Nuovi alimenti e implicazioni della nuova guida EFSA alla loro valutazione

Che cosa è stato richiesto all’EFSA?

La Commissione europea ha incaricato l’EFSA di aggiornare le linee guida sulle modalità di preparazione e presentazione delle richieste di commercializzazione nell’UE per nuovi alimenti. L’aggiornamento consta di due documenti principali:

in primo luogo la guida scientifica, che descrive le informazioni scientifiche che i richiedenti devono fornire;

in secondo luogo la guida amministrativa, che chiarisce la procedura di presentazione delle domande, gestita dalla nostra equipe di assistenza front-desk.
Tali novità si applicheranno a tutte le richieste di autorizzazione di nuovi alimenti presentate alla Commissione europea a partire dal febbraio 2025.

Perché è stata aggiornata la guida?

Abbiamo apportato queste novità per rispecchiare i cambiamenti avvenuti nel quadro giuridico UE per i nuovi alimenti e i recenti progressi in ambito di ricerca e innovazione alimentare. L’industria dei nuovi alimenti si evolve rapidamente ed è importante che i nostri processi di valutazione della sicurezza restino al passo. Abbiamo assistito a una crescita nella varietà delle richieste di valutazione di nuovi alimenti e l’aggiornamento tiene conto anche di questo fatto. Abbiamo inoltre collezionato spunti preziosi dalla valutazione delle richieste per nuovi alimenti da quando è entrato in vigore il regolamento sui nuovi alimenti nel 2018. Le esperienze fatte ci hanno aiutato a chiarire definizioni e requisiti in fatto di dati, in modo che i richiedenti possano presentare domande di qualità più alta, che dovrebbero portare a loro volta a un processo di valutazione del rischio più efficiente. Nel complesso la nuova guida fornisce maggiori dettagli, soprattutto per quanto riguarda i requisiti scientifici dove abbiamo notato lacune negli ultimi sei anni.

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Fonte: EFSA




Salmonella in insetti ad uso alimentare: cosa dice la letteratura scientifica?

InsettiLa crescente domanda di proteine alimentari, dovuta alla continua crescita della popolazione mondiale, ha spinto la ricerca di fonti alimentari alternative per soddisfare requisiti di nutrizione, sostenibilità ed efficienza. Nel 2013 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha pubblicato un documento che evidenzia il potenziale degli insetti come mangimi e alimenti.

Anche se gli insetti hanno caratteristiche biologiche ed ecologiche molto diverse da quelle degli animali tradizionalmente allevati per il consumo umano, possono presentare rischi microbiologici, chimici e tossicologici. Come per gli altri animali allevati, i patogeni alimentari dovranno essere monitorati anche all’interno della filiera di produzione degli insetti. Salmonella, ad esempio, rappresenta un rischio importante negli alimenti di origine animale essendo la prima causa di focolai di malattie alimentari in Europa.

Fattori come la specie di insetti, il substrato di allevamento e i metodi di lavorazione possono influenzare la presenza di patogeni. L’allevamento di insetti può essere contaminato da Salmonella se le procedure di igiene non sono adeguate; pertanto, comprendere la persistenza di Salmonella negli insetti allevati è cruciale per la valutazione e la mitigazione del rischio. Ed è altrettanto importante raccogliere dati sulla presenza di Salmonella nelle specie di insetti autorizzati per il consumo umano, come Acheta domesticus (grillo domestico) e Tenebrio molitor (tarma della farina).

Nell’ambito di un progetto di ricerca corrente finanziato dal Ministero della salute (RC IZSVe 03/21), l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha condotto due revisioni sistematiche della letteratura scientifica:

  • la prima con lo scopo di esaminare la letteratura scientifica sulla persistenza di Salmonella in differenti specie di insetti, al fine di fornire indicazioni sulle misure di sicurezza necessarie nella produzione alimentare a base di insetti;
  • la seconda, invece, con l’obiettivo di raccogliere le evidenze disponibili nella letteratura scientifica riguardanti la presenza di Salmonella negli insetti Acheta domesticus e Tenebrio molitor allevati e nei prodotti derivati.

