Vespa bicolor, un nuovo imenottero introdotto in Ue

Vespa bicolorIl sito del progetto www.vespavelutina.eu segnala la presenza ormai stabile in Ue di una nuova specie di calabrone,  Vespa bicolor, una specie aliena introdotta accidentalmente nella provincia di Malaga, nel sud della Spagna, normalmente diffusa nelsud-est asiatico.

Secondo lo studio citato “Una nueva introducción accidental en el género Vespa Linnaeus, 1758:
Vespa bicolor Fabricius, 1787 en la provincia de Málaga (España)” Vespa bicolor
è stata osservata per la prima volta negli ultimi mesi del 2013 a Coín (Málaga). Nel 2017 il calabrone è stati più volte avvistato a Alhaurín el Grande, nella stessa provincia. La presenza di Vespa bicolor sul territorio di Málaga è stata costante e confermata da nuovi avvistamenti a Coín nel 2017 e nel 2018 e in due punti distanti del vicino comune di Mijas nel 2018 e nel 2019. La conferma che il calabrone si stia riproducendo a Málaga arriva da due immagini del 2019, che mostrano un nido attivo e esemplari recenti.

vespavelutina.eu sottolinea l’importanza di monitorare l’ambiente, in modo da individuare precocemente eventuali specie invasive e poter intervenire prima che queste si diffondano in modo incontrollabile nei territori circostanti.

Date le scarse informazioni disponibili, conclude la ricerca, non è possibile stimare le implicazioni di questa nuova introduzione; molto dipenderà dal tipo di interazione con le specie autoctone: se si integrerà con un impatto minimo, o, al contrario, agirà come specie invasiva.

A cura della segreteria SIMeVeP




Food Sustainability Index, la Francia Paese più virtuoso

albero, proteggereLa Francia si riconferma il Paese più virtuoso al mondo. A decretarlo è la terza edizione del Food Sustainability Index (FSI) l’indice che analizza le performance di 67 Paesi in base alla sostenibilità del loro sistema alimentare e al reddito. I Paesi presi in esame dall’Index rappresentano oltre il 90% del PIL globale e i 4/5 della popolazione mondiale. Il Food Sustainability Index è stato sviluppato dal Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) in collaborazione con The Economist Intelligence Unit. L’edizione 2018 si concentra principalmente sulle best practices nel campo della sostenibilità alimentare che contribuiscono a raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ed è stato presentato in occasione del nono Forum della Fondazione BCFN su Alimentazione e Nutrizione che si sta tenendo a Milano.

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La radio-telemetria per individuare i nidi delle vespe velutine

L’individuazione e la  distruzione dei nidi delle vespe velutine sono importantissimi per frenare la diffusione di questo pericoloso insetto alieno, finora però l’utilizzo di droni e radar non aveva dato esiti soddisfacenti poichè i nidi si nascondono su alberi alti e frondosi oppure su cornicioni posizionati anche a 20 metri di altezza, e sono quindi estremamente difficili da vedere.

Recentemente un team di scienziati franco-inglese ha testato la radio telemetria e la tecnica si è rivelata molto promettente: tramite l’istallazione di un trasponder sul corpo dell’insetto, l’animale diventa tracciabile.

I risultati, pubblicati su Communications biology, una rivista di Nature, riaccendono le speranze di poter trovare i nidi in maniera facile ed efficiente.

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PCB e orche

OrcaIn un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa Rivista Science dal Dr Jean Pierre Desforges e Collaboratori è stato predetto un drammatico declino numerico, superiore al 50%, che di qui alla fine di questo secolo interesserà la popolazione mondiale di orche (Orcinus orca).

La causa di questo impressionante calo demografico è stata ascritta dagli Autori del succitato articolo alle elevate concentrazioni di policlorobifenili (PCB) che le orche, in ragione del comprovato ruolo di “predatori apicali” che le colloca ai vertici delle catene trofiche marine, riescono ad accumulare nei propri tessuti corporei, specialmente a livello del “blubber”, vale a dire del grasso sottocutaneo.

Nonostante i 40 anni oramai trascorsi dalla messa al bando da parte degli USA dei PCB, contaminanti ambientali persistenti chimicamente affiliati alle famigerate diossine ed all’altrettanto famigerato DDT, pure messo al bando nel 1970, i livelli effettivi e/o presunti di tali sostanze nel blubber di esemplari appartenenti a più popolazioni di orche popolanti i diversi mari ed oceani del Pianeta verrebbero considerati da Desforges e Collaboratori pienamente capaci di inficiare lo stato di salute e di conservazione della specie, provocandone appunto nel giro dei prossimi 80 anni la drammatica contrazione numerica anzidetta.

