Ministero: non vincolante l’avviso per esperti del CNSA

Alimenti d origine animaleIl Ministero della salute ha risposto alle considerazioni che la SIMeVeP ha recentemente manifestato sull’avviso per la manifestazione di interesse per l’incarico di esperto nel Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (CNSA).

La SIMeVeP aveva infatti sottolineato la mancata previsione, fra le figure indicate, del Medico Veterinario specializzato in igiene degli alimenti di origine animale per ciò che riguarda i settori dei pericoli biologici, contaminanti della catena alimentare e degli additivi alimentari, aromatizzanti, coadiuvanti tecnologici e materiali a contatto con gli alimenti.

Crediamo che nel costituendo CNSA non possa mancare il Medico Veterinario con adeguata esperienza e professionalità nell’ambito della sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale e che tale ruolo non possa essere sostituito da figure professionali specializzate in altre discipline non attinenti alla materia” aveva scritto Sorice al Ministro della Salute.

La segreteria tecnica del Ministero, nella risposta, ha precisato che “la natura giuridica dell’avviso, inteso come mera volontà di raccogliere le manifestazioni di interesse, non determina l’esaustività dei requisiti professionali presi in considerazione nella scelta dei membri e non vincola l’Amministrazione a designare i soggetti richiedenti“.

Di conseguenza“- si legge nella nota – “la designazione dei prossimi componenti, e delle relative professionalità, terrà certamente in considerazione quanto da Voi formulato“.

 

 




Accordo ISS e OIE per la promozione dell’approccio “One Health” alla ricerca

One HealthSiglato l’accordo tra l’OIE (World Organisation for Animal Health) e l’Istituto Superiore di Sanità per promuovere e condurre ricerche di alta qualità con un approccio One Health. Un approccio che allarga il concetto di salute a comprendere, oltre quella dell’uomo, anche la salute degli animali e dell’ambiente e che si propone come capace di cogliere e interpretare la complessità delle connessioni di salute esistenti tra questi tre “attori”.

L’accordo promuoverà la produzione, analisi e disseminazione di conoscenze, ad esempio, sulle complesse relazioni che governano l’emergere di nuove malattie infettive, sul ruolo dei fattori ambientali e dei cambiamenti climatici in termini di disponibilità e salubrità degli alimenti, sull’impatto della pressione antropica su biodiversità e salute degli ecosistemi, sulle ricadute dello sfruttamento delle risorse naturali sulla sostenibilità delle produzioni alimentari.

Gli scopi della collaborazione tra OIE e ISS

  • Accrescere e promuovere la collaborazione a livello internazionale sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute animale e migliorare la comprensione delle relazioni tra salute degli ecosistemi, perdita della biodiversità e diffusione delle malattie che impattano sulla salute e il benessere animale
  • Migliorare l’accesso e l’affidabilità dei dati sulla salute degli animali e gli andamenti epidemiologici collegati ai cambiamenti climatici, attraverso il sistema informativo OIE
  • Approfondire e integrare le conoscenze sull’impatto dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e della diffusione di specie animali aliene nella definizione degli standard, delle linee Guida e delle Pubblicazioni dell’OIE.

L’approccio One Health, è oggi quello più capace di fornire conoscenze che restituiscano la complessità dello scenario della prevenzione – afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Il nostro lavoro accanto all’OIE è quello che già facciamo per molte delle nostre attività e che sottolinea come la salute sia in realtà il prodotto di tante variabili che interagiscono fra loro e si influenzano. Nessuna politica sanitaria oggi – conclude – può ignorare la complessa rete di relazioni che lega la salute dell’uomo a quella degli animali e dell’ambiente”.

Si tratta quindi di un accordo che va nella direzione di una visione interdisciplinare e che rappresenta, come sottolinea Romano Marabelli, consigliere e sostituto del Direttore Generale dell’OIE, “il primo riconoscimento dell’OIE di un Istituto di Sanità Pubblica in Europa affiancandosi all’unica collaborazione finora operativa con i CDC statunitensi”.

 




Parlamento Ue chiede divieto mondiale per la sperimentazione animale nei cosmetici

Oggi, il Parlamento ha esortato l’UE ad avviare un’iniziativa diplomatica per un divieto a livello mondiale sulla sperimentazione dei cosmetici sugli animali prima del 2023.

La vendita di cosmetici testati sugli animali è stata vietata all’interno dell’UE dal 2013.

