Focolaio epidemico plurinazionale di Salmonella Poona legato al consumo di un alimento per lattanti

salmonella poonaUn focolaio epidemico plurinazionale di Salmonella Poona che ha colpito alcuni bambini piccoli in Francia, Belgio e Lussemburgo sembra avere, in base alle valutazioni effettuate, una comune fonte alimentare.

Funzionari sanitari di Francia, Belgio e Lussemburgo hanno segnalato casi di Salmonella Poona in alcuni bambini piccoli. I casi sono tutti geneticamente legati al medesimo focolaio. Complessivamente sono stati riferiti nell’UE 32 casi confermati: 30 in Francia, 1 in Belgio, 1 in Lussemburgo. Tutti i pazienti hanno manifestato i sintomi tra l’agosto del 2018 e il febbraio del 2019.

Una valutazione dell’EFSA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) indica che la fonte comune del focolaio è costituita da tre alimenti per lattanti a base di riso prodotti da una fabbrica in Spagna tra l’agosto e l’ottobre del 2018 e commercializzati da una società francese.

Tutti i soggetti interessati per i quali sono disponibili informazioni hanno consumato tali prodotti (30 su 32).

I prodotti sono stati venduti anche in altri Paesi (dell’UE, dell’EFTA e altro) tramite vendite online e grossisti. La società francese ha venduto i prodotti anche in quattro Paesi extraeuropei.

Finora tutti i test eseguiti presso lo stabilimento spagnolo e su campioni dei lotti coinvolti sono risultati negativi per Salmonella Poona. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che Salmonella è in genere difficile da rilevare nei prodotti secchi e richiede metodiche di campionamento e di laboratorio caratterizzate da un alto grado di sensibilità.

Nei Paesi in cui i prodotti sono stati distribuiti sono stati emanati avvisi per il pubblico ed effettuati richiami del prodotto, il che dovrebbe, secondo gli esperti dell’EFSA e dell’ECDC, ridurre il rischio di nuove infezioni.

•Rapporto: Multi-country outbreak of Salmonella Poona infections linked to consumption of infant formula

Fonte: EFSA




Fao: fame del mondo in aumento

Nuove prove continuano a segnalare che il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo è in crescita, raggiungendo nel 2017, 821 milioni, vale a dire una persona su nove, secondo lo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo 2018 pubblicato l’11 settembre. Sono stati compiuti progressi limitati nell’affrontare le molteplici forme di malnutrizione, che vanno dai ritardi della crescita dei bambini all’obesità degli adulti, mettendo a rischio la salute di centinaia di milioni di persone.

La fame è cresciuta negli ultimi tre anni, tornando ai livelli di un decennio fa. Questa inversione in atto manda il chiaro avvertimento che occorre fare di più e con urgenza se si vuole raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di Fame Zero entro il 2030.

La situazione sta peggiorando in Sud America e nella maggior parte delle regioni dell’Africa, mentre la tendenza in calo della sotto nutrizione che ha caratterizzato l’Asia sembra aver rallentato in modo significativo.

Il rapporto annuale delle Nazioni Unite ha rilevato che la variabilità del clima che influenza l’andamento delle piogge e le stagioni agricole, oltre ad estremi climatici come siccità e alluvioni, sono tra i fattori chiave dietro l’aumento della fame, insieme ai conflitti e alle crisi economiche.

I segnali allarmanti di aumento dell’insicurezza alimentare e gli alti livelli di diverse forme di malnutrizione sono un chiaro avvertimento che c’è ancora molto lavoro da fare per essere sicuri di “non lasciare nessuno indietro” sulla strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in materia di sicurezza alimentare e miglioramento dell’alimentazione“, avvertono nella prefazione congiunta al rapporto i responsabili dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), del Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF), del Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

“Se vogliamo raggiungere un mondo senza fame e malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030, è imperativo accelerare e aumentare gli interventi per rafforzare la capacità di recupero e adattamento dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza delle popolazioni in risposta alla variabilità climatica e agli eventi meteorologici estremi” hanno affermato i responsabili delle cinque organizzazioni delle Nazioni Unite autrici del rapporto.

