Assemblea dei soci 2018

Si è svolta il 19 aprile 2018, presso la sede nazionale, l’Assemblea annuale dei Soci SIMeVeP.

In apertura il Presidente, Antonio Sorice, ha ripercorso i temi e le attività che hanno caratterizzato l’anno passato, ricordando in particolare l’impegno sul contrasto allo spreco alimentare e riutilizzo delle eccedenze, sulle emergenze non epidemiche, sulla biosicurezza e, da ultimo solo temporalmente, sull’opportunità di introdurre le telecamere a circuito chiuso negli impianti di macellazione.

Sono state ricordate le collaborazioni avviate e consolidate nel tempo con varie associazioni e stakeholder, che attestano la SIMeVeP come interlocutore autorevole anche in contesti diversi da quelli più usuali, permettendole di confrontarsi su tematiche nuove e stimolanti.

Il Vice Presidente, Vitantonio Perrone, ha inviato i soci a collaborare attivamente anche attraverso la rivista “Argomenti” che sempre più è diventata uno strumento di divulgazione attiva delle attività di sanità pubblica veterinaria e un supporto per la comprensione delle problematiche emergenti, accreditandosi validamente fra la lettura grigia del settore.

Il Coordinatore Scientifico, Maurizio Ferri, ha illustrato il Piano Formativo 2018, definendolo ambizioso, e ha indicato alcune tematiche, come ad esempio l’utilizzo di insetti in campo alimentare e il nuovo regolamento europeo sui controlli ufficiali, che è necessario approfondire nell’immediato futuro, non appena saranno conclusi e definiti alcuni aspetti normativi.

Al termine del confronto fra Consiglio direttivo, soci, referenti regionali e gruppi di lavoro, il Tesoriere, Massimo Platini ha presentato il conto consuntivo 2017 che è stato approvato all’unanimità.

L’Assemblea SIMeVeP è stata preceduta, nella mattinata dall’Assemblea degli aderenti a Emervet. Il Presidente, Antonio Sorice, e il Vice Presidente Antonio Tocchio hanno relazionato sull’attività del 2017 e delineato i progetti per il 2018, evidenziando come Emervet rappresenti un interlocutore importante sia per la Pubblica Amministrazione che per gli enti privati, perchè in possesso di un Know how specifico sia sulle emergenze non epidemiche sia sulla gestione delle problematiche collegate come la sanità animale e la sicurezza alimentare. In chiusura i soci hanno approvato all’unanimità conto consuntivo 2017.




Telecamere nei macelli: un ausilio, a determinate condizioni

Le telecamere nei macelli non possono in nessun modo essere utilizzate per sostituire l’attività di controllo e ispezione dei veterinari ufficiali negli impianti, né indurre una riduzione del numero degli operatori, ma possono essere uno strumento utile per affrontare alcune criticità e per alzare  i livelli di protezione animale, se utilizzate a determinate condizioni” questo il fulcro del messaggio del presidente SIMEVeP, Antonio Sorice, intervenuto al Convegno “Telecamere nei macelli. Più tutele per animali, lavoratori, veterinari e consumatori” che si è svolto ieri a Roma.

Al confronto, organizzato da Legambiente, CIWF Italia e Animal Law per avviare un dibattito pubblico sul tema e trovare soluzioni condivise, sono intervenuti anche Alessandra Raucci, Ministero della Salute, Marco Bermani, Segretario nazionale Flai CGIL, Lebana Bonfanti e Guido Di Martino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie,  Alfonso Celotto dell’Università Roma Tre,  Sabrina Bergamini, giornalista della rivista Helpconsumatori.