I deputati hanno sottolineato che ciò non ha impedito all’industria cosmetica europea di prosperare e creare circa due milioni di posti di lavoro. Tuttavia, in circa l’80% dei Paesi nel mondo la sperimentazione animale e la commercializzazione di cosmetici testati sugli animali sono tuttora consentite. Si osserva, inoltre, che sono emerse carenze nel sistema dell’UE, in quanto alcuni cosmetici vengono testati sugli animali al di fuori dell’Unione, prima di essere nuovamente testati nell’UE con metodi alternativi e immessi sul mercato comunitario.

Fanno notare anche che la maggior parte degli ingredienti dei prodotti cosmetici sono utilizzati in molti altri prodotti, come quelli farmaceutici, nei detergenti o in certi alimenti, e possono pertanto essere stati già sperimentati sugli animali in base a leggi diverse.

Anche la mancanza di dati affidabili sui cosmetici testati sugli animali e poi importati nell’UE rimane un problema serio. L’UE dovrebbe inoltre assicurarsi che nessun prodotto introdotto nel suo mercato sia stato testato sugli animali in un Paese non comunitario.

Un divieto globale

Per lavorare a un divieto globale sia della sperimentazione animale per i cosmetici sia del commercio di ingredienti cosmetici testati sugli animali, i deputati europei invitano i leader dell’UE a utilizzare le loro reti diplomatiche per costituire una coalizione e lanciare una convenzione internazionale nel quadro delle Nazioni Unite. Tale divieto dovrebbe entrare in vigore prima del 2023.

I deputati vogliono assicurarsi, infine, che il divieto UE non sia indebolito durante negoziati commerciali oppure dalle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

La risoluzione non legislativa è stata approvata con 620 voti in favore, 14 voti contrari e 18 astensioni.

Contesto

Secondo il sondaggio n. 442 realizzato dall’ Eurobarometro Speciale nel marzo 2016, l’89% dei cittadini dell’UE concorda che l’Unione dovrebbe fare di più per promuovere una maggiore consapevolezza internazionale sull’importanza del benessere degli animali. Il 90% dei cittadini europei ritiene, inoltre, che sia importante stabilire criteri elevati in materia di benessere degli animali, riconosciuti in tutto il mondo.

Fonte: Parlamento europeo




Selvatici e Buoni a Terra Madre

Progetto Selvatici e BuoniIl progetto “Selvatici e Buoni” dedicato alla valorizzazione della carne di selvaggina è stato presentato ufficialmente ieri a Terra Madre  – Salone del Gusto, uno dei più importanti appuntamenti italiani dedicati al cibo e all’alimentazione.

La selvaggina è una carne pregiata, dagli importanti valori nutrizionali e di gusto, e dalle grandi potenzialità in termini economici e occupazionali.

Per valorizzarla al meglio, però, occorre sviluppare su tutto il territorio nazionale una filiera certificata che conduca il prodotto dal bosco alla tavola, seguendo tutti i passaggi sanitari e legali necessari e questo è lo scopo principale del progetto sostenuto dalla Fondazione UNA Onlus e curato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

Nell’occasione sono stati presentati gli ottimi risultati riscossi nel territorio bergamasco che nell’ultimo anno sono sha visto la realizzazione di diverse azioni previste dal progetto tra cui la formazione del mondo venatorio sul corretto trattamento delle carni di grossa selvaggina, avvenuta anche con il supporto dei macellai, la raccolta di dati per la definizione degli aspetti sanitari e storico-culturali legati al consumo di selvaggina, e la realizzazione di degustazioni guidate in alcuni ristoranti della città.

Per la SIMeVeP è intervenuto il Dott. Massimo Platini che, oltre a ribadire l’importanza della sicurezza alimentare nel settore delle carni di selvaggina, ha sottolineato come il tema della fauna selvatica sia da sempre un campo di interesse e d’azione della Società Scientifica, in particolare attraverso il gruppo di lavoro dedicato , uno dei primi a costituirsi nell’ambito della nostra associazione, e ha manifestato la disponibilità della SIMeVeP a promuovere le iniziative che stanno coinvolgendo il territorio Bergamasco anche in altri territori, a partire dal Piemonte.

