Le buone pratiche in allevamento: primo incontro ASL Salerno e SIMeVeP

muccaIl 28 giugno 2024, nella Sede CReMoPAR in Loc. Cioffi (Eboli), si è svolto il primo incontro con gli allevatori organizzato dall’Unità Operativa Veterinaria 4 di Eboli della ASL Salerno, in collaborazione con la Società Italiana Medicina Veterinaria Preventiva.

Questo incontro con gli allevatori nasce per iniziare un percorso comune di informazione e aggiornamento destinato agli operatori del settore utile per la conduzione di un allevamento secondo buone pratiche, come richiesto per altro dalle specifiche normative di riferimento.

Questo incontro è stato dedicato alla produzione primaria e a nozioni sulla qualità del latte crudo aziendale. Seguiranno altri incontri dedicati ancora alla qualità del latte crudo, e poi una parte dedicata al settore della trasformazione lattiero-casearia finalizzata a fornire strumenti pratici per la gestione delle produzioni più semplice e corretta possibile.

Gli allevatori, in quanto “operatori del settore alimentare”, sono chiamati ad esercitare la loro attività tenendo presenti gli obiettivi di un elevato livello di tutela della salute umana, considerando anche la salute ed il benessere animale e la salvaguardia dell’ambiente.

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Fonte: ruminantia.it




Biosicurezza degli Allevamenti, pubblicati gli atti del corso ECM

Sono online i documenti relativi al corso ECM dal titolo “Biosicurezza degli Allevamenti: attuazione delle disposizioni normative, criticità applicative e modalità di controllo” che si è tenuto a Cortona il 10 maggio.

A quasi due anni dall’emanazione del Decreto sui requisiti di biosicurezza negli allevamenti suinicoli, e ad un anno da quello sulle modalità applicative delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, si propone un confronto tra Ministero della Salute, Servizi Veterinari del territorio e II. ZZ. SS. per discutere le principali criticità riscontrate nelle realtà produttive regionali e proporre un approccio integrato al controllo in allevamento in un’ottica di filiera.

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PSA nei Suini, Grasselli: stop consumo carne? Nessun allarme

I primi due casi di maiali contagiati dalla peste suina in un allevamento della zona rossa di Roma accelerano l’emergenza cinghiali nel Lazio ma intaccano anche la filiera suinicola. Ma c’è un allarme per i consumatori di carne di maiale e dei prodotti collegati? “Al momento no – risponde all’Adnkronos Salute Aldo Grasselli, presidente onorario della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (SimeVep) – ma sicuramente è un danno economico per gli allevatori del settore”. E’ possibile che, se i casi aumenteranno, si arrivi ad un caro prezzi per braciole e salsicce? “E’ probabile una ripercussione sulla filiera e quindi anche sui prezzi al dettaglio”.

Sono stati intanto “abbattuti dal servizio veterinario della Asl tutti i capi relativi al piccolo allevamento familiare” di maiali “all’interno della zona perimetrata”. “Erano stati rilevati due casi di positività nella giornata di ieri”, comunica infatti l’assessorato alla Salute della Regione Lazio, sui suoi canali social, assicurando che: “Continua l’attività di monitoraggio da parte delle Asl”.

Fonte: Adnkronos




PSA. Sorice a GreenZone: fondamentale la sorveglianza veterinaria per limitare l’impatto sul sistema agroalimentare

Il 23 gennaio il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice è intervenuto alla trasmissione radiofonica GreenZone su Radio Rai 1 di Mario Tozzi e Francesca Malaguti per parlare dei recenti casi di Peste SuinaAfricana che stanno interezzando zone del Piemonte e della Liguria.

Seppur non sia una zoonosi, e quindi non si trasmette all’uomo, si tratta di una malattia che può generare un impatto devastante sul settore agroalimentare del Paese.

L’importanza della sorveglianza attiva e passiva da parte dei Servizi Veterinari del SSN è fondamentale.

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L’emergenza di influenza aviaria in Italia: rischi e prevenzione

Maurizio Ferri, Coordinatore Scientifico SIMeVeP, e la collega Francesca Lombardo del Servizio veterinario della Asl di Pescara, analizzano caratteristiche, rischi. misure di contenimento e prevenzione relative ai focolai di influenza aviaria che stanno interessando il nostro Paese

E’ nota a tutti la convivenza dell’attuale emergenza sanitaria pandemica COVID-19 con un’altra emergenza legata al corto circuito informativo che diffonde sulla rete fake news, notizie distorte e privi di base scientifica, anche riguardo alla questione no-vax.

C’è il rischio che, in questo contesto e in relazione alla nuova emergenza di influenza aviaria, si generi un sovraffollamento comunicativo foriero di ansia, allarme sociale e visioni distorte della realtà.

I focolai di influenza aviaria, al di là di eventi sporadici di trasmissione umana occorsi in alcuni paesi del sud-est asiatico, rispetto alle condizioni epidemiologiche e sociali del nostro paese, non hanno alcuna ricaduta sulla sanità pubblica ma interessano esclusivamente il comparto zootecnico. Cerchiamo di evitare che possa nascere una psicosi come è già accaduto in passato: la psicosi fa più danni del virus” . affermano gli autori nel documento.