Il veterinario che oggi lavora nei macelli italiani, si trova ad affrontare diverse difficoltà, fra cui sempre di più l’esiguità del personale  – ha detto Sorice sottolineando che nei prossimi 5 anni il numero dei veterinari impiegati in sanità pubblica potrebbe diminuire di oltre il 40% con il concreto rischio di non essere rimpiazzato e la possibilità di essere aggredito o minacciato proprio nell’esercizio delle sue funzioni, come non di rado avviene anche presso gli impianti di macellazione. Il suo operato resta in ogni caso essenziale e insostituibile a protezione degli animali e del loro benessere, a garanzia della salubrità degli alimenti e per la regolarità stessa nelle operazioni di macellazione. In questo senso le telecamere possono rivelarsi utili anche nella formazione degli operatori, mostrando loro esempi di buone pratiche per evitare errori nella gestione degli animali al macello. In questo modo si aumenta il livello di  la protezione degli animali, già elevato in italia, con ricadute positive anche sulla sicurezza sul lavoro e in generale sulla fiducia dei consumatori”.

Se posizionate correttamente, sotto le indicazioni del veterinario ufficiale che opera presso il macello, e utilizzate in determinate situazioni e a determinate condizioni, le telecamere possono rilevarsi uno strumento di ausilio ai veterinari ufficiali per svolgere il loro lavoro in modo più efficace e contribuire al benessere degli animali, alla formazione e alla sicurezza degli operatori, ad aumentare il benessere degli animali, supportare il lavoro di veterinari e operatori, incidere favorevolmente sull’atteggiamento dei consumatori” ha concluso Sorice.

Video intervista rilasciata in occasione del Convegno

Clicca qui per i materiali dell’evento (presentazioni, interviste, documenti)

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Il Parlamento Ue sostiene l’economia circolare

Il Parlamento sostiene obiettivi ambiziosi in materia di riciclaggio, grazie alle nuove norme sui rifiuti e sull’economia circolare adottate in via definitiva mercoledì.

Migliorare la gestione dei rifiuti può portare benefici all’ambiente, al clima e alla salute, ma non solo. Questo pacchetto legislativo, composto da quattro atti, mira a promuovere la cosiddetta economia circolare.

Entro il 2025, almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrebbe essere riciclato, si legge nel testo. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati inoltre degli obiettivi distinti per materiali di imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro metallo e legno.

Sono 497 i chili di rifiuti pro capite prodotti dall’Italia nel 2016, di cui il 27,64% è messo in discariche, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

Infografica sulla gestione dei rifiuti nell’UE

Smaltimento in discarica sarà un’eccezione

La proposta di legge limita inoltre la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

L’Italia nel 2016 ha smaltito in discarica 26,9 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 123 chili pro capite che corrispondono al 27,64% della quota di rifiuti prodotti.

Raccolta differenziata di rifiuti tessili o pericolosi

I prodotti tessili e i rifiuti pericolosi provenienti dai nuclei domestici dovranno essere raccolti separatamente entro il 2025, così come i rifiuti biodegradabili che potranno essere riciclati anche direttamente nelle case attraverso il compostaggio.

Ridurre gli sprechi alimentari del 50%

In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli Stati membri dovrebbero ridurre gli sprechi alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. Al fine di prevenire lo spreco di alimenti, i Paesi UE dovrebbero incentivare la raccolta dei prodotti invenduti e la loro ridistribuzione in condizioni di sicurezza. Per i deputati si deve puntare anche sul miglioramento della consapevolezza dei consumatori circa il significato dei termini “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”.

Citazione

Con questo pacchetto l’Europa punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare finalmente politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti ma è un modo per recuperare materie prime e non premere oltremodo sulle risorse già scarse del nostro pianeta, anche innovando profondamente il nostro sistema produttivo”, ha detto la relatrice Simona Bonafè (S&D, IT).