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Insetti e nuove fonti proteiche: siamo pronti?

InsettiInsetti, krill, biomassa microbica, micoproteine, funghi o piante come i piselli o la colza… Si chiamano Alternative Protein Food (APF), e sono un’infinità di alimenti realizzati a partire da fonti proteiche diverse da quelle classiche come le carni o i pesci degli allevamenti e dagli impianti di acquacoltura intensiva. La loro presenza è già una realtà, e lo sarà sempre di più, dal momento che il cambiamento climatico sta stravolgendo le filiere alimentari, e rendendo necessario e urgente da una parte l’abbandono o il forte ridimensionamento delle pratiche intensive, dall’altra lo sfruttamento di fonti proteiche a basso impatto ambientale.

 Ma i consumatori – in questo caso europei – che cosa ne pensano? Sono pronti a nutrirsi per esempio di alghe, di micoproteine o di insetti? Per scoprirlo, un team internazionale di ricercatori di Germania, Danimarca, Italia (in particolare dell’Università di Bologna), Grecia e Norvegia, con il coordinamento di quelli della SWPS University di Wroclaw, in Polonia, ha analizzato quanto emerso negli ultimi anni e ha pubblicato i risultati su Food Quality and Preference.

Lo studio

Gli autori hanno scandagliato ben 11 database di pubblicazioni scientifiche, e identificato 25 studi condotti in 18 Paesi che affrontavano i temi dell’opinione e della propensione al consumo riguardo agli APF. Il quadro complessivo emerso presenta alcuni tratti comuni, ma numerose caratteristiche che variano da Paese a Paese.

 Innanzitutto, in generale, e forse un po’ a sorpresa, gli europei (soprattutto i danesi, gli spagnoli e gli inglesi) hanno un’opinione migliore degli ibridi (i prodotti con farine vegetali e carne) che della carne tradizionale, perché li considerano sostenibili, gustosi e sani. Tuttavia, non sempre il sentimento positivo si traduce in propensione al consumo: per esempio, solo il 46% dei danesi sarebbe pronto a consumare un ibrido di carne (sei su dieci mostrano una scarsa inclinazione all’acquisto), contro il 63% degli spagnoli, e il 53% degli inglesi.
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Fonte: ilfattoalimentare.it



Novel food in Italia: 4 varietà di insetti autorizzate al commercio

InsettiDa ora in poi, in Italia, si potranno produrre, vendere e comperare alimenti realizzati a partire da quattro diverse varietà di insetti, in forma congelata, essiccata oppure in polvere: nello specifico, si tratta di prodotti derivati da larva gialla (Tenebrio molitor), Locusta migratoria, grillo domestico (Acheta domesticus) e verme della farina minore (Alphitobius diaperinus). Il 29 dicembre scorso, infatti, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale quattro Decreti che ne regolano la commercializzazione.

Il regolamento europeo
L’Efsa ha autorizzato il consumo umano di queste farine già a partire dal 2021, benché il regolamento europeo sui nuovi alimenti risalga al 2015. I novel food – così sono chiamati questi prodotti – sono soggetti ai requisiti di etichettatura stabiliti nel Regolamento (Ue) n. 1169/2011, ma la normativa europea ammetta la fornitura di informazioni aggiuntive da parte di ciascun Paese membro.

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Fonte: vet33




Aromatizzanti di affumicatura: intervista a Wim Mennes, presidente del gruppo di lavoro EFSA sugli aromatizzanti

Gli aromatizzanti di affumicatura, pur non avendo la stessa funzione conservante dell’affumicatura tradizionale,  vengono aggiunti agli alimenti per dare loro un sapore di affumicato.

L’EFSA ha valutato la sicurezza di otto[1]aromatizzanti di affumicatura presenti sul mercato dell’UE, la cui autorizzazione era soggetta a rinnovo ai sensi della vigente legislazione dell’Unione europea.

