Approvato il Programma Nazionale Ecm 2023-2025

EcmArrivato il via libera dalla Commissione nazionale formazione continua dell’Agenas. La Fad ha visto una crescita pari al 40% nei due anni coincidenti con il periodo emergenziale. In diminuzione la formazione residenziale

La Commissione Nazionale Formazione Continua di Agenas, nella seduta del 17 gennaio scorso, ha approvato il Programma Nazionale Ecm 2023-2025. Il documento “collocandosi all’inizio del mandato triennale della nuova Commissione nazionale, intende fornire quel richiamato sistema di pianificazione pluriennale delle attività della Cnfc previsto dall’Accordo Stato Regioni e, al contempo, specificare le priorità da attuare già a partire dal 2024” precisa l’Agenas che sottolinea come il nuovo Programma “persegue l’obiettivo di spingere l’intero impianto ad un ammodernamento complessivo, garantendo la migliore formazione possibile a tutte le professioni sanitarie e, in ultima istanza, la migliore tutela della salute del cittadino”. Allo stato, il sistema Ecm “si caratterizza per numeri imponenti se relazionati al settore di pertinenza. Basti pensare che solo a livello nazionale sono attualmente accreditati 1.043 provider. Nei singoli sistemi regionali sono poi accreditati numerosi altri provider rappresentati per lo più dalle aziende
sanitarie pubbliche”.

Il documento evidenzia come la pandemia da Sars-Cov-2 ha acceso i riflettori sull’opportunità di una riflessione sul sistema di formazione Ecm. “In tale solco, i lavori della Commissione, nel triennio 2020-2022, sono stati orientati – spiega l’Agenzia – al ripensamento sia in termini di contenuto, con l’introduzione di tematiche di interesse nazionale legate all’emergenza, sia in termini di metodologie formative, con l’incremento della formazione a distanza e la previsione di tipologie formative ibride (residenziali ed a distanza).
Si è infatti assistito ad un aumento del 532% degli accreditamenti degli eventi Fad tra il 2019 e il 2020 e del 788% tra il 2019 e 2021. In termini generali, la Fad ha visto una crescita pari al 40% nei due anni coincidenti con il periodo emergenziale (2020-2021). Nello specifico, gli eventi Fad erogati nel triennio 2020/2022 sono stati: 15.058 per l’anno 2020, 10.034 per l’anno 2021, 10.787 per l’anno 2022.

Quanto invece alla formazione residenziale (Res), durante la pandemia, le disposizioni governative hanno portato a una significativa riduzione degli eventi di tale tipologia di formazione pari al 180%. Nello specifico, la formazione Res è passata da 32.638 eventi per l’anno 2019, a 8.118 eventi per l’anno 2020 aumentando a 11.665 eventi per l’anno 2021, fino ad arrivare a 22.141 nel 2022. Da ultimo, in riferimento alla formazione sul campo (Fsc), che si svolge in “contesti lavorativi qualificati”, si rileva una diminuzione del 30% degli eventi inseriti a sistema nel 2020 rispetto a quelli erogati nell’anno 2019 con 520 eventi registrati. Nell’anno 2021, si è registrata una ripresa della Fsc con un aumento del 19% degli eventi rispetto a quelli del 2019 ovvero 1237 eventi registrati. Questo trend positivo è proseguito nel 2022 con 1.773 eventi di Fsc registrati.




Rafforzamento dei servizi sanitari, prevenzione e approccio One Health: le priorità del G7 salute

Il 1° gennaio 2024 l’Italia ha assunto, per la settima volta, la Presidenza del G7: il gruppo che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America. Il G7, al quale partecipa anche l’Unione Europea, è unito da valori e principi comuni e ricopre un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia e nella gestione delle sfide globali.

La Presidenza italiana durerà fino al 31 dicembre 2024 e prevede un fitto programma di riunioni tecniche ed eventi istituzionali che si articolerà lungo tutto il territorio nazionale.