Certo, il pacchetto che andremo ad approvare contiene anche importanti misure sulla gestione dei rifiuti e, allo stesso tempo però, va oltre a queste, definendo norme che prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto e si pongono l’obiettivo di modificare il comportamento di aziende e consumatori. Per la prima volta gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili”, ha aggiunto

Prossime tappe

Il testo ora tornerà al Consiglio per un’approvazione formale, prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Pagina del Parlamento europeo sull’economia circolare

Fonte Parlamento Ue




CNSA: Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

La Direzione generale per l’igiene, la sicurezza alimentare e la nutrizione (DGISAN), ha rivolto alla Sezione sicurezza alimentare del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA), la richiesta di parere sull’eventuale rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

I funghi spontanei forniscono un micro-habitat eccellente per la proliferazione di diversi insetti fornendo loro cibo e riparo. La contaminazione avviene negli ambienti naturali di crescita ed è un fenomeno inevitabile e incontrollabile da parte dell’uomo. Tutti i funghi commestibili più pregiati, con l’eccezione dei finferli, sono particolarmente predisposti all’attacco di larve di ditteri micetofilidi; in particolare i porcini, i chiodini e gli ovoli risultano sempre più o meno attaccati.

Le larve dei ditteri tendono ad abbandonare il fungo durante l’essicazione, in modo variabile in base a diversi fattori: l’umidità del fungo, lo spessore delle fette, la dimensione delle larve, le modalità di essicazione e i sistemi di conservazione.

I funghi (freschi e conservati) sono ampiamente consumati in Italia e pertanto sono oggetto di attenzione sia degli addetti preposti al controllo igienico delle derrate alimentari sia di specifici gruppi di studio. Benchè non esistano chiare evidenze di pericoli diretti per la salute umana nel caso di assunzione di larve micetofilidi e la normativa stabilisca dei limiti di accettabilità della presenza di “tramiti” (gallerie), sarebbe più opportuno stabilire dei limiti relativi alla presenza delle larve stesse.

In ogni caso, per la qualità del prodotto resta di fondamentale importanza il ruolo dell’operatore del settore alimentare (OSA), relativamente al rispetto del proprio sistema HACCP ed all’attuazione di misure di prevenzione, quali, in particolare: il controllo della materia prima, la selezione dei fornitori, la disponibilità di personale specificatamente formato al controllo e l’adozione di accorgimenti atti a rallentare o ad interrompere il ciclo biologico degli infestanti.

Infine, è importante considerare l’aspetto allergizzante della tropomiosina presente nel tegumento esterno delle larve, non tanto per il consumatore, poichè la tropomiosina è termolabile, quanto per gli addetti alla lavorazione dei funghi, poichè la via inalatoria e il contatto cutaneo costituiscono le principali vie di esposizione. A tal riguardo si ritiene opportuno che l’OSA fornisca adeguate istruzioni ai lavoratori che manipolano i funghi e fornisca loro un idoneo equipaggiamento di protezione costituito da mascherine, guanti ed occhiali, al fine di minimizzare il rischio di un’esposizione diretta.

Parere CNSA n. 21 – Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

Fonte: Ministero della salute




Sicurezza alimentare: cosa desiderano sapere i consumatori?

L’EFSA ha chiesto agli Europei cosa pensano dei rischi emergenti nella catena alimentare e come vorrebbero venirne informati.

Abbiamo intervistato oltre 6 200 consumatori di 25 Stati membri dell’UE con domande su potenziali rischi emergenti legati alla sicurezza alimentare.

Nel complesso gli intervistati si sono detti più preoccupati dei rischi già noti agli scienziati che di quelli emergenti. Tuttavia i risultati del sondaggio hanno importanti conseguenze per la comunicazione sui nuovi rischi.

I consumatori hanno espresso il desiderio di venire informati sui rischi emergenti sin dall’inizio del processo di individuazione, anche in presenza di incertezza scientifica. Hanno inoltre espresso preferenza per ricevere le informazioni tramite canali tradizionali come TV e giornali, e tramite i siti Internet degli enti nazionali. Anche i social media e i siti web delle autorità europee sono stati citati come canali preferenziali tra i soggetti di età compresa tra i 18 e i 34 anni.

Le opinioni espresse dai consumatori aiuteranno l’EFSA e i suoi partner presso gli enti nazionali di sicurezza alimentare a sviluppare strategie e materiale per la comunicazione sulle questioni emergenti.

