Al Ministero dell’Ambiente nasce la Direzione Generale per l’economia circolare

economia circolareNell’ambito del riordino delle attribuzioni di alcuni ministeri, al ministero dell’Ambiente è stata istituita la “Direzione generale per l’economia circolare” (ECI) che si occuperà della promozione delle politiche per la transizione ecologica e l’economia circolare, della gestione integrata del ciclo dei rifiuti, dei programmi plastic free e rifiuti zero, dell’implementazione dei criteri ambientali minimi (Cam), di rifiuti radioattivi e Ogm.

Lo stabilisce il “Regolamento di organizzazione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’Organismo indipendente di valutazione della performance e degli Uffici di diretta collaborazione”, approvato dal Consiglio dei Ministri del 19 giugno

Parallelamente è stata istituita anche la Direzione generale per il risanamento ambientale, che si occuperà della bonifica dei siti inquinati d’interesse nazionale (Sin) e del danno ambientale, mentre la presistente Direzione clima ed energia assume pure le competenze sull’aria, la Direzione per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo le competenze sulle valutazioni d’impatto ambientale e autorizzazioni integrate ambientali (Via, Vas, Aia).

Il  nuovo regolamento deve ora essere approvato con decreto del Presidente del CdM.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Nuova vita agli scarti di macellazione in sardegna

ScartiGrazie al Progetto PRISMA (PRodotti Innovativi ad alto valore agronomico dal recupero degli Scarti di Macellazione) gli scarti della macellazione dei bovini prodotti presso lo stabilimento di macellazione della Cooperativa Produttori Arborea verranno recuperati e trasformati, dando vita a nuovi prodotti agronomici impiegati per il miglioramento della produttività di suolo e piante.

Nell’ambito del progetto l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna si occuperà della valutazione igienico-sanitaria dei sottoprodotti della macellazione bovina che verranno impiegati, e del fertilizzante organico ottenuto dopo il compostaggio tramite l’attività dei lombrichi, in collaborazione con il servizio veterinario di Igiene degli Alimenti della ASSL di Oristano.

Maggiori informazioni sul sito dell’IZS Sardegna




Combattere spreco e perdite alimentari per tutelare l’ambiente

Spreco alimentareIn occasione della Giornata nazionale per la Prevenzione dello spreco alimentare, ISPRA pubblica il rapporto “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali”.

Il Rapporto è frutto di due anni di valutazione e analisi dei più recenti dati scientifici e informazioni della letteratura internazionale, che ci indicano come nel mondo lo spreco sia in aumento.

La prevenzione e la riduzione dello spreco di alimenti sono considerate dalle Nazioni Unite e dalle altre istituzioni internazionali tra le principali strade da percorrere per la tutela dell’ambiente e il benessere sociale. Lo spreco alimentare è infatti tra le maggiori cause della crisi ecologica, per l’alterazione dei processi geologici, biologici e fisici, tra cui il ciclo del carbonio, dell’acqua, dell’azoto e del fosforo.

Il rapporto propone una definizione sistemica dello spreco alimentare fornendo dati e informazioni sulla dimensione e sugli effetti ambientali, a scala nazionale, europea e sovranazionale.

Sono indagate le cause che lo producono ed emergono differenti quantità in base alla struttura dei sistemi alimentari. Oltre alle azioni di recupero e riciclo delle eccedenze, lo studio evidenzia la necessità di dedicare maggiore attenzione alla prevenzione strutturale per ridurre a monte la formazione delle eccedenze e i conseguenti sprechi.

Molte proposte sono estesamente trattate e finalizzate a una strategia complessa di trasformazione dei sistemi alimentari per favorire la resilienza ecologica.

