Il virus dell’influenza aviaria H5N1 causa della prossima pandemia? Dalla Cina agli Stati Uniti, dai polli ai bovini, alle persone
Lectio magistralis di Maria Paola Landini già docente di Microbiologia e preside della Facoltà medico-chirurgica nell’Università di Bologna.
Ne discutono: Enrica Martini direttrice di U.O.C. di Veterinaria, sanità animale e igiene di allevamenti e produzioni zootecniche della AUSL di Bologna; Paolo Pandolfi direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’AUSL di Bologna
A/H5N1: Orthomyxovirus a trasmissione respiratoria, identificato in uccelli selvatici in Cina nel 1996 che, da allora, ha causato epidemie in allevamenti di volatili in vari paesi, terminate con l’abbattimento di tutti i capi. Durante le epidemie si sono avuti casi umani in persone addette agli allevamenti ma assenza di trasmissione interumana certa.
Negli ultimi anni la frequenza di infezioni da H5N1 è aumentata e il virus ha fatto vari “salti di specie” anche in mammiferi. Di particolare preoccupazione è la situazione statunitense perché il virus sta dilagando nei polli (abbattimento record 150 milioni di polli) e nei bovini che funzionano come “mixing vessel” consentendo un “rimescolamento genetico” fra virus di origine aviaria ed umana, in stretta analogia con il comprovato ruolo svolto in tal senso dai suini.
La situazione statunitense non sembra essere sotto controllo e il recente divieto alle istituzioni sanitarie (CDC, NIH etc..) di fornire dati senza che prima non siano stati visionati a livello governativo, non conforta. Un’ altra pandemia sembra inevitabile. Da quale patogeno sarà causata, da dove partirà, e quando inizierà, è impossibile da prevedere, certamente il virus A/H5N1 è vicino alla meta mancando solo una mutazione aminoacidica nell’ emoagglutinina per renderlo in grado di riconoscere il recettore umano e di trasmettersi a livello interumano.
Fonte: trucioli.it

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Ancora una volta i pescatori si dimostrano sentinelle del mare segnalando un nuovo pesce alieno: una triglia endemica del Mar Rosso e Golfo di Aden, Parupeneus forsskali. La sua presenza in Mediterraneo venne confermata la prima volta nel 2012 in Libano e la specie si è poi espansa nel Bacino del Levante fino a raggiungere la Tunisia nel 2016.