una proposta di etichettatura nutrizionale armonizzata e obbligatoria, destinata alla parte anteriore delle confezioni alimentari, e di definizione di profili nutrizionali onde limitare la promozione di alimenti ad alto tenore di sostanze come ad esempio sale, zuccheri e/o grassi.

La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di fornire consulenza scientifica in materia di:

  • sostanze nutritive importanti per la salute pubblica delle popolazioni europee, compresi i componenti non nutrienti degli alimenti (ad esempio energia e fibre alimentari);
  • gruppi di alimenti che rivestono un ruolo importante nelle diete delle popolazioni europee e relativi sottogruppi;
  • criteri atti a orientare la scelta di sostanze nutritive e altri componenti non nutrienti degli alimenti onde stabilire profili nutrizionali.

Nel mandato non viene chiesto all’EFSA di sviluppare un modello per la definizione di profili nutrizionali né consulenza sugli attuali modelli di profilazione già in uso per scopi diversi.

Per lo studio gli esperti EFSA si avvarranno di informazioni scientifiche recenti, tra cui anche:

L’EFSA dovrà consegnare il proprio parere scientifico entro marzo del 2022. Entro la fine del 2021 verrà indetta una consultazione pubblica sul parere in bozza.

Fonte: EFSA




Covid: studio, seconda ondata inevitabile per effetti climatici

Cambiamenti climaticiLa “seconda ondata” della pandemia potrebbe non avere nulla a che vedere con la mancanza di prudenza o di adeguate misure di controllo. Secondo uno studio condotto da Talib Dbouk e Dimitris Drikakis, ricercatori dell’Università di Nicosia a Cipro, avere due focolai all’anno durante una pandemia è praticamente inevitabile, a causa dell’impatto delle temperature, dell’umidità e del vento.

I risultati, pubblicati sulla rivista Physics of Fluids, evidenziano che sebbene le mascherine, le restrizioni dei viaggi e le linee guida per il distanziamento sociale aiutino a rallentare la crescita dei nuovi contagi a breve termine, a giocare un ruolo chiave a lungo termine sono soprattutto gli effetti climatici.

Per questo, gli studiosi sostengono che bisognerebbe incorporarli nei modelli epidemiologici.

Attualmente i modelli per prevedere il comportamento di un’epidemia contengono solo due parametri di base: la velocità di trasmissione e la velocità di recupero. Questi tassi tendono a essere trattati come costanti, ma Dbouk e Drikakis pensano che in realtà non sia così. Secondo gli studiosi, temperatura, umidità relativa e velocità del vento giocano tutti un ruolo significativo.

Per questo, gli studiosi suggeriscono di modificare i modelli in modo che tengano conto anche di queste condizioni climatiche.

I ricercatori hanno chiamato questa nuova variabile Indice del tasso di infezione nell’aria (Air). Quando hanno applicato l’indice AIR ai modelli di Parigi, New York City e Rio de Janeiro, hanno scoperto che prediceva accuratamente il momento della seconda epidemia in ciascuna città, suggerendo che due focolai all’anno sono un fenomeno naturale.

Inoltre, il comportamento del virus a Rio de Janeiro è risultato nettamente diverso dal comportamento del virus a Parigi e New York, a causa delle variazioni stagionali negli emisferi settentrionale e meridionale, coerenti con i dati reali. Gli autori sottolineano l’importanza di tenere conto di queste variazioni stagionali quando si progettano misure per la gestione della pandemia.

“Proponiamo che i modelli epidemiologici debbano incorporare gli effetti climatici attraverso l’indice AIR”, dice Drikakis. “I lockdown nazionali o i lockdown su larga scala non dovrebbero essere basati su modelli di previsione a breve termine che escludono gli effetti della stagionalità meteorologica“, aggiunge. “In caso di pandemia, dove non è disponibile una vaccinazione massiccia ed efficace, la pianificazione del governo dovrebbe essere a lungo termine, considerando gli effetti meteorologici e progettando di conseguenza le linee guida per la salute e la sicurezza pubblica“, sottolinea Dbouk. Man mano che la temperatura aumenta e l’umidità diminuisce, Drikakis e Dbouk si aspettano un altro miglioramento nel numero di infezioni, sebbene notino che le linee guida su uso mascherine e su distanziamento sociale dovrebbero continuare a essere seguite con le opportune modifiche basate sul clima.