All’articolo in parola ha fatto seguito la pubblicazione, ancora su Science, di una “Letter to the Editor” congiuntamente firmata dal Professor Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Universita’ di Teramo, nonché dal Professor Antonio Fernandez, Docente di Anatomia Patologica Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Universidad de Las Palmas de Gran Canaria.

I due Studiosi, pur concordando sull’opportunità dell’ “allerta” generato dal contributo di Desforges e Collaboratori, osservano tuttavia che, in virtù del cospicuo numero di contaminanti chimici che le orche – al pari di tutti gli altri Cetacei Odontoceti -sarebbero in grado sia di accumulare sia di “biomagnificare” contestualmente in ambito tissutale, risulterebbe molto difficile se non addirittura impossibile “dissezionare” l’azione patogena esplicata dai soli PCB rispetto a quella svolta dalle altre sostanze presenti nelle succitate “miscele”. Inoltre, i potenti effetti immunotossici, unitamente a quelli esercitati sul sistema endocrino e sulla biologia riproduttiva dell’ospite da parte dei PCB, ricalcano in larga misura quelli esplicati da altri contaminanti ambientali, organoclorurati e non-organoclorurati, cosicché risulterebbe pressoché impossibile definire con precisione “chi fa cosa”.

La tossicità dei PCB sulle orche dovrebbe esser parimenti messa in relazione, commentano Di Guardo e Fernandez, sia con i livelli di espressione dei recettori per tali composti (AHR) presenti nei tessuti di tale specie cetologica sia con le capacità metaboliche della stessa nei confronti dei PCB, senza peraltro dimenticare l’importante ruolo svolto dalle micro-nanoplastiche quali “attrattori, concentratori e trasportatori” di molteplici contaminanti ambientali persistenti, che a seguito di catastrofici eventi quali gli “tsunami” potrebbero esser così veicolati a grandi distanze.

Pertanto, concludono Di Guardo e Fernandez, sono necessari ulteriori, approfonditi studi finalizzati a definire il reale impatto dei PCB sulle popolazioni di orche a livello globale.

Fonte: Comunicato stampa




Giornata mondiale della biodiversità

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla perdita di biodiversità, il 22 maggio di ogni anno le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale della Biodiversità, per ricordare l’entrata in vigore della Convenzione per la Diversità Biologica (CDB), avvenuta il 22 maggio 1993. Il venticinquesimo anniversario è un’occasione per celebrare i risultati della Convenzione, comunicare al mondo l’importanza della biodiversità e stimolare e promuovere ulteriori sforzi finalizzati al raggiungimento del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 e gli impegni connessi, compresi gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, approvati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’ambito di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Cambiamento climatico, specie aliene invasive e distruzione di habitat rappresentano le principali minacce alla perdita di natura e biodiversità.

L’attuale ritmo di estinzione delle specie animali e vegetali è considerato da 100 a 1.000 volte superiore a quello registrato in epoca pre-umana. Gli scienziati ritengono che siamo di fronte alla sesta estinzione di massa, questa volta per cause antropiche, persino superiore a quella che ha segnato la fine dei dinosauri, 65 milioni di anni fa. Dal 1500 a oggi, le specie estinte documentate sono 765, di cui 79 mammiferi, 145 uccelli, 36 anfibi. Attualmente le estinzioni procedono al ritmo di un numero compreso tra 10 e 690 specie per settimana.

Di tutte le estinzioni, il 75% è stato causato da un eccessivo sfruttamento delle specie (caccia, pesca, commercio illegale di piante e animali), dalla distruzione degli habitat per infrastrutture o per avere nuovi campi per l’agricoltura, dall’agricoltura intensiva. Altre cause sono l’inquinamento e l’introduzione di specie aliene invasive. Gli scienziati dicono che il cambiamento climatico aumenterà i suoi effetti negativi sulla biodiversità ma già adesso si contano estinzioni legate al caos climatico, soprattutto tra gli anfibi.