Wim Mennes, presidente del gruppo di lavoro dell’EFSA sugli aromatizzanti, ci guida attraverso i principali esiti del lavoro svolto dal gruppo e le prossime tappe in programma.

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Fonte: EFSA




Insetti, un manifesto per la salute pubblica

Gli insetti sono di gran lunga gli animali più comuni sul nostro pianeta, con oltre 1,5 milioni di specie conosciute. Oltre ad essere attori fondamentali per la salute e l’equilibrio del pianeta, gli insetti sono anche di interesse crescente per la sanità pubblica, sia umana che veterinaria. Siano essi vettori di malattie o alimento del futuro, la stretta e talvolta forzata convivenza tra insetti e uomo sottolinea l’importanza di affrontare tutti gli aspetti di questa relazione, nella prospettiva della sanità pubblica.

Per ridurre la distanza fra questi due mondi, un gruppo di ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha recentemente pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Insects che fornisce una panoramica delle tematiche-ponte tra insetti e salute pubblica. Si tratta di una sorta di “manifesto” che si rivolge ai professionisti della sanità con obiettivi molto ambiziosi:

  • delineare e rafforzare il ruolo dell’autorità sanitaria pubblica nei diversi settori che coinvolgono gli insetti;
  • incrementare le conoscenze per il migliorare l’allevamento, la sua gestione e il benessere degli insetti;
  • potenziare le attività di ricerca dell’interfaccia insetti-salute pubblica.

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Il gruppo di lavoro “Insetti”

Nel 2021 la Direzione sanitaria dell’IZSVe ha costituito il Gruppo di lavoro “Insetti” con l’intenzione di promuovere un approccio di ricerca One health, includendo ricercatori IZSVe con variegati interessi di ricerca, ma accomunati da un unico denominatore: l’entomologia applicata a zootecnia e sanità pubblica. Il primo atto del Gruppo è stato la pubblicazione dell’articolo “Insects and Public health: an overview, che fornisce una panoramica delle tematiche-ponte tra insetti e salute pubblica.

Nel 2021 la Direzione sanitaria dell’IZSVe ha costituito il Gruppo di lavoro “Insetti” proprio con l’intenzione di promuovere un approccio di ricerca One health, includendo ricercatori IZSVe con variegati interessi di ricerca, ma accomunati da un unico denominatore: l’entomologia applicata a zootecnia e sanità pubblica. Il primo atto di questo Gruppo è stato appunto la pubblicazione dell’articolo “Insects and Public health: an overview” che costituisce un esempio di collaborazione trasversale fra i diversi laboratori dell’IZSVe.

Più in generale il Gruppo di lavoro si propone di studiare gli impatti positivi e negativi degli insetti sulla salute, perseguendo i seguenti obiettivi:

  • condividere le attività analitiche e di ricerca effettuate sugli insetti, evitando sovrapposizioni e incentivando collaborazioni;
  • trovare sinergie e idee innovative per la presentazione di progetti di ricerca;
  • seguire l’evoluzione della legislazione nei vari ambiti;
  • definire strategie innovative di ricerca.

Va ricordato che la salute pubblica si occupa da decenni di insetti come vettori di malattia e infestanti, in quanto le malattie trasmesse da vettori costituiscono più del 17% delle malattie infettive. Ma in campo alimentare umano, l’interesse verso gli insetti come alimenti e/o mangimi è emerso solo di recente. Tale utilizzo, sebbene esista fin dai tempi antichi, si sta riaffermando a livello mondiale anche attraverso il consolidarsi di pratiche di allevamento zootecnico d’avanguardia. Inoltre, negli ultimi anni gli insetti sono stati utilizzati nell’ambito della ricerca come potenziali bioindicatori di inquinamento ambientale o come modello animale alternativo ai vertebrati.

