Un modello per comunicare l’incertezza: dite la vostra sull’approccio Efsa

Sei un comunicatore scientifico? Utilizzi i pareri scientifici sulla sicurezza alimentare per il tuo lavoro? Ci piacerebbe avere la tua opinione sull’approccio che stiamo proponendo per comunicare la presenza di incertezze nelle valutazioni scientifiche.

Per quale motivo è importante comunicare le incertezze scientifiche?

Gli scienziati EFSA vorrebbero introdurre un metodo più armonizzato e trasparente per spiegare i limiti delle conoscenze scientifiche, le cosiddette “incertezze” nelle valutazioni scientifiche. L’approccio comunicativo che proponiamo intende aiutare i nostri diversi utenti a comprendere tali informazioni, esprimendole in un linguaggio più accessibile e adattato alle loro esigenze.

Per sperimentare e migliorare il nostro approccio di comunicazione, ci piacerebbe avere, in particolare, il parere dei seguenti soggetti:
•comunicatori scientifici come scrittori, redattori, giornalisti, addetti stampa e pubblica informazione sulla sezione 3 contenente indicazioni pratiche per comunicare l’incertezza: quanto sono comprensibili e facile da seguire? Riuscireste a utilizzare un documento del genere? In caso contrario, come potrebbe essere reso più fruibile?
•sociologi e accademici specializzati nella comunicazione delle incertezze scientifiche: esistono ulteriori ricerche sulle diverse percezioni del pubblico circa le probabilità, le informazioni verbali opposte a quelle numeriche, e le espressioni cautelative, nonché sull’uso di immagini per comunicare l’incertezza?
•Decisori, valutatori scientifici, portatori di interesse che si occupano di aree di sicurezza alimentare e salute pubblica e che usano le comunicazioni dell’EFSA o di altri organismi di consulenza scientifica di livello nazionale, europeo o internazionale: avete idee o esperienze che ci aiutino a migliorare il nostro approccio? In che modo tale approccio potrebbe essere adattato per aiutarvi a capire meglio o spiegare i risultati di un’analisi delle incertezze?

Vi saremmo grati se voleste inviarci i vostri commenti per iscritto entro il 24 giugno 2018.

Per ulteriori informazioni, consultate la nostra pagina relativa alla consultazione, il nostro approfondimento sul tema dell’incertezza scientifica, o partecipate al dibattito sulla pagina EFSA su Research Gate.

Fonte: Efsa




Listeria monocytogenes: aggiornamento sul focolaio in nord Europa

maisUna partita di mais surgelato e forse altri ortaggi surgelati sembrano essere la probabile fonte di un focolaio infettivo di Listeria monocytogenes che ha interessato Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito dal 2015 in poi.

Gli esperti che hanno lavorato alle indagini sul focolaio si sono serviti della tecnica del sequenziamento dell’intero genoma per individuare la fonte alimentare, che inizialmente si pensava fosse limitata al solo mais surgelato. Dall’8 giugno 2018 sono stati segnalati 47 casi, nove dei quali fatali.

Gli stessi ceppi di L. monocytogenes sono stati riscontrati in ortaggi surgelati prodotti dalla medesima azienda ungherese nel 2016, 2017 e 2018, il che suggerisce una persistenza dei ceppi nell’impianto di trasformazione nonostante l’esecuzione di procedure di pulizia e disinfezione.

Le informazioni disponibili confermano la contaminazione dello stabilimento ungherese. Sono necessarie tuttavia ulteriori indagini, tra cui campionamenti ed esami di laboratorio approfonditi, per individuare i punti esatti di contaminazione dell’ambiente dello stabilimento ungherese. La stessa raccomandazione è applicabile ad altre aziende appartenenti allo stesso gruppo dell’operatore ungherese, nel caso venisse rilevata una contaminazione dell’ambiente dei loro stabilimenti.

Il 29 giugno 2018 l’Ufficio ungherese per la sicurezza della catena alimentare ha vietato la commercializzazione di tutti i prodotti ortofrutticoli surgelati prodotti nell’impianto interessato tra l’agosto 2016 e il giugno 2018, ordinandone l’immediato ritiro e richiamo. E’ probabile che quest’ultima misura riduca notevolmente il rischio di infezioni nell’uomo e contenga il focolaio. Ogni attività di surgelamento nello stabilimento è stata sospesa.

Tuttavia potrebbero ancora emergere nuovi casi in ragione del lungo periodo di incubazione della listeriosi (fino a 70 giorni), della lunga durata di conservazione dei prodotti a base di mais surgelato e del consumo potenziale di mais surgelato acquistato prima del richiamo e consumato senza accurata cottura.