Fonte: AGI




5 FEBBRAIO 2021 – 8^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

giornata nazionale spreco alimentare“Stop food waste. One health, one planet” è il tema degli eventi della 8^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, venerdì 5 febbraio 2021: un appuntamento consolidato per l’agenda dello sviluppo sostenibile e, nei mesi ancora convulsi della pandemia, una data importante per guardare alla prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave per presidiare la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Il Forum è in programma dalle 11.30 su piattaforma digitale, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market in sinergia con il Ministero dell’Ambiente e inoltre con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del World Food Programme Italia, di ANCI e della rete di Comuni Sprecozero.net.

Molti gli interventi istituzionali programmati per l’occasione, introdotti e coordinati dal fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero, l’agroeconomista Andrea Segrè. A tracciare un quadro dell’Orizzonte Italia saranno, fra gli altri, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il sottosegretario al ministero della Salute Sandra Zampa, il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Roberto Morassut e il sottosegretario al inistero delle Politiche Sociali Francesca Puglisi.

Dal 2021 la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare si focalizza con attenzione sul nuovo decennio che ci guiderà al 2030: in primo piano gli Obiettivi di Sostenibilità indicati nell’Agenda Onu 2030 e in questa direzione la nuova dimensione di uno strumento di riferimento per il monitoraggio dello spreco alimentare in Italia, l’Osservatorio Waste Watcher che diventa adesso una realtà internazionale e progetta una survey di respiro globale che sarà presentata il prossimo 29 settembre, Giornata internazionale di consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite.

“L’impegno per lo sviluppo sostenibile e la prevenzione degli sprechi – spiega Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market e promotore Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – passa anche attraverso il monitoraggio dei comportamenti e quindi attraverso i dati. Questa svolta culturale è un passaggio obbligato per la riduzione dello spreco alimentare domestico, che incide per il 50% circa dello spreco complessivo del cibo sul pianeta. I 17 Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite sono davanti a noi e il decennio che si apre sarà determinante per coglierli: la prevenzione degli sprechi e lo sviluppo sostenibile devono coinvolgere l’impegno congiunto delle governance e dei cittadini del pianeta. Anche l’Osservatorio Waste Watcher si attrezza per promuovere una campagna globale di sensibilizzazione, attraverso un monitoraggio su scala mondiale”.

A presentare il nuovo Osservatorio internazionale sarà Vincenza Lomonaco, ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a Roma.

I dati nazionali dello spreco

Nel conto alla rovescia verso l’ ottava Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ecco un piccolo viaggio nelle abitudini del ‘consumatore errante’: lo spreco di cibo a livello domestico in Italia vale 4,9 euro a nucleo familiare, per un totale di ca 6,5 miliardi di euro complessivi e un costo nazionale di circa 10 miliardi di euro includendo gli sprechi di filiera produzione/distribuzione 2020, oltre 3 miliardi 293 milioni (Rapporto Waste Watcher 2020, legato allo spreco percepito).

Il dato dello spreco ‘reale’ era stato calcolato nel 2018 – 2019 misurando lo spreco nelle famiglie italiane con i test scientifici dei “Diari di famiglia” (Progetto Reduce dell’Università di Bologna /Distal con il Ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero), registrando 8,70 euro di spreco alimentare settimanale per ogni nucleo familiare, per un costo complessivo di 11.500 miliardi di euro ogni anno. In termini di peso i diari avevano misurato uno spreco di ca 100 grammi al giorno pro capite, per un totale di ben 2 miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo buttato annualmente in Italia.

Cibo e salute sono il nuovo binomio strettamente ‘attenzionato’ dagli italiani: una consapevolezza che diventa quasi plebiscito, perché quasi 7 italiani su 10 (il 66%) ritengono ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo: è sempre così’ per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e solo talvolta per il 20%. E al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti caratterizzanti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute – così come agli elementi di sicurezza alimentare – incide in maniera determinante per 1 italiano su 3, il 36%. Nelle scuole l’indagine Reduce sulla refezione scolastica aveva calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente: eppure 7 italiani su 10 (68%) danno un mandato proprio alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l’attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari (dati Waste Watcher).