Questo l’indice del volume:

PREFAZIONE
PREMESSA
PRESENTAZIONE
RISULTATI E MESSAGGI CHIAVE
KEY MESSAGES AND OUTCOMES
RIASSUNTO
SYNTHESIS REPORT
INTRODUZIONE

I PARTE: INQUADRAMENTO
1. DEFINIZIONI DELLO SPRECO ALIMENTARE
2. ORIGINI E CAUSE
3. DIMENSIONI DELLO SPRECO
3.1. Dimensioni dello spreco nel mondo
3.1.1. Dati relativi al 2007
3.1.2. Dati relativi al 2011
3.1.3. Aumenti degli sprechi sistemici tra il 2007 e il 2015
3.1.4. Ulteriori aspetti
3.2. Dimensioni dello spreco in Europa
3.3. Dimensioni dello spreco in Italia

II PARTE : CONNESSIONI SISTEMICHE
4. CONNESSIONI AMBIENTALI ED ECOLOGICHE
4.1. Consumi energetici
4.2. Emissioni di gas serra e cambiamenti climatici
4.3. Uso agricolo del suolo e biodiversità
4.4. Uso di acqua
4.5. Ciclo dell’azoto
4.6. Estrazione e immissione di fosforo
5. EFFETTI AMBIENTALI NEL MONDO
5.1. Impronta di carbonio
5.2. Impronta idrica
5.3. Occupazione di suolo
5.4. Effetti sulla biodiversità
6. EFFETTI AMBIENTALI IN EUROPA
7. EFFETTI AMBIENTALI IN ITALIA
7.1. Consumi energetici
7.2. Impronta di carbonio
7.3. Impronta idrica
7.4. Impronta di azoto reattivo
8. TEMATICHE CONNESSE
8.1. Sicurezza e sovranità alimentare
8.2. Consumo di suolo agricolo
8.3. Bioeconomia ed economia circolare

III PARTE : RISPOSTE E PROPOSTE
9. QUADRO DI RIFERIMENTO ISTITUZIONALE
9.1. Livello globale
9.2. Europa
9.3. Italia
9.4. Livello regionale e locale
10. BUONE PRATICHE FINORA IDENTIFICATE
10.1. Prevenzione strutturale di eccedenze e sprechi alimentari
10.1.1. Filiere alimentari corte
10.1.2. Acquisti pubblici verdi (GPP)
10.1.3. Il tema dello spreco nelle attuali politiche alimentari locali
10.1.4. Sensibilizzazione alimentare
10.2. Prevenzione non strutturale dei rifiuti alimentari
10.3. Riduzione dei rifiuti alimentari mediante recupero alimentare
10.3.1. Recupero alimentare per scambio tra cittadini
10.3.2. Recupero alimentare per attività di beneficienza
10.3.3. Recupero alimentare nella ristorazione collettiva
10.3.4. Recupero alimentare per la vendita
10.4. Riduzione dei rifiuti mediante riciclo di alimenti non più edibili
10.4.1. Riciclo per l’alimentazione animale
10.4.2. Riciclo come compost
10.4.3. Riciclo di componenti e di sostanze
11. PROPOSTE PER LA PREVENZIONE STRUTTURALE
11.1. Definizioni e quantificazione
11.2.Iniziative istituzionali
11.3. Pianificazione dei modelli di produzione, distribuzione e consumo
11.4. Sviluppo di politiche alimentari locali sistemiche e partecipate
11.5. Educazione alimentare e nutrizionale
11.6. Sviluppo di reti alimentari locali, di piccola scala, ecologiche, solidali
11.7. Agricoltura contadina e accesso alla terra
11.8. Agricoltura biologica, agroecologia, tutela dell’agrobiodiversità, agricoltura sociale
11.8.1. Agricoltura biologica e agroecologia
11.8.2. Tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità
11.8.3. Agricoltura sociale
11.9.Riterritorializzazione agroalimentare
11.9.1. Agricoltura urbana e periurbana
11.9.2. Sviluppo agroalimentare delle aree interne
11.10. Contrasto agli illeciti nell’agroalimentare
11.11. Interventi sulle filiere alimentari industriali
11.12. Ruolo attivo dei cittadini e dei consumatori
12. CONCLUSIONI
13. BIBLIOGRAFIA
14. SITI INTERNET

A cura della segreteria SIMeVeP




Specie aliene invasive: nei mari italiani è arrivata la Bavosa dalla bocca rossa

Bavosa dalla bocca rosaE’ stata avvistata nei mari italiani la Bavosa dalla bocca rossa (Ophioblennius atlanticus), un piccolo pesce tropicale, molto comune nelle isole oceaniche e facilmente osservabile nell’arcipelago delle isole Canarie.

