Api e pesticidi: aggiornata la guida EFSA alla valutazione dei rischi

apeL’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha revisionato la propria guida sulle modalità per valutare i rischi derivanti dai prodotti fitosanitari per api da miele, bombi e api solitarie. La guida riveduta tiene conto delle più recenti acquisizioni scientifiche e adotta le metodologie più aggiornate per eseguire valutazioni del rischio in questo ambito.

Quali sono le caratteristiche principali della guida aggiornata?

Il documento descrive come valutare il rischio per le api da miele esposte a prodotti fitosanitari in aree agricole. Lo fa seguendo un approccio progressivo per valutare sia l’esposizione delle api ai pesticidi (per contatto o per via alimentare) sia gli effetti che ne derivano. La guida descrive anche gli studi che i richiedenti devono produrre quando non sia possibile escludere un elevato rischio in fase di valutazione iniziale.

Contempla quindi vari scenari e aspetti pertinenti alla valutazione del rischio. Tra questi: le diverse tempistiche degli effetti (acuti e cronici) e le diverse fasi di vita delle api (adulti e larve). Per le api da miele esamina i possibili effetti a lungo termine delle basse dosi e le preoccupazioni potenziali dovute agli effetti subletali. Il documento esprime inoltre raccomandazioni in merito ai rischi da metaboliti e miscele di prodotti fitosanitari.

Che cos’è un approccio progressivo?

Sia la stima dell’esposizione che la valutazione degli effetti possono essere eseguite seguendo un approccio per gradi, passando da valutazioni prudenziali a valutazioni più realistiche. Il concetto di approccio progressivo consiste nel partire con una valutazione semplice, come ad esempio uno screening basato su dati standard, per poi aggiungere complessità, se necessario, onde affinare il rischio. Ciò avviene quando un rischio elevato non può essere escluso al gradino inferiore, e può implicare l’uso di dati desunti da studi di campo o semi-campo.

Per quale ragione e in che modo è stata condotta la revisione?

Ai sensi della legislazione europea, i prodotti fitosanitari possono essere approvati solo se una valutazione del rischio dimostri che essi non hanno effetti inaccettabili sull’ambiente, comprese le specie non bersaglio come le api. Nel 2013 l’EFSA ha pubblicato la sua prima guida alla valutazione del rischio da prodotti fitosanitari per le api (Apis melliferaBombus spp. e api solitarie), che la Commissione europea ci ha chiesto di rivedere nel 2019.

In risposta alla richiesta abbiamo istituito un gruppo di lavoro composto da personale dell’EFSA ed esperti esterni e, in linea con il mandato ricevuto, abbiamo effettuato una revisione basata sulle evidenze scientifiche tenendo conto delle ultime conoscenze scientifiche emerse dal 2013. Abbiamo raccolto dati sulla mortalità delle api, rivisto i requisiti per gli studi su campo e aggiornato le metodologie di valutazione del rischio.

Per documentare in modo trasparente lo studio scientifico che è alla base della revisione, la guida con le sue appendici e gli allegati sono stati corredati da un documento supplementare che racchiude tutte le informazioni di base nonché su raccolte dati e analisi.

In che modo sono stati coinvolti gli Stati membri e i portatori di interesse?

Durante il processo di revisione l’EFSA ha consultato gli Stati membri tramite la Rete di indirizzo sui pesticidi  (Pesticide Steering Network) e una serie di soggetti interessati tramite un apposito gruppo di portatori di interesse. L’EFSA ha poi preso parte a una serie di seminari e sessioni informative rivolte a rappresentanti degli Stati membri e parti interessate, organizzati dalla Commissione europea (CE).

Inoltre l’EFSA ha mantenuto stretti contatti con la CE e ha collaborato con l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) per armonizzare gli approcci alla valutazione dei rischi per le api nell’ambito dei regolamenti su prodotti fitosanitari e biocidi.

Tra luglio e ottobre del 2022 l’EFSA ha tenuto una consultazione pubblica sulla versione in bozza della guida. I contributi pervenuti sono stati elaborati in un workshop apposito rivolto a rappresentati di Stati membri e parti interessate, confluendo poi nel documento finale.

Ci sono state criticità particolari?