 




Giornata mondiale per le Malattie Tropicali Neglette: presentata la road map dell’OMS con gli obiettivi 2021-2030

logo ISSL’ISS, da anni impegnato nella lotta contro l’echinococcosi cistica ed alveolare, aderisce al programma di prevenzione e controllo delle NTDs

Ridurre il numero di persone che necessitano di interventi contro le Malattie Tropicali Neglette (NTDs) e diminuirne gli anni di vita persi per disabilità (DALYs), eliminarne almeno una in 100 Paesi ed eradicarne totalmente almeno due nel mondo. Sono questi gli obiettivi globali fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella road map per le NTDs 2021-2030 lanciata oggi, in occasione della Giornata Mondiale del 30 gennaio, con l’invito a tutti i governi ad aderire al piano programmatico.

L’ISS con il Centro di Collaborazione OMS ITA-107 ed il Reparto di Parassitosi alimentari e Neglette presso il Dipartimento di Malattie infettive è da tempo impegnato in prima linea, in un contesto di sanità pubblica internazionale, nel combattere due NTDs di rilevanza sia europea che globale, l’echinococcosi cistica ed alveolare.

“Anche l’Istituto aderisce alla road map dell’OMS – dice Adriano Casulli, parassitologo dell’ISS e direttore del WHO Collaborating Centre for the Epidemiology, Detection and Control of Cystic and Alveolar Echinococcosis – con l’obiettivo di aumentare la prevenzione ed il controllo di queste malattie infettive neglette per troppo tempo dimenticate. L’istituto ha condotto la più grande indagine ecografica di popolazione al mondo sull’echinococcosi cistica e avviato un sistema di sorveglianza per la creazione di un Registro clinico Internazionale, ERCE”.

Le NTDs sono un insieme diversificato di 20 malattie causate da virus, batteri, parassiti, funghi e tossine. Le NTDs hanno in comune il fatto di essere un gruppo di malattie tendenzialmente croniche e disabilitanti, molte delle quali prevenibili e curabili, ma che infettano in maniera sproporzionata le popolazioni povere e marginalizzate, specialmente se lontane dai sistemi sanitari. Colpiscono più di 1 miliardo di persone e causano più di mezzo milione di morti l’anno con conseguenze devastanti per la salute, ma anche con un profondo impatto sociale ed economico.

La nuova road map dell’OMS è stata elaborata attraverso un’ampia consultazione globale iniziata nel 2018 e culminata con l’approvazione del documento da parte degli Stati membri alla 73° Assemblea Mondiale della Sanità (WHA) nel novembre 2020.

Dal 2010 sono stati compiuti progressi significativi. Oggi, 500 milioni di persone non necessitano più di interventi contro diverse NTDs e 40 paesi hanno eliminato almeno una di queste malattie. La dracunculiasi è sull’orlo dell’eradicazione, con 54 casi umani segnalati in quattro paesi nel 2019; la filariosi linfatica e il tracoma sono stati eliminati come problema di salute pubblica rispettivamente in 16 e 9 paesi; l’oncocercosi è stata eliminata in quattro paesi nella regione delle Americhe; il numero annuale di casi di tripanosomiasi africana umana è sceso da oltre 7.000 nel 2012 a meno di 1.000 nel 2018, eclissando l’obiettivo originario di 2.000 casi entro il 2020; e il numero di nuovi casi di lebbra segnalati a livello globale ha continuato a diminuire dal 2010 a una media dell’1% all’anno dopo che la maggior parte dei paesi endemici ha raggiunto l’eliminazione come problema di salute pubblica (meno di un caso in cura per 10.000 abitanti).

“È necessaria un’azione programmatica continua – afferma l’OMS nel documento – in particolare nelle aree più povere. Serve pertanto uno stretto coordinamento e un’azione multisettoriale all’interno e al di fuori del settore sanitario, che comprende non solo il controllo dei vettori, come l’acqua e i servizi igienico-sanitari, ma anche, ad esempio, l’istruzione e la consapevolezza della salute pubblica”.