EU Insights – Consumer perceptions of emerging risks in the food chain

Rischi emergenti – Approfondimento




Ue: orientamenti per l’utilizzo come mangimi di alimenti non più destinati al consumo umano

Nell’ambito della azioni Ue contro lo spreco alimentare, la Commissione europea ha pubblicato le linee guida per facilitare la valorizzazione del cibo (contenente o meno prodotti di origine animale) che – per motivi commerciali, problemi di lavorazione o per la presenza di determinati difetti – non è più destinato al consumo umano e può invece essere utilizzato come mangime senza compromettere la salute pubblica e degli animali, evitando in questo modo che sia compostato, trasformato in biogas o smaltito mediante incenerimento o in discarica.

In tal senso è molto importante la distinzione tra alimenti, sottoprodotti di origine animale, mangimi e rifiuti.

Le linee guida vanno a far parte integrante del Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare,  hanno lo scopo di aiutare le autorità competenti e gli operatori del settore alimentare nella comprensione e applicazione della legislazione Ue e si applicano ai prodotti derivati dal processo di lavorazione degli alimenti (forniti da produttori del settore alimentare) agli alimenti immessi sul mercato, confezionati o sfusi (forniti da grossisti e rivenditori al dettaglio di alimenti).

Vengono presentati alcuni esempi di pratiche migliori, conformi al quadro normativo, che permettono anche di evitare inutili oneri amministrativi, come richiesto dagli operatori del settore alimentare.

Il documento è stato elaborato in cooperazione con la piattaforma UE sulle perdite e gli sprechi alimentari

Consulta le linee guida

A cura della segreteria SIMeVeP




Telecamere nei macelli tra sicurezza, prevenzione e repressione. È la soluzione più semplice?

In occasione del convegno “Telecamere nei macelli. Più tutele per animali, lavoratori, veterinari e consumatori” che si terrà a Roma il 18 aprile 2018, presso il Palazzetto delle Carte Geografiche, dalle 14.45 alle 18.00, cui parteciperà fra i relatori, il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice ha rilasciato agli organizzatori un’intervista sul tema:

Quali sono le maggiori difficoltà che il veterinario che lavora oggi nei macelli italiani deve affrontare?

Il lavoro del veterinario presso gli impianti di macellazione è difficile e complesso perché in queste sedi ci si occupa non solo di sicurezza alimentare, e cioè di garantire la salubrità degli alimenti che derivano dalla filiera produttiva, ma anche di altri ambiti, compreso quello della protezione degli animali. Evidentemente il lavoro richiede una grande professionalità, una attenzione e processi di formazione continui che non permettono di abbassare mai la guardia. Si tratta quindi di un lavoro molto interessante, ma anche, in qualche caso, pieno di difficoltà. La situazione in Italia, a questo proposito, si presenta a macchia di leopardo. Ci sono impianti in cui questo lavoro è più agevole, nonostante le difficoltà, e altre dove è più impegnativo. A ciò aggiungiamo che negli ultimi anni è aumentata l’attenzione su tutti i fronti per ciò che riguarda la sicurezza alimentare e il benessere animale e questo ha implicato anche una rinnovata esigenza di formazione continua a cui i veterinari ottemperano; di fatto non si smette mai di studiare.

Da non dimenticare, inoltre, che negli ultimi anni si sono evidenziati numerosi episodi di intimidazione che hanno preso di mira veterinari ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni presso gli allevamenti e gli impianti di macellazione e di trasformazione degli alimenti.