Poiché la legislazione europea in materia non definisce quantitativamente gli “effetti inaccettabili”, questo obiettivo di protezione generico doveva essere tradotto in obiettivi di protezione specifici (SPG), che potessero essere collegati in modo trasparente agli schemi di valutazione del rischio descritti nella guida. Sebbene la definizione degli SPG non rientri nelle competenze dell’EFSA, che ha il mero ruolo di valutatore del rischio, tuttavia abbiamo assistito i gestori del rischio – la Commissione europea e gli Stati membri – in questo compito organizzando diverse consultazioni.

A seguito di questo mutuo scambio e sulla base dei  dati scientifici forniti dall’EFSA, i gestori del rischio hanno concordato un GSP per le api mellifere del 10%. Si tratta del livello massimo consentito di riduzione delle dimensioni delle colonie dopo l’esposizione ai pesticidi. Per i bombi e le api solitarie non è stato definito un SPG quantitativo per mancanza di dati. È emerso tuttavia un generale consenso sulla necessità di richiedere più frequentemente studi di grado superiore per ottenere dati più solidi per il futuro.

Quali sono ora i prossimi passi?

Ora che la guida dell’EFSA è stata pubblicata, la Commissione europea inizierà a lavorare con gli Stati membri per l’approvazione del documento in seno al Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi.

Chi fosse interessato a saperne di più sulla guida EFSA alla valutazione del rischio da prodotti fitosanitari per le api può partecipare alla nostra sessione informativa pubblica del 13 giugno 2023.

Fonte: EFSA




EFSA: per migliorare il benessere di bovine da latte, anatre, oche e quaglie è necessario migliorarne le condizioni in stalla

Le bovine da latte, le anatre, le oche e le quaglie hanno bisogno di più spazio e di migliori condizioni nelle stalle. Queste le raccomandazioni per il benessere degli animali espresse in due nuovi pareri scientifici odierni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) facenti parte di una serie dedicata alle specie animali d’allevamento su cui si basa l’attuale revisione delle norme dell’Unione europea sul benessere degli animali.

Bovine da latte

Avere spazio sufficiente per muoversi e riposare è un fattore importante per il benessere delle bovine da latte. Le risultanze scientifiche evidenziano che le vacche legate nelle stalle permanentemente hanno un ridotto benessere e, secondo l’EFSA, questa pratica andrebbe evitata. Ogni vacca deve avere accesso a uno spazio interno totale – compresa l’area per sdraiarsi – di almeno 9m2.

Altre raccomandazioni includono: dare alle vacche da latte accesso al pascolo con aree drenate e ombreggiate; verificare periodicamente eventuali casi di zoppia, mastite o disturbi metabolici; utilizzare spazzole in tutti i sistemi di stabulazione libera (cioè quelli in cui le vacche non sono legate) per consentire alle vacche di seguire comportamenti naturali come grattarsi e pulirsi. Se alloggiate in cubicoli, le vacche devono disporre di uno spazio individuale e di una lettiera sufficientemente spessa.

Consultate l’infografica sul benessere delle bovine da latte

Anatre, oche e quaglie

Gli scienziati dell’EFSA hanno esaminato anche i rischi per il benessere di anatre, oche e quaglie. Hanno valutato i sistemi zootecnici per gli animali da riproduzione e quelli utilizzati per i volatili destinati alla produzione di carne, foie gras e uova. L’EFSA ha individuato vari pericoli che possono avere un impatto negativo sul benessere dei volatili, consigliando misure adatte a prevenirli.

Per anatre, oche e quaglie l’EFSA raccomanda di evitare l’uso dei sistemi zootecnici detti comunemente gabbie. Inoltre i sistemi di allevamento utilizzati durante il periodo di sovralimentazione per la produzione di foie gras in anatre e oche dovrebbero essere evitati, poiché hanno ripercussioni notevoli sul benessere dei volatili. La pratica della sovralimentazione nella produzione di foie gras non rientrava nell’ambito di questa valutazione e non è stata esaminata.

L’EFSA raccomanda di fornire ai volatili più spazio e stabulari arricchiti e di altezza sufficiente per consentire a una persona di entrarvi per ispezionare gli animali. Altre raccomandazioni includono la necessità che: gli uccelli acquatici abbiano a disposizione acqua all’aperto per fare il bagno o immergere il capo; che le quaglie giapponesi abbiano a disposizione aree e materiale fine per fare il bagno nella polvere; pavimenti compatti con lettiera e materiali ruvidi per consentire agli uccelli di esplorare e foraggiarsi; e strutture di nidificazione per i volatili che depongono uova.