Durante la settimana del 30 gennaio in 35 paesi diversi, tra cui l’Italia, inclusi 23 paesi endemici per le NTDs, sono stati organizzati più di 90 eventi. Per tutte le informazioni si possono consultare i siti web

https://worldntdday.org/

https://www.who.int/news/item/11-01-2021-neglected-tropical-diseases-who-to-formally-launch-new-road-map-for-next-decade

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) insieme alla Società Italiana di Parassitologia (SoIPa), la Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale (SIMET), la Società Italiana di Malattie Infettive e  Tropicali (SIMIT), la Fondazione Ivo De Carneri, l’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, Sightsavers Italia Onlus, l’Associazione italiana amici di Raoul Follereau (AIFO), l’Università degli Studi di Milano (UniMI) ed il suo Centre for Multidisciplinary Research in Health Science (MACH) sono uniti nel riconoscere la rilevanza globale di queste malattie neglette e nel celebrarne, il 30 gennaio, la giornata mondiale.

#BeatNTDs #WorldNTDDay

 

Fonte: ISS




La proposta italiana per la sorveglianza viro-immunologica del COVID-19

Una rete di monitoraggio che costituirà la proposta italiana per la sorveglianza delle mutazioni responsabili delle infezioni emergenti e la valutazione dell’efficacia e della durata della vaccinazione. Oggi al Ministero della Salute è stata annunciata la nascita del Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di SARS-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione. L’iniziativa è stata presentata nell’ambito del Tavolo Tecnico per la sorveglianza viro-immunologica di infezioni emergenti, istituito al Ministero della Salute lo scorso 19 gennaio su input del Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri e con il coordinamento e la supervisione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il progetto vede il patrocinio dalla Società Italiana di Virologia che si farà parte attiva per riunire le competenze virologiche cliniche, di base, veterinarie e bioinformatiche presenti in Italia.

Alla conferenza stampa sono intervenuti Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Giorgio Palù, Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Arnaldo Caruso, Presidente Società Italiana di Virologia, Paola Stefanelli, Direttrice del Reparto Malattie Prevenibili da vaccino del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, e lo stesso Vice Ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che ha spiegato: “Il Consorzio sarà utile non solo per la pandemia attuale ma per il gruppo di ricerca che continuerà a lavorare sugli aspetti epidemiologici di eventuali nuove epidemie. Ne vivremo altre e bisogna esser pronti, come ha già spiegato più volte l’Organizzazione Mondiale della Sanità“.

L’efficacia dell’attuale campagna di vaccinazione per COVID-19 dipenderà dalle risposte immunitarie che il vaccino riuscirà a indurre nei soggetti vaccinati, dalla loro durata e dalla sensibilità delle varianti di SARS-CoV-2 circolanti alla neutralizzazione. Sono informazioni di grande importanza per le implicazioni nella protezione da infezioni contro le diverse varianti del virus e nel potenziale futuro decorso della pandemia. In aggiunta alle verifiche sulla sicurezza dei vaccini e sulla loro corretta conservazione e somministrazione messe in atto dall’AIFA, sarà necessario affrontare tutti i problemi legati ad un corretto e puntuale monitoraggio viro-immunologico.
Il Consorzio, promosso e sostenuto dal Ministero della Salute, sarà coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con il compito di supervisione gli aspetti relativi ai controlli di qualità, alle elaborazioni dei dati epidemiologici-clinici, alla banca biologica.
Sarà costituito da una rete di laboratori identificati sull’intero territorio nazionale che provvederà a fornire su larga scala e rapidamente le sequenze del genoma SARS-CoV-2 circolanti in Italia, permettendo all’Istituto Superiore di Sanità di monitorare l’evoluzione genetica del virus e la durata dell’immunità indotta dai vaccini.

I dati ottenuti dai laboratori di riferimento saranno inviati all’ISS mediante opportuni report a flusso continuo e posti al vaglio di uno specifico Comitato Tecnico-Scientifico a supporto dell’ISS e dell’AIFA e facente capo al Ministero della Salute.
Tutti i dati ottenuti forniranno indicazioni sull’andamento della immunità conseguita in seguito alla somministrazione di vaccini a diversa formulazione e saranno fondamentali per monitorare e prevenire la diffusione sul territorio Nazionale di mutanti e/o varianti virali in grado di sfuggire alla risposta anticorpale evocata dai vaccini.
IL TAVOLO TECNICO
Il tavolo tecnico per la sorveglianza viro-immunologica di infezioni emergenti esamina ed individua risposte all’attuale emergenza epidemiologica da COVID-19 e ad eventuali future emergenze microbiche. Costituisce una core-facility, come già avviene in altri Paesi, per favorire l’approfondimento dell’evoluzione molecolare di SARS-CoV-2, il monitoraggio dell’insorgenza di mutazioni nel genoma virale, il loro impatto sulla struttura, patogenesi, virulenza e risposta immunitaria anticorpo e cellulo-mediata nei confronti del virus, soprattutto in considerazione dell’introduzione della vaccinazione di massa per COVID-19
Fonte: Ministero della Salute