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, in occasione della Conferenza ministeriale Salute OCSE a Parigi il 22 e 23 gennai ha illustrato le tre priorità del G7 salute in Italia: rafforzamento dei servizi sanitari, prevenzione e approccio One Health.

La Presidenza Italiana raccoglie il testimone delle presidenze precedenti, in particolare continuando ad affrontare il tema fondamentale dell’Architettura Globale della Salute” ha detto il Ministro Schillaci durante il suo intervento ricordando che il G7 salute si articolerà in numerosi eventi con i primi working group a febbraio per culminare nell’incontro ad Ancona il prossimo ottobre.

È importante – ha sottolineato il Ministro Schillaci – che dopo diversi anni una Conferenza di rango ministeriale abbia posto nuovamente la giusta attenzione sul tema della salute che, lo ricordo, è un investimento sia in termini di benessere per la popolazione sia di sostenibilità sociale ed economica. Ho riscontrato grande interesse per il G7 salute e i temi su cui siamo chiamati a confrontarci e a gestire: dal potenziamento dell’architettura sanitaria globale, per rafforzare i servizi, alla prevenzione per garantire più anni di vita in salute. Abbiamo condiviso la necessaria centralità dell’approccio One Health per una maggiore integrazione tra salute umana, animale e tutela dell’ambiente e l’urgenza di contrastare l’antimicrobico resistenza. Altre tematiche centrali che ci vedranno impegnati riguardano la sanità digitale e l’intelligenza artificiale, strumenti con una grande potenzialità per ridurre le disuguaglianze e migliorare l’assistenza territoriale. Abbiamo davanti obiettivi importanti e contiamo sul supporto dei nostri partner al G7”.

Il Ministro ha anche ricordato gli interventi e le misure adottati in Italia per rafforzare il servizio sanitario nazionale. “Stiamo lavorando – ha spiegato – per costruire reti di prossimità con l’obiettivo di ottenere un’efficace integrazione tra ospedali e strutture territoriali ridistribuendo risorse e servizi secondo i principi di appropriatezza, centralità del paziente e continuità delle cure. Un’altra componente su cui ci siamo concentrati è la necessità di maggiore innovazione, ricerca e digitalizzazione”.

 




Relazione sulla resistenza agli antimicrobici negli animali destinati alla produzione di alimenti e nelle carni derivate

Pubblicata la Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali negli animali destinati alla produzione di alimenti e nelle carni derivate (2014-2021),
La relazione, in linea con gli obiettivi definiti nel Piano Nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza (PNCAR) 2022-2025, è frutto della collaborazione tra il Ministero della Salute e il Centro di Referenza Nazionale per l’Antibioticoresistenza e National Reference Laboratory for Antimicrobial Resistance (CRN-NRL-AR) dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana.

Nel settore veterinario italiano, l’attività di monitoraggio dell’antibiotico-resistenza è attuata, dal 2014, sulla base della decisione 2013/652/UE, sostituita poi dalla decisione (UE) 2020/1729. In accordo a tale normativa, il Ministero della Salute (Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari e Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione), in collaborazione con il CRN-NRL-AR, emana annualmente un Piano di Monitoraggio Nazionale sulla resistenza agli antimicrobici (Piano AMR), che prevede l’esecuzione di test di sensibilità agli antibiotici su isolati batterici su provenienti da campioni rappresentativi (contenuto intestinale e carne fresca) della popolazione nazionale di polli da carne e tacchini da ingrasso negli anni pari (2014-2016-2018-2020), e di suini da ingrasso e bovini di età inferiore ai 12 mesi negli anni dispari (2015-2017-2019-2021).

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Fonte: Ministero della Salute




Aerosol microbici, opportuno includerli nelle indagini epidemiologiche!

Anche il 2023 non ha smentito la triste fama dell’ottennio (2015-2022) che l’ha  preceduto, caratterizzandosi giustappunto come il più caldo degli ultimi 140 anni (Witze, 2024)!

Tra i numerosi fattori che sono alla base di un siffatto, allarmante fenomeno le aumentate concentrazioni di gas serra (anidride carbonica e metano, in primis) nell’atmosfera giocano senza alcun dubbio un ruolo di primaria importanza, atteso che mai prima d’ora erano stati registrati livelli così alti di CO2 (Witze, 2024).

