Dieci anni di REACH: sostanze chimiche più sicure per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente

Negli ultimi 10 anni la principale normativa dell’UE sulle sostanze chimiche (“REACH”) ha migliorato sensibilmente la protezione della salute umana e dell’ambiente e ha promosso alternative alla sperimentazione animale. Forte di questo successo, la Commissione propone misure per agevolarne ulteriormente l’attuazione.

Le sostanze chimiche accompagnano ogni aspetto della nostra vita: al lavoro, ma anche nei beni di consumo come i capi di abbigliamento, i giocattoli, i mobili e gli elettrodomestici. Pur essendo essenziali nella vita quotidiana, alcune di queste sostanze possono comportare rischi per la salute umana e per l’ambiente. Nel riesame del REACH pubblicato il 5 marzo si legge che grazie al “regolamento concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche” (cioè il REACH), le imprese e le autorità dell’UE garantiscono l’impiego in sicurezza delle sostanze chimiche e la progressiva eliminazione delle sostanze pericolose.

Elżbieta Bieńkowska, Commissaria responsabile per il mercato interno e l’industria, ha dichiarato: “REACH è la normativa in materia di sostanze chimiche più avanzata e completa al mondo e molte altre giurisdizioni hanno seguito l’esempio dell’UE in questo senso. Grazie a questa normativa l’industria dell’UE rende le sostanze chimiche più sicure per i cittadini e per l’ambiente. Dobbiamo sfruttare questo successo e fare in modo che i produttori dell’UE non si trovino svantaggiati rispetto alla concorrenza dei produttori di paesi terzi, in particolare garantendo che i prodotti importati rispettino la normativa dell’UE in materia di sostanze chimiche.”

Il Commissario per l’ambiente Karmenu Vella ha dichiarato: “Gran parte degli europei si preoccupa dell’esposizione a sostanze chimiche pericolose. Grazie al REACH, l’UE risponde in maniera valida a queste preoccupazioni, diffondendo informazioni sulle sostanze chimiche e proibendo le sostanze nocive sul mercato dell’UE. Il REACH è già fonte di ispirazione per la normativa in materia di sostanze chimiche in altri paesi; un ulteriore perfezionamento ci permetterà di tutelare ancora meglio la salute dei cittadini e l’ambiente.”

Il REACH continua a produrre per gli europei risultati concreti tra cui:
Prodotti più sicuri per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente Grazie al REACH l’UE ha fatto dei passi avanti nella restrizione e nel divieto d’uso di determinate sostanze chimiche che possono essere nocive per la salute umana e per l’ambiente e ne ha avviato la sostituzione con alternative più sicure. Alcuni esempi:

  • Divieto di sostanze chimiche nocive: sono state emesse 18 restrizioni per diversi gruppi di sostanze come il cromo, il nickel e il piombo nei prodotti di consumo, il bisfenolo A, un interferente endocrino, negli scontrini di cassa e i composti di nonilfenolo, tossici per l’ambiente acquatico, nei prodotti tessili.
  • Sostituzione delle sostanze più pericolose (“sostanze estremamente preoccupanti”) con alternative più sicure: finora sono state individuate 181 sostanze chimiche che possono avere gravi ripercussioni sulla salute umana e sull’ambiente e 43 sono state inserite nell’“elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione REACH”; ciò significa che le imprese devono ottenere un’autorizzazione per l’uso di queste sostanze, le quali a loro volta vengono gradualmente eliminate man mano che diventano disponibili alternative adeguate.
  • Contro la sperimentazione animale: il REACH promuove metodi alternativi alla sperimentazione animale per la valutazione dei rischi legati alle sostanze chimiche, riducendo così la necessità di esperimenti di questo tipo. Tra il 2012 e il 2016 la Commissione ha stanziato circa 40 milioni di euro all’anno per sostenere la ricerca di metodi alternativi.
  • Una raccolta dati completa per la sicurezza delle sostanze chimiche sul mercato unico dell’UE: a oggi la procedura di registrazione REACH ha permesso di raccogliere informazioni su oltre 17 000 sostanze tramite 65 000 fascicoli di registrazione delle principali sostanze chimiche prodotte e utilizzate nell’UE, migliorando così la comunicazione e la trasparenza nella catena di approvvigionamento e permettendo all’Europa di affrontare meglio i rischi legati alle sostanze chimiche e di approfondire l’armonizzazione del mercato interno dei prodotti chimici.

