One Health: la nostra salute e il benessere degli animali sono una cosa sola

Prendersi cura degli animali domestici vuol dire salvaguardare la salute di tutta la comunità. Il loro benessere, infatti, è strettamente legato al nostro.
Nelle case degli italiani ci sono circa 18 milioni tra cani e gatti che vivono insieme ai loro padroni e diventano a tutti gli effetti parte della famiglia. Una vicinanza fisica che regala calore e allegria, ma, allo stesso tempo, aumenta il rischio di trasmissione di tutte quelle patologie veicolate dall’animale all’uomo, le cosiddette zoonosi.

Due dati diffusi dal World Organisation for Animal Health mostrano quanto sia importante non sottovalutare la questione. Il primo evidenzia che il 75% delle patologie emerse nell’ultimo secolo è stato causato proprio dall’interazione tra l’uomo e gli animali. Il secondo che circa il 60% di tutti i patogeni che colpiscono l’essere umano ha origine dagli animali. L’epidemia Covid-19, sviluppatasi a partire dal 2020, è senza dubbio l’esempio più drammatico nella storia recente.Secondo il World Organisation for Animal Health circa il 60% di tutti i patogeni che colpiscono l’essere umano ha origine dagli animali
Alla luce di queste percentuali è evidente come la visione antropocentrica della medicina tradizionale risulta inefficace ad affrontare le sfide del presente e del futuro. All’opposto, la strada da seguire è il modello One Health: un approccio sanitario integrato secondo cui la salute dell’uomo, di tutte le specie animali e dell’ambiente sono strettamente interconnesse tra loro e hanno un profondo impatto l’una sull’altra.

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Fonte: corriere.it




I cambiamenti climatici e l’impatto sulla diffusione delle zoonosi

zoonosiLe piogge copiose, le alluvioni e il caldo torrido e prolungato sono gli effetti del riscaldamento terrestre con cui gran parte dell’umanità sta facendo i conti. Fra le conseguenze, c’è anche la crescita dei casi di zoonosi. Se in passato, infatti, si poteva ritenere la sola stagione estiva il periodo a cui fare maggiore attenzione per la diffusione di zecche, zanzare, pulci o flebotomi, oggi non è più così. Le temperature miti, anche nei mesi autunnali e invernali, hanno allungato il ciclo di vita dei possibili vettori che proliferano in diversi ambienti e agevolato l’introduzione di specie considerate prima aliene. Di fronte a questo nuovo scenario, devono cambiare le strategie di prevenzione e intervento. Al nesso tra i mutamenti climatici e le zoonosi è dedicato il secondo appuntamento della rubrica “Salute e Zoonosi: prevenire e proteggersi”, curata dalla redazione di Aboutpharma, in collaborazione con Boehringer Ingelheim.

Le conseguenze sulla salute

Con il caldo, gli insetti e i parassiti si riproducono in maniera più veloce e più efficace. Anche nei mesi invernali, sono ormai divenuti frequenti, ad esempio, i casi di proliferazione di pulci e zecche che attaccano persone e animali e che in generale resistono alle temperature rigide. Le evidenze mostrano il diretto impatto che i cambiamenti hanno su tutte le forme di zoonosi e l’insorgenza di nuove infezioni anche con potenziale pandemico. Nel Vecchio continente, per esempio, si assiste all’aumento della diffusione della zanzara tigre, vettore di Dengue, febbre da Chikungunya, febbre West Nile, dei pappataci vettori della Leishmaniosi e delle zecche capaci di trasmettere la malattia di Lyme.

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Fonte: aboutpharma.com




Vespa velutina, nuovo avvistamento in Lombardia

vespa velutinaVespa velutina torna a farsi viva in Lombardia dopo più di due anni dall’ultima segnalazione.

Il 13 ottobre scorso infatti un apicoltore socio dell’Apava, l’Associazione dei Produttori Apistici della provincia di Varese, ha avvistato alcuni esemplari adulti a Leggiuno (Va), dando subito l’allarme.

La notizie è stata data il giorno dopo dalla stessa associazione apistica e poi rilanciata dal sito StopVelutina gestito dal Crea. Nella zona è già stata intensificata l’attività di monitoraggio e si sta cercando di individuare il nido per abbatterlo. Questa è la terza segnalazione dal 2017 ad oggi della presenza del calabrone asiatico nella regione.