A cura della segreteria SIMeVeP




Zanzare aliene, le migliori strategie di controllo

All’interno del progetto LEXEM (Laboratory of Excellence for Epidemiology and Modelling), finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento e coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, uno studio appena pubblicato su Scientific Reports, condotto dai ricercatori del Centro Dondena dell’Università Bocconi di Milano in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, ha confermato scientificamente le migliori strategie per il controllo delle zanzare aliene ovvero la combinazione di larvicidi, adulticidi e rimozione dei siti di riproduzione delle zanzare.

I larvicidi hanno dimostrato di essere più vantaggiosi all’inizio dell’estate e nelle stagioni più calde, mentre gli adulticidi dovrebbero essere preferiti in autunno e nelle stagioni più fredde. I risultati di questo lavoro forniscono indicazioni utili a sostegno di decisioni urgenti da parte delle autorità sanitarie pubbliche in risposta alle emergenti epidemie di zanzare.

Il rischio di trasmissione autoctona di malattie da vettore (trasmesse dalle zanzare), come Zika, Dengue e Chikungunya in Europa è dovuto principalmente a casi importati che vengono registrati sporadicamente in viaggiatori internazionali di ritorno da paesi dove la malattia è endemica. Dal momento che spesso non esistono né trattamenti specifici, né vaccini, nella maggior parte dei casi il contenimento di potenziali epidemie poggia soprattutto sull’interruzione del processo di trasmissione, attraverso la riduzione della densità delle zanzare.

Una recente ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach e dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie nell’ambito del progetto LEXEM, basata sull’esperienza italiana di due epidemie di Chikungunya nel 2007 e 2017, evidenzia che servono diverse strategie di controllo del vettore, a seconda del momento in cui vengono notificati i primi casi. In questo modo lo studio fornisce utili indicazioni alle autorità che si occupano di stilare politiche volte al controllo di epidemie di malattie da vettore emergenti.

In particolare, i risultati suggeriscono che, se un caso di Chikungunya viene notificato in tarda primavera o in estate, la risposta ottimale è quella di combinare l’applicazione di adulticidi e larvicidi e la rimozione di siti di riproduzione della zanzara tigre. Inoltre, le applicazioni di larvicidi risultano essere maggiormente costo-efficaci a inizio estate e in stagioni più calde, mentre le applicazioni di adulticidi in autunno e in stagioni più fredde.

Leggi  l’articolo originale: Trentini F, Poletti P, Baldacchino F, Drago A, Montarsi F, Capelli G, Rizzoli A, Rosà R, Rizzo C, Merler S & Melegaro A (2018). The containment of potential outbreaks triggered by imported Chikungunya cases in Italy: a cost utility epidemiological assessment of vector control measures. Scientific reports, 8(1), 9034.




VI Convention Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia

Dalla VI Convention Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia organizzata il 20 aprile a Roma da SItI, SNOP e SIMeVeP, è stato lanciato un messaggio unanime: l’intersettorialità e la multiprofessionalità si affermano sempre più come elementi cardine delle strategie di prevenzione sanitaria basata sull’approccio “One Health” che – partendo dal presupposto che la salute delle persone, degli animali e gli ecosistemi siano interconnessi – prevede una stretta collaborazione fra di tutti gli attori, sia interni che esterni al perimetro del mondo sanitario tradizionale, che hanno un impatto diretto o indiretto sulla salute, e che questi lavorino in maniera trasversale ottimizzando le risorse e gli sforzi nel rispetto dell’autonomia dei vari settori.

Per il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, che ha introdotto i lavori della giornata, il Sistema sanitario nazionale è da considerare come un malato bisognoso di cure per essere messo in condizione di sopportare le nuove complessità e i vincoli che ne derivano. Agli operatori dei Dipartimenti i compete spiegare che la Prevenzione è complessa e articolata, strettamente connessa con la medicina umana, con la stabilità economica e con il benessere del tripode “uomo-animale-ambiente”. Per far questo occorre uscire dall’autoreferenzialità anche attraverso varie forme di comunicazione, su cui le tre Società Scientifiche SItI, SNOP e SIMeVeP dovranno investire tempo e risorse. E’ necessario riuscire a spiegare ai decisori politici l’importanza strategica, per il bene del Paese e dei cittadini, che i dipartimenti di prevenzione ricoprono, affinché affrontino le problematiche che i professionisti della sanità vivono quotidianamente, come le conseguenze del blocco del turn over e dell’imminente fuoriuscita, da qui a 10 anni, di 2/3 del personale dirigente presente nei Dipartimenti di prevenzione e il fenomeno delle aggressioni e violenze subite dai professionisti della salute.