Consultate l’infografica sul benessere di anatre, oche e quaglie

Consulenza corroborata dalla scienza a supporto dei legislatori

Il parere scientifico sulle bovine da latte e quello su anatre, oche e quaglie forniscono consulenza al processo decisionale dei legislatori nell’ambito della revisione in corso della legislazione dell’Unione europea sul benessere degli animali. La relativa proposta legislativa della Commissione è attesa per la seconda metà del 2023.

La Commissione europea ha richiesto all’EFSA diversi pareri scientifici sul benessere degli animali d’allevamento nell’ambito della strategia Farm to Fork (F2F) [dal produttore al consumatore]. L’EFSA ha già pubblicato valutazioni sul benessere dei malaiali d’allevamentodei polli da carne, delle galline ovaiole e dei vitelli e degli animali durante il trasporto.

Evento in programma

L’EFSA presenterà le conclusioni raggiunte sui vitelli e i prossimi pareri sulle vacche da latte e su anatre, oche e quaglie in un evento pubblico che si terrà il 23 maggio 2023. Maggiori informazioni sono disponibili a questo link.

Fonte: EFSA




Quaderno Tecnico: Principi di gestione del puledro

Il Ministero della salute negli anni ha promosso e organizzato numerose iniziative di comunicazione in materia di benessere degli equidi, tra cui convegni e workshop e ha elaborato numerose brochure e opuscoli informativi. Infatti, tra i compiti del Ministero risulta essere punto cardine la promozione di programmi di informazione e di educazione finalizzati al rispetto degli animali e la tutela del loro stato di benessere come stabilito dall’art.7 dell’Accordo Stato-Regioni e Province Autonome del 6 febbraio 2003 in materia di benessere degli animali da compagnia e di pet therapy.

Questa pubblicazione, frutto della collaborazione con il Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università degli Studi di Messina, nasce dall’esigenza di fornire corretti indirizzi di gestione del puledro che si riverberano sul benessere del cavallo adulto, considerando anche che nel panorama nazionale del settore equestre non è presente una compiuta trattazione dei principi di gestione, educazione e allenamento del puledro.
Il testo, utilizzando un linguaggio diretto ed efficace e coniugando informazioni tecnico-scientifiche a un linguaggio visivo con l’ausilio di materiale fotografico dettagliato, rappresenta un utile strumento per tutti gli addetti del settore.

Leggi la pubblicazione

Fonte: Ministero della Salute




Aviaria. Meno focolai rispetto al 2022. In Europa rischio “basso” per la popolazione generale.

influenza aviariaTra il 2 marzo e il 28 aprile 2023, virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5Nx), clade 2.3.4.4b, sono stati segnalati focolai in uccelli domestici (106) e selvatici (610) in 24 paesi europei. A fare il punto sull’influenza aviaria è l’Ecdc in un nuovo rapporto.

I focolai si sono verificati meno frequentemente rispetto al periodo di riferimento precedente e rispetto alla primavera del 2022. La maggior parte di questi focolai sono stati classificati come focolai primari. Rispetto alla primavera del 2022, quando l’86% degli stabilimenti avicoli colpiti aveva segnalato la presenza di focolai secondari, quest’anno sono stati attribuiti alla diffusione secondaria un numero minore di focolai di pollame, il che potrebbe essere legato alla diminuzione della densità di pollame adottata in alcune aree e sistemi di produzione avicola considerati ad alto rischio; questo è stato il caso della Francia occidentale e sudoccidentale nel settore delle anatre domestiche e del foie gras e dell’Italia nordorientale nel settore dei tacchini e delle galline ovaiole.

Una presentazione atipica della malattia, caratterizzata da una bassa mortalità e dall’assenza di segni tipici dell’infezione da HPAI, è stata osservata in alcuni focolai di A(H5N1) causati dal genotipo BB (H5N1-A/Herring_gull/France/22P015977/2022-like) in tacchini e galline ovaiole in Italia. Questa presentazione atipica della malattia è stata ulteriormente valutata sperimentalmente. Rispetto agli isolati virali degli anni epidemici precedenti (2017-2021), il virus del genotipo BB ha richiesto una dose infettiva più elevata e anche il tempo mediano per l’insorgenza della malattia, dei segni clinici evidenti e della mortalità è stato più lungo.

l virus HPAI è generalmente poco rilevato e poco segnalato negli uccelli selvatici in Europa, poiché solo una parte dei volatili che muoiono di HPAI viene individuata e solo una parte di essi viene analizzata. Negli uccelli selvatici, i gabbiani dalla testa nera hanno continuato ad essere pesantemente colpiti, mentre anche altre specie di uccelli selvatici minacciati dal virus, come il falco pellegrino, hanno mostrato un aumento della mortalità.