Di pari passo con l’innalzamento delle temperature medie globali stiamo assistendo ad un progressivo, preoccupante incremento di eventi meteo-climatici estremi, rispetto ai quali siccità ed alluvioni (come quelle verificatesi lo scorso anno in Emilia-Romagna ed in Toscana) rappresentano due facce della stessa medaglia.

Dell’innalzamento delle temperature medie globali potrebbero plausibilmente approfittare una serie di microorganismi patogeni, virali e non, notoriamente dotati di un’elevata resistenza ambientale, nel cui novero andrebbero senz’altro inclusi i due DNA-virus del vaiolo delle scimmie (Monkeypox Virus, Mpx) – già classificato ad opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come un agente responsabile di una “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” (“public health emergency of international concern“, PHEIC) (Rheinbaben et al, 2007) – e della peste suina africana, che nel recente passato ha provocato e sta tuttora determinando ingentissimi danni agli allevamenti ed all’industria suinicola di molti Paesi (Mazur-Panasiuk et al., 2019), nonché i prioni – responsabili dell’encefalopatia spongiforme bovina, alias “morbo della mucca pazza”, l’unica malattia prionica a carattere zoonosico, cioè trasmissibile dagli animali all’uomo (Di Guardo, 2015) – e numerosi batteri sporigeni, quali Bacillus anthracis, Clostridium tetani e C. botulinum.

In un siffatto contesto, la possibilità che i venti, le correnti ed altri fattori metereologici possano veicolare i succitati agenti patogeni (ed altri ancora, accomunati agli stessi da un’elevata resistenza nei confronti dell’inattivazione chimico-fisica) a distanza, anche notevole, rispetto al sito in cui uno o più ospiti infetti li avessero eliminati dovrebbe essere tenuta in debita considerazione.

A tal proposito, infatti, numerosi studi condotti nel corso degli ultimi decenni hanno chiaramente dimostrato che gli aerosol originanti dai mari e dagli oceani (“sea spray aerosols“) presentano una composizione ben più complessa di quella immaginata (ovvero salina), dal momento che al proprio interno ospiterebbero un miscuglio di molecole proteiche, enzimi, acidi grassi e zuccheri, oltre ad una flora microbica composta da svariati agenti di natura batterica e virale (Schiffer et al., 2018).

Ne deriva che l’inclusione (anche) degli aerosol tra i fattori di rilevanza eco-epidemiologica nelle indagini finalizzate a chiarire l’origine di focolai di malattie infettive sostenute da agenti dotati di straordinaria resistenza ambientale potrebbe rivelarsi di grande ausilio in tutti quei casi in cui la stessa dovesse apparire indefinita, se non addirittura indecifrabile.

Va da sé, infine, che un siffatto esercizio presuppone una stretta, costante e permanente sinergia fra Medici e Veterinari e, nondimeno, una forte integrazione di competenze e saperi multidisciplinari, in una sana ottica di “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

Repetita Iuvant!

Bibliografia

1) Di Guardo G. (2015). Encefalopatie Spongiformi Transmissibili. In: Marcato P.S. Patologia Sistematica Veterinaria, Seconda Edizione, Edagricole-Il Sole 24 Ore, Bologna.
2) Mazur-Panasiuk N., Żmudzki J., Woźniakowski G. African Swine Fever Virus: Persistence in Different Environmental Conditions and the Possibility of its Indirect Transmission (2019). J. Vet. Res. 13;63(3):303-310. doi: 10.2478/jvetres-2019-0058.
3) Rheinbaben F.V. Gebel J., Exner M., Schmidt A. (2007). Environmental resistance, disinfection, and sterilization of poxviruses. In: Mercer A.A., Schmidt A., Weber O. (Eds.) Poxviruses. Birkhäuser Advances in Infectious Diseases. Birkhäuser Basel. https://doi.org/10.1007/978-3-7643-7557-7_19.
4) Schiffer J.M., Mael L.E.,Prather K.A., Amaro R.E., Grassian V.H. (2018). Sea spray aerosol: Where marine biology meets atmospheric chemistry. ACS Central Science 4(12):1617-1623.
5) Witze A. (2024). Earth boiled in 2023: Will it happen again in 2024? Nature https://doi.org/10.1038/d41586-024-00074-z.