La prima fu appunto nel 2017 in provincia di Mantova, a Borgofranco sul Po, dove fu ritrovato un unico individuo adulto. La seconda ben quattro anni dopo, nel 2021, quando a San Damiano del Colle in provincia di Pavia furono individuati alcuni adulti, e nei primi mesi del 2023 furono trovati anche i nidi ormai abbandonati.

La sporadicità dei ritrovamenti può indicare che il calabrone per ora non riesca ancora a colonizzare stabilmente i territori in cui è arrivato, pur essendo in grado di nidificare.

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Fonte: agronotizie.it




Fenologia, questa sconosciuta

Che cos’è la fenologia?

“Per fenologia intendiamo tutti quegli eventi che sono ricorrenti durante l’anno nella vita di un animale o di una pianta: ad esempio il periodo di deposizione delle uova, il periodo riproduttivo, delle nascite, di ingresso e di uscita dall’ibernazione, il periodo di arrivo dalle migrazioni…” spiega Sandro Bertolino, docente di Ecologia e Conservazione della natura all’Università degli Studi di Torino. “Insomma, sono tutti aspetti della fenologia quelli che caratterizzano il ciclo vitale di un individuo e che si ripetono di anno in anno. Questo per quanto riguarda gli animali. Esempi per le piante possono essere invece il periodo di comparsa delle foglie, il periodo della fioritura e di comparsa di semi e frutti e via dicendo”.

Ma perché è un concetto così strettamente correlato al cambiamento climatico? “Quello che si è visto col cambiamento climatico è che l’aumento della temperatura ha degli effetti sulla stragrande maggioranza degli organismi, che cambiano il periodo della loro fenologia. Questo nelle piante determina, in genere, un anticipo della riproduzione o della comparsa delle foglie e per gli insetti un anticipo della deposizione delle uova, ad esempio per molti lepidotteri o altre specie la comparsa dei bruchi è anticipata rispetto al passato”.

Lo stato dell’arte degli studi

“Ci sono studi su molte specie, di vertebrati e invertebrati” prosegue Bertolino. “In molti uccelli, ad esempio, la nascita dei piccoli è sincronizzata nel periodo di massima di disponibilità alimentare. Nelle cince e in altre specie, i piccoli vengono alimentati coi bruchi, quindi è conveniente avere i piccoli quando c’è il massimo di disponibilità di bruchi. Il problema è che con l’anticipo dello sviluppo della vegetazione a causa dell’aumento delle temperature e l’anticipo della deposizione delle uova da parte dei lepidotteri, si verifica spesso uno sfasamento temporale – detto mismatch – di diversi giorni o addirittura settimane tra il picco massimo di disponibilità dei bruchi e il periodo di massima richiesta di cibo da parte dei piccoli degli uccelli. Bisogna infatti considerare che gli insetti riescono a reagire più velocemente rispetto ai vertebrati ai cambiamenti climatici. Per gli uccelli è più difficile anticipare il periodo di deposizione delle uova, essendo questo regolato da un ciclo fisiologico più complesso. Se gli insetti possono anticipare il picco massimo di abbondanza anche di una o due settimane, gli uccelli spesso non riescono ad anticipare la deposizione delle uova e la loro schiusa. Questo sfasamento temporale può determinare una minore disponibilità alimentare nel momento delle massime esigenze da parte dei nascituri, con potenziali conseguenze negative nel lungo termine”.

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Fonte: piemonteparchi.it




IZS Teramo – Un volume per valutare e comunicare il rischio in sicurezza alimentare

Una collaborazione, tra esperti del settore, che nel quotidiano svolgono attività analitica e di ricerca applicata alla valutazione e comunicazione del rischio, ha dato vita ad un volume con finalità didattiche e divulgative – edito dalla Milano University Press – e rivolto agli studenti universitari dei corsi di laurea in Agraria, Medicina Veterinaria e Biotecnologie.

Presenti nel volume, dal titolo  Valutazione e comunicazione del rischio in sicurezza alimentare  – disponibile on line – contributi di specialisti di grande professionalità ed esperienza provenienti dalla rete delle organizzazioni nazionali attive e competenti in materia: Ministero della Salute, IZS di Teramo, Istituto Superiore di Sanità, IZS Lazio e Toscana, e l’IZS delle Venezie.