Non è solo l’estinzione (ossia la scomparsa dell’ultimo individuo di un gruppo che per definizione è raro) delle specie che preoccupa la comunità scientifica, ma la diminuzione del numero totale di animali. Negli ultimi 25 anni le popolazioni degli animali selvatici si sono dimezzate. Secondo la “lista rossa” dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), sono minacciati di estinzione 1.199 Mammiferi (il 26% delle specie descritte), 1957 Anfibi (41%), 1.373 Uccelli (13%) e 993 Insetti (0,5%).

Anche la ricchezza della biodiversità italiana è seriamente minacciata e rischia di essere irrimediabilmente perduta, a causa della distruzione degli habitat e della loro frammentazione e degrado, l’invasione di specie aliene invasive, le attività agricole, gli incendi, il bracconaggio, i cambiamenti climatici. Dai dati dell’Annuario dei dati ambientali ISPRA emerge che – per quanto riguarda il grado di minaccia delle 672 specie di Vertebrati valutate nella recente “Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani” (576 terrestri e 96 marine) – 6 sono estinte nel territorio nazionale in tempi recenti: due pesci, lo storione comune e quello ladano; tre uccelli: la gru, la quaglia tridattila, il gobbo rugginoso; e un mammifero, il pipistrello rinolofo di Blasius.

Le specie minacciate di estinzione sono 161 (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate. Considerando che per il 12% delle specie i dati disponibili non sono sufficienti a valutare il rischio di estinzione e assumendo che il 28% di queste sia minacciato, si stima che complessivamente circa il 31% dei Vertebrati italiani sia minacciato. Il 50% circa delle specie di Vertebrati italiani non è a rischio di estinzione imminente.

L’analisi dei principali settori produttivi indica che i fattori legati all’agricoltura incidono per il 70 percento negli scenari di perdita di biodiversità terrestre. Affrontare le tendenze e gli scenari nei sistemi alimentari globali è quindi cruciale nel determinare se i piani strategici per la biodiversità 2011-2020 e post 2020 potranno avere successo. Le soluzioni per raggiungere sistemi agro-alimentari sostenibili includono aumenti ‘sostenibili’ di produttività, attraverso il ‘restauro’ dei servizi ecosistemici nelle aree agricole, la riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari e il cambiamento dei nostri modelli di acquisto e consumo di cibo, fibre, cosmetici e altri prodotti non alimentari di origine agricola.

Comunicato stampa ISPRA integrale

Infografica




FAO: le api devono essere protette per il futuro della nostra alimentazione

In occasione della prima Giornata mondiale delle api, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha esortato paesi e singoli individui a fare di più per proteggere le api e gli altri impollinatori per non rischiare un brusco calo della diversità alimentare.

Le api sono gravemente minacciate dagli effetti combinati del cambiamento climatico, dell’agricoltura intensiva, dei pesticidi, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento.

In Slovenia, per la cerimonia ufficiale, il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, ha affermato che i paesi devono passare a politiche e sistemi alimentari più favorevoli agli impollinatori e più sostenibili.

Non possiamo continuare a concentrarci sull’aumento della produzione e della produttività basandoci sull’uso diffuso di pesticidi e di sostanze chimiche che minacciano le colture e gli impollinatori“, ha affermato Graziano da Silva. “Ora dobbiamo trasformare le nostre parole in azioni e intraprendere misure specifiche per tutelare le api e gli altri impollinatori. Prenderci cura della loro sopravvivenza significa tutelare la nostra stessa sopravvivenza” ha sottolineato Dejan Židan Ministro dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione della Slovenia.

Oltre il 75% delle colture alimentari mondiali dipendono in una certa misura dall’impollinazione per resa e qualità. L’assenza di api e di altri impollinatori eliminerebbe la produzione di caffè, mele, mandorle, pomodori e cacao, per citare solo alcune delle colture che si basano sull’impollinazione.

Ognuno di noi ha una responsabilità individuale nei confronti della protezione delle api e dovremmo tutti fare scelte rispettose degli insetti impollinatori“, ha aggiunto Graziano da Silva. “Anche la crescita dei fiori a casa per nutrire le api contribuisce a questo sforzo“.

Impollinatori, come api, api selvatiche, uccelli, pipistrelli, farfalle e coleotteri volando, saltano e strisciano sui fiori aiutando le piante a fertilizzarsi. Il numero e la diversità degli impollinatori sono diminuiti negli ultimi decenni e le prove indicano che il declino è principalmente conseguenza delle attività umane, compreso il cambiamento climatico, che possono interrompere le stagioni di fioritura.