Giovanni Di Guardo, DVM, Dipl. ECVP,
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

 




Novel food in Italia: 4 varietà di insetti autorizzate al commercio

InsettiDa ora in poi, in Italia, si potranno produrre, vendere e comperare alimenti realizzati a partire da quattro diverse varietà di insetti, in forma congelata, essiccata oppure in polvere: nello specifico, si tratta di prodotti derivati da larva gialla (Tenebrio molitor), Locusta migratoria, grillo domestico (Acheta domesticus) e verme della farina minore (Alphitobius diaperinus). Il 29 dicembre scorso, infatti, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale quattro Decreti che ne regolano la commercializzazione.

Il regolamento europeo
L’Efsa ha autorizzato il consumo umano di queste farine già a partire dal 2021, benché il regolamento europeo sui nuovi alimenti risalga al 2015. I novel food – così sono chiamati questi prodotti – sono soggetti ai requisiti di etichettatura stabiliti nel Regolamento (Ue) n. 1169/2011, ma la normativa europea ammetta la fornitura di informazioni aggiuntive da parte di ciascun Paese membro.

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Fonte: vet33




Droni per la lotta alle zanzare, valutazione dei rischi

Nell’ambito di un incarico specifico da parte della Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna “Bruno Ubertini”(IZSLER) è stata condotta una valutazione dei rischi per la sicurezza e per l’ambiente dei trattamenti larvicidi contro le zanzare con Bacillus thuringiensis israelensis (Bti) distribuito con drone. Attualmente in Italia nessun prodotto insetticida è autorizzato per la distribuzione con mezzi aerei e questa analisi si inserisce, dunque, in un contesto in cui, da parte ministeriale, vi è stata la necessità di acquisire informazioni sui possibili rischi derivanti dall’uso del drone, utili ad informare la decisione in merito all’autorizzazione di tale tipologia di mezzo per la distribuzione di prodotti a base di Bti.

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Fonte: IZS Lombardia Emilia Romagna




Cosa c’entra il cambiamento climatico con l’antibiotico-resistenza?

AntibioticoresistenzaCresce la minaccia dell’antibiotico-resistenza, il cambiamento climatico sta peggiorando la situazione?  La risposta breve alla domanda che fa da titolo a un lungo articolo su Nature online è “sì”. E dare una spiegazione di massima è facile, basta descrivere in estrema sintesi una catena di eventi facilmente intuibile:  le nuove condizioni meteorologiche dovute al riscaldamento globale favoriscono la crescita e la diffusione dei batteri, l’aumento dei batteri provoca un aumento delle infezioni, l’aumento delle infezioni comporta un maggior uso di antibiotici che inevitabilmente scatena la resistenza.

Ci si potrebbe fermare qui, citando un esempio emblematico di quanto detto. Nel 2021, racconta Nature, la microbiologa Adwoa Padiki Nartey aveva rischiato di morire per una banale tonsillite contratta in Ghana durante la stagione delle piogge quando l’umidità elevata stimola la crescita dei microbi. L’antibiotico tradizionalmente usato contro il batterio annidato nella gola non funzionava più, il microrganismo era diventato resistente, un fenomeno inevitabile quando il farmaco vine usato più del dovuto. E in Ghana negli ultimi tempi l’uso degli antibiotici si è effettivamente intensificato per far fronte all’aumento di infezioni dovuto proprio a condizioni climatiche sempre più favorevoli alla proliferazione dei batteri. Tutto torna, la storia di Padiki Nartey, che fortunatamente si è salvata ricorrendo alla combinazione di due antibiotici, è perfettamente in linea con l’ipotesi generale sul legame tra clima e resistenza agli antibiotici. Ma non racconta per intero tutte le responsabilità del clima. L’impatto del cambiamento climatico sulla resistenza microbica è più articolato.