Infine occorre aggiungere un altro importante elemento: la situazione del personale sanitario in Italia sta diventando davvero preoccupante. L’età media degli operatori medici e veterinari che lavorano nella Sanità Pubblica italiana è di 54 anni, la gobba generazionale si attesta tra i 55 e i 60 anni e nei prossimi 3-4 anni si stima che il 30-40% degli operatori andrà in pensione. Questa fuoriuscita del personale, che solo in alcuni casi viene sostituito per effetto delle leggi finanziarie che obbligano le regioni (soprattutto quelle in rientro di bilancio) a delle limitazioni nella sostituzione del personale, evidentemente crea dei problemi per ciò che riguarda la copertura dei servizi territoriali, non esclusi i servizi forniti dai veterinari pubblici sia nei macelli, che in tutte le filiere produttive. La mancata sostituzione del personale in alcune aree del Paese si sta già rendendo evidente e può creare problemi laddove la presenza dei veterinari va garantita, costringendo a ritmi e orari di lavoro che vanno oltre il normale orario di servizio, con conseguente difficoltà a garantire una soglia di attenzione costante e elevata come alcune di queste situazioni richiedono.

Le telecamere nei macelli possono essere uno strumento utile?

Occorre subito dire che le telecamere presso gli impianti di macellazione non devono e non possono sostituire i veterinari che svolgono l’attività di controllo dell’operazione di macellazione. Le telecamere potrebbero essere un ausilio agli operatori che svolgono le attività di controllo negli impianti perché, soprattutto in determinate condizioni, non si può avere contemporaneamente sotto controllo tutta la linea di macellazione dall’arrivo degli animali al prodotto finale contemporaneamente, soprattutto considerando la sovente esiguità del personale, come dicevo prima. Se posizionate correttamente, sotto le indicazioni del veterinario ufficiale che opera presso il macello, possono essere di ausilio, dando un contributo – in determinate situazioni e a determinate condizioni – e un utile servizio mostrando agli operatori quali sono le buone prassi da seguire durante le fasi di macellazione.

L’installazione delle telecamere potrebbe essere di ausilio anche per i sempre più soventi episodi di intimidazione che stanno raggiungendo livelli decisamente preoccupanti. Per questi motivi riteniamo, come veterinari di sanità pubblica, che le telecamere possano essere da supporto alle attività del veterinario ufficiale, ma non sostituirle. Perciò chiediamo, qualora si dovesse arrivare a una definizione di uno strumento legislativo che proponga l’installazione delle telecamere nei macelli, che questo debba essere frutto di un confronto aperto e costruttivo con tutte le parti. I veterinari dovrebbero avere parte attiva nella stesura della normativa, perché le telecamere possono essere un strumento importante e utile, ma solo a determinate condizioni.

In conclusione crediamo che le telecamere possano supportare i veterinari e aiutarli a rendere più elevato il già ottimo livello, nella maggior parte degli impianti italiani, delle prestazioni di tutti gli operatori.

Scarica il programma

 

 




Incremento di positività per cimurro nelle volpi

Dai primi mesi del 2018 tramite la sorveglianza passiva (animali morti consegnati alle autorità sanitarie competenti) si sta registrando un incremento di positività per cimurro nelle volpi . Particolarmente interessato è il Friuli Venezia Giulia (39 casi su 85 volpi analizzate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) soprattutto nella provincia di Udine, da Tarvisio fino a Udine, con il maggior numero di casi nel Comune di Gemona e limitrofi, e per alcuni casi anche la provincia Gorizia e Trieste. Inoltre, anche in altre aree del Triveneto, come il Bellunese, l’Alto Adige ed il Trentino, si stanno osservando i primi casi di questa ondata epidemica.

Il cimurro è una malattia che colpisce carnivori selvatici, tra cui appunto le volpi, e che può essere trasmessa ad altri animali, soprattutto canidi (tra cui quindi i cani domestici) e mustelidi. Il virus del cimurro non resiste nell’ambiente esterno, ma si trasmette per contatto diretto. Cani domestici che circolano in ambienti aperti, come boschi e montagne, potrebbero quindi infettarsi a causa di un incontro ravvicinato con una volpe infetta. Per contro, il cimurro non è una malattia che si trasmette all’uomo (zoonosi).