Per ridurre il rischio d’infezione, si raccomanda ai consumatori di cucinare a fondo le verdure surgelate non pronte al consumo, anche se tali prodotti vengono normalmente consumati senza cottura (ad esempio in insalate e frullati). Ciò vale soprattutto per i consumatori a più alto rischio di contrarre la listeriosi come anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti con basse difese immunitarie.

Multi-country outbreak of Listeria monocytogenes – first update

Fonte: Efsa




Buone e migliori pratiche nel trasporto degli avicoli

trasporto gallineE’ stato pubblicato il video sulle buone e migliori pratiche per migliorare il trasposto degli avicoli a supporto della guida pratica già pubblicata nel 2017 nell’ambito del progetto finanziato dalla Commissione Europea “Animal Transport Guides”.

Insieme alle schede informative (Poultry – Preparing the Catching of Broilers – Poultry – Preparing the Catching of End-of-Lay Hens  Poultry – Preparation of vehicle, driver and loading for poultry ), il video, sottotitolato in italiano,  e la guida forniscono consigli sui principali aspetti critici relativi al trasporto come il carico e lo scarico, l’alimentazione e l’abbeverata, il trasporto con temperature estremamente alte o basse, in modo da assicurare la protezione e il benessere degli animali trasportati

A cura della segreteria SIMeVeP




Le mani nel piatto: la ristorazione tra prevenzione, cultura e sicurezza alimentare

Il 10 maggio 2018 si terrà, presso l’Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Medicina Veterinaria, la Conferenza Nazionale “Le mani nel piatto: la ristorazione tra prevenzione, cultura e sicurezza alimentare“.

L’evento di aggiornamento e divulgazione culturale e scientifica, rivolto a medici e veterinari igienisti, biologi e tecnici della prevenzione, personale Carabinieri NAS, personale del comparto specifico dell’imprenditoria enogastronomica, intende focalizzare l’attenzione sul settore della distribuzione e manipolazione nella  ristorazione che assume il duplice ruolo di elemento di promozione di alimenti e espressione di saperi territoriali che, di fatto, sostengono da molto tempo il rito del turismo enogastronomico.

La traccia identitaria di una filiera agricola e di una ricetta non prescinde dalla necessità di mantenere elevati standard igienico sanitari, propedeutici alla garanzia di qualità assoluta, non solo antropologica, di un piatto elaborato secondo dettati storici o di innovazione.

L’evento si svolge con il patrocinio SIMeVeP




Ministero: non vincolante l’avviso per esperti del CNSA

Alimenti d origine animaleIl Ministero della salute ha risposto alle considerazioni che la SIMeVeP ha recentemente manifestato sull’avviso per la manifestazione di interesse per l’incarico di esperto nel Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (CNSA).

La SIMeVeP aveva infatti sottolineato la mancata previsione, fra le figure indicate, del Medico Veterinario specializzato in igiene degli alimenti di origine animale per ciò che riguarda i settori dei pericoli biologici, contaminanti della catena alimentare e degli additivi alimentari, aromatizzanti, coadiuvanti tecnologici e materiali a contatto con gli alimenti.

Crediamo che nel costituendo CNSA non possa mancare il Medico Veterinario con adeguata esperienza e professionalità nell’ambito della sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale e che tale ruolo non possa essere sostituito da figure professionali specializzate in altre discipline non attinenti alla materia” aveva scritto Sorice al Ministro della Salute.

La segreteria tecnica del Ministero, nella risposta, ha precisato che “la natura giuridica dell’avviso, inteso come mera volontà di raccogliere le manifestazioni di interesse, non determina l’esaustività dei requisiti professionali presi in considerazione nella scelta dei membri e non vincola l’Amministrazione a designare i soggetti richiedenti“.

Di conseguenza“- si legge nella nota – “la designazione dei prossimi componenti, e delle relative professionalità, terrà certamente in considerazione quanto da Voi formulato“.

 

 




Accordo ISS e OIE per la promozione dell’approccio “One Health” alla ricerca

One HealthSiglato l’accordo tra l’OIE (World Organisation for Animal Health) e l’Istituto Superiore di Sanità per promuovere e condurre ricerche di alta qualità con un approccio One Health. Un approccio che allarga il concetto di salute a comprendere, oltre quella dell’uomo, anche la salute degli animali e dell’ambiente e che si propone come capace di cogliere e interpretare la complessità delle connessioni di salute esistenti tra questi tre “attori”.