Anche il virus HPAI A(H5N1) ha continuato ad espandersi nelle Americhe, anche nelle specie di mammiferi, e si prevede che raggiungerà l’Antartico nel prossimo futuro. Le infezioni da virus HPAI sono state rilevate in sei specie di mammiferi, in particolare nei mammiferi marini e nei mustelidi, per la prima volta, mentre i virus attualmente circolanti in Europa mantengono un legame preferenziale per i recettori aviari.

Dal 13 marzo 2022 e dal 10 maggio 2023, sono stati segnalati due rilevamenti di virus A(H5N1) 2.3.4.4b negli esseri umani provenienti dalla Cina (1) e dal Cile (1), nonché tre infezioni umane A(H9N2) e una A(H3N8) in Cina. Il rischio di infezione da virus dell’influenza aviaria H5 attualmente in circolazione del clade 2.3.4.4b in Europa rimane basso per la popolazione generale nell’UE/SEE e da basso a moderato per le persone esposte a livello professionale o in altro modo.

IL REPORT

Fonte: quotidianosanità.it




Artico: studio dimostra legame tra riscaldamento globale e aumento mercurio nel mare

Il mercurio, inquinante globale estremamente tossico per salute e ambiente, è al centro di un nuovo studio a guida italiana appena pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Geoscience”. Scienziate e scienziati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), Il mercurio, inquinante globale estremamente tossico per salute e ambiente, è al centro di un nuovo studio a guida italiana appena pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Geoscience”. Scienziate e scienziati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con altri partner internazionali hanno esaminato la relazione tra le variazioni climatiche del passato con i livelli di mercurio in Artico per capire quali sono i fattori naturali che influenzano il ciclo biogeochimico di questo elemento.

Nel contesto del progetto EastGRIP (East GReenland Ice core Project) coordinato dal Centre for Ice and Climate di Copenaghen, il team di ricerca ha condotto l’analisi di una carota di ghiaccio proveniente dalla calotta groenlandese, osservando la dinamica del mercurio tra 9.000 e 16.000 anni fa, durante la transizione tra l’ultimo periodo glaciale e l’attuale periodo climatico, l’Olocene.

I risultati hanno evidenziato che i livelli di mercurio durante questa transizione sono stati fortemente influenzati dalla riduzione della copertura di ghiaccio marino.

“Il nostro studio mostra che la deposizione di mercurio in Artico è triplicata all’inizio dell’Olocene rispetto all’Ultimo Periodo Glaciale”, spiega Delia Segato, dottoranda in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici dell’Università Ca’ Foscari Venezia. “Grazie all’analisi e l’interpretazione di archivi paleoclimatici e lo sviluppo di un modello di chimica atmosferica del mercurio”, continua Segato, “lo studio ha concluso che la perdita di ghiaccio marino, specialmente quello perenne, nell’oceano Atlantico sub-polare a causa del riscaldamento climatico avvenuto 11.700 anni fa, è stata la maggior responsabile dell’aumento di deposizione di mercurio in Artico”.

Le emissioni di mercurio, attentamente monitorate a livello internazionale, non sono solamente di origine antropica. Il ciclo biogeochimico del mercurio è controllato anche da diverse fonti naturali, come le attività vulcaniche, nonché da una moltitudine di processi fisici, chimici e biologici che si verificano nel suolo, nell’oceano e nell’atmosfera.

“Nelle regioni polari, il ghiaccio marino svolge un ruolo fondamentale nel controllo di questi processi”, spiega Andrea Spolaor, ricercatore presso del Cnr-Isp di Venezia e coautore dello studio. “Infatti, è stato dimostrato che il ghiaccio marino perenne, spesso di diverse decine di metri di spessore, impedisce il trasferimento del mercurio dall’oceano all’atmosfera, che altrimenti avverrebbe a causa della volatilità di questo metallo”.