Per tutelare ancora meglio i consumatori, i lavoratori e l’ambiente, la Commissione europea propone oggi diverse misure concrete per migliorare l’attuazione della normativa REACH. Queste misure sono volte a migliorare la qualità dei fascicoli di registrazione presentati dalle imprese, semplificare il processo generale di autorizzazione e garantire condizioni di parità tra le imprese dell’UE e quelle di paesi terzi. La Commissione intende continuare a sostenere le PMI nel loro sforzo di conformarsi alla normativa e di rafforzare l’applicazione di quest’ultima da parte delle autorità nazionali.

La Commissione auspica inoltre di aumentare la coerenza del regolamento REACH con la normativa in materia di tutela dei lavoratori e sui rifiuti. Per maggiori informazioni cliccare qui.

Prossime tappe

La Commissione discuterà i risultati e le azioni di follow-up del secondo riesame del REACH con il Parlamento europeo, gli Stati membri e le parti interessate nel quadro di una conferenza pubblica prevista per il mese di giugno 2018.

Contesto

Il regolamento REACH riguarda la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche a livello europeo. È entrato in vigore nel 2007, quando ha sostituito il precedente quadro legislativo per le sostanze chimiche nell’UE, che era stato adottato tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70. Il REACH si applica a pressoché tutte le sostanze chimiche.

In linea con il principio “chi inquina paga”, il REACH ha spostato l’onere della prova sull’industria, rendendola responsabile della sicurezza delle sostanze chimiche lungo la catena di approvvigionamento. Le imprese devono individuare e gestire i rischi legati alle sostanze chimiche e dimostrare in che modo sia possibile utilizzare tali sostanze in sicurezza. Ciò richiede nuove forme di cooperazione tra le imprese, un miglioramento della comunicazione lungo la catena di approvvigionamento e lo sviluppo di strumenti per guidare e assistere le imprese e le autorità pubbliche nell’attuazione del regolamento.

La procedura di registrazione ha avuto inizio nel 2009, e il primo termine per la registrazione era fissato al 2010. La fase di preregistrazione (indispensabile per poter registrare le sostanze esistenti entro i termini scaglionati) ha avuto luogo nel 2008. La data del 31 maggio 2018 è fissata come termine ultimo entro cui le imprese possono registrare le sostanze chimiche che producono, importano o immettono sul mercato dell’UE in quantità superiori a una tonnellata l’anno. Questa relazione rappresenta il secondo riesame del REACH.

Da quando è stata istituita, nel 2007, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ricopre un ruolo fondamentale nell’attuazione di tutte le procedure REACH. L’ECHA ospita la più grande banca dati sulle sostanze chimiche al mondo e consente il facile accesso online ai dati relativi alla sicurezza chimica. L’ECHA partecipa inoltre all’attuazione di altre normative dell’UE riguardanti le sostanze chimiche ed è destinata a diventare un riferimento per la gestione sostenibile delle sostanze chimiche.

Fonte: Commissione Europea

Il testo del Regolamento REACH




Nasce il primo centro di riferimento Ue per il benessere animale

Ieri la Commissione Europea ha designato il primo Centro di riferimento dell’UE  per il benessere animale, assegnato, dopo una selezione pubblica, a un consorzio formato dal Wageningen Livestock Research (Paesi Bassi), dall’Istituto Friedrich Loeffler (Germania) e dal Department of Animal Science at Aarhus University (Danimarca).

L’Istituzione di centri di riferimento per il benessere degli animali è prevista dagli articoli 95 e 96 del Regolamento 625/2017 (c.d. regolamento sui controlli ufficiali) che ha armonizzato le norme dell’UE in materia.

Questo primo centro si concentrerà sul benessere dei suini poiché il miglioramento dell’applicazione della legislazione sui suini è una delle priorità della Commissione nel settore.

Il Centro fornirà supporto tecnico e assistenza coordinata agli Stati membri per effettuare controlli ufficiali, contribuirà alla diffusione di buone pratiche, alla realizzazione di studi scientifici, allo sviluppo  di metodi per la valutazione del livello di benessere degli animali e di metodi per migliorarlo, alla realizzazione di corsi di formazione per il personale delle reti e degli organismi nazionali di sostegno scientifico e alla diffusione di ricerche e informazioni sulle innovazioni tecniche.

Il Commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis,  ha accolto favorevolmente la designazione, sottolineando che “questo è un altro esempio del fatto che l’UE rimane, a livello internazionale, in prima linea nello sviluppo di elevati standard di benessere degli animali. Dopo l’istituzione della Piattaforma UE sul benessere degli animali nel 2017, l’Ue considera questo passo un’altra tassello fondamentale UE poiché per la prima volta un Centro Ue è dedicato a sostenere gli Stati membri nell’applicazione e nel monitoraggio delle norme sul benessere degli animali all’interno dell’Unione “.