Dalla Convention è emerso come si parli spesso di sanità e poco di salute e di come il governo della prevenzione in questi anni è stato ed è ancora del tutto insufficiente; a questo si aggiungono molte problematicità legate ai ruoli e ai rapporti tra Stato e Regioni (per loro responsabilità). Il tutto si traduce inevitabilmente in gravi criticità in termini di eguaglianza e omogeneità del Ssn, due obiettivi della legge 833/78 (Istituzione del Ssn) e della Costituzione italiana, mai raggiunti e che anzi attualmente sembrano alquanto irraggiungibili.

Per questo diventa fondamentale puntare su una nuova “scienza multidisciplinare”, con una logica interdisciplinare, lavorando sull’adeguamento dell’assetto e del modello organizzativo dei dipartimenti di prevenzione, sui rapporti interni ed esterni, sulle metodologie e sulle strategie d’intervento.
Da qui la proposta del presidente Onorario SIMeVeP, Aldo Grasselli di modificare la struttura della Convention stessa, allargandola agli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione in modo da avere un coinvolgimento concreto in un progetto di trasferimento delle conoscenze anche attraverso il coinvolgimento dell’università. Grasselli ha sottolineato, come riportato qualche giorno fa in un comunicato FVM, come l’ Ssn sia una “nuova periferia abbandonata del nostro paese”, in cui si assiste al progressivo allargamento della distanza tra le stratificazioni sociali e alla polarizzazione della ricchezza e delle condizioni di vita. Occorre avviare un cambiamento culturale, ha detto Grasselli in conclusione: bisogna spiegare ai giovani che le professioni della prevenzione sono le prime ad aver un ruolo politico e sociale, mitigano i costi sociali, garantiscono il diritto al bisogno di salute non attraverso un prestazione individuali ma attraverso azioni collettive di monitoraggio e prevenzione.

Alla sessione dedicata alle esperienze, criticità, punti di forza e possibili sviluppo per la SIMeVeP è intervenuto il dott. Tocchio con una relazione su “Il nuovo Codice della Protezione Civile e i nuovi LEA: un rinnovato approccio dei Dipartimento di Prevenzione alle emergenze non epidemiche”.

Consulta gli atti della convention

 




In calo le vendite in Italia di medicinali veterinari contenenti antimicrobici

rapporo vendite medicinali veterinari 2016Il Ministero della salute ha pubblicato il primo report italiano sui dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici.

In base alle rilevazioni, nel 2016 si conferma la tendenza alla diminuzione delle vendite totali, pari all’8,4% rispetto al 2015; una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 30% rispetto ai dati del 2010.

Si riscontra una contrazione dell’8% anche per le forme farmaceutiche autorizzate, come premiscele, polvere e soluzioni orali, impiegate principalmente per i trattamenti di gruppo.

Il trend positivo dimostra l’efficacia delle azioni pianificate e attuate nel settore veterinario per il contrasto all’antimicrobico-resistenza, in particolare della promozione di un uso prudente degli antimicrobici.

Dal 2019, con l’utilizzo del sistema informatizzato per la tracciabilità del farmaco e l’entrata in vigore nel nostro Paese della ricetta veterinaria elettronica sarà possibile rendere più efficace il monitoraggio non solo sulla vendita, ma sull’effettivo consumo di medicinali veterinari, rinforzando in questo modo le azioni di contrasto all’AMR

I dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici sono raccolti come parte del progetto European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC), coordinato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), a cui l’Italia partecipa dal 2010. Tutti i dati, oltre a essere elaborati e pubblicati annualmente in report europei, sono anche consultabili nel database interattivo dell’EMA

Consulta il report: Dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici. Trend in Italia – Anno 2016

Fonte: Ministero della salute




Whole Genome Sequencing per la sicurezza alimentare, stato dell’arte in UE

dnaL’EFSA ha pubblicato due rapporti che forniscono un quadro delle modalità con cui la tecnica del sequenziamento dell’intero genoma (WGS) può essere utilizzata in ambito di sicurezza alimentare e in che misura tale tecnica è in uso in Europa.

Il WGS, utilizzato sempre più di frequente nei laboratori di sanità e sicurezza alimentare pubblica, viene però utilizzato in modi diversi in Paesi diversi e per scopi diversi.