L’impatto della variabilità climatica e degli eventi meteorologici estremi sulla fame

I cambiamenti climatici stanno già minando la produzione di importanti colture come grano, riso e mais nelle regioni tropicali e temperate e, senza costruire resilienza climatica, si prevede che la situazione peggiorerà con l’aumentare delle temperature.

Le analisi del rapporto mostrano che la prevalenza e il numero di persone sottonutrite tendono ad essere più alti nei paesi altamente esposti agli eventi climatici estremi. La sotto-nutrizione è ancora più alta quando l’esposizione ad eventi climatici estremi si unisce ad un’alta percentuale della popolazione che dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni e alla variabilità delle temperature.

Le anomalie della temperatura sulle aree di coltivazione agricola hanno continuato a essere superiori alla media nel periodo 2011-2016, portando a periodi più frequenti di caldo estremo negli ultimi cinque anni. Anche la natura delle stagioni delle piogge sta cambiando, inizio tardivo o precoce delle stagioni piovose e ineguale distribuzione delle precipitazioni in una stagione.

Il danno alla produzione agricola contribuisce a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che causano aumenti dei prezzi alimentari e perdite di reddito che riducono l’accesso delle persone al cibo.

Progressi lenti per porre fine a tutte le forme di malnutrizione

Il rapporto afferma che sono stati compiuti scarsi progressi nella riduzione dei problemi della crescita infantile, con circa 151 milioni di bambini sotto i cinque anni di età troppo bassi a causa della malnutrizione nel 2017, rispetto ai 165 milioni del 2012. Globalmente, l’Africa e l’Asia rappresentano rispettivamente il 39% e il 55% di tutti i bambini con ritardi nella crescita.

La prevalenza di deperimento infantile rimane estremamente elevata in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso basso per la sua altezza, rispetto a solo uno su 100 in America Latina e nei Caraibi.

Il rapporto descrive come “vergognoso” il fatto che una donna su tre in età riproduttiva a livello mondiale sia affetta da anemia, che ha conseguenze significative sulla salute e sullo sviluppo sia per le donne che per i loro bambini. Nessuna regione ha mostrato un calo nell’anemia tra le donne in età riproduttiva, e la prevalenza in Africa e Asia è quasi tre volte superiore a quella ad esempio del Nord America.

I tassi di solo allattamento materno in Africa e in Asia sono 1,5 volte più alti di quelli del Nord America, dove solo il 26% dei bambini sotto i sei mesi riceve esclusivamente il latte materno.

L’altro lato della fame: l’obesità in aumento

L’obesità negli adulti sta peggiorando e più di uno su otto adulti al mondo è obeso. Il problema è più significativo in Nord America, ma anche l’Africa e l’Asia stanno vivendo una tendenza al rialzo.

La denutrizione e l’obesità coesistono in molti paesi e possono anche essere visti fianco a fianco nella stessa famiglia. Uno scarso accesso al cibo nutriente a causa del suo costo più elevato, lo stress di vivere con insicurezza alimentare e gli adattamenti fisiologici alla privazione del cibo aiutano a spiegare perché le famiglie con insicurezza alimentare possono avere un maggiore rischio di sovrappeso e obesità.

Un appello ad intervenire

Il rapporto richiede l’attuazione e l’aumento degli interventi volti a garantire l’accesso a cibi nutrienti e la rottura del ciclo intergenerazionale della malnutrizione. Le politiche devono prestare particolare attenzione ai gruppi che sono più vulnerabili alle conseguenze dannose dello scarso accesso al cibo: neonati, bambini sotto i cinque anni, bambini in età scolare, ragazze adolescenti e donne.

Allo stesso tempo, occorre un cambiamento sostenibile verso un’agricoltura e sistemi alimentari sensibili alla nutrizione che possano fornire cibo sicuro e di alta qualità per tutti.

Il rapporto chiede anche maggiori sforzi per costruire una capacità di risposta al cambiamento climatico attraverso politiche che ne promuovano l’adattamento e la mitigazione e la riduzione del rischio di catastrofi.