Per i cani di proprietà, la misura di protezione più efficace contro il cimurro è la vaccinazione

Maggiori informazioni sul sito IZS delle Venezie




ISS identifica nuova malattia da prioni nei dromedari in Algeria

Una nuova malattia da prioni è stata scoperta nei dromedari nella regione di Ouargla, in Algeria. Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale condotta da un’equipe di ricercatori del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Università di Tlemcen e di Ouargla. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Disease.

Le malattie da prioni sono malattie neurodegenerative a decorso fatale che colpiscono sia l’uomo che gli animali. La malattia di Creutzfeldt-Jakob dell’uomo e la scrapie delle pecore e delle capre sono le patologie conosciute da più tempo. A queste si è aggiunta negli anni ’80 l’enefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta “mucca pazza” che, nel 2001 – in seguito alla dimostrazione della sua trasmissibilità all’uomo – ha causato una delle crisi alimentari più gravi che siano mai state registrate a livello globale.

I sintomi neurologici osservati nei dromedari, che ricordavano quelli della “mucca pazza”, hanno fatto sospettare i ricercatori Algerini che potesse trattarsi di una malattia da prioni. Le indagini di laboratorio, condotte dal gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno confermato il sospetto. La nuova malattia è stata denominata Camel Prion Disease. La frequenza relativamente elevata della malattia ed il coinvolgimento del sistema linforeticolare suggeriscono che si tratti di una malattia trasmissibile fra gli animali e diffusa nella regione. Ulteriori indagini saranno necessarie per verificare l’eventuale diffusione di questa malattia in altre aree dell’Algeria e in altri Paesi.

La scoperta di una nuova malattia da prioni in una specie animale di interesse economico e alimentare in ampie aree del pianeta – dice Gabriele Vaccari, responsabile dell’Unità Operativa Zoonosi Emergenti dell’ISS – pone importanti interrogativi di sanità pubblica e sicurezza alimentare. L’allevamento dei dromedari infatti è diffuso in tutto il nord e centro Africa, oltre che in Medioriente, Asia e Australia, e rappresenta una componente importante nell’economia di molte popolazioni. In molte aree i dromedari vengono utilizzati per la produzione di latte e carne per il consumo umano”.

I risultati delle indagini condotte sinora suggeriscono che la malattia dei dromedari sia diversa dalla encefalopatia spongiforme bovina, l’unica malattia da prioni degli animali dimostratasi fino ad oggi trasmissibile all’uomo, con oltre 200 decessi in varie parti del Mondo. Tuttavia il rischio per l’uomo è al momento ignoto e sono necessarie ulteriori indagini per avere chiarezza sul suo potenziale zoonotico.

Il recente aggiornamento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della lista delle malattie infettive a rischio epidemico ha compreso numerose malattie di origine zoonotica, a dimostrazione dell’importanza di tali patologie e dell’attenzione che deve essere rivolta, anche rispetto al potenziale rischio per l’uomo, alla scoperta di una nuova malattia degli animali.

Al di là delle implicazioni di sanità animale e di sanità pubblica, la scoperta di una nuova malattia da prioni riveste un indiscutibile interesse scientifico per la peculiarità degli agenti responsabili di questo gruppo di patologie e perchè il modello patogenetico proprio delle malattie da prioni ha recentemente trovato ampi e promettenti spazi di applicazione a patologie umane di enorme interesse quali la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson.

Fonte: ISS




Commissione Ue intende rafforzare la fiducia negli studi scientifici sulla sicurezza alimentare

La Commissione risponde alle preoccupazioni espresse in una riuscita iniziativa dei cittadini europei con una proposta volta a migliorare la trasparenza degli studi scientifici in ambito di sicurezza alimentare.

La proposta, basata anche sul vaglio dell’adeguatezza della Commissione riguardante la legislazione alimentare generale, che risale al 2002 e necessita pertanto di un aggiornamento, mira a: offrire ai cittadini maggiore accesso alle informazioni presentate all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sulle autorizzazioni relative alla filiera agroalimentare, permettere alla Commissione di richiedere studi aggiuntivi, e coinvolgere più strettamente gli scienziati degli Stati membri nelle procedure di approvazione.