Il crescente utilizzo degli insetti in ambito zootecnico e il conseguente aumento delle strutture di allevamento a livello europeo comporta la necessità di sviluppo di sistemi e procedure in grado di tutelare la salute del consumatore e dell’insetto stesso, attraverso la definizione di standard di benessere e buone pratiche di allevamento, nonché l’applicazione di misure di biosicurezza per preservarne lo stato sanitario.

Insettari e laboratori

Ad oggi in IZSVe sono operativi due insettari a fini sperimentali: nel primo vengono allevate diverse specie di insetti vettori (zanzare delle specie: Aedes albopictusAedes koreicus, Aedes aegypti), nel secondo delle specie di insetti per uso alimentare e di ricerca (Acheta domesticusTenebrio molitor e Galleria mellonella).

Ad oggi in Istituto sono operativi due insettari a fini sperimentali: nel primo vengono allevate diverse specie di insetti vettori (zanzare delle specie: Aedes albopictusAedes koreicusAedes aegypti), nel secondo delle specie di insetti per uso alimentare e di ricerca (Acheta domesticusTenebrio molitor e Galleria mellonella).

Strutture dell’IZSVe che si occupano di insetti:

  • Centro di referenza nazionale per l’apicoltura e Centro regionale per l’apicoltura (CRA) della Regione Veneto. Le attività si concentrano prevalentemente sulla diagnosi e controllo delle malattie dell’alveare, controllo della qualità e dei residui nei prodotti dell’alveare, utilizzo delle api e dei suoi prodotti come bioindicatori dell’inquinamento ambientale. Attività di monitoraggio della mortalità delle api e dello spopolamento degli alveari attraverso diversi progetti nazionali ed internazionali.
    Referente “Gruppo insetti”: Anna Granato
  • Laboratorio parassitologia, micologia ed entomologia sanitaria (SCS3). Si occupa di identificazione tassonomica degli artropodi e di analisi diagnostiche per la rilevazione di patogeni negli insetti. Numerosi laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sono coinvolti nella diagnosi, ricerca e sorveglianza di artropodi parassiti e vettori. Le attività di sorveglianza entomologica vengono condotte principalmente con catture attive di vettori in tutto il territorio del Triveneto.
    Referenti “Gruppo insetti”: Fabrizio Montarsi, Michela Bertola
  • Laboratorio qualità e sicurezza delle filiere alimentari (SCS8). Si occupa di effettuare analisi microbiologiche e chimiche volte ad identificare e quantificare possibili rischi derivanti dal consumo di insetti. Il Laboratorio offre inoltre consulenza alle aziende alimentari nell’ambito di questi novel food, contribuendo anche allo sviluppo dei dossier autorizzativi necessari per l’immissione in commercio ai sensi della normativa comunitaria.
    Referente “Gruppo insetti”: Simone Belluco
  • Laboratorio ecologia microbica e genomica dei microrganismi (SCS1). Si occupa di effettuare analisi metagenomiche sugli insetti e i prodotti derivati.
    Referente “Gruppo insetti”: Carmen Losasso
  • Laboratori SCS2 – Chimica. Si occupano dello studio di contaminanti ambientali o contaminati di processo che possono interessare gli insetti e i prodotti derivati, nonché della caratterizzazione di peptidi antimicrobici e proteine allergeniche.
    Referenti “Gruppo insetti”: Albino Gallina, Roberto Stella
  • Laboratorio benessere animale e sanità pubblica veterinaria (SCS4). Si occupa di approfondire i temi relativi all’oggettivazione dell’adattamento dell’animale nelle diverse fasi di allevamento, con definizione di indicatori standardizzati di benessere.
    Referente “Gruppo insetti”: Guido di Martino

Fonte: IZS Venezie




Locusta migratoria: il parere dell’Efsa per consumarla come ingrediente alimentare sotto forma di snack

InsettiA seguito di una richiesta della Commissione europea, è stato chiesto al gruppo di esperti scientifici dell’Aurità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sulla nutrizione, i nuovi alimenti e gli allergeni alimentari (NDA) di esprimere un parere sulla sicurezza delle formulazioni congelate ed essiccate della locusta migratoria (Locusta migratoria) come nuovo alimento ai sensi del regolamento (UE) 2015/2283.