L’accordo promuoverà la produzione, analisi e disseminazione di conoscenze, ad esempio, sulle complesse relazioni che governano l’emergere di nuove malattie infettive, sul ruolo dei fattori ambientali e dei cambiamenti climatici in termini di disponibilità e salubrità degli alimenti, sull’impatto della pressione antropica su biodiversità e salute degli ecosistemi, sulle ricadute dello sfruttamento delle risorse naturali sulla sostenibilità delle produzioni alimentari.

Gli scopi della collaborazione tra OIE e ISS

  • Accrescere e promuovere la collaborazione a livello internazionale sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute animale e migliorare la comprensione delle relazioni tra salute degli ecosistemi, perdita della biodiversità e diffusione delle malattie che impattano sulla salute e il benessere animale
  • Migliorare l’accesso e l’affidabilità dei dati sulla salute degli animali e gli andamenti epidemiologici collegati ai cambiamenti climatici, attraverso il sistema informativo OIE
  • Approfondire e integrare le conoscenze sull’impatto dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e della diffusione di specie animali aliene nella definizione degli standard, delle linee Guida e delle Pubblicazioni dell’OIE.

L’approccio One Health, è oggi quello più capace di fornire conoscenze che restituiscano la complessità dello scenario della prevenzione – afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Il nostro lavoro accanto all’OIE è quello che già facciamo per molte delle nostre attività e che sottolinea come la salute sia in realtà il prodotto di tante variabili che interagiscono fra loro e si influenzano. Nessuna politica sanitaria oggi – conclude – può ignorare la complessa rete di relazioni che lega la salute dell’uomo a quella degli animali e dell’ambiente”.

Si tratta quindi di un accordo che va nella direzione di una visione interdisciplinare e che rappresenta, come sottolinea Romano Marabelli, consigliere e sostituto del Direttore Generale dell’OIE, “il primo riconoscimento dell’OIE di un Istituto di Sanità Pubblica in Europa affiancandosi all’unica collaborazione finora operativa con i CDC statunitensi”.

 




Parlamento Ue chiede divieto mondiale per la sperimentazione animale nei cosmetici

Oggi, il Parlamento ha esortato l’UE ad avviare un’iniziativa diplomatica per un divieto a livello mondiale sulla sperimentazione dei cosmetici sugli animali prima del 2023.

La vendita di cosmetici testati sugli animali è stata vietata all’interno dell’UE dal 2013.

I deputati hanno sottolineato che ciò non ha impedito all’industria cosmetica europea di prosperare e creare circa due milioni di posti di lavoro. Tuttavia, in circa l’80% dei Paesi nel mondo la sperimentazione animale e la commercializzazione di cosmetici testati sugli animali sono tuttora consentite. Si osserva, inoltre, che sono emerse carenze nel sistema dell’UE, in quanto alcuni cosmetici vengono testati sugli animali al di fuori dell’Unione, prima di essere nuovamente testati nell’UE con metodi alternativi e immessi sul mercato comunitario.

Fanno notare anche che la maggior parte degli ingredienti dei prodotti cosmetici sono utilizzati in molti altri prodotti, come quelli farmaceutici, nei detergenti o in certi alimenti, e possono pertanto essere stati già sperimentati sugli animali in base a leggi diverse.

Anche la mancanza di dati affidabili sui cosmetici testati sugli animali e poi importati nell’UE rimane un problema serio. L’UE dovrebbe inoltre assicurarsi che nessun prodotto introdotto nel suo mercato sia stato testato sugli animali in un Paese non comunitario.

Un divieto globale

Per lavorare a un divieto globale sia della sperimentazione animale per i cosmetici sia del commercio di ingredienti cosmetici testati sugli animali, i deputati europei invitano i leader dell’UE a utilizzare le loro reti diplomatiche per costituire una coalizione e lanciare una convenzione internazionale nel quadro delle Nazioni Unite. Tale divieto dovrebbe entrare in vigore prima del 2023.

I deputati vogliono assicurarsi, infine, che il divieto UE non sia indebolito durante negoziati commerciali oppure dalle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

La risoluzione non legislativa è stata approvata con 620 voti in favore, 14 voti contrari e 18 astensioni.

Contesto

Secondo il sondaggio n. 442 realizzato dall’ Eurobarometro Speciale nel marzo 2016, l’89% dei cittadini dell’UE concorda che l’Unione dovrebbe fare di più per promuovere una maggiore consapevolezza internazionale sull’importanza del benessere degli animali. Il 90% dei cittadini europei ritiene, inoltre, che sia importante stabilire criteri elevati in materia di benessere degli animali, riconosciuti in tutto il mondo.