Le pratiche agricole sostenibili, in particolare l’agro-ecologia, possono aiutare a proteggere le api riducendo l’esposizione ai pesticidi e contribuendo a diversificare il paesaggio agricolo.

Attraverso l’agro-ecologia, la FAO cerca di ottimizzare le interazioni tra piante, animali, esseri umani e ambiente. Le innovazioni sono necessarie e devono basarsi sulla creazione di conoscenza, dove la scienza si combini con le conoscenze e le esperienze locali, come un processo sociale “, ha affermato Graziano da Silva.

Con l’Organizzazione mondiale della sanità, la FAO ha anche sviluppato il Codice di condotta internazionale sulla gestione dei pesticidi. Ciò fornisce un quadro delle migliori pratiche che possono aiutare a ridurre l’esposizione degli impollinatori ai pesticidi.

La cerimonia ufficiale per la prima Giornata mondiale delle Api si è tenuta nel villaggio sloveno di Breznica, 50 chilometri a nord-ovest della capitale, con il patrocinio del presidente sloveno Borut Pahor. Breznica è il luogo di nascita nel 1734 di Anton Janša, un apicoltore e un pioniere dell’apicoltura moderna. Il suo compleanno, il 20 maggio, è stato scelto per essere segnato ogni anno come la Giornata Mondiale delle Api

La Slovenia, con la FAO, è stata determinante nello stabilire la giornata internazionale attraverso una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvata lo scorso anno all’unanimità, con il sostegno di Apimondia, la Federazione internazionale delle associazioni di apicoltori, dell’Associazione degli apicoltori sloveni e del Ministero sloveno dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione.

Fonte: FAO




Scoiattolo rosso: nessuna traccia di squirrelpox virus in Italia

scoiattolo rossoLe principali popolazioni italiane di scoiattolo grigio non invasivo di origine nordamericana non sono portatrici di squirrelpox virus, patogeno all’origine della pericolosa infezione che minaccia l’intera popolazione continentale di scoiattolo rosso.

A rivelarlo uno studio, guidato dall’Università Statale di Milano e pubblicato su Animal Conservation, nato da una vasta indagine per verificare la presenza dello squirrelpox virus nella popolazione di scoiattoli grigi nordamericani introdotti in Italia nel 1948.

Il patogeno, che non è dannoso per la specie americana, è invece letale nella maggior parte dei casi per il nativo scoiattolo rosso, già a rischio di estinzione per la dura competizione in atto con lo scoiattolo grigio per le risorse alimentari. La comparsa dell’infezione virale in Gran Bretagna e successivamente in Irlanda ha provocato in questi territori il rapido declino dello scoiattolo rosso, e una sua eventuale presenza in Italia metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie anche in tutta l’Europa continentale.

L’indagine volta a verificare la presenza dello squirrelpox virus in Italia è stata condotta grazie al supporto delle organizzazioni National Trust, European Squirrel Initiative e Red Squirrel Trust Wales e ha fatto uso di metodiche diagnostiche all’avanguardia per l’individuazione del virus e dell’esperienza dei colleghi britannici, partner dello studio, nell’affrontare questa pericolosa infezione.

Grazie all’impegno di molti colleghi d’oltremanica, il ruolo determinante giocato dallo squirrelpox virus nel rapido declino dello scoiattolo rosso in Gran Bretagna e Irlanda era noto da tempo” – spiegano Claudia Romeo e Nicola Ferrari, ricercatori del dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università Statale di Milano. “Tuttavia, l’eventuale presenza del virus nelle popolazioni di scoiattolo grigio introdotte in Italia fino ad oggi non era mai stata indagata“.

Il risultato della ricerca è positivo per lo scoiattolo rosso. “Dimostrare l’assenza di qualcosa non è mai un’impresa semplice” – dichiara la dottoressa Romeo – “ma oggi abbiamo finalmente delle buone notizie per gli scoiattoli rossi italiani e per tutta la popolazione continentale: sembra, infatti, che siano stati risparmiati da questa minaccia aggiuntiva che uccide ogni anno centinaia di animali nelle Isole Britanniche“.