NutrInform Battery. Pubblicato il Manuale d’uso

Il Manuale fornisce le condizioni d’uso del marchio NutrInform Battery nonché le indicazioni sulla sua progettazione, presentazione e posizionamento in coerenza con le modalità di presentazione delle informazioni di cui al regolamento (UE) n. 1169/2011.

Il Manuale è pubblicato ai sensi dell’articolo 1, comma 4 del Decreto 19 novembre 2020 “Forma di presentazione e condizioni di utilizzo del logo nutrizionale facoltativo complementare alla dichiarazione nutrizionale in applicazione dell’articolo 35 del regolamento (UE) 1169/2011” pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 304 del 7 dicembre 2020.

Documenti




CoViD-19 e BSE. God save the Queen

Giovanni Di Guardo, già Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso l’Università di Teramo, torna sulle analogie tra CoViD-19 e BSE indagate recentemente insieme a Cristina Casalone dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte
Liguria e Valle d’Aosta nel contributo CoViD-19 e mucca pazza, cosi’ diversi eppure cosi’ uguali, pubblicato anche su questo sito.

A fronte delle colossali differenze esistenti fra le due malattie (a cominciare dagli agenti patogeni che ne sono responsabili) si aggiungono, fra le similitudini, “le “varianti” descritte nei nostri consimili britannici, mentre svettano su tutte le altre il “principio di precauzione” ed il concetto di “Salute Unica” (alias “One Health”), che hanno rispettivamente caratterizzato la gestione (principio di precauzione) ed alla cui luce sarebbe “cosa buona e giusta” leggere sia l’origine che l’evoluzione della BSE, così come della CoViD-19 e di tutte le altre “malattie infettive emergenti” (One Health).

La genesi di queste ultime riconoscerebbe infatti, in almeno il 70% dei casi, l’intervento di uno o più “serbatoi animali”, dai quali l’agente infettivo in questione sarebbe in grado di attuare il cosiddetto “salto di specie” (alias “spillover”), accasandosi quindi nella nostra specie, al pari di quanto già avvenuto per i due coronavirus responsabili della SARS e della MERS e, con ogni probabilità, anche per SARS-CoV-2, il famigerato coronavirus responsabile della CoViD-19.

Ennesima testimonianza del legame che indissolubilmente unisce fra loro salute umana, animale ed ambientale, in ossequio all’intramontabile ed olistico concetto di “Salute Unica”, alias “One Health”!

Leggi il contributo integrale pubblicato su quotidianosanita.it




HPAI. Patogenicità comparata e trasmissibilità nelle recenti infezioni da virus H5.

influenza aviariaWageningen Bioveterinary Research fornisce informazioni sul decorso delle infezioni da influenza aviaria.

La minaccia di focolai di influenza aviaria altamente patogena (HPAI) nel pollame rimane alta, con diversi allevamenti di pollame che sono stati infettati negli ultimi anni. Al fine di ottenere maggiori informazioni sul decorso e la trasmissione delle infezioni da HPAI, Wageningen Bioveterinary Research (WBVR) ha esaminato i sintomi della malattia, la diffusione del virus e la mortalità a seguito di infezione recenti da virus H5.

La ricerca mostra che un’infezione da virus HPAI H5N8-2014, H5N8-2016 o H5N6-2017 differisce notevolmente tra polli, anatre e piccioni eurasiatici. La patogenicità dei virus per i polli è superiore a quella per anatre e piccioni eurasiatici.

I risultati suggeriscono anche che la patogenicità dei virus HPAI H5 e la diffusione del virus dalle anatre si sta evolvendo, il che può avere conseguenze sul rischio di introduzione di questi virus nel settore del pollame.

Il virus dell’influenza aviaria è facilmente trasmissibile attraverso l’acqua.