La specie è stata individuata per la prima volta nel 2017 all’ingresso del porto di Lampedusa e va ad aggiungersi alla lista delle 42 specie ittiche aliene ormai presenti nei mari italiani o perchè introdotte dall’uomo (27) o perchè entrate naturalmente dallo stretto di Gibilterra (16).

La Bavosa dalla bocca rossa sembra essere arrivata tramite il trasporto navale, uno dei principali vettori nella diffusione di specie aliene negli ecosistemi marini.

Sulla rivista BioInvasion Records è pubblicato lo studio sul monitoraggio condotto da ricercatori ISPRA
insieme a tecnici dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie.

Eventuali avvistamenti o osservazioni possono essere inviate contattando i ricercatori all’indirizzo
alien@isprambiente.it oppure tramite il portale www.seawatchers.org o anche attraverso il gruppo
facebook Oddfish

Comunicato stampa ISPRA




Plastica e rifiuti in mare: molti derivano da attività marine

Rifiuti in mareL’Ispra (il centro studi del ministero dell’Ambiente) e la marineria di Chioggia hannno presentato alcuni i  risultati del progetto ML-REPAIR (REducing and Preventing, an integrated Approach to Marine Litter Management in the Adriatic Sea): in 10 mesi (da luglio 2018 ad aprile 2019) 6 barche della marineria di Chioggia hanno raccolto 14206 kg (14 tonnellate) di rifiuti in Alto Adriatico con l’iniziativa Fishing for Litter (FFL).

Un campione di 1196 kg (1 tonnellata) di rifiuti è stata analizzata da ricercatori ISPRA per determinare tipologia, materiale e possibili fonti degli oggetti trovati, per un totale di più di 7000 oggetti. Questi alcuni risultati:

  • Composizione: La plastica rappresenta da sola il 66% in peso dei rifiuti analizzati, seguita da materiale misto (16%), gomma (10%), tessile (5%) e metallo (3%), mentre carta, legno lavorato e vetro non rappresentano insieme neanche l’1% del totale.
  • Origine:

– La maggior parte degli oggetti raccolti (33% in peso) è costituita da oggetti di uso comune, molti dei quali usa e getta, come bottiglie, buste di plastica, lattine e imballaggi alimentari.

– Il 28% del peso degli oggetti presenti è invece riconducibile ad attività di mitilicoltura, in particolare sono state trovati ingenti quantitativi di retine utilizzate per l’allevamento delle cozze. Il 22% in peso dei rifiuti pescati dal fondo proviene da attività dipesca commerciale, in gran parte costituiti da pezzi di rete e strutture in gomma utilizzate per proteggere la parte di rete a contatto con il fondo. Il 16% è costituito da oggetti riconducibili ad attività legate al mare e alla navigazione, come ad esempio cime, cavi, parabordi, boe e galleggianti. Infine, gli oggetti connessi alla piccola pesca, come le reti da posta, le nasse e trappole, costituiscono lo 0,5% del totale analizzato.

Il settore della pesca può quindi contribuire significativamente alla risoluzione della problematica dei rifiuti in mare. In particolare, può avere un ruolo importante sia in termini di prevenzione, tramite un corretto smaltimento degli attrezzi da pesca dismessi, sia tramite la rimozione attiva dei rifiuti dal fondale durante le attività di pesca (Fishing for Litter).

I rifiuti depositati sui fondali marini provengono in gran parte da terra, arrivando al mare tramite i fiumi, il sistema fognario e dispersi dal vento, quando non intenzionalmente gettati. Il Fishing for Litter consiste nel facilitare il conferimento a terra, da parte dei pescatori, dei rifiuti che giornalmente restano intrappolati nelle reti durante le attività di pesca, un “servizio” per la società che molti di loro decidono di fare su base volontaria.