Fonte: Fao




Malattie zoonotiche: rallentano i progressi

L’anno scorso nell’UE ci sono state solo minori fluttuazioni nelle segnalazioni di casi di malattie zoonotiche rispetto al 2016. Negli ultimi cinque anni il numero di casi di salmonellosi e campilobatteriosi è infatti rimasto stabile, la listeriosi invece continua ad aumentare.

Dopo diversi anni di calo, il numero di casi di salmonellosi nell’UE si è stabilizzato. Nel 2017 il loro numero è sceso leggermente da 94 425 a 91 662 casi, ma negli ultimi anni la tendenza al ribasso iniziata nel 2008 si è arrestata. Sono queste le principali conclusioni della annuale relazione sulle tendenze e le fonti di zoonosi pubblicata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Dopo anni di significativi progressi nel ridurre l’onere delle malattie veicolate da alimenti nell’UE, in particolare Salmonella, la situazione è ora in fase di stallo. Occorrono rinnovati sforzi per continuare a far abbassare le cifre” ha commentato il direttore scientifico dell’EFSA Marta Hugas.

S. Enteritidis è il tipo più comunemente riferito di Salmonella nell’uomo, quello che causa una su sette epidemie di origine alimentare. Nel periodo 2013-2017 l’andamento dei casi confermati di S. enteritidis nell’uomo è stato stabile e nelle galline ovaiole sembrava rispecchiare analoga tendenza.

I 5 079 focolai veicolati da alimenti e acque segnalati nel 2017 rappresentano un calo del 6,8% rispetto al 2016. I batteri di Salmonella sono stati la causa più comune di epidemie di origine alimentare, in particolare nei prodotti a base di carne e uova, causando il maggior numero di focolai epidemici.

Il crollo del numero di focolai è da vedere positivamente, anche se abbiamo assistito a una media di 100 focolai infettivo da cibi e acque a settimana nel 2017, alcuni dei quali hanno interessato vari Paesi”, ha dichiarato Mike Catchpole, direttore scientifico ECDC. “Queste infezioni sono nell’UE un’importante causa di malattia per l’uomo. La tendenza all’aumento della listeriosi, che continua a causare decessi tra i gruppi vulnerabili, va invertita”.

Campylobacter e Listeria

I casi di campilobatteriosi sono diminuiti leggermente nel 2017 rispetto al 2016 (246 158 rispetto a 246 917), ma si tratta pur sempre della malattia zoonotica più comunemente segnalata nell’UE. La più alta percentuale di presenza è stata rilevata nella carne di pollo (37,4%) e nella carne di tacchino (31,5%).

Nel 2017 i casi di listeriosi sono lievemente diminuiti: sono state segnalate 2 480 infezioni contro le 2 509 del 2016. Tuttavia negli ultimi cinque anni la tendenza è stata al rialzo. La fascia di popolazione più colpita dalla malattia nel 2017 è stata quella degli anziani, in particolare i soggetti di oltre 84 anni. In questa fascia di età il tasso di mortalità per listeriosi era del 24%; globalmente nell’UE l’infezione è stata fatale per uno ogni 10 pazienti. I più alti livelli di L. monocytogenes sono stati rilevati in pesce e prodotti della pesca (6%), seguiti da insalate pronte (4,2%).

La relazione riassume ulteriormente le tendenze e le fonti di tubercolosi dovute a Mycobacterium bovis, Brucella, STEC, Yersinia, Trichinella, echinococcus, Toxoplasma congenito, rabbia, Coxiella burnetii (Febbre Q), virus del Nilo occidentale e tularemia.

La relazione si basa sui dati del 2017 raccolti da tutti i 28 Stati membri dell’Unione europea. Nove altri Paesi del continente europeo hanno riferito dati su alcuni degli agenti zoonotici: Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e FYROM.

The European Union summary report on trends and

Fonte: EFSA




Residui di farmaci veterinari ancora bassi nel 2016

FarmaciI dati di monitoraggio raccolti nel 2016 per una serie di farmaci veterinari, per sostanze non autorizzate e per contaminanti trovati in animali e alimenti di origine animale indicano alti tassi di rispetto dei limiti di residui fissati dall’UE.