Fonte: Parlamento europeo




Selvatici e Buoni a Terra Madre

Progetto Selvatici e BuoniIl progetto “Selvatici e Buoni” dedicato alla valorizzazione della carne di selvaggina è stato presentato ufficialmente ieri a Terra Madre  – Salone del Gusto, uno dei più importanti appuntamenti italiani dedicati al cibo e all’alimentazione.

La selvaggina è una carne pregiata, dagli importanti valori nutrizionali e di gusto, e dalle grandi potenzialità in termini economici e occupazionali.

Per valorizzarla al meglio, però, occorre sviluppare su tutto il territorio nazionale una filiera certificata che conduca il prodotto dal bosco alla tavola, seguendo tutti i passaggi sanitari e legali necessari e questo è lo scopo principale del progetto sostenuto dalla Fondazione UNA Onlus e curato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

Nell’occasione sono stati presentati gli ottimi risultati riscossi nel territorio bergamasco che nell’ultimo anno sono sha visto la realizzazione di diverse azioni previste dal progetto tra cui la formazione del mondo venatorio sul corretto trattamento delle carni di grossa selvaggina, avvenuta anche con il supporto dei macellai, la raccolta di dati per la definizione degli aspetti sanitari e storico-culturali legati al consumo di selvaggina, e la realizzazione di degustazioni guidate in alcuni ristoranti della città.

Per la SIMeVeP è intervenuto il Dott. Massimo Platini che, oltre a ribadire l’importanza della sicurezza alimentare nel settore delle carni di selvaggina, ha sottolineato come il tema della fauna selvatica sia da sempre un campo di interesse e d’azione della Società Scientifica, in particolare attraverso il gruppo di lavoro dedicato , uno dei primi a costituirsi nell’ambito della nostra associazione, e ha manifestato la disponibilità della SIMeVeP a promuovere le iniziative che stanno coinvolgendo il territorio Bergamasco anche in altri territori, a partire dal Piemonte.

A cura della segreteria SIMeVeP




Zanzare aliene, le migliori strategie di controllo

All’interno del progetto LEXEM (Laboratory of Excellence for Epidemiology and Modelling), finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento e coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, uno studio appena pubblicato su Scientific Reports, condotto dai ricercatori del Centro Dondena dell’Università Bocconi di Milano in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, ha confermato scientificamente le migliori strategie per il controllo delle zanzare aliene ovvero la combinazione di larvicidi, adulticidi e rimozione dei siti di riproduzione delle zanzare.

I larvicidi hanno dimostrato di essere più vantaggiosi all’inizio dell’estate e nelle stagioni più calde, mentre gli adulticidi dovrebbero essere preferiti in autunno e nelle stagioni più fredde. I risultati di questo lavoro forniscono indicazioni utili a sostegno di decisioni urgenti da parte delle autorità sanitarie pubbliche in risposta alle emergenti epidemie di zanzare.

Il rischio di trasmissione autoctona di malattie da vettore (trasmesse dalle zanzare), come Zika, Dengue e Chikungunya in Europa è dovuto principalmente a casi importati che vengono registrati sporadicamente in viaggiatori internazionali di ritorno da paesi dove la malattia è endemica. Dal momento che spesso non esistono né trattamenti specifici, né vaccini, nella maggior parte dei casi il contenimento di potenziali epidemie poggia soprattutto sull’interruzione del processo di trasmissione, attraverso la riduzione della densità delle zanzare.

Una recente ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach e dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie nell’ambito del progetto LEXEM, basata sull’esperienza italiana di due epidemie di Chikungunya nel 2007 e 2017, evidenzia che servono diverse strategie di controllo del vettore, a seconda del momento in cui vengono notificati i primi casi. In questo modo lo studio fornisce utili indicazioni alle autorità che si occupano di stilare politiche volte al controllo di epidemie di malattie da vettore emergenti.

In particolare, i risultati suggeriscono che, se un caso di Chikungunya viene notificato in tarda primavera o in estate, la risposta ottimale è quella di combinare l’applicazione di adulticidi e larvicidi e la rimozione di siti di riproduzione della zanzara tigre. Inoltre, le applicazioni di larvicidi risultano essere maggiormente costo-efficaci a inizio estate e in stagioni più calde, mentre le applicazioni di adulticidi in autunno e in stagioni più fredde.