A cura della segreteria SIMeVeP




Il calo della popolazione di api nel mondo mette a rischio la sicurezza alimentare e la nutrizione globali

apeIl declino globale della popolazione di api rappresenta una minaccia grave per un ampio numero di piante vitali per il benessere e i mezzi di sostentamento dell’uomo. I paesi dovrebbero fare di più per tutelare queste preziose alleate nella lotta contro la fame e la malnutrizione – questo il messaggio della FAO per la celebrazione della Giornata Mondiale delle Api.

Il numero di api e di altri impollinatori sta calando in diverse parti del pianeta, soprattutto a causa dell’agricoltura intensiva, delle mono colture, dell’eccessivo utilizzo di input agricoli chimici, dell’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici – elementi che influenzano sia i raccolti che la nutrizione. Se questo trend dovesse continuare, alimenti di grande importanza per la nutrizione, come frutta, noci e molte verdure, verranno mano a mano rimpiazzati da colture come riso, mais, patate, risultando in una dieta sbilanciata.

Le api sono gravemente minacciate dagli effetti combinati dei cambiamenti climatici, dall’agricoltura intensiva, dall’uso di pesticidi, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento” ha avvertito il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva in un video messaggio per la Giornata Mondiale delle Api. “La mancanza delle api e di altri impollinatori farebbe sparire il caffè, le mele, le mandorle, i pomodori, il cacao dalle nostre tavole – solo per nominarne alcuni alimenti che dipendono dall’impollinazione. I paesi devono adottare politiche e sistemi alimentari più sostenibili e attenti agli impollinatori“.

Nel suo messaggio Graziano da Silva ha invitato ognuno di noi a fare scelte più attente ai bisogni degli impollinatori: “anche coltivare fiori sul balcone di casa contribuisce a questa causa” ha aggiunto.

Le celebrazioni della Giornata Mondiale delle Api presso la FAO ha visto la partecipazione della Ministra slovena per l’Agricoltura, la Silvicoltura e l’Alimentazione Aleksandra Pivec, il Presidente dell’Associazione Slovena Apicoltori Boštjan Noč e il Vice Presidente di Apimondia Peter Kozmus.

Piccoli insetti, grandi benefici

Le api sono proverbiali grandi lavoratrici e, tramite l’impollinazione, forniscono un servizio ecosistemico fondamentale per la riproduzione di molte piante coltivate e selvatiche, che sono fondamentali per la produzione alimentare, per i mezzi di sussistenza umana e per la biodiversità.

Le api, e gli altri impollinatori, come uccelli e pipistrelli, influenzano la produzione del 35 percento delle coltivazioni mondiali, incidendo positivamente sulla produzione di 87 delle colture più importanti, oltre a quella di diversi derivati medici.

Circa due terzi delle piante che sfamano il mondo dipendono dall’impollinazione da parte di insetti o altri animali per produrre frutti sani o semi per il consumo umano. L’impollinazione beneficia la nutrizione umana, permettendo non solo una maggiore produzione, ma anche una maggiore varietà e qualità di frutti, noci e semi.

La FAO promuove diverse attività per incoraggiare l’adozione di pratiche agricole sensibili all’impollinazione, come la Global Action on Pollination Services for Sustainable Agriculture (Azione Globale sui Servizi di Impollinazione per un’Agricoltura Sostenibile n.d.t.) e l’Iniziativa Internazionale per gli Impollinatori.

Il recente rapporto FAO Stato della Biodiversità per l’Alimentazione e l’Agricoltura sottolinea che diverse specie associate con la biodiversità, come le api, sono gravemente minacciate, e si appella ai governi e alla comunità internazionale perché si fatto di più per affrontare i fattori che favoriscono la perdita della biodiversità.

Un ulteriore studio intitolato Assessment of Pollinators, Pollination and Food Production (Valutazione degli Impollinatori, dell’Impollinazione e della Produzione Alimnetare n.d.t.) rilasciato dalla Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), con input di esperti FAO, elenca diversi modi per tutelare efficacemente la popolazione di impollinatori per il bene della sicurezza alimentare e della biodiversità.