“Al contrario, il ghiaccio marino stagionale, essendo più sottile, permeabile e salino, consente il trasferimento del mercurio e favorisce complesse reazioni atmosferiche che coinvolgono il bromo e aumentano la frequenza di eventi di depauperamento atmosferico del mercurio, causando una più rapida deposizione nell’ambiente artico”, conclude Spolaor. “A causa del riscaldamento climatico attuale, l’estensione del ghiaccio marino perenne nell’Artico è diminuita di oltre il 50% rispetto all’inizio delle misurazioni satellitari negli anni ’70. Studi futuri ci aiuteranno a stimare come questo fenomeno influirà sui livelli di mercurio e quali sono i rischi associati per le popolazioni e gli ecosistemi artici”.

Fonte: sanitainformazione.it




Sieropositività alla Leptospirosi a livello globale: una revisione sistematica e meta-analisi

La leptospirosi è una zoonosi di interesse di salute pubblica. Questo studio aggiorna lo stato attuale…

La leptospirosi è una grave minaccia per la salute pubblica in tutto il mondo; tuttavia, non esiste uno studio incentrato sulla sieropositività globale nei suini.

In questo studio, abbiamo raggruppato le pubblicazioni ed eseguito una revisione sistematica con meta-analisi per raccogliere dati relativi alla sieropositività della leptospirosi suina pubblicati a livello globale.

Il metodo di ricerca inizialmente utilizzato ha restituito un totale di 1183 risultati, di cui 20 soddisfacevano tutti i criteri predefiniti e sono stati quindi inclusi in questa revisione.

È stata eseguita una meta-analisi con dati generali ed è stata trovata una sieropositività combinata del 21,95%. La sieropositività è stata del 36,40% in Sud America, 34,05% in Nord America, 22,18% in Africa, 17,40% in Oceania, 13,30% in Europa e 13,36% in Asia.

I risultati suggeriscono che esiste un’elevata sieropositività per la leptospirosi nei suini di tutto il mondo. Le informazioni raccolte da questa ricerca sono rilevanti per comprendere la diffusione della leptospirosi a livello globale. Si prevede che questi indicatori contribuiranno a una migliore comprensione dell’epidemiologia della malattia con particolare attenzione al suo controllo e, di conseguenza, alla riduzione dei casi nella popolazione umana e animale…

Gomes de Araújo H, Limeira CH, Viviane Ferreira de Aquino V, et al. Global Seropositivity of Swine Leptospirosis: Systematic Review and Meta-Analysis. Trop Med Infect Dis. 2023;8(3):158. Published 2023 Mar 5. https://doi.org/10.3390/tropicalmed8030158

Fonte:3tre3.it




Nutri-score, appello all’UE di 300 scienziati a favore dell’etichetta

Etichettatura alimentiNel 2021, nel quadro della strategia ‘Farm to Fork‘, la Commissione europea si è impegnata a proporre una nuova etichetta nutrizionale da adottare in tutti i Paesi entro il 2023. Dopo l’annuncio, alcune lobby alimentari si sono mobilitate per impedire che la scelta ricadesse sul modello di etichetta a semaforo francese Nutri-Score, o quanto meno per ritardarne l’adozione.

All’origine delle pressioni ci sono grandi aziende alimentari, e settori agricoli come quelli del formaggio e dei salumi, oltre a diversi partiti politici ed europarlamentari vicini al mondo agroalimentare. Anche il governo italiano (in particolare dopo le ultime elezioni) ritiene l’adozione dell’etichetta a semaforo Nutri-Score una sorta di complotto dell’Europa contro i prodotti “Made in Italy”.

A ostacolare la decisione della Commissione europea di adottare il Nutri-Score in tutta Europa contribuisce la violenta opposizione dell’Italia.

Nonostante queste pressioni siano basate su argomentazioni prive di fondamento e su fake news, il risultato è che la Commissione europea non ha mantenuto i suoi impegni lasciando intendere che potrebbe scartare l’ipotesi di adozione del Nutri-Score a causa di una situazione ‘complessa’ e troppo ‘polarizzante’.