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Fonte: healthdesk.it




Il Piano d’azione congiunto One Health (OH JPA) 2022-2026 e le linee guida per la sua implementazione

A dicembre 2023, il “quadripartito” di organizzazioni delle Nazioni Unite che coordinano la governance globale della One Health (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura-FAO, Programma per l’Ambiente-UNEP, Organizzazione Mondiale della Sanità-OMS e Organizzazione Mondiale per la Salute Animale-WOAH) hanno sviluppato il documento “A guide to implementing the One Health Joint Plan of Action at national level”. Il documento rappresenta una linea guida per l’implementazione del Piano d’azione congiunto One Health (OH JPA) 2022-2026 sviluppato a ottobre 2022 per gestire in modo integrato eventuali minacce e prevenire potenziali future pandemie.

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Fonte: ISS




Aggiornata la Lista Rossa delle specie minacciate, 44mila a rischio estinzione

157mila le specie minacciate, presentata anche la prima valutazione sulle specie dei pesci di acqua dolce. Dichiarazioni della direttrice e della presidente internazionale IUCN

Il cambiamento climatico minaccia un numero crescente di specie, dal salmone atlantico alle tartarughe verdi, lo rivela l’aggiornamento della Lista Rossa IUCN  pubblicato in occasione della COP28,  la conferenza sul clima delle Nazioni Unite svoltasi negli Emirati Arabi Uniti. L’aggiornamento include anche la prima valutazione globale dei pesci d’acqua dolce. Gli sforzi di conservazione – scrive la IUCN international – sono riusciti a mettere in sicurezza due specie di antilopi dal pericolo dell’estinzione, ma il cambiamento climatico potrebbe minarne il futuro.

La Lista Rossa globale della IUCN comprende ora 157.190 specie, di cui 44.016 sono a rischio di estinzione.

“Il cambiamento climatico sta minacciando la biodiversità del nostro pianeta e mette in crisi la capacità della natura di soddisfare i bisogni umani fondamentali”, ha affermato Grethel Aguilardirettrice generale dell’IUCN. “Questo aggiornamento della Lista Rossa IUCN evidenzia i forti legami tra i mutamenti climatici e il calo della biodiversità, crisi che devono essere affrontate congiuntamente. Il declino delle specie è una delle emergenze provocate dal cambiamento del clima.   Abbiamo la possibilità di fermarlo, con un’azione urgente e ambiziosa, per mantenere il surriscaldamento entro 1,5 gradi”.

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Fonte: IUCN




L’uso del succo di carne per il monitoraggio della malattia di Aujeszky

Un metodo non invasivo per monitorare i livelli di anticorpi nei suini

La malattia di Aujeszky è una malattia virale febbrile dal decorso acuto che colpisce soprattutto i suini. In altri mammiferi si manifesta sotto forma di infezione del sistema nervoso centrale, con esito spesso mortale, mentre i primati e l’uomo non sono sensibili al virus. Il metodo gold standard individuato dalla organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) per la diagnosi della malattia di Aujeszky è l’analisi del siero attraverso il metodo ELISA. L’adattamento dei protocolli sierologici esistenti a nuove matrici come il succo di carne e il fluido orale potrebbe facilitare la sorveglianza sierologica e ridurre i costi di campionamento. In base alla analisi effettuate è stato dimostrato il potenziale utilizzo del succo di carne come fonte alternativa di anticorpi per i test sierologici. Sono ancora necessarie ulteriori indagini per ottimizzare la procedura sierologica per l’analisi del succo di carne nella routine diagnostica, in quanto non garantisce al 100% l’assenza della malattia. Tuttavia, il potenziale impiego di questa matrice biologica potrebbe essere utile per scopi di monitoraggio, in particolare quando i campioni di siero sono difficili da ottenere presso le aziende suinicole.

Fonte: IZS Piemonte Liguria e Valle d’Aosta