Quella di quest’anno è la seconda celebrazione della Giornata Mondiale delle Api. L’evento di oggi presso la FAO mira a portare l’attenzione sull’importante ruolo che le api e gli altri impollinatori svolgono per l’alimentazione e l’agricoltura. L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Governo della Repubblica di Slovenia e Apimondia, e si è svolto in parallelo con le celebrazioni della Giornata presso la sede delle Nazioni Unite a New York.

Fonte: Fao




Messo a punto il primo algoritmo di foto-identificazione automatica dei cetacei della specie Grampo

Delfino di RissoIl sistema è stato messo a punto dall’Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Cnr, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari e la Jonian Dolphin Conservation ed è rivolto al Grampo, una specie di delfino rara e poco conosciuta a livello globale. I risultati ottenuti possono avere importanti ricadute, poiché contribuiscono a orientare le Amministrazioni verso più efficaci misure di tutela, finalizzate alla conservazione della diversità biologica marina.

Uno studio, frutto della collaborazione tra l’Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Stiima, ex Cnr-Issia) di Bari, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari Aldo Moro e la Jonian Dolphin Conservation, apre nuovi orizzonti per la tutela e la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. La ricerca, basata sulle più moderne tecniche di Computer Science, ha consentito di riconoscere in maniera inequivocabile numerosi individui di Grampo (Grampus griseus), quali affezionati visitatori del Mar Ionio settentrionale. Il risultato è stato conseguito grazie all’attività di monitoraggio svolta dal team di ricerca nel Golfo di Taranto ed effettuata all’interno di un articolato progetto di Citizen Science che ha coinvolto numerosi studenti e turisti. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

Il Grampo è una specie di delfino rara e poco conosciuta a livello globale che presenta una particolarità nella livrea (insieme del colore e del disegno della pelle): i giovani delfini nascono grigi e con l’avanzare dell’età il corpo dell’adulto si ricopre di numerosi graffi chiari, fino ad assumere una colorazione quasi bianca, soprattutto nella parte anteriore del corpo. “Grazie all’unione delle nostre diverse competenze abbiamo sviluppato il primo algoritmo di foto-identificazione automatica di questa specie, basato sull’analisi dei graffi presenti sulla pinna dorsale di ciascun delfino; graffi che vengono interpretati come vere e proprie impronte di riconoscimento individuale, grazie all’uso di un rivelatore statistico delle caratteristiche locali dell’immagine, caratterizzato da un tempo di calcolo molto rapido”, spiega Rosalia Maglietta esperta di Intelligenza artificiale del Cnr-Stiima. “La foto-identificazione avviene grazie al confronto tra immagini digitali delle pinne dorsali di delfini di cui si vuole conoscere l’identità e un database di delfini precedentemente foto-identificati. L’ algoritmo è in grado di analizzare enormi quantità di immagini in tempi brevi e senza l’intervento umano, questa caratteristica lo rende adatto a essere impiegato in studi su larga scala”.

I prodotti dello studio sono stati presentati nella innovativa piattaforma digitale DolFin, accessibile on-line. “DolFin consentirà in futuro di realizzare approfondimenti relativi alla distribuzione spaziale di questa o di altre specie di cetacei in tutto il Mediterraneo o su scala globale”, aggiunge Roberto Carlucci ecologo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari. “Nonostante sia considerato un abitante regolare del Mar Mediterraneo, il Grampo rimane una delle specie di cetacei meno conosciute nel bacino. Usando DolFin potremo sapere se il delfino identificato rimane in uno stesso tratto di mare o se compie spostamenti, quali sono i suoi compagni di viaggio e le motivazioni che lo inducono a queste migrazioni”.

La presenza di questi animali, quale apice di una rete alimentare marina in un’area fortemente antropizzata qual è il Golfo di Taranto, rappresenta un indicatore fondamentale circa lo stato di salute del Mar Ionio”, conclude Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation. “I risultati ottenuti potrebbero inoltre avere importanti implicazioni gestionali, poiché contribuiscono a orientare le Amministrazioni verso più efficaci misure di tutela, finalizzate alla conservazione della diversità biologica, dell’integrità degli habitat e alla fruibilità dei servizi ecosistemici”.