Per queste ragioni 316 scienziati e professionisti della sanità pubblica si sono mobilitati e hanno diffuso un rapporto scientifico di 61 pagine (con 105 referenze bibliografiche che su può trovare qui) che riassume le argomentazioni a favore dell’adozione del Nutri-Score. Il documento focalizza l’attenzione su sei punti.

  • La presenza di un centinaio di studi scientifici realizzati nel corso degli anni in venti Paesi validano il Nutri-Score e dimostrano la sua efficacia;
  • Il recente aggiornamento dell’algoritmo ha permesso di correggere alcuni “limiti” dell’etichetta su prodotti come l’olio extravergine di oliva e le bibite con edulcoranti artificiali;
  • Le conclusioni del rapporto del Centro comune di ricerca europeo (della Commissione europea (Jrc) secondo cui i consumatori preferiscono loghi semplici, colorati come il Nutri-Score;
  • I risultati della consultazione pubblica lanciata dalla Commissione che hanno mostrato come la maggioranza delle organizzazioni dei consumatori, delle Ong, dei cittadini, delle istituzioni di ricerca e delle autorità sanitarie sostengono un‘etichetta a semaforo come il Nutri-Score in grado di fornire informazioni sulla qualità nutrizionale globale degli alimenti;
  • Il sostegno da parte di numerose associazioni scientifiche europee, delle associazioni dei consumatori e delle Ong;
  • L’adozione e l‘implementazione delle etichette a semaforo in: Francia, Belgio, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo e Svizzera.

Gli scienziati hanno redatto un rapporto di 61 pagine che riassume le argomentazioni a favore del Nutri-Score

Il rapporto fornisce anche risposte a domande legittime, spesso utilizzate in maniera scorretta per screditare il Nutri-Score, come “Perché è calcolato su 100 g/100 ml e non per porzione?”.

Lo scopo del documento è ricordare alle autorità europee che la decisione sull’etichetta a semaforo deve essere basata sulle evidenze scientifiche e nell’interesse della salute pubblica senza cedere alle pressioni delle lobby. Per questo i firmatari (fra cui sette italiani, con in testa Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri) chiedono alla Commissione di proporre al più presto una legislazione (vedi lista completa dei firmatari). Il semaforo aiuterà i consumatori a fare scelte più favorevoli sul piano nutrizionale e a ridurre il rischio di patologie legate all’alimentazione, come l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e i tumori, che hanno un importante costo umano ed economico in tutta Europa.

La presenza di un logo nutrizionale sulle confezioni non risolverà i problemi legati all’alimentazione, ma si tratta di tassello importante che aiuterà i consumatori a fare scelte migliori nel momento dell’acquisto, e indurrà le aziende a migliorare la qualità nutrizionale dei prodotti.

Clicca qui per leggere il comunicato integrale.

Clicca qui per scaricare il rapporto completo.




Monitoraggio della malattia da deperimento cronico (CWD)

La Commissione europea ha richiesto un’analisi del programma di monitoraggio della malattia da deperimento cronico (CWD) in Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia (9 gennaio 2017-28 febbraio 2022).

Sono stati riscontrati 13 casi nelle renne, 15 nell’alce e 3 nei cervi rossi. Gli animali esaminati hanno mostrato due fenotipi, distinti per la presenza o l’assenza della normale proteina prionica cellulare (PrP) associata alla malattia, rilevabile nei tessuti linforeticolari.

La CWD è stata rilevata per la prima volta in Finlandia, Svezia e in altre zone della Norvegia. Nei paesi in cui la malattia non è stata rilevata, le prove erano insufficienti per escluderne del tutto la presenza. Laddove sono stati rilevati casi, la prevalenza era inferiore all’1%.

I dati suggeriscono inoltre che i gruppi di animali target ad alto rischio sui quali si concentra la sorveglianza dovrebbero essere rivisti, e che gli animali morti per “incidente stradale” non dovrebbero essere più testati per CWD.

I dati rivelano che, oltre alle differenze per età e sesso, la proteina prionica (PRNP)differisce anche tra le renne selvatiche positive e negative.

Per quanto riguarda la sorveglianza è stato proposto un sistema graduale basato su un’attività minima di base da attuare in tutti i paesi europei dove vivono popolazioni di cervidi sensibili che può essere poi ampliata con indagini ad hoc rivolte al raggiungimento di obbiettivi specifici, e sulla base della presenza o meno di casi. Queste indagini, sostenute nel tempo, si avvalgono di test in parallelo di obex e linfonodi provenienti da popolazioni di cervidi target ad alto rischio e si basano su unità di campionamento e prevalenza stimata sui dati disponibili.