Il dott. Paolo CALISTRI, responsabile del Centro Operativo Veterinario per l’Epidemiologia, Programmazione, Informazione e Analisi del Rischio (COVEPI) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, che ha contribuito con la scrittura di due capitoli del volume, ci spiega che “Il libro è nato quasi per caso, qualche anno fa, durante lo svolgimento di un Corso organizzato dall’Università degli Studi di Milano, con il supporto del Ministero della Salute e il coinvolgimento di alcuni Istituti Zooprofilattici Sperimentali e dell’Istituto Superiore di Sanità. Fu proprio in quell’occasione, sicuramente per via dell’importanza e dell’attualità degli argomenti trattati, che il Ministero e l’Università, avvalendosi del contributo della Casa Editrice della stessa Università di Milano ed utilizzando le competenze dei relatori al Corso, proposero di realizzare un testo didattico-divulgativo, rivolto agli studenti universitari, interessati alla comprensione degli aspetti tecnici e dei principi alla base della valutazione e comunicazione del rischio in sicurezza alimentare.”

Il testo, che presenta concetti chiave e indica le competenze necessarie da possedere per valutare e comunicare il rischio nell’ambito della sicurezza alimentare, approfondisce teoria (leggi e regolamenti nazionali e comunitari) e pratica, grazie a numerosi esempi, così facilitando lo studente nella comprensione generale dell’argomento.

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Fonte: IZS Teramo




Selvatici o domestici? Il confine tra cattività e domesticazione

Il commercio di animali esotici venduti come pet, animali d’affezione, sembra essere in perenne crescita e, alimentato anche dai social media, vede anche di continuo nuove specie che si aggiungono alla lista di quelle in voga, dai galagidi ai gufi. In alcuni casi, questi animali vanno anche incontro a un processo di selezione da parte degli allevatori, che li incrociano per ottenere determinate caratteristiche dal punto di vista estetico: ne sono un esempio i pitoni, commerciati in diversi morph, con colorazioni e pattern delle squame differenti.

La letteratura scientifica ha ampiamente sottolineato i rischi del commercio di animali esotici, che vanno dalla diffusione di specie aliene invasive (nel caso di abbandoni volontari o fughe involontarie) al contrabbando, fino alle minacce, in alcuni casi, per la conservazione delle specie. Ma c’è un altro aspetto sul quale vale la pena riflettere tenendo in considerazione i dati scientifici: possiamo iniziare a considerare questi animali come domestici, magari in virtù di una lunga storia di detenzione come animali d’affezione o della selezione genetica nell’allevamento?

Un animale nato in cattività, cresciuto con l’essere umano, che non lo teme ed è confidente, magari figlio e nipote di animali nati in cattività, non è automaticamente un animale domestico. La domesticazione è qualcosa di ben diverso dalla confidenza con la nostra specie: è un processo lungo centinaia o più spesso migliaia di anni e relativo numero di generazioni, sulle quali da un lato ha agito in modo più o meno deliberato l’essere umano, scegliendo certi animali ed escludendo gli altri, in base alle caratteristiche che di volta in volta gli venivano utili (docilità, tasso riproduttivo, dimensioni, velocità di crescita eccetera).

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Fonte: scienzainrete.it




Il benessere animale nei canili. Le attività di controllo a tutela del benessere animale nei canili, nelle strutture ricettive e nei pet shop

Si è tenuta questa mattina nella sala stampa della Camera dei Deputati la conferenza di presentazione dei risultati della campagna di controlli condotta dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS) sui canili e gattili, strutture ricettive, allevamenti e centri di addestramento, negozi di animali e pet food del territorio nazionale.