La percentuale di non osservanza nei campioni mirati (cioè quelli prelevati per rilevare un sospetto uso illecito o verificare il mancato rispetto dei livelli massimi) è stata dello 0,31%, che rientra nell’intervallo compreso tra lo 0,25% e lo 0,37% riferito nel corso degli otto anni precedenti.

Il tasso di non conformità per contaminanti chimici come i metalli si è rivelato superiore a quello di altri gruppi di sostanze. I tassi di non conformità per i lattoni dell’acido resorcilico (composti attivi sul sistema ormonale che possono essere artificiali o prodotti da funghi), le micotossine (tossine fungine) e gli agenti anti-tiroidei sono tutti diminuiti nel 2016.

Inoltre nel 2016, rispetto agli anni precedenti, sono state segnalate la massima frequenza e la minima frequenza di campioni non conformi, rispettivamente, per farmaci anti-infiammatori non steroidei e per antibatterici.

Il monitoraggio di queste sostanze da parte dell’UE aiuta a proteggere i consumatori e gli animali, garantendo un alto grado di conformità ai dettami dei regolamenti UE. In totale nel 2016 sono stati riferiti dati tratti da 710 000 campioni provenienti da 27 dei 28 Stati membri dell’UE.

Report for 2016 on the results from the monitoring of veterinary medicinal product residues and other substances in live animals and animal product

Fonte: EFSA




Le nanoplastiche sono ormai un ingrediente della dieta umana

microplastiche

Riportiamo un articolo pubblicato sul numero 1091 di La Settimana Veterinaria, a cura della dott.ssa Claudia Capua.

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Focolaio Ue di Listeria monocytogenes legato al consumo di salmone

salmoneI prodotti del salmone pronti al consumo, come il salmone affumicato a freddo e quello marinato, sono la probabile fonte di un focolaio epidemico di Listeria monocytogenes che ha interessato Danimarca, Germania e Francia dal 2015 in poi. L’EFSA e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno usato la tecnica del sequenziamento dell’intero genoma per individuare il focolaio plurinazionale.

Fino all’8 ottobre 2018 nei Paesi interessati sono stati segnalati 12 casi, quattro dei quali mortali.

Nell’agosto 2017 la Danimarca riferisce il primo gruppo di casi connessi all’ingestione di salmone affumicato pronto al consumo prodotto in Polonia. Vengono messe in atto misure di controllo e informati altri Stati membri e autorità competenti nell’UE.

Nell’ottobre 2017 la Francia segnala il rilevamento dello stesso ceppo di Listeria in partite di salmone marinato provenienti dalla medesima azienda polacca di trasformazione, come accaduto nelle indagini sul focolaio epidemico danese.

In Germania il caso più recente legato al focolaio viene notificato nel maggio 2018.

A causa della mancanza di dati sul sequenziamento dell’intero genoma da campioni ambientali e alimentari prelevati nell’impianto di trasformazione polacco, non è possibile confermare, allo stato attuale, se la contaminazione si sia verificata nell’impianto sospetto. Inoltre, fino a quando dati sui produttori primari norvegesi del salmone utilizzato nei lotti contaminati non saranno trasmessi e valutati, non si potrà escludere la possibilità di contaminazione a livello della produzione primaria.

L’individuazione dello stesso ceppo di Listeria in un prodotto del salmone in Francia e un nuovo caso su uomo in Germania suggeriscono che la fonte della contaminazione possa essere ancora attiva e che i prodotti contaminati siano stati distribuiti ad altri Paesi dell’UE oltre alla Danimarca. Donne in gravidanza, anziani e soggetti immunodepressi corrono un rischio maggiore di contrarre la listeriosi.

Focolaio epidemico plurinazionale di Listeria monocytogenes legato al consumo di prodotti del salmone (in inglese)

Fonte: Efsa




La farsa di Coldiretti sul “segreto di stato” dei cibi stranieri.