Il termine locusta migratoria si riferisce all’adulto della specie di insetti Locusta migratoria.

Il Novel Food (NF) ​​è proposto in tre formulazioni

  1. surgelato senza zampe e senza ali;
  2. essiccato senza zampe e ali;
  3. terra con zampe e ali.

I componenti principali del NF sono proteine, grassi e fibre (chitina) nella forma essiccata del NF e acqua, proteine, grassi e fibre (chitina) nella forma congelata del NF.

Il gruppo di esperti scientifici ha affermato che la concentrazione di contaminanti nel NF dipende dai livelli di presenza di queste sostanze nel mangime per insetti e non vi sono problemi di sicurezza per quanto riguarda la stabilità del NF se il NF è conforme ai limiti delle specifiche proposte durante l’intera durata di conservazione.

Il NF ​​ha un alto contenuto proteico, sebbene i veri livelli proteici nel NF siano sovrastimati quando si utilizza il fattore di conversione azoto-proteina di 6,25, a causa della presenza di azoto non proteico dalla chitina. Il richiedente ha proposto di utilizzare l’NF come congelato, essiccato e macinato sotto forma di snack e come ingrediente alimentare in una serie di prodotti alimentari. Il target di riferimento del richiedente è la popolazione generale.

I gruppo di esperti osserva che, considerando la composizione del NF e le condizioni d’uso proposte, il consumo del NF non è svantaggioso dal punto di vista nutrizionale. La storia dell’uso e gli studi sulla tossicità presentati dalla letteratura non hanno sollevato problemi di sicurezza. Il gruppo di esperti scientifici ritiene che il consumo di NF potrebbe innescare una sensibilizzazione primaria alle proteine ​​di L. migratoria e causare reazioni allergiche in soggetti con allergia a crostacei, acari e molluschi. Inoltre, gli allergeni del mangime possono finire nel NF. Il gruppo di esperti conclude che l’NF è sicuro in base agli usi e ai livelli d’uso proposti.




Meduse, cibo sostenibile del futuro?

L’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche ha raccolto nel volume European Jellyfish CookBook”, edito da Cnr Edizioni, le prime ricette “stellate” in stile occidentale a base di meduse, il cui uso alimentare non è ancora autorizzato. Il libro viene presentato lunedì 29 marzo in un evento on line: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche a preziosa risorsa

 Piatto tradizionale in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico, le meduse in Europa non sono ancora autorizzate per uso alimentare. Eppure, sono una fonte di proteine, povere di calorie e di grassi, contengono elementi preziosi come aminoacidi, magnesio e potassio, hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. E potrebbero essere anche golose, suggeriscono gli chef coinvolti nel volume “European Jellyfish CookBook – Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”, edito da Cnr Edizioni – Unità Comunicazione relazioni con il pubblico e curato da Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce nell’ambito del progetto europeo “GoJelly”.

Il libro – consultabile come flipbook al link https://doi.org/10.48257/BLE-001 e scaricabile gratuitamente in italiano e in inglese – viene presentato al pubblico lunedì 29 marzo con un evento on line trasmesso in diretta a partire dalle 17 sui  canali Facebook e YouTube dell’Unità Comunicazione e Relazioni con il pubblico: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche di tutti i bagnanti a potenziale risorsa. L’evento, presentato dalla responsabile dell’Unità Comunicazione e relazioni con il pubblico – Cnr Edizioni Silvia Mattoni e moderato dal giornalista della redazione economica del Tg2 Rai Umberto Gambino, vede la presenza dei ricercatori italiani del team Go Jelly e degli chef internazionali Gennaro Esposito, Fabiano Viva, Kit Mak e Pasquale Palamaro. Partecipano, inoltre, Stefano Piraino docente di Zoologia dell’Università del Salento e Rosalba Giugni, presidentessa della onlus Marevivo, impegnata nel progetto. Il programma dell’evento è consultabile al link https://www.cnr.it/it/evento/17174.