I ricercatori sottolineano, però, come questo non significhi certo che gli scoiattoli rossi in Italia siano al sicuro dallo scoiattolo grigio: le due specie competono comunque per le risorse alimentari, e la presenza del grigio porta inevitabilmente all’estinzione locale del rosso. L’assenza dello squirrelpox virus concede, però, più tempo alle attuali attività di controllo e conservazione, perché, in assenza della malattia, la sola competizione alimentare è un processo molto più lento.

Non dobbiamo comunque abbassare la guardia” – spiega infine il dottor Ferrari – “perché nuovi nuclei di scoiattolo grigio di origine non ben documentata sono stati individuati lungo la penisola, e questo non ci permette di escludere una futura comparsa del virus nel nostro paese”.

L’attività di sorveglianza per lo squirrelpox virus deve quindi continuare, in modo da proteggere lo scoiattolo rosso da questa pericolosa infezione.

Fonte: Università degli Studi di Milano




Giornata mondiale delle api: al via la condivisione di dati Ue

E’ pronto a decollare il partenariato dell’UE sulle api. Tutti i portatori di interesse coinvolti nel progetto hanno infatti messo a punto un quadro di azione che potrebbe rivoluzionare la raccolta e la condivisione di dati sulla salute delle api nell’UE.

La proposta di avviare il partenariato è l’esito più importante di un simposio organizzato nel 2017 dall’EFSA nell’ambito della Settimana delle api e dell’impollinazione del Parlamento europeo. Da allora un gruppo di portatori d’interesse ha lavorato per concordare i termini del mandato che guiderà il lavoro del partenariato.

Il gruppo, composto da rappresentanti di associazioni di apicoltori, organizzazioni ambientaliste, associazioni di agricoltori, industrie fitosanitarie e veterinarie, nonché valutatori del rischio, scienziati e veterinari, è stato coordinato dall’EFSA.

Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA, ha commentato: “Quale modo migliore per celebrare la prima Giornata mondiale internazionale delle api se non condividere l’entusiasmante notizia che il partenariato UE sulle api è diventato realtà? La salute delle api è una questione che all’EFSA sta molto a cuore. Sin dal 2015 la nostra equipe MUST-B ha lavorato per sviluppare un approccio alla valutazione dei rischi per le api che tenga conto di tutti i principali fattori di stress. Una raccolta armonizzata dei dati è assolutamente fondamentale per il successo di questo progetto“.

Obiettivo del partenariato UE sulle api è migliorare la raccolta, la gestione e la condivisione dei dati e contribuire così allo sviluppo di un approccio olistico alla valutazione della salute delle api in Europa e fuori. Inizialmente si concentrerà sui seguenti punti:

•sviluppo di un repertorio di dati sulla salute di api mellifere, bombi e api solitarie;
•individuazione di modalità per armonizzare la raccolta e la gestione dei dati;
•sviluppo di strumenti per la valutazione della salute delle api, per assistere gli apicoltori, gli agricoltori e altri soggetti.

I membri del gruppo di portatori d’interesse presenteranno il mandato del partenariato UE sulle api alla Settimana europea delle api e dell’impollinazione di quest’anno.

•Rapporto: Terms of reference for an EU Bee Partnership

Fonte: Efsa




Lo scoiattolo rosso torna nei boschi di Perugia

Scoiattolo rossoSi conclude a ottobre 2018 il Progetto LIFE U-SAVEREDS (LIFE13 BIO/IT/000204) avviato nel 2014 e finanziato dal programma LIFE+ Biodiversità al fine di conservare lo scoiattolo comune europeo (o rosso, Sciurus vulgaris) in Umbria, minacciato in particolare dalla presenza dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), e di tutelare in generale tutta la biodiversità forestale dell’Appennino.

Il progetto è stato promosso e realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), in collaborazione con la Regione Umbria, il Comune di Perugia, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche, la Regione Lazio, Legambiente Umbria e l’Istituto OIKOS.

Lo scoiattolo grigio è una specie esotica proveniente dal nordamerica che è stata introdotta ed è divenuta invasiva in Europa, dove è presente in Inghilterra, Irlanda e Italia (prima introduzione nel 1948 in Piemonte, ma è presente anche in Lombardia, in Veneto, in Liguria dal 1966 e dai primi anni 2000 in Umbria).