Etichettatura alimentiColdiretti è una lobby che si autodefinisce “la principale organizzazione agricola a livello nazionale ed Europeo che rappresenta le imprese agricole, i coltivatori diretti, gli imprenditori agricoli professionali, le società agricole, le imprese e gli imprenditori ittici, i consorzi, le cooperative, le associazioni e ogni altra entità e soggetto operante nel settore agricolo, ittico, agroalimentare, ambientale e nell’ambito rurale, a livello nazionale, europeo ed internazionale”.

Fonte: ilfattoalimentare.it

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Intelligenza artificiale per contare i pesci del mare

Banco di pesceIn un recente articolo, pubblicato sulla rivista Scientific Report, un team internazionale di ricercatori
coordinato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Imar), in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Università Politecnica della Catalogna ed il Consiglio superiore di ricerca scientifica spagnolo (Csic), dimostra come la computer vision e l’intelligenza artificiale siano in grado di cambiare il modo in cui valutiamo l’abbondanza delle specie ittiche e le sue variazioni temporali.

“La tecnica messa a punto si basa su una metodologia di apprendimento automatico supervisionato,
ovvero un insieme di processi matematici che permettono ai computer di imparare a riconoscere e
contare in modo automatico individui fotografati nel loro ambiente naturale o i n prossimità di
strutture artificiali di osservazione”, spiega Simone Marini di Cnr -Ismar, coordinatore del team internazionale. “L’applicazione di questi algoritmi su migliaia di immagini dimostra come il
metodo possa essere utilizzato per tracciare in maniera affidabile le variazioni temporali di
abbondanza di pesci in diverse condizioni operative“.

Questa nuova metodica rappresenta un importante avanzamento per lo studio delle risorse e delle sue
variazioni, applicabile ad una grande varietà di ambienti come: le aree marine protette, le zone
costiere, le aree di mare aperto, sino alle zone più profonde degli oceani. La tecnologia si rivela di
particolare importanza anche per monitorare gli impatti antropici e le rapide conseguenze del
cambiamento climatico

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Master SPVIA edizione 2018/2019 – Perugia 31 maggio 2019

Il giorno 31 maggio 2019 si svolgerà  il Master SPVIA edizione 2018/2019 dal titolo “Macellazione inconsapevole, telecamere nei macelli e carni halal. Come conciliare privacy e trasparenza in tema di protezione degli animali e di macellazione”. Il Master si terrà presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Perugia con il patrocinio della SIMeVeP.

Le recenti notizie sul pronunciamento dei giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea per cui le carni halal non possono avere la certificazione biologica e sulle ipotesi di dotare i macelli di sistemi di videosorveglianza hanno aperto il dibattito su come conciliare privacy e trasparenza in tema di protezione degli animali e di macellazione.La macellazione rituale islamica, autorizzata per garantire la libertà religiosa, non prevede lo stordimento prima dell’abbattimento dell’animale. Per questo secondo i giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea le carni così ottenute non possono avere la certificazione biologica. La sentenza mette fine a un contenzioso nato in Francia nel 2012, quando l’Oaba (Oeuvre d’Assistance aux Bêtes d’Abattoirs), un’associazione animalista, aveva chiesto al ministero dell’Agricoltura di vietare la dicitura ‘agricoltura biologica’ sulle pubblicità e sulle confezioni di hamburger di carne bovina certificati halal e provenienti da animali macellati senza stordimento.