Alla conferenza stampa, promossa dal Sottosegretario alla Salute con delega alla sanità animale, on. Marcello Gemmato, si è fatto il punto sui possibili risvolti speculativi che sottendono alla gestione dei canili, in particolare in alcune Regioni italiane del Sud: “Dai dati del Sistema di identificazione nazionale degli animali da compagnia (SINAC) del Ministero della Salute, di cui ho siglato l’istituzione lo scorso anno – commenta il Sottosegretario – emerge una fotografia sconcertante: sul totale dei cani ospitati nei canili delle regioni che attualmente aderiscono al SINAC, oltre 100.000 esemplari, più dell’80% è ospitato in sole cinque regioni, Puglia, Sardegna, Sicilia, Calabria e Campania. Se si rapporta a livello territoriale il numero dei canili autorizzati con il numero dei cani identificati e registrati, è evidente il sovraffollamento delle strutture, che determina il mancato rispetto di standard di salute e benessere animale adeguati. Questo, in prospettiva One Health, rappresenta una minaccia anche per la salute pubblica e per gli ecosistemi di riferimento. Basti pensare che in alcune regioni si registrano medie con punte di oltre 300 cani per canile. Inoltre, – continua Gemmato – tenuto conto del costo medio giornaliero unitario per la gestione del singolo cane ospitato nel canile, stimato dal Ministero della Salute in un range compreso fra 3,5 e 4,5 euro, la spesa pubblica in un arco temporale di 7 anni (durata media della permanenza degli animali nelle strutture) supera, in Italia, un miliardo di euro. Tale settore di attività, pertanto, è diventato particolarmente attrattivo per la cosiddetta “zoomafia”, che ritiene lucrativo trattenere esemplari nei canili per percepire sussidi statali, non curandosi delle loro condizioni e ostacolandone al contempo l’adozione.”

Per fare luce su questi aspetti e utilizzando il SINAC – conclude il Sottosegretario – abbiamo avviato una campagna di controlli a tappeto di concerto con i NAS, che si è svolta da maggio a settembre 2024.”

“Le attività di controllo – spiega il Comandante dei Carabinieri per la Tutala della Salute, Gen. B. Raffaele Covettihanno interessato il comparto degli animali d’affezione, per accertare lo stato di benessere nel mantenimento degli animali, la gestione e l’impiego di farmaci veterinari, la conservazione e la somministrazione di alimenti e mangimi. Le indagini hanno dato luogo a numerose sanzioni di tipo amministrativo, denunce, sequestri di strutture, per un valore complessivo di € 4.665.205.

È fondamentale – sottolinea il Generale – disporre degli strumenti idonei a censire e verificare le strutture che ospitano animali d’affezione e in questo il SINAC si è rivelato un sistema valido e un supporto imprescindibile. Continueremo ad implementare le attività ispettive, di concerto con il Ministero della Salute, per il ripristino della legalità e la garanzia del benessere animale.”

Le attività di controllo sanitario sui canili del territorio nazionale sono state oggetto anche di un’interrogazione parlamentare nel novembre 2023, a firma della deputata Rita Dalla Chiesa, che ha richiamato l’attenzione del Governo sul tema della salute e del benessere degli animali d’affezione.

Sono felice di aver potuto finalmente parlare di quello che rappresenta un gravissimo problema che riguarda soprattutto l’Italia del centro sud – afferma l’On. Rita Dalla Chiesa. Mi riferisco ai maltrattamenti sugli animali, alle condizioni terribili dei cosiddetti canili “fantasma”, che arrivano ad ospitare anche 3.000 cani, dei quali poi non si sa più nulla. Parliamo di entrate economiche di cui beneficiano illegittimamente i gestori di molti canili, di mancanza di sterilizzazione dei randagi, della necessità di un albo per il personale volontario che lavora nei canili, troppo spesso senza adeguata formazione. Aspetti su cui finalmente stiamo facendo luce, soprattutto in un’ottica di rispetto della legge. Sono certa che da questa giornata prenderanno il via molte altre iniziative, con il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate”.

Alla conferenza ha preso parte anche la Presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, l’on. Maria Vittoria Brambilla, che ha fatto il punto sulle attività in corso e sulle iniziative legislative allo studio.

Il SINAC per la prima volta consente di identificare e registrare i nostri amici animali aumentando la capacità di governance del sistema. è il commento dell’on. Maria Vittoria Brambilla. “Grazie al SINAC sarà possibile non solo erogare con la necessaria adeguatezza i servizi che i cittadini richiedono, ma anche raccogliere importanti indicatori sulla salute e sul benessere degli animali d’affezione. Un sentito ringraziamento va alle forze dell’ordine, e in particolare ai Carabinieri, per aver dato sistematicità alle verifiche sui canili e per aver portato alla luce tante situazioni assolutamente intollerabili. I dati forniti oggi sono la fotografia di una realtà con molte ombre, ma anche il necessario punto di partenza per altri, doverosi interventi. Voglio infine ricordare che proprio ieri la commissione Giustizia, esaminando la proposta di legge AC 30 di cui sono prima firmataria e relatrice, ha approvato un emendamento che esenta dal pagamento delle sanzioni amministrative i proprietari o i detentori che spontaneamente si mettono in regola con le norme sull’identificazione degli animali da compagnia. È un invito a far registrare nel sistema informativo il proprio animale, invito al quale la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, di cui mi onoro di essere presidente, risponderà organizzando sul territorio “giornate” dedicate alla microchippatura”.