“Dobbiamo subito precisare che l’uso alimentare delle meduse in Italia e in Europa non è ancora autorizzato al momento della pubblicazione di questo libro. Il regolamento UE sui nuovi alimenti richiede infatti una autorizzazione o notifica della Commissione Europea, per l’immissione sul mercato all’interno dell’Unione di un alimento tradizionale proveniente da un Paese terzo”, spiega Antonella Leone (Cnr-Ispa), ricercatrice impegnata nel progetto per l’Italia. I “nuovi alimenti” o nuovi ingredienti alimentari non devono essere dannosi per la salute pubblica. “Dopo la valutazione della domanda da parte della Commissione e l’opinione favorevole dell’EFSA (Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare) le meduse potranno essere commercializzate e consumate. L’immissione sul mercato all’interno dell’Unione potrebbe essere facilitata laddove ne sia stato dimostrato il consumo per almeno 25 anni come parte della dieta abituale di un numero significativo di persone, in almeno un Paese terzo”. Per quanto riguarda le meduse, i richiedenti dovrebbero pertanto poter optare per una procedura più rapida e semplificata a patto che non vengano espresse obiezioni di sicurezza debitamente motivate.

“Da anni, attraverso il progetto Go Jelly finanziato nell’ambito del Programma Horizon 2020, la comunità scientifica internazionale è impegnata nello studio delle meduse come risorsa sostenibile”, prosegue Leone. “Come Cnr-Ispa, in particolare, indaghiamo le caratteristiche biochimiche, nutraceutiche e nutrizionali delle meduse mediterranee ed europee con l’obiettivo di promuoverne l’utilizzo in campo alimentare, studiando anche nuovi e più salubri processi alimentari che elimino l’uso di composti tossici come l’allume presente nel processo tradizionale asiatico”. Oggi, con i mari sempre meno pescosi e la presenza sempre più numerosa di meduse in tutti gli oceani e mari del pianeta – dovuta in parte al sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche, e in parte a fattori quali l’aumento delle temperature dell’acqua e l’acidificazione degli oceani – si profila l’opportunità di utilizzarle come “novel food” anche in Occidente: “In estremo Oriente questi animali sono utilizzati da oltre 2.000 anni, con un impatto significativo anche sull’economia. Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale – a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente – individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è, infatti, una sfida inevitabile”, aggiunge la ricercatrice.

Dalle semplici meduse marinate o in carpaccio al più sofisticato piatto di medusa con falso caviale, dalle zuppe alle abbinate con pasta o noodles, l’evento del 29 marzo sarà l’occasione per illustrare alcune delle ricette originali proposte nel libro, che fanno capire come l’inclusione delle meduse nella nostra dieta possa essere vincente anche sotto il profilo del gusto. Tra gli obiettivi del progetto “GoJelly”, anche la possibilità di utilizzare le enormi quantità di biomasse che le meduse forniscono in altri settori: ad esempio nel settore cosmetico – grazie alla quantità di collagene contenuta in tali organismi – o per la produzione di filtri per microplastiche per il trattamento delle acque reflue, fino al loro utilizzo per la realizzazione di fertilizzanti “bio” o mangimi.

Fonte: CNR




Le farine di insetto e di origine avicola: due fonti alternative e sostenibili per i mangimi di trota

alimentazione trota progetto sushinNell’ambito del progetto SUSHIN, un gruppo di ricercatori di ISPRA, UniUD e FEM ha presentato i primi risultati sperimentali sui mangimi alternativi per la trota iridea alla Conferenza Aquaculture Europe 2019, che si è svolta a Berlino dal 7 al 10 Ottobre, con un’affluenza di oltre 2.700 partecipanti.

Il contributo scientifico ha riguardato i risultati degli effetti sullo stato fisiologico della trota di nuove diete sperimentali formulate con ingredienti vegetali e combinate con due diversi livelli di inclusione di farina di insetto o da sottoprodotti avicoli.