Dopo diversi passaggi, la Corte d’Appello amministrativa di Versailles si è rivolta alla Corte di Giustizia per dirimere la questione. La suprema corte ha quindi bocciato il logo di produzione biologica per le carni halal.Nel nostro Paese la pubblicazione dell’audit sulla valutazione dei controlli sul benessere degli animali effettuati durante la macellazione e le operazioni correlate condotto nel 2014 dall’Ufficio alimentare e veterinario (UAV) della Direzione Generale Salute e Consumatori della Commissione europea ha evidenziato che la macellazione di animali senza dolori o sofferenze inutili non è sempre garantita rilevando diverse criticità.Per porre rimedio a questa situazione, molti Stati hanno installato un sistema di videosorveglianza nei macelli e in alcuni Paesi l’installazione è obbligatoria come: in Israele, dal 2016. Nel Regno Unito sono state installate volontariamente telecamere nei macelli – nel 53% dei macelli di carne rossa e nel 71% di macelli di carne bianca – e anche nei Paesi Bassi, soprattutto nei macelli di pollame e suini.
Oltre alle istanze etiche, la protezione degli animali durante la macellazione o l’abbattimento è una questione di interesse pubblico che incide sull’atteggiamento del consumatore per cui un’elevata protezione degli animali durante la macellazione contribuisce a migliorare la qualità̀ della carne e indirettamente produce un impatto positivo sulla sicurezza del lavoro nei macelli.
Allo stato attuale, in Italia, la normativa di riferimento è costituita da:-) Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio del 24 settembre 2009 relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento. In base a questo, poiché l’abbattimento degli animali può provocare dolore, ansia, paura o sofferenze di altro tipo agli animali anche nelle migliori condizioni tecniche, è opportuno che gli operatori o il personale addetto adottino i provvedimenti necessari a evitare e a ridurre al minimo l’ansia e la sofferenza degli animali durante il processo di macellazione o abbattimento, tenendo conto delle migliori pratiche nel settore e dei metodi consentiti dal regolamento; se gli operatori o il personale addetto all’abbattimento violano una delle disposizioni del regolamento 1099/2009 o ricorrono alle pratiche consentite senza applicare i metodi più avanzati, procurando per negligenza o intenzionalmente dolore, ansia o sofferenza agli animali, verranno puniti in base al d.lgs. 131/2013, con delle sanzioni amministrative pecuniarie.-) Art. 544 ter del codice penale, rubricato “Maltrattamento di animali”; la Corte di Cassazione ha sancito la responsabilità penale in capo agli operatori o al personale del macello che cagionano sofferenze psicofisiche in animali destinati alla macellazione.
Nel corso ECM saranno quindi affrontati gli aspetti medico-veterinari, etici e sociali del benessere animale congiuntamente a quelli di tutela della privacy.

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Aedes aegypti e Aedes albopictus amplieranno il loro habitat, Italia coinvolta

Entro il 2050 quasi una persona su due (il 49%) abiterà negli habitat ideali delle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus, quelle che trasmettono febbre gialla, dengue, zika e chikungunya. Ciò, a causa del surriscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra.

L’allarme è anche legato a una parte del Sud Italia.

E’ quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su Nature Microbiology e coordinato dal Boston Children’s Hospital.

Se non viene intrapresa alcuna azione per ridurre il tasso attuale di riscaldamento, si apriranno sacche di habitat in molte aree urbane“, dice Moritz Kraemer, uno dei ricercatori che hanno condotto l’analisi, che vede anche la firma dell’Università di Washington, della London School of Hygiene e Tropical Medicine, dell’Università di Oxford e della Université Libre de Bruxelles.

Il team ha raccolto dati storici sulle distribuzioni di Aedes aegypti e Aedes albopictus in oltre 3.000 luoghi in Europa e negli Stati Uniti, risalenti agli anni Settanta e Ottanta e li hanno proiettati al 2020, 2050 e 2080.

I modelli suggeriscono come nelle attuali condizioni climatiche e di densità di popolazione, entrambe le specie di zanzare continueranno a diffondersi a livello globale nei prossimi decenni.

Si prevede che l’Aedes aegypti si diffonderà prevalentemente all’interno della fascia tropicale, ma anche nelle nuove aree temperate degli Stati Uniti e della Cina, raggiungendo il Nord fino a Chicago e Shanghai entro il 2050.

L’Aedes aegypti diminuirà negli Stati Uniti centro-meridionali e nell’Europa orientale, che i modelli climatici prevedono diventeranno più aridi. Non è previsto che raggiunga l’Europa ad eccezione di alcune parti dell’Italia meridionale e della Turchia.

Aedes albopictus, invece, si prevede che si diffonderà ampiamente in tutta Europa, raggiungendo in ultima analisi ampie aree della Francia e della Germania nei prossimi 30 anni

Fonte: Ansa