I compiti specifici del Centro saranno definiti nei programmi di lavoro annuali o pluriennali stabiliti conformemente agli obiettivi e alle priorità adottati dalla Commissione.

La designazione sarà rivista ogni cinque anni.

A cura della segreteria SIMeVeP




Consultazione pubblica sulla valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare

La Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica sulla trasparenza e sulla sostenibilità  della valbandiera_unione_europeautazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare, diretta a tutte le parti interessate (i cd “stakeholder”) e i cittadini.

La consultazione, che nasce per dar seguito seguito agli impegni assunti dalla Commissione in risposta all’iniziativa dei cittadini europei sul glifosato  verte sui seguenti aspetti:

•la trasparenza e l’indipendenza del sistema di valutazione del rischio dell’UE rispetto agli studi e alle informazioni forniti dall’industria su cui si basano la valutazione dei rischi e i pareri scientifici dell’EFSA
•la comunicazione del rischio
•la governance dell’EFSA, in particolare il coinvolgimento degli Stati membri dell’UE nel sistema di valutazione del rischio dell’UE.

Il questionario è disponibile anche in italiano e fornirà delle indicazioni per la proposta legislativa che la Commissione presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio entro il maggio 2018.

C’è tempo fino al 20 marzo 2018 per partecipare.

Vai alla consultazione

A cura della segreteria SIMeVeP




Domande e risposte: il nuovo regolamento sui nuovi alimenti

Il nuovo regolamento (UE) 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti si applica a decorrere dal 1° gennaio 2018. La sua finalità è migliorare le condizioni per consentire alle imprese di immettere più facilmente sul mercato dell’UE alimenti nuovi e innovativi, mantenendo al contempo un elevato livello di sicurezza alimentare per i consumatori europei.

Un “nuovo alimento” è definito come un alimento non consumato in misura significativa nell’UE prima del maggio 1997 (data in cui è entrata in vigore la prima normativa sui nuovi prodotti alimentari). Può trattarsi di un alimento nuovo e innovativo o di un alimento prodotto utilizzando nuove tecnologie e nuovi processi di produzione oppure di un alimento tradizionalmente consumato al di fuori dell’UE. Questa definizione è rimasta invariata nel nuovo regolamento relativo ai nuovi alimenti.

Ma quali sono i principali cambiamenti introdotti dal regolamento? Gli insetti sono nuovi alimenti? E i nanomateriali?

A  queste e altre domande sui processi di autorizzazione risponde un documento della commissione europea, disponibile anche in italiano.

Il nuovo regolamento abroga e sostituisce il Regolamento (CE) n 258/97 “Nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari” e il Regolamento (CE) 1852/2001 “Norme per rendere talune informazioni accessibili al pubblico e per la tutela delle informazioni” che erano in vigore fino al 31 dicembre 2017.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Migliori pratiche per la prevenzione del mozzamento della coda nei suini

La Commissione europea ha pubblicato una serie di materiali relativi alle migliori pratiche ai fini della prevenzione del mozzamento della coda come operazione di routine nei suini e della fornitura di materiali di arricchimento ai suini, rivolti in particolare agli allevatori.

Fra il materiale informativo anche un video in italiano girato a luglio 2017 presso alcuni allevamenti in soccida di Fumagalli Industrie Alimentari che illustra come è possibile evitare il taglio della coda tramite metodologie di allevamento che portano ad una riduzione dello stress degli animali.

Gli altri materiali

A cura della segreteria SIMeVeP




Selvatici e Buoni: verso la filiera tracciata

Bergamo fa da apripista a livello nazionale per la creazione di una filiera tracciata della carne di selvaggina. Il progetto si chiama Selvatici e Buoni, è curato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, è realizzato con il sostegno della Fondazione Una Onlus e raccoglie l’adesione di numerose realtà del territorio.

 

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Scarica il Pieghevole “Selvatici e Buoni a Tavola”




Deputati UE: Prospettive e le sfide per il settore dell’apicoltura

I deputati esortano l’UE e gli Stati membri a investire maggiormente nella protezione della salute delle api, nella lotta contro l’adulterazione del miele e nel sostegno agli apicoltori.

L’ UE ha bisogno di una strategia ad ampio raggio e a lungo termine per migliorare la salute delle api e ricostruire la popolazione apicola, afferma il Parlamento in una risoluzione non legislativa approvata giovedì con 560 voti in favore, 27 voti contrari e 28 astensioni.