Valutare la probabilità di presenza della malattia sarà possibile grazie ai seguenti criteri appositamente delineati: definizione dell’area geografica, valutazione annuale del rischio di introduzione, sorveglianza di base, formazione e coinvolgimento delle parti interessate e attuazione di un programma di sorveglianza basato su parametri stabiliti a partire dai dati presenti in letteratura.

Tutti i casi positivi devono essere genotipizzati. Sono state proposte le dimensioni del campione per rilevare e stimare la frequenza dei polimorfismi PRNP. Il sequenziamento a doppio filamento dell’intero quadro di lettura aperto del gene PRNP dovrebbe essere effettuato per tutti i campioni selezionati e successivamente i dati andrebbero raccolti in un sistema centralizzato a livello dell’UE.

Fonte: IZS Teramo

 

 




Cosa abbiamo imparato dalla pandemia?

imparareL’Agenzia Europea ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control ) risponde alla domanda con una pubblicazione Lessons from the COVID-19 pandemic – May 2023

Il documento mira a raccogliere e presentare le lezioni identificate dagli stakeholders della salute pubblica che hanno risposto alla pandemia di COVID-19. È destinato a servire come input per i paesi per rivedere i loro piani di preparazione alle pandemie o alle emergenze.

Al ciclo di preparazione continua, di anticipazione, di risposta e ripresa di un evento critico dovrebbe essere sempre essere integrata la revisione strutturata della risposta al fine di trarre insegnamenti per il futuro.

La pandemia di COVID-19 rappresenta un esempio unico di risposta della sanità pubblica a un grave episodio critico e gli insegnamenti conse/nguenti dovrebbero essere rapidamente identificati e utilizzati per l’aggiornamento dei piani di preparazione alla pandemia. Le revisioni post-azione (RAA) e le revisioni in azione (IAR), per le quali l’ECDC ha sviluppato una guida, sono strumenti preziosi per assistere i paesi in questo processo.

Durante il 2021 e il 2022, l’ECDC ha svolto una serie di attività per identificare insegnamenti e raccogliere approfondimenti dalla risposta alla pandemia di COVID-19. Queste attività hanno assunto la forma di un esercizio interno con esperti dell’ECDC; una revisione dei resoconti delle lezioni nazionali; discussioni con gli Stati membri e due sessioni di consultazione: una consultazione di esperti sulla valutazione e l’attuazione di interventi non farmaceutici (NPI) e una riunione di esperti sugli insegnamenti tratti dalla pandemia di COVID-19.

  • Gli insegnamenti tratti da queste attività sono stati raccolti sistematicamente, inizialmente in nove aree tematiche. Le informazioni sono state poi ulteriormente raccolte in quattro aree di lezione, ognuna delle quali rappresenta una componente critica della risposta a una minaccia per la salute:
  • Area della lezione 1: Investimenti nella forza lavoro della sanità pubblica
  • Area della lezione 2: Prepararsi alla prossima crisi di salute pubblica
  • Area della lezione 3: Comunicazione del rischio e coinvolgimento della comunità
  • Area della lezione 4: Raccolta e analisi di dati e prove.

 

La pubblicazione presenta gli insegnamenti individuati in ciascuna delle aree, insieme alle attività e alle azioni future in cui l’ECDC può contribuire.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




ISS pubblicate le linee guida al Regolamento (CE) 2023/2006

issNell’ambito del Progetto CAST (Contatto Alimentare Sicurezza e Tecnologia) sono state sviluppate linee guida per l’applicazione del Regolamento (CE) 2023/2006 sulle buone pratiche di fabbricazione nella filiera di produzione dei materiali e oggetti destinati a venire in contatto con gli alimenti.

Le linee guida sono strutturate in una parte di applicazione generale e in una parte di applicazione specifica, distinta per le filiere dei materiali e oggetti in alluminio, carta e cartone, imballaggi flessibili, legno, materie plastiche, metalli e leghe metalliche rivestiti e non rivestiti, sughero, vetro, prodotti verniciati su metalli (coating), adesivi sigillanti, inchiostri da stampa.

Scarica il rapporto

Fonte: Istituto Superiore di Sanità