Fonte: CNR




22kg di plastica nella pancia del capodoglio, il lavoro dei veterinari IZS

CapodoglioI veterinari dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna sono intervenuti, come da prassi, a seguito del ritrovamento di un capodoglio spiaggiato nei pressi di Porto Cervo per eseguire il primo sopralluogo e l’esame anatomo-patologico.

Per conoscere le cause certe della morte del cetaceo si dovrà attendere l’esito delle analisi, per cui saranno necessarie alcune settimane. Il solo rinvenimento della plastica non spiega di per sé la morte del cetaceo, le cui cause dovranno essere ora individuate attraverso esami specifici” afferma l’IZS in un comunicato che riportiamo integralmente poichè illustra il ruolo dei veterinari in questi casi:

«Venerdì 29 marzo un capodoglio, giovane femmina della lunghezza di otto metri, è stato trovato spiaggiato venerdì scorso a Cala Romantica, vicino Porto Cervo, nel nord-est della Sardegna.Il sopralluogo preliminare è stato svolto dai veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna della ASl, unitamente a Capitaneria di porto e personale del comune di Arzachena.

In seguito al sopralluogo, verificata l’impossibilità di svolgere la necroscopia sul luogo di ritrovamento, è stato concordato di spostare la carcassa in un’area idonea, dove eseguire tutti gli accertamenti sanitari e smaltire i resti. La rimozione del cetaceo e il trasporto sono stati effettuati grazie alla preziosa opera di Vigili del fuoco, Capitaneria di porto e Comune. Nella giornata di sabato 30 i veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, di concerto con il CERT (Cetaceans Stranding Emergency Response Team) della facoltà di Veterinaria di Padova hanno effettuato la necroscopia. Queste operazioni sono state eseguite secondo il protocollo operativo della Rete Nazionale Spiaggiamenti concordato dai Ministeri della Salute e dell’Ambiente che attribuisce la competenza degli accertamenti sanitari all’IZS competente per territorio in caso di spiaggiamenti ordinari (cetacei di grandezza inferiori ai 5 metri) e IZS unitamente al CERT per gli spiaggiamenti straordinari (spiaggiamenti di massa o di animali superiori ai 5 metri).

Nel caso specifico si è evidenziato che la femmina di Capodoglio, gravida con feto di circa due metri e mezzo, presumibilmente morto già prima della madre, ed era in uno scarso stato di nutrizione e, al momento del ritrovamento, in avanzato stato di decomposizione. Lo stomaco era ostruito da 22 kg di materiale plastico (sacchetti, piatti, tubi, e materiale vario), questo, unitamente alla mancanza di materiale alimentare, se non numerosi becchi di calamari, sta a testimoniare che l’animale non si alimentava da vario tempo. Per conoscere le cause certe della morte del cetaceo si dovrà attendere l’esito delle analisi, per cui saranno necessarie alcune settimane. Il solo rinvenimento della plastica non spiega di per sé la morte del cetaceo, le cui cause dovranno essere ora individuate attraverso esami specifici.

Purtroppo” – rileva il dott. Pintore – “l’ingestione di materiale plastico è sempre più diffusa e costituisce un reperto molto frequente negli animali che vivono in ambiente marino, sia che si tratti di cetacei che di tartarughe, causandone il progressivo indebolimento e anche la morte.”»




Vespa velutina già avvistata in Liguria: avviare monitoraggio

Vespa VelutinaLa rete StopVelutina segnala che la Vespa Velutina quest’anno è già stata avvistata in Italia: nei primi giorni di febbraio le regine sono state viste nel Ponente Ligure; nei giorni scorsi un nido primario è stato trovato a Bordighera, nei pressi di Imperia.

La Vespa Velutina, o calabrone asiatico, è una specie esotica invasiva originaria dell’Asia sud-orientale (Cina del sud, India del nord, penisola indocinese, arcipelago indonesiano) che si sta diffondendo in Europa dal 2004 e in Italia dal 2012. Penetrata in Liguria dal confine francese, è presente nel nord Italia e dal 2017 in Toscana.