La ricerca ha anche osservato livelli più elevati di diffusione del virus da anatre e piccioni infettati dai virus del 2016 e del 2017 rispetto al virus del 2014. Gli uccelli selvatici infetti (come i piccioni) possono introdurre il virus negli allevamenti di pollame attraverso le loro feci.

Più il virus è presente nelle feci degli uccelli, più è facile trasmettere il virus al pollame. Questa ricerca mostra anche che il virus può sopravvivere a lungo in acqua (più di una settimana) e che i polli possono essere facilmente infettati dall’acqua potabile contaminata dalle feci degli uccelli.

La WBVR sta conducendo ulteriori ricerche sui fattori genetici e altri aspetti che determinano la patogenicità dei virus HPAI. Una migliore comprensione delle caratteristiche dei virus HPAI può contribuire alla prevenzione di future epidemie.

Fonte: IZS Abruzzo e Molise

Articolo completo (in inglese)




I grandi carnivori riconquistano il territorio

Imbattersi in una lince, sentire l’ululato di un lupo, osservare un orso. Forse potrebbe non essere più tanto difficile e insolito in alcune aree, non ora che queste specie stanno ricolonizzando gran parte della loro storica area di distribuzione in Europa.

Dopo essere stati spinti sull’orlo dell’estinzione nel secolo scorso, negli ultimi decenni linci, lupi e orsi stanno ricolonizzando l’Europa, complici il cambiamento nell’uso del suolo e la diversa densità di popolazione, ma non la graduale espansione delle aree protette. È quanto emerge dal recente studio condotto da un gruppo internazionale di 11 Paesi coordinato da ricercatori del Dipartimento di Biologia e biotecnologie della Sapienza Università di Roma e del Cnr. Questi fattori sembravano aver influenzato il ritorno dei grandi carnivori in Europa negli ultimi 24 anni, ma fino a oggi l’effettivo ruolo svolto era stato poco chiaro. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Diversity and Distributions, indicano che tra il 1992 e il 2015 la combinazione di questi elementi abbia contribuito all’aumento della presenza di queste tre specie nell’Europa orientale, nei Balcani, nella penisola iberica nord-occidentale e nella Scandinavia settentrionale, mentre tendenze contrastanti sono emerse per l’Europa occidentale e meridionale.

“È molto probabile che la coesistenza dei grandi carnivori con gli esseri umani in Europa non sia legata solo alla disponibilità di un habitat idoneo, ma anche a fattori come la tolleranza da parte dell’uomo e le politiche per diminuire la caccia di queste specie”, spiega Marta Cimatti della Sapienza, primo autore del lavoro. “Questo permette di avere nuove opportunità per riconciliare la conservazione e la gestione di queste specie con lo sviluppo socioeconomico nelle aree rurali”.

Luca Santini, ricercatore della Sapienza e del Cnr e senior author dello studio, sottolinea: “sfruttare i cambiamenti socioeconomici e paesaggistici per creare nuove opportunità di recupero per le specie sarà una sfida per l’Europa, cui si dovranno affiancare una corretta educazione ambientale, norme legislative e una gestione mirata a mitigare i conflitti fra uomo e fauna selvatica nelle aree recentemente ricolonizzate dai questi grandi carnivori”.

“L’associazione tra il diverso uso del suolo, l’abbandono delle aree rurali, l’aumento delle aree protette e l’espansione dei grandi carnivori in Europa sarà importante anche nei prossimi decenni”, conclude Luigi Boitani della Sapienza, coautore e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, “e suggerisce che la ricolonizzazione di vaste aree europee continuerà e che dunque saranno necessari maggiori sforzi per far coesistere l’uomo e questi grandi carnivori”. 


Riferimenti pubblicazione: “Large carnivore expansion in Europe is associated with human population density and land cover changes – Cimatti M., Ranc N., Benítez-López A., Maiorano L., Boitani L., Cagnacci F., ?engi? M., Ciucci P., Huijbregts M.A.J., Krofel M., López Bao J., Selva N., Andren H., Bautista C., Cirovic D., Hemmingmoore H., Reinhardt I., Maren?e M., Mertzanis Y., Pedrotti L., Trbojevi? I., Zetterberg A., Zwijacz-Kozica T., Santini L – Diversity and Distributions, 2021. DOI 10.1111/ddi.13219
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/ddi.13219

Fonte: CNR