A questo fine, gli eurodeputati chiedono:

  • un piano d’ azione europeo per combattere la mortalità delle api;
  • programmi di allevamento per aumentare la resistenza a specie invasive come l’acaro distruttore di Varroa e il calabrone asiatico o a malattie come la peste americana;
  • il rafforzamento della ricerca su farmaci innovativi per le api;
  • il divieto di tutti i pesticidi che hanno effetti negativi scientificamente dimostrati sulla salute delle api, compresi i neonicotinoidi e la promozione di alternative sicure per gli agricoltori;
  • la segnalazione preventiva dei periodi di irrorazione delle colture per evitare danni alle api.

Rafforzare il sostegno agli apicoltori e promuovere i prodotti apicoli

L’UE dovrebbe aumentare il bilancio dei programmi nazionali di apicoltura del 50% e istituire un regime di sostegno specifico per gli apicoltori nell’ambito della politica agricola comune per il periodo successivo al 2020. Inoltre, dovrebbe essere introdotto un indennizzo per la perdita di colonie di api.

Gli Stati membri dovrebbero fare di più per informare il pubblico, in particolare i bambini, dei benefici del consumo di miele e degli usi terapeutici dei prodotti delle api.

Fermare le importazioni di finto miele

Per garantire che il miele importato rispetti gli elevati standard dell’UE, è necessario armonizzare le ispezioni alle frontiere e i controlli sul mercato unico, e rendere più rigorosi tutti i requisiti in materia di tracciabilità. Inoltre la Commissione dovrebbe sviluppare procedure di analisi di laboratorio più efficaci e gli Stati membri dovrebbero prevedere sanzioni più severe per i trasgressori.

Il miele e i prodotti dell’apicoltura, infine, dovrebbero essere considerati “prodotti sensibili” nei negoziati commerciali con i Paesi terzi, o addirittura essere completamente esclusi dai trattati di libero commercio.

Il relatore Norbert Erdős (PPE, HU) ha dichiarato: “Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere il nostro miele e le nostre api; il 76 % della produzione alimentare europea dipende dall’impollinazione e quindi le api sono indispensabili per la nostra sicurezza alimentare. Oggi il Parlamento ha proposto una strategia di sopravvivenza per le nostre api e i nostri apicoltori e un piano per aumentare la trasparenza per i nostri consumatori, sostituendo l’attuale etichetta “Miscela di mieli UE e non UE”, fuorviante e quindi inaccettabile, con una chiara indicazione dei paesi da cui provengono i mieli, comprese le percentuali di diversi tipi di miele utilizzati nel prodotto finale. Ora è giunto il momento che la Commissione europea e i governi nazionali mettano in atto le nostre proposte affinché le nostre api e i nostri apicoltori possano tornare a prosperare “.

Contesto

Con circa 600.000 apicoltori (di cui più o meno 50.000 in Italia) che producono circa 200.000 tonnellate di miele all’anno, l’UE è il secondo produttore mondiale di miele dopo la Cina.

I maggiori produttori europei nel 2016 sono stati Romania, Spagna e Ungheria, seguiti da Germania, Italia e Grecia.

L’UE importa 200.000 tonnellate di miele, principalmente da Cina, Ucraina, Argentina e Messico. I test effettuati dal Centro comune di ricerca della Commissione hanno dimostrato che il 20% dei campioni prelevati alle frontiere esterne dell’UE o presso gli importatori non è conforme alle norme europee.

Fonte: Parlamento europeo




Oms. Nuovo sistema di sorveglianza Glass: antibioticoresistenza in aumento nel mondo

Fanno paura le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità sul fenomeno delle  gravi infezioni batteriche contro cui gli antibiotici non funzionano:  i primi dati pubblicati dall’organismo internazionale parlano di  500.000 casi in 22 Paesi, sia ad alto che a basso reddito.

Si tratta del risultato del lavoro del nuovo sistema globale di  sorveglianza antimicrobica dell’Oms (Global Antimicrobial Resistance Surveillance System – GLASS), secondo cui i batteri resistenti  più comunemente riportati sono stati Escherichia coli, Klebsiella  pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae, seguiti da Salmonella. Il sistema non include però i dati sulla resistenza del Mycobacterium tuberculosis, che causa la tubercolosi, dal momento che  l’Oms lo monitora dal 1994 separatamente e fornisce aggiornamenti  annuali nel rapporto globale sulla Tbc. Dunque le cifre potrebbero  essere anche più alte.

La percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati varia enormemente tra i diversi paesi, da zero all’82%. La resistenza alla penicillina –  usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite – arriva fino al 51%. E tra l’8% e il 65% dei batteri E. coli associati a  infezioni del tratto urinario, presenta resistenza alla  ciprofloxacina, antibiotico comunemente usato per trattare questa  condizione.