Lo scoiattolo alloctono (cioè che è giunto in una determinata area geografica per l’intervento diretto, intenzionale o accidentale, dell’uomo) e’ incluso nell’elenco di 100 delle specie aliene invasive (IAS, Invasive Alien Species) più pericolose a livello europeo e mondiale e più recentemente è stato inserito nell’elenco di specie invasive di rilevanza unionale, ai sensi del Regolamento Europeo n. 1143 del 2014.

La specie alloctona e la specie autoctona (cioè naturalmente presente in una determinata area geografica nella quale si è originata o è giunta senza l’intervento diretto dell’uomo), sono in un processo di “esclusione competitiva” che vede vincente lo scoiattolo proveniente dal nuovo mondo. Il “grigio” saccheggia le riserve invernali del “rosso”,  che risulta svantaggiato e si estingue localmente nel giro di pochi anni,  e diffondendosi sempre più velocemente, come è successo in Gran Bretagna e Irlanda, provoca danni al patrimonio forestale e ad alcuni tipi di coltivazioni costituendo una forte minaccia alla biodiversità di tutto il paese.

 Le Azioni di Conservazione attiva sono consistite in:
  • eradicazione, tramite soppressione eutanasica e sterilizzazione, della popolazione di scoiattolo grigio;
  • supporto diretto (tramite restocking) e indiretto (riqualificazione ambientale tramite la piantumazioni di specie appetibili e apposizione di mangiatoie) alle popolazioni di scoiattolo rosso, al fine di favorire la ricolonizzazione delle aree dopo la rimozione dello scoiattolo grigio.

Queste attività hanno permesso di ottenere risultati molto rilevanti in termini di conservazione: il numero totale di rimozioni di scoiattoli grigi ha mostrato un chiaro trend di decremento e si è passati da una densità iniziale media di 3.37 individui/ha ad una di 0.31 individui/ha, così come si è ridotta significativamente l’area di presenza della specie aliena passando da circa 35 km2 ad appena 3 km2.;  alla diminuzione degli scoiattoli grigi ha fatto seguito un aumento delle occasioni di avvistamento e/o cattura di scoiattoli rossi. Le osservazioni si stanno susseguendo anche in aree da dove lo scoiattolo rosso mancava da più 10 anni.

Il risultato finale è che ora lo scoiattolo rosso è presente in un territorio di circa 57 km2, più di 3
volte rispetto all’area di presenza conosciuta ad inizio Progetto (circa 18 km2), mentre l’area di
presenza del grigio si è sostanzialmente contratta e la sua presenza oggi è sporadica e legata a
pochissime aree relitte. Dopo 4 anni il livello di biodiversità è tornato ad essere quello di 15 anni fa. Un risultato importante che potrà fare da apri pista rispetto al altre situazioni analoghe
Il comunicato stampa LIFE U-SAVEREDS

Leggi anche:Biodiversità. LIFE+U-SAVEREDS: l’esperienza umbra nella tutela dello scoiattolo rosso di Silvia Crotti, Daniele Paoloni – Argomenti n°2/2017

A cura della segreteria SIMeVeP




Click, alieni tra noi. Fotografa le specie aliene per tutelare la biodiversità

Concorso fotograficoIl progetto Life ASAP lancia un contest fotografico di merito aperto a tutti e gratuito per diffondere una corretta informazione sulle specie aliene e creare consapevolezza e conoscenza nel pubblico.

I partecipanti sono invitati a documentare e raccontare attraverso le fotografie la presenza delle specie aliene (sia animali che piante) nel nostro territorio evidenziando l’elemento di “estraneità” di questi organismi rispetto all’ambiente, sia esso naturale, semi-naturale o urbano, nel quale si sono insediati e in molti casi stabilizzati.

Fino al 31 ottobre si può partecipare con un numero massimo di tre fotografie inedite, da inviare unitamente al modulo di partecipazione e secondo il regolamento pubblicati sul sito del progetto.

La proclamazione dei vincitori avverrà il 31 dicembre 2018, dopo la selezione svolta da una giuria composta da fotografi e giornalisti professionisti e da un rappresentante di ogni partner del progetto Life ASAP, ovvero Ispra, Regione Lazio, Federparchi, i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, dell’Aspromonte, Gran Paradiso e dell’Appenino Lucano, Nemo srl, Tic Media e Università di Cagliari.

Oltre ai premi per i primi 3 classificati, le migliori venti fotografie faranno parte di una mostra dedicata all’argomento e verranno pubblicate sia sul sito web che sulla relativa pagina Facebook.

A cura della segreteria SIMeVeP