Sul tema il Dott. Ferri è stato intervistato da La Repubblica Salute




La scienza prevale sugli ideologismi: respinta la mozione che prevedeva di vietare alcuni antibiotici per gli animali

Ieri il Parlamento europeo in seduta plenaria ha respinto la proposto di risoluzione della Commissione ENVI (Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare) che si opponeva al regolamento delegato della Commissione Europea del 26 maggio 2021 sui criteri per la designazione degli antibiotici da riservare al trattamento di alcune infezioni nell’uomo che integra il Regolamento Ue 2019/6..

La mozione respinta a larga maggioranza  – 450 voti contrari, 204 a favore e 32 astenuti  – anche grazie all’opera di informazione e pressione svolta da tutta la professione veterinaria, europea  e italiana, proponeva di inserire tutti gli antimicrobici di importanza critica con priorità più alta (colistina, macrolidi, fluorochinoloni e cefalosporine di 3a e 4a generazione) dell’elenco OMS nell’elenco riservato per uso umano vietandone dunque l’uso negli animali, e disconoscendo il parere scientifico dell’Agenzia Europea per i medicinali (EMA), dell’EFSA, dell’OIE e dell’OMS stesso.

L’impegno della SIMeVeP in collaborazione con le altre associazioni della medicina veterinaria ha dato i suoi frutti per giungere a questo importante risultato – ha dichiarato il Presidente SIMeVeP Antonio Sorice – La scienza ha prevalso sugli ideologismi e sulle fake news.

Ringraziamo tutti gli europarlamentari che hanno votato contro la mozione ed in particolare le Eurodeputate Simona Bonafe e Alessandra Moretti per averci dato l’opportunità di un confronto per esporre le nostre “ragioni del No” e per la loro capacità di ascolto.

Sottolineiamo ancora una volta come gli antimicrobici – somministrati solo quando necessario e dopo aver preso in considerazione tutte le strategie alternative – rimangano un presidio indispensabile per assicurare la sanità e benessere degli animali, in quanto anche in condizioni ottimali di allevamento gli animali possono ammalarsi e necessitano di essere trattati per evitare sofferenze e ciò risponde all’imperativo sancito dal Trattato di Lisbona che riconosce gli animali come esseri senzienti e capaci di soffrire”.

Entrarà ora in vigore il regolamento delegato della Commissione UE




Coronavirus, uomo e animali: chi contagia chi?

Con il documento “Coronavirus, uomo e animali: chi contagia chi? ” il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice e il Coordinatore scientifico SIMeVeP , Maurizio Ferri, propongono un’analisi della potenziale suscettibilità di SARS-COV-2 nella gamma degli ospiti animali  e delle strategie di prevenzione  e gestione del rischio SARS-CoV-2 negli animali.

Considerato l’ampio spettro di animali recettivi a SARS-CoV-2 ed il potenziale rischio zoonotico, appare sempre più necessaria l’adozione di comportamenti precauzionali nei contatti diretti o indiretti con animali domestici o da compagnia. A riguardo sono disponibili linee guida finalizzate a limitare la diffusione di SARS-CoV-2 sia per gli animali da compagnia che di allevamento. Alla luce dei recenti eventi di antroponosi inversa e della deriva genetica/antigenica del SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni, successiva all’introduzione da parte dell’uomo, non si può escludere che eventi simili possano verificarsi con altre specie animali all’interno della gamma degli ospiti recettivi a SARS-CoV-2, e che la potenziale formazione di un serbatoio non umano di SARS-CoV-2 possa estendersi ai mustelidi in cattività o altri animali selvatici da cui il virus potrebbe ritornare all’uomo

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Formazione in Veneto

imparareLa SIMeVeP patrocina 2 eventi formativi in Veneto.

Il primo dal titolo “Sanità nell’allevamento bovino, strategie di prevenzione, controllo e trattamento” si terrà nei giorni 11-18-25 Ottobre e 8 – 15 Novembre 2018 al Salone delle Feste Palazzo del Capitano a Soave (VR); il secondo “Corso di formazione per conducenti e guardiani di veicoli stradali che trasportano animali” si terrà i giorni 9/10/16 novembre 2018 a Verona.




Tutelare la qualità dei prodotti delle api

E’ pubblicato sul n° 1/2018 di Argomenti l’articolo “Tutelare la qualità dei prodotti delle api” di Giulio Loglio.

L’apicoltore che produce “alimenti” destinati alla vendita deve rispettare una serie di norme che spesso non conosce, conosce in modo superficiale o sottovaluta.
Sono norme molto specifiche che lo stesso veterinario ufficiale deve padroneggiare per poter effettuare gli interventi di controllo previsti dalla normativa nazionale e comunitaria.
In occasione dei sopralluoghi presso le aziende apistiche, gestite da un apicoltore professionista, il veterinario ufficiale, di norma, deve verificare la presenza del registro dove vengono annotati i trattamenti farmacologici impiegati per la lotta alla varroa; infatti, la Nota ministeriale 0015790 del 01/07/2016 ribadisce che l’apicoltore, nelle vesti di produttore primario, ha l’obbligo di registrare i medicinali veterinari impiegati in base al Reg. 852/2004, allegato 1, parte A, capo III. Inoltre, deve valutare che il quantitativo dei medicinali acquistati sia sufficiente a garantire un adeguato trattamento acaricida in base al numero degli alveari posseduti.

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