E’ predatrice di api e in grado di provocare ingenti danni all’apicoltura e alla biodiversità: oltre a cacciare direttamente le api all’ingresso dell’arnia, impedisce loro di uscire per raccogliere nettare e polline, indebolendo in questo modo anche le colonie che rischiano di morire.

Quest’anno il suo arrivo è molto precoce, come ha speigato Laura Bortolotti del Centro Agricoltura e Ambiente del CREA, coordinatrice nazionale di StopVelutina “Di solito vediamo le regine volare a marzo o addirittura aprile, quando hanno già costruito i nidi primari. Il fatto che caccino già a inizio febbraio è veramente insolito”.

La rete invita quindi avviare il monitoraggio attivo in tutte le regioni colpite a rischio (Liguria, Piemonte, Toscana, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), ed eventualmente a posizionare trappole anti-vespa negli alveari per prevenire la diffusione delle regine e la loro capacità di fondare nuove colonie, ma per periodi brevi perché impattano anche sugli insetti dei nostri ecosistemi.

A cura della segreteria SIMeVeP




Annuario dati ambientali ISPRA: quasi 3.200 specie aliene minacciano biodiversità in Italia

Spreco alimentareBiodiversità, Clima, Inquinamento atmosferico, Qualità delle acque interne, Mare e ambiente costiero, Suolo, Rifiuti, Agenti fisici sono solo alcuni dei temi trattati nell’edizione 2018 dell’Annuario dei dati ambientali ISPRA, la pubblicazione scientifica di dati statistici e informazioni sull’ambiente realizzata dall’Istituto in stretta collaborazione con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).

La fauna in Italia conta oltre 60.000 entità. Volendo fare un confronto con l’Europa tra gli insetti, gli Ortotteri (grilli e cavallette) sono circa il triplo di quelli della Polonia, il decuplo della Gran Bretagna e della Norvegia e oltre 150 volte quelli dell’Islanda e il numero di specie dei Lepidotteri (farfalle) è più del doppio di quello della Gran Bretagna.

Resta alto il livello di minaccia: 120 specie di vertebrati terrestri sono minacciate per la perdita e la degradazione di habitat; sono 3.182 specie alloctone introdotte in Italia e potenzialmente invasive; tra i vertebrati, sono minacciati gli anfibi (36%) e i pesci ossei di acqua dolce (48%). Particolarmente minacciate il 42% delle 202 specie tutelate dalla Direttiva Habitat.

L’annuario misura anche la consistenza zootecnica nazionale delle principali specie allevate: rispetto al 2016, per la specie bovina continua il trend crescente, sebbene in misura più contenuta rispetto a quello registrato nel 2015. In crescita anche la specie bufalina con un incremento del 4,1%. Per la specie suina si osserva un leggero incremento (+1,1%) rispetto alla flessione registrata nel 2016. In leggera flessione la consistenza del patrimonio ovino, mentre la specie, caprina alla fine del 2017 risulta in netto arretramento (probabilmente dovuto alle restrizioni sui pascoli). Anche per gli equidi si registra una diminuzione del patrimonio complessivo con variazioni rilevanti nella  composizione tra le specie, con una notevole diminuzione dei cavalli a favore della componente asinina e degli ibridi (muli e bardotti) che, rispetto all’inizio del decennio, risultano aver quasi raddoppiato la loro consistenza

Dall’indagine campionaria condotta dall’ISTAT presso le aziende agricole che praticano allevamento,
emerge che in Italia, nel 2017 gli animali allevati sono oltre 9 milioni di bovini, 8,5 milioni di suini, 7,2
milioni di ovini e quasi 1 milione di caprini.

Per quanto riguara le tipologie dei capi allevati con metodo biologico in Italia il pollame (2.903.532 capi) e gli ovini (736.502 capi) sono le tipologie zootecniche maggiormente presenti nelle azienda biologiche.

Capitolo agricoltura

Capitolo pesca e acquacoltura

A cura della segreteria SIMeVeP