Il primo Vicepresidente Frans Timmermans ha dichiarato: “Rispondiamo oggi alle preoccupazioni dei cittadini, per migliorare la trasparenza del processo decisionale, offrire un accesso migliore alle informazioni pertinenti e far sì che la valutazione del rischio affidabile e scientifica rimanga al centro del processo decisionale nel delicato settore della sicurezza alimentare.”

Vytenis Andriukaitis, Commissario per la Salute e la sicurezza alimentare, ha affermato: “Nell’UE la valutazione scientifica del rischio per la sicurezza alimentare è una delle più rigorose al mondo. La stiamo rendendo ancora più forte grazie a regole di trasparenza più chiare e a una più efficace comunicazione del rischio durante tutto il processo. Con questa riforma i cittadini avranno accesso immediato alle ricerche scientifiche a sostegno delle domande di autorizzazione. Esorto gli Stati membri e il Parlamento europeo a trasformare al più presto questa proposta in legge, in modo da produrre risultati concreti per i cittadini prima delle elezioni europee dell’anno prossimo.

La Commissione propone una revisione mirata del regolamento sulla legislazione alimentare generale[1] e la revisione di otto norme legislative settoriali, al fine di renderle compatibili con le norme generali e rafforzare la trasparenza in ambito di OGM, additivi per mangimi, aromatizzanti di affumicatura, materiali a contatto con gli alimenti, additivi alimentari, enzimi e aromi alimentari, prodotti fitosanitari e nuovi prodotti alimentari.

Gli elementi fondamentali della proposta sono:

Contesto

Nel 2002 la legislazione alimentare generale ha stabilito il principio dell’analisi del rischio come uno dei principi generali della legislazione alimentare dell’UE. Con essa si è istituito nell’UE un sistema di sicurezza alimentare in cui la responsabilità per la valutazione del rischio (scienza) è tenuta separata da quella per la gestione del rischio (strategia). L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è stata istituita come agenzia indipendente dell’UE incaricata di fornire pareri scientifici sui rischi relativi alla filiera agroalimentare.

I risultati del vaglio dell’adeguatezza della legislazione alimentare generale pubblicato all’inizio di quest’anno hanno confermato che la normativa risponde agli obiettivi fondamentali di garantire un elevato livello di protezione della salute umana e il corretto funzionamento del mercato interno. In particolare, l’approccio basato sul rischio della legislazione alimentare dell’UE ha innalzato il livello globale di protezione contro potenziali rischi per la sicurezza alimentare. Il vaglio dell’adeguatezza ha tuttavia messo in evidenza anche le preoccupazioni dei cittadini a proposito della trasparenza degli studi scientifici e del processo di valutazione del rischio nella filiera agroalimentare.

Il 6 ottobre 2017 è stata presentata alla Commissione l’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici”, che ha raccolto il sostegno di 1 070 865 cittadini europei. Una delle richieste avanzate dall’iniziativa era di migliorare la trasparenza degli studi scientifici presentati all’Autorità europea per la sicurezza alimentare e di incrementare gli studi commissionati dalle autorità pubbliche. La Commissione ha presentato la sua risposta all’iniziativa il 12 dicembre 2017. Finora quattro iniziative dei cittadini sono riuscite a superare la soglia del milione di firme e la Commissione sta dando seguito a tre di esse.

Prossime tappe
Le proposte legislative saranno ora trasmesse al Parlamento europeo e agli Stati membri per l’adozione.
La Commissione ambisce a vedere adottata la proposta nel corso dell’attuale legislatura, vale a dire entro la metà del 2019, per una rapida attuazione.

Per ulteriori informazioni

Proposta della Commissione sulla trasparenza e la sostenibilità del modello di valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare – Domande e risposte (in inglese)

Comunicato della Commissione sull’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il glifosato”

Trasparenza e sostenibilità della valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare – sito (in inglese)

Fonte: Commissione Ue