Leggi  l’articolo originale: Trentini F, Poletti P, Baldacchino F, Drago A, Montarsi F, Capelli G, Rizzoli A, Rosà R, Rizzo C, Merler S & Melegaro A (2018). The containment of potential outbreaks triggered by imported Chikungunya cases in Italy: a cost utility epidemiological assessment of vector control measures. Scientific reports, 8(1), 9034.




VI Convention Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia

Dalla VI Convention Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia organizzata il 20 aprile a Roma da SItI, SNOP e SIMeVeP, è stato lanciato un messaggio unanime: l’intersettorialità e la multiprofessionalità si affermano sempre più come elementi cardine delle strategie di prevenzione sanitaria basata sull’approccio “One Health” che – partendo dal presupposto che la salute delle persone, degli animali e gli ecosistemi siano interconnessi – prevede una stretta collaborazione fra di tutti gli attori, sia interni che esterni al perimetro del mondo sanitario tradizionale, che hanno un impatto diretto o indiretto sulla salute, e che questi lavorino in maniera trasversale ottimizzando le risorse e gli sforzi nel rispetto dell’autonomia dei vari settori.

Per il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, che ha introdotto i lavori della giornata, il Sistema sanitario nazionale è da considerare come un malato bisognoso di cure per essere messo in condizione di sopportare le nuove complessità e i vincoli che ne derivano. Agli operatori dei Dipartimenti i compete spiegare che la Prevenzione è complessa e articolata, strettamente connessa con la medicina umana, con la stabilità economica e con il benessere del tripode “uomo-animale-ambiente”. Per far questo occorre uscire dall’autoreferenzialità anche attraverso varie forme di comunicazione, su cui le tre Società Scientifiche SItI, SNOP e SIMeVeP dovranno investire tempo e risorse. E’ necessario riuscire a spiegare ai decisori politici l’importanza strategica, per il bene del Paese e dei cittadini, che i dipartimenti di prevenzione ricoprono, affinché affrontino le problematiche che i professionisti della sanità vivono quotidianamente, come le conseguenze del blocco del turn over e dell’imminente fuoriuscita, da qui a 10 anni, di 2/3 del personale dirigente presente nei Dipartimenti di prevenzione e il fenomeno delle aggressioni e violenze subite dai professionisti della salute.

Dalla Convention è emerso come si parli spesso di sanità e poco di salute e di come il governo della prevenzione in questi anni è stato ed è ancora del tutto insufficiente; a questo si aggiungono molte problematicità legate ai ruoli e ai rapporti tra Stato e Regioni (per loro responsabilità). Il tutto si traduce inevitabilmente in gravi criticità in termini di eguaglianza e omogeneità del Ssn, due obiettivi della legge 833/78 (Istituzione del Ssn) e della Costituzione italiana, mai raggiunti e che anzi attualmente sembrano alquanto irraggiungibili.

Per questo diventa fondamentale puntare su una nuova “scienza multidisciplinare”, con una logica interdisciplinare, lavorando sull’adeguamento dell’assetto e del modello organizzativo dei dipartimenti di prevenzione, sui rapporti interni ed esterni, sulle metodologie e sulle strategie d’intervento.
Da qui la proposta del presidente Onorario SIMeVeP, Aldo Grasselli di modificare la struttura della Convention stessa, allargandola agli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione in modo da avere un coinvolgimento concreto in un progetto di trasferimento delle conoscenze anche attraverso il coinvolgimento dell’università. Grasselli ha sottolineato, come riportato qualche giorno fa in un comunicato FVM, come l’ Ssn sia una “nuova periferia abbandonata del nostro paese”, in cui si assiste al progressivo allargamento della distanza tra le stratificazioni sociali e alla polarizzazione della ricchezza e delle condizioni di vita. Occorre avviare un cambiamento culturale, ha detto Grasselli in conclusione: bisogna spiegare ai giovani che le professioni della prevenzione sono le prime ad aver un ruolo politico e sociale, mitigano i costi sociali, garantiscono il diritto al bisogno di salute non attraverso un prestazione individuali ma attraverso azioni collettive di monitoraggio e prevenzione.

Alla sessione dedicata alle esperienze, criticità, punti di forza e possibili sviluppo per la SIMeVeP è intervenuto il dott. Tocchio con una relazione su “Il nuovo Codice della Protezione Civile e i nuovi LEA: un rinnovato approccio dei Dipartimento di Prevenzione alle emergenze non epidemiche”.

Consulta gli atti della convention