Indagine sull’uso del WGS

I risultati di un’indagine condotta dall’EFSA e dalla Commissione europea nel 2016 in tema di use of WGS for food- and waterborne pathogens isolated from animals, food, feed and their environment in EU/EFTA countries riportano che:
•Alla fine del 2016 il WGS era già utilizzato nei laboratori di 17 Paesi su 30.
•Il motivo fondamentale per cui non si utilizza il WGS è l’assenza di specifiche competenze e risorse finanziarie.
•Il WGS è stato utilizzato principalmente come ausilio per indagini su focolai epidemici.

Progetto ENGAGE

La relazione conclusiva del progetto “Establishing next generation sequencing ability for genomics analysis in Europe” (ENGAGE) riporta una descrizione di tutte le principali tappe raggiunte, tra cui la messa a disposizione delle sequenze di batteri nel pubblico dominio, pubblicazioni scientifiche, analisi comparative, laboratori, corsi di formazione, e materiali per l’apprendimento online.

Obiettivo del progetto, cofinanziato dall’EFSA, è stato quello di incrementare la cooperazione scientifica tra i laboratori europei per utilizzare il WGS in ambito di sicurezza alimentare e tutela della salute pubblica.

Tutti i contenuti prodotti possono essere reperiti nel rapporto e nel sito web ENGAGE.

Fonte: EFSA




II revisione delle linee guida Ema sulle caratteristiche del prodotto per antibiotici veterinari

L’Agenzia europea per il farmaco sottopone a consultazione pubblica la seconda revisione delle linee guida sulle caratteristiche del prodotto per i medicinali veterinari contenenti antibiotici (Draft guideline on the summary of product characteristics (SPC) for veterinary medicinal products containing antimicrobial substances ).

Le linee guida risalgono al 2002, sviluppate per incoraggiare l’uso ottimale degli antimicorbici e ridurre al minimo la resistenza antimicrobica (AMR), vengono revisionate al fine di migliorare la coerenza del riassunto delle caratteristiche del prodotto (SPC) per i prodotti antimicrobici; nel 2008 c’è già stata una prima revisione, ma da allora ci sono stati sviluppi significativi sulla resistenza antimicrobica e nuovi interventi regolatori fa cui la pubblicazione, da parte del Committee for Medicinal Products for Veterinary Use (Cvmp), della strategia sugli antimicrobici fino al 2020.

La revisione delle linee guida fornisce quindi ulterioni indicazioni sulle informazioni da inserire nel riassunto delle caratteristiche del prodotto, considerato l’elemento chiave di comunicazione con il medico prescrittore. Dovrebbe infatti contenere le informazioni necessarie per un utilizzo efficace e sicuro e contemporaneamente ridurre al minimo il rischio di selezione della resistenza antimicrobica. Le avvertenze sull’uso responsabile e le raccomandazioni per i medicinali veterinari specifici dovrebbero essere incluse nelle informazioni sul prodotto e per questo le linee guida contengono esempi di frasi adeguate per la stesura di un Spc.

La consultazione pubblica è aperta fino al 30 settembre 2018

A cura della segreteria SIMeVeP




Nuova consultazione sull’etichettatura degli alimenti

Etichettatura alimentiISMEA e Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo hanno lanciato una seconda consultazione pubblica sul tema dell’etichettatura dei prodotti alimentari, per poter valutare,  a 3 anni di distanza dalla prima, quanto sia maturato l’interesse dell’opinione pubblica italiana sulla trasparenza delle informazioni sull”origine della materia prima e dell’indicazione in etichetta del luogo di trasformazione.

La consultazione pubblica è parte integrante di un progetto più ampio che mira a valutare l’impatto delle recenti norme nazionali sull’etichettatura in particolare dei derivati dei cereali e dei prodotti lattiero caseari, in sperimentazione sino alla prossima entrata in vigore del Regolamento Comunitario che disciplinerà la materia in tutti gli Stati membri.

Il primo sondaggio del 2015 ha visto la partecipazione di oltre 26.500 cittadini e i risultati sono stati alla base dei successivi provvedimenti normativi riguardanti l’etichettatura di origine di alcuni alimenti come pasta, latte e conserve di pomodoro.

La consultazione pubblica ha come destinatari tutti coloro che sono direttamente o indirettamente interessati al tema e hanno voglia di esprimere la propria opinione, siano essi singoli cittadini-consumatori o operatori delle filiere agroalimentarisarà ed è isponibile fino al 30 novembre.

Compila il questionario

A cura della segreteria SIMeVeP