Lo studio ha esaminato i parametri ormonali e metabolici nel sangue delle trote alimentate con le diete sperimentali per 13 settimane, al fine di misurare lo stato nutrizionale e valutare le condizioni di stress e benessere.

I risultati sono stati molto incoraggianti. Tutte le diete formulate hanno sostenuto la crescita delle trote senza significative differenze né in relazione all’ingrediente testato né al livello di inclusione.

I profili biochimici del sangue sono risultati inalterati rispetto ai valori di riferimento misurati con diete a base di farine di pesce, indicando l’assenza di risposte di stress e buone condizioni nutrizionali e di benessere delle trote.

Gli ingredienti testati risultano promettenti per minimizzare l’apporto di proteine di pesce nelle diete commerciali della trota. I futuri esperimenti, già programmati, permetteranno di perfezionare i livelli di inclusione di farina d’insetto e di origine avicola nei nuovi mangimi rendendoli più sostenibili degli attuali.

Il poster presentato al congresso.

Fonte: SUSHIN




Dagli scarti agricoli ecco la farina di insetti per mangimi animali

Farina di insettiUtilizzare gli scarti agricoli per allevare insetti da cui ricavare farine proteiche per produrre mangimi animali di qualità. E’ questo l’obiettivo del progetto FEEDS, appena finanziato dalla Regione Toscana e coordinato scientificamente dall’Università di Pisa.

L’idea è quella di utilizzare i resti agricoli, principalmente spezzato di cereali e residui di mondatura degli ortaggi, come substrati per l’allevamento di insetti da utilizzare per produrre mangime – spiega la professoressa Elisabetta Rossi dell’Ateneo pisano referente scientifico di FEEDS – l’obiettivo è quindi di trasformare degli scarti in una risorsa creando così anche una nuova attività all’interno delle aziende agricole”.

Il progetto FEEDS ha preso il via ufficialmente lo scorso 23 ottobre al Centro di ricerca Avanzi dell’Università di Pisa a S. Piero a Grado con un convegno intitolato “L’utilizzo degli insetti nei mangimi: presente e futuro”. Alla giornata hanno partecipato i rappresentanti dei vari soci del consorzio pubblico privato: fra i partner scientifici oltre all’Ateneo pisano, l’Università di Firenze e Nutrigene srl spinoff dell’Università di Udine, quindi la Cooperativa Zoocerealicola L’Unitaria come capofila, l’azienda agricola Marchini Silvia e l’Agenzia di formazione IM.O.FOR. Toscana.

Nei tre anni del progetto sarà costruito un impianto in grado di utilizzare gli scarti agricoli per l’allevamento di due specie di insetti, la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e il verme delle farine (Tenebrio molitor). Il passo successivo sarà la produzione di larve e pupe essiccate e macinate da trasformare in farine proteiche per mangime di pesce, animali da compagnia e specie avicole. Infine, applicando i principi dell’economia circolare e della bioeconomia, il progetto prevede la produzione di compost a partire dai residui dell’allevamento di insetti.

Nell’ambito di FEEDS, il ruolo specifico dell’Università di Pisa sarà quello di mettere a punto le metodiche di allevamento degli insetti in funzione dei substrati disponibili e di ottimizzare i processi di produzione delle farine. La conoscenza della biologia degli insetti e la capacità di condurne l’allevamento costituiscono infatti un presupposto di base per ottenere una produzione di qualità idonea al commercio.

Nel mondo occidentale si parla molto dell’utilizzo degli insetti nell’alimentazione umana e animale – conclude Elisabetta Rossi – tuttavia, mentre l’uso diretto da parte dell’uomo incontra oggi ostacoli culturali, l’impiego nell’alimentazione animale potrebbe contribuire alla sostenibilità delle produzioni zootecniche, e ci riguarda indirettamente come consumatori. Diffondere una adeguata conoscenza in questo ambito, può contribuire ad un’educazione alimentare corretta, informata e indirizzata verso la sostenibilità”.

Fonte: Università di Pisa