Comunicato stampa

Documento di sintesi Campagna Canile




G7 Veterinaria: zoonosi, antibioticoresistenza e biosicurezza “Concentrati sulle sfide del prossimo futuro”

“Una parola ricorrente durante i nostri lavori è stata “trust”, fiducia, perché i Paesi del G7 hanno chiaro il loro ruolo di leader nel proporre a livello globale le migliori pratiche per garantire la salute ed il benessere animale e la sicurezza alimentare, affinché il commercio di prodotti agroalimentari sia basato su regole sanitarie chiare e condivise e, appunto, sulla fiducia reciproca fra i Paesi”. Queste le parole di Ugo Della Marta, Capo dei Servizi Veterinari italiani,  che ha presieduto  il G7 della veterinaria, evento che ha riunito a Padova le delegazioni veterinarie dei Paesi più industrializzati per fare il punto sullo stato della salute animale sul nostro pianeta.

Presenti i capi veterinari di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, e i rappresentanti delle più importanti organizzazioni sanitarie internazionali come Commissione Europea, FAO e WOAH.

Durante l’incontro sono stati presentati i sistemi messi a punto in Italia per verificare negli allevamenti il rispetto del benessere animale, la biosicurezza e tracciare l’uso di antibiotici, per supportare l’impegno continuo nella riduzione dell’uso di questi farmaci, per favorire la diminuzione di fenomeni di antibiotico resistenza.

Secondo recenti dati di Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, tra il 2014 e il 2021 l’uso degli antibiotici in Europa a livello zootecnico è diminuito del 44%.

Per quanto riguarda il nostro Paese, stando alle percentuali fornite da Aifa relative al 2022, per le specie animali destinate alla produzione di alimenti la riduzione totale di utilizzo di antibiotici è stata del 13,4%, con una riduzione del 14,2% del consumo di antibiotici autorizzati in formulazioni farmaceutiche per via orale.

Sempre stando all’analisi dell’Agenzia Italiana del Farmaco, nel 2022 i livelli di consumo negli animali delle classi di antibiotici considerati critici per l’uomo sono state sotto la media europea.

L’Italia, se pur con risultati in linea con quelli europei, ha ancora molta strada da fare, le sfide che attendono il settore sanitario e quello agro-alimentare si stanno facendo via via più complesse. Carenze a livello di benessere animale, biosicurezza dell’allevamento e consumo eccessivo di antibiotici danno origine a rischi sanitari sempre di più connessi tra loro, rendendo necessario un approccio e un osservatorio epidemiologico integrato.

Per affrontare queste sfide, tra gli strumenti a disposizione, c’è Classyfarm, fortemente voluto dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari  del Ministero della Salute.

E’ un sistema integrato nato  con l’obiettivo di categorizzare gli allevamenti in base al rischio per la sanità pubblica veterinaria e che è risultato fondamentale, per esempio, proprio nella lotta all’abuso di antibiotici.

“L’antibiotico resistenza – spiegano Antonia Ricci, DG dell’IZS delle Venezie, e Giorgio Varisco, DG dell’IZS della Lombardia e Emilia-Romagna – è un problema che, in un’ottica e con un approccio “One Health”, riguarda la salute di tutti, dell’uomo e dell’animale. Dal punto di vista veterinario stiamo puntando naturalmente sulla sorveglianza e il controllo ma anche sulla formazione. I sistemi informatici moderni, come Classyfarm, ci permettono poi di quantificare in modo oggettivo l’uso degli antibiotici e l’antibioticoresistenza, per evidenziare le situazioni più critiche dove bisogna intervenire, e quelle più virtuose da premiare. Il lavoro da fare è tanto ma possiamo dire di aver imboccato la strada giusta”.

Al centro del dibattito poi altri temi legati alla biosicurezza e alle zoonosi.

