Nel mondo 1 persona su 4 non ha ancora accesso all’acqua potabile sicura. Il report Oms e Unicef
Nonostante i progressi compiuti nell’ultimo decennio, miliardi di persone in tutto il mondo non hanno ancora accesso ai servizi essenziali di acqua, servizi igienico-sanitari e igiene, il che li espone al rischio di malattie e di una maggiore esclusione sociale.
E così 1 persona su 4, ovvero 2,1 miliardi di persone in tutto il mondo, non ha ancora accesso ad acqua potabile gestita in modo sicuro, compresi 106 milioni che bevono direttamente da fonti di superficie non trattate. 3,4 miliardi di persone non dispongono ancora di servizi igienici gestiti in modo sicuro, tra cui 354 milioni che praticano la defecazione all’aperto. E 1,7 miliardi di persone non hanno ancora accesso ai servizi igienici di base in casa, di cui 611 milioni senza accesso ad alcuna struttura.
Questi i dati del nuovo rapporto “Progress on Household Drinking Water and Sanitation 2000–2024: special focus on inequalities” (Progressi nell’acqua potabile e nei servizi igienico-sanitari per le famiglie 2000–2024: focus speciale sulle disuguaglianze), lanciato dall’Oms e dall’Unicef nei giorni scorsi in occasione della Settimana mondiale dell’acqua 2025.
Dal Rapporto emerge che le persone nei paesi meno sviluppati hanno più del doppio delle probabilità rispetto alle persone in altri paesi di non avere accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari di base, e più del triplo delle probabilità di non avere accesso all’igiene di base.
Nei contesti fragili, la copertura di acqua potabile gestita in modo sicuro è inferiore di 38 punti percentuali rispetto ad altri paesi, evidenziando forti disuguaglianze. Sebbene vi siano stati miglioramenti per le persone che vivono nelle aree rurali, si registra ancora un ritardo. La copertura di acqua potabile gestita in modo sicuro è aumentata dal 50% al 60% tra il 2015 e il 2024, e la copertura igienica di base dal 52% al 71%. Al contrario, la copertura di acqua potabile e servizi igienici nelle aree urbane è stagnante.
I dati provenienti da 70 paesi mostrano che, mentre la maggior parte delle donne e delle adolescenti dispone di materiale per il ciclo mestruale e di un luogo privato in cui cambiarsi, molte non hanno materiale sufficiente per cambiarsi tutte le volte che è necessario.
Le ragazze adolescenti di età compresa tra 15 e 19 anni hanno meno probabilità rispetto alle donne adulte di partecipare ad attività durante il ciclo mestruale, come la scuola, il lavoro e i passatempi sociali.
Fonte: quotidianosanita.it
Un esperimento condotto in condizioni controllate ha permesso di osservare come le ostriche accumulano le microplastiche presenti nel nostro mare e quanto riescono a eliminarle prima di arrivare al consumo umano.
Un’unica piattaforma con tutte le informazioni sulle normative e le istituzioni pubbliche responsabili per la sicurezza alimentare di numerosi Paesi? È l’

Durante la pandemia da Covid-19 abbiamo imparato a familiarizzare con il concetto di “zoonosi”, malattie che possono essere trasmesse dagli animali agli esseri umani attraverso il famoso “salto di specie”. Un fenomeno che ha molto a che fare con il cambiamento climatico e con le attività antropiche, che in modi diversi favoriscono il contatto fra specie selvatiche e specie domestiche o da allevamento, e quindi con l’essere umano. Nel corso di uno
Da patologo veterinario oltre che da docente universitario che ha dedicato 35 anni della propria vita professionale allo studio delle malattie infettive, con particolare riferimento a quelle trasmissibili dagli animali all’uomo – alias zoonosi -, sono stato molto colpito dalla narrazione mediatica che si sta svolgendo in questi giorni a seguito del decesso, in provincia di Latina, di una donna ultraottantenne affetta da “West Nile”. Stiamo parlando di una malattia sostenuta da un flavivirus neurotropo trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex, la cui sempre più diffusa presenza a latitudini via via più settentrionali rappresenterebbe una diretta conseguenza del riscaldamento globale. E’ bene chiarire, al riguardo, che le zanzare virus-infette costituirebbero una piccolissima frazione di quelle presenti nell’ambiente (1 su circa 30.000) ed è pure bene precisare che la West Nile e’ una zoonosi, il cui agente causale può anche essere trasmesso sia per via materno-fetale sia con il latte materno. E’ bene sottolineare, infine, che il virus della West Nile, caratterizzato dal piu’ ampio spettro d’ospite finora descritto in natura, sarebbe capace d’infettare centinaia di vertebrati domestici e selvatici, ivi compresi mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi.
Vegezio Renato, uno scrittore militare romano che visse fra il IV e il V secolo d.C. Coerentemente con tale premessa, Donald Trump di recente ha chiesto e ottenuto dai Paesi della Nato l’impegno ad investire, entro il 2035, il 5% del PIL in spese militari. Stiamo parlando di colui che, a sole 24 ore di distanza dall’avvio del secondo mandato presidenziale lo scorso 20 Gennaio, avrebbe fatto cessare, a suo dire, i sanguinosi conflitti in atto nel mondo! Sono passati ben 6 mesi da allora, senza che le armi degli eserciti russo e israeliano abbiano taciuto sia nella martoriata Ucraina sia nell’altrettanto martoriata Gaza! E questo signore, che nel frattempo ha ritirato gli USA dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, azzoppando al contempo il virtuoso sistema della ricerca di prestigiosi atenei come Harvard, continua imperterrito a strizzare l’occhio a Benjamin Netanyahu, legittimandone le disumane e folli azioni di guerra, che parimenti si svolgono nella pressoché totale inerzia da parte dell’ONU e dell’Europa intera! Come si sdebita il Presidente israeliano? Candidando Donald Trump al Premio Nobel per la Pace, uno scandalo senza precedenti!
Abbracciare con uno sguardo d’insieme le malattie infettive umane ed animali costituisce un’impresa tutt’altro che agevole, viste le grandi e molteplici differenze che caratterizzano i rispettivi agenti patogeni, da un lato, e le variegate strategie difensive elaborate dall’ospite nei loro confronti, dall’altro.
La migrazione stagionale degli uccelli selvatici e l’importazione di alcuni prodotti statunitensi, come quelli contenenti latte crudo, potrebbero costituire potenziali vie di introduzione in Europa del genotipo dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) che attualmente colpisce le vacche da latte statunitensi, secondo un nuovo rapporto pubblicato dall’EFSA. Finora questo tipo di virus non è stato segnalato in nessun altro Paese oltre agli Stati Uniti.
Una potente piattaforma online liberamente disponibile basata sulla scienza dei dati e sulla modellazione può aiutare l’Europa a preparasi meglio alle malattie infettive emergenti.