Il rapporto conferma la grave situazione di resistenza agli  antibiotici in tutto il mondo“, afferma Marc Sprenger, direttore del  Segretariato della resistenza antimicrobica dell’Oms. “Alcune delle  infezioni più comuni del mondo potenzialmente pericolose si stanno  dimostrando resistenti ai medicinali. E, cosa ancora più preoccupante, i patogeni non rispettano i confini nazionali. Ecco perché l’Oms sta  incoraggiando tutti i Paesi a istituire buoni sistemi di sorveglianza  in grado di fornire dati“.

A oggi, 52 paesi (25 ad alto reddito, 20 a  reddito medio e 7 a basso reddito) sono iscritti al sistema globale di sorveglianza antimicrobica dell’Oms. Per il primo rapporto, 40 paesi  hanno fornito informazioni dai loro sistemi di sorveglianza nazionali  e 22 hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza agli  antibiotici.

Il rapporto è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra  comprensione dell’entità del fenomeno. La sorveglianza è agli inizi,  ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una  delle più grandi minacce alla salute pubblica globale“, afferma Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza dell’Oms.

Il comunicato stampa OMS (in inglese)




Batteriocine, un’alternativa agli antibiotici per contrastare il Campylobacter negli allevamenti avicoli?

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha realizzato un progetto di ricerca finalizzata, finanziato dal Ministero della Salute (RF 2009 – 1504288), con l’obiettivo di isolare le batteriocine prodotte da batteri lattici commensali e valutare la loro efficacia nell’inibizione di Salmonella spp e Campylobater jejuni.

I risultati raggiunti sono promettenti e suggeriscono di eseguire ulteriori prove in vitro a partire da batteriocine ottenute dal ceppo di Enterococcus identificato. L’obiettivo è verificare se l’effetto positivo sulla colonizzazione da parte di Campylobactyer nei polli permanga anche in condizioni di allevamento commerciale. Dopo aver valutato questa ipotesi sarà possibile confermare se l’impiego di batteriocine può trovare applicazione nell’ambito del controllo di Campylobacter nella filiera avicola.

Infine il progetto ha permesso di identificare le metodiche analitiche per isolare e caratterizzare ceppi batterici potenzialmente produttori di batteriocine, e per testarne l’effetto inibitorio nei confronti di isolati di Salmonella e Campylobacter. Questo rappresenta un punto di partenza importante per incrementare la collezione di ceppi produttori di batteriocine e per caratterizzare le molecole che producono.

Tutte le info sul sito IZS delle Venezie

 




Report Ue sull’uso sostenibile dei pesticidi in Italia

pesticidiLa Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare dell’Unione europea ha pubblicato la relazione sulla missione conoscitiva n°2017-6006 condotta in Italia dal 3 all’11 maggio 2017 sull’attuazione di misure intese a realizzare l’uso sostenibile di pesticidi stabilite ai sensi della direttiva 2009/128/CE  sull’uso sostenibile dei pesticidi (Cd direttiva SUD) e individuare le buone pratiche adottate per la sua attuazione

Gli ispettori Ue hanno rilevato la presenza di un Piano d’Azione Nazionale  – che delinea gli obiettivi generali, le priorità e le misure specifiche per assicurare la realizzazione della norma – che tuttavia manca degli obiettivi quantitativi e degli obiettivi specifici richiesti dalla direttiva.

L’adozione del primo PNA ha subito un ritardo di 14 mesi e ciò ha causato ritardi nella sua attuazione nonché nella formazione e certificazione degli utilizzatori professionali e nell’ispezione degli irroratori.

La missione ha rilevato i seguenti elementi positivi: l’irrorazione aerea è limitata ad aree localizzate,
sono in atto misure per vietare o limitare l’uso di prodotti fitosanitari in aree specifiche e il monitoraggio delle acque superficiali mostra alti livelli di conformità. Sono stati rilevati alcuni esempi di buone pratiche, uno dei quali è il sistema in atto per la sorveglianza dei casi di avvelenamento acuto.

Inoltre esiste una vasta rete nazionale per il monitoraggio delle specie nocive, e un’ampia gamma di
strumenti è a disposizione dei coltivatori per sostenere l’assunzione di decisioni relative alla difesa
integrata. I controlli per determinare la conformità agli otto principi della difesa integrata descritti
nell’allegato III della direttiva sono tuttavia limitati ai coltivatori che ricevono aiuti finanziari per
partecipare a regimi volontari.

Consulta il report UE (disponibile anche in italiano)

A cura della segreteria SIMeVeP