“Le sfide che la veterinaria italiana sta affrontando sono molteplici e complesse, basti ricordare la Peste Suina Italiana, l’influenza Aviaria, la Blue Tongue” conclude Giovanni Filippini,  DG Salute animale e Commissario per il contrasto alla PSA presso il ministero della Salute, ” ma il sistema nazionale, che vede una stretta collaborazione fra Ministero della Salute, servizi veterinari territoriali e la rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, ha tutte le competenze per far fronte a queste difficoltà e tutelare le eccellenze produttive dell’agroalimentare italiano”

Fonte: IZS Venezie




G7 Veterinaria, Padova capitale della salute animale

Padova sarà per due giorni capitale della veterinaria mondiale. La città del Santo ospita infatti mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre 2024 il “G7 Chief Veterinary Officers’ Meeting”, l’evento che riunisce le delegazioni veterinarie dei Paesi più industrializzati per fare il punto sullo stato della salute animale sul nostro pianeta.

L’evento è promosso dal Ministero della Salute nell’ambito del G7 Salute, in collaborazione con gli Istituti Zooprofilattici delle Venezie e di Lombardia ed Emilia-Romagna, con il patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Padova e con il sostegno della Camera di Commercio di Padova. Saranno presenti al G7 i Capi veterinari di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, e i rappresentanti delle più importanti organizzazioni sanitarie internazionali come Commissione Europea, FAO e WOAH. In totale è previsto l’arrivo di circa 50 delegati fra italiani e stranieri.

I lavori si aprono mercoledì 16 ottobre al Caffè Pedrocchi, con due sessioni tecniche dedicate alla zonizzazione e alla biosicurezza negli allevamenti, elementi cruciali per rafforzare il controllo delle malattie a livello globale e garantire il commercio sicuro di animali e prodotti alimentari da essi derivati. Il meeting ha l’obiettivo di stimolare un confronto in sede G7 sul miglioramento degli strumenti di controllo e prevenzione necessari a preservare lo stato sanitario degli animali, con un focus specifico sull’uso dei farmaci, e in particolare degli antibiotici.

La cerimonia ufficiale di apertura si terrà presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Padova e sarà inaugurata con un videomessaggio del Sottosegretario alla Salute On. Marcello Gemmato. Saranno presenti la Direttrice generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Antonia Ricci, il Capo dei Servizi Veterinari Italiani (CVO – Chief Veterinary Officer) presso il Ministero della Salute Ugo Della Marta, il Sindaco del Comune di Padova Sergio Giordani, la Presidente della Commissione Sanità della Regione Veneto Sonia Brescacin, il Direttore del Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute dell’Università di Padova Alessandro Zotti, la Direttrice generale dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) Emmanuelle Soubeyran, e il Consulente veterinario senior USDA APHIS presso la FAO, Amy Delgado.

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Fonte: IZS Venezie




Nel cervello umano micro e nanoplastiche. Uno studio italiano spiega le conseguenze

microplasticheIn occasione del Planetary Health Festival, Il Festival Italiano della Salute Planetaria, svoltosi a Verona dal 3 al 5 ottobre, si è tenuto un panel dedicato a un tema di crescente rilevanza globale: l’impatto invisibile delle micro e nanoplastiche (MNP) sulla salute umana. Durante l’incontro, è stato presentato lo studio intitolato Tutta la plastica che non vediamo. Rapporto sulla presenza delle micro e nanoplastiche nel corpo umano, commissionato da VERA Studio a un gruppo di esperti dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
La ricerca, condotta dal professor Raffaele Marfella, del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate, dal professor Pasquale Iovino, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche, e dal dottor Francesco Prattichizzo, dell’IRCCS MultiMedica, Polo Scientifico e Tecnologico di Milano, si propone di colmare una lacuna significativa nella letteratura scientifica: l’assenza di una meta-analisi che documenti l’accumulo di micro e nanoplastiche negli organi umani e il loro impatto sulla salute.

Micro e nanoplastiche ovunque. Anche nel cervello e nella placenta

Negli ultimi anni, ricercatori da tutto il mondo hanno iniziato a esplorare l’accumulo di MNP nel corpo umano e le loro potenziali conseguenze per la salute. Il Rapporto sintetizza le fonti di esposizione alle MNP, le tipologie di queste particelle e le associazioni patologiche connesse.

Durante la presentazione, sono emerse informazioni di grande interesse per la comunità scientifica. Le concentrazioni più elevate di MNP sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello, la placenta e l’albero cardiovascolare. Per esempio, nel cervello, i livelli di MNP riscontrati in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.

